二十八 Gote arrossate
La primavera sembrava essere arrivata ufficialmente ormai, sebbene fosse fine aprile. Con l'arrivo ufficiale della terza stagione erano arrivate definitivamente anche le allergie, le quali già da un po' infastidivano i poveretti allergici al polline. Nonostante ciò, il clima a Busan era perfetto, accogliente e gradevole. I fiori stavano sbocciando e i viali stracolmi di alberi di pesco e ciliegio iniziavano pian piano a riempirsi dei petali dei loro fiori.
Nari aveva sempre amato quello scenario, anche perché amava vedere i fiori sbocciare in quel periodo dell'anno. Era solita fare lunghe passeggiate con la sua famiglia per ammirare il paesaggio primaverile approfittandone per scattare qualche foto, ma quella maledetta influenza non sembrava volerle dare quella felicità quell'anno. Di nuovo era andata contro i suoi genitori e contro Jungkook dicendo che non voleva andare dal dottore e che tutto sarebbe passato a tempo debito quando le medicine avrebbero fatto effetto. Tuttavia era quasi un mese che ormai ripeteva le stesse frasi e i suoi familiari, e anche lei stessa, iniziavano a dubitare della veridicità di quelle parole. Ma la sedicenne non avrebbe cambiato idea.
«Hey finta australiana» rise Hyunjin sedendosi accanto a lei sugli spalti del campo da calcio. Il maggiore aveva iniziato a chiamarla in quel modo da quando aveva scoperto la sua passione verso quello Stato.
Nari alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo e lo posò sul diciottenne accanto a lei. «Ciao piccolo re» mormorò accennando un sorriso e addentando il proprio panino.
«Che leggi?» domandò curioso sporgendosi verso di lei per vedere se riusciva a riconoscere il libro da qualche frase che riusciva a leggere, cosa abbastanza impossibile.
«L'interpretazione dei sogni di Freud» disse lei tornando con lo sguardo concentrato su quelle parole. Erano mesi che lo stava leggendo e doveva ammettere che nonostante fosse piuttosto complicato, le stava piacendo. Procedeva un po' lenta nella lettura dal momento che doveva soffermarsi più volte su alcuni concetti ma a chi importava. «Lo sapevi che Freud fece un sogno a causa di un foruncolo sullo scroto?» domandò retoricamente con voce stranamente pacata, come se stesse dicendo la cosa più semplice del mondo.
Hyunjin arricciò il naso disgustato da quella rivelazione. «Grazie tante per avermi fatto passare la fame, stronza» borbottò guardando i suoi involtini di primavera messi in un piccolo porta pranzo.
Nari rise di gusto chiudendo il libro dopo aver posato il segna libro tra le pagine. Quei due erano riusciti a stringere sempre di più amicizia da quando si erano visti per la prima volta e Nari, sebbene inizialmente voleva rimanere in un rapporto di sola conoscenza, non era riuscita a mantenere le distanze. Hyunjin era un ragazzo di ottima compagnia e stava bene con lui.
Ma se Nari continuava a vederlo solo come un buon amico Hyunjin continuava a guardare la ragazzina con i cuoricini al posto degli occhi. Più passavano i giorni e più si innamorava di lei nonostante Nari non facesse nulla di particolare per suscitare in lui quei sentimenti.
«Scusami, scusami. Non pensavo che fossi così facilmente impressionabile» rise tornando a mangiare con gusto il suo panino che le aveva preparato amorevolmente Shin.
«Facilmente impressionabile io? Ma per favore! È solo che fa abbastanza schifo sapere una cosa del genere» fece una smorfia stizzita dando comunque un morso ai suoi involtini. Era davvero un peccato sprecarli.
Nari rise ancora e spostò lo sguardo davanti a sé proprio quando la neo-coppietta, Felix e Choonyee, stavano passando sotto gli spalti mano nella mano mentre parlavano animatamente. Lo sguardo di Nari si incupì velocemente ma fu grata del fatto che non avessero alzato la testa per vedere chi c'era seduto agli ultimi gradoni.
«Quindi stanno ufficialmente insieme» mormorò lei seguendoli con lo sguardo.
Hyunjin annuì guardandola tristemente. «Non ancora chiarisci le cose con lei?» domandò dando un altro morso ai suoi involtini di primavera. Nari scosse la testa abbassando lo sguardo sul suo panino. Improvvisamente sentiva le gambe tremare e le si chiuse lo stomaco. Hyunjin la guardò con sguardo di rimprovero. «Nari...Choonyee ha cercato di contattarti diverse volte per parlarti ma tu la stai evitando come la peste. Perdonami ma non capisco perché tu faccia così nonostante tu sappia di essere nel torto. Non sei una persona orgogliosa, quindi perché?».
Gli occhi di Nari si riempirono di lacrime ma si sforzò di mandarle indietro per non piangere in quel momento e proprio davanti a lui. L'unico testimone dei suoi pianti era stato il cuscino con la faccia di Michael Clifford sopra. «È complicato da spiegare Hyunjin...per favore credimi sulla parola se ti dico che so cosa sto facendo» sussurrò con voce debole mettendo metà panino nella bustina per poi infilarla nello zaino.
«Stai sbagliando Nari, qualsiasi cosa tu stia facendo» commentò Hyunjin scuotendo la testa. La sedicenne non disse altro ed aspettò in silenzio che il suo amico finisse di parlare mentre lei si perdeva nei suoi pensieri contorti.
Una volta che anche Hyunjin finì la sua merenda si alzarono dagli spalti notando che era ora di andare. Sia Nari che Hyunjin avevano avuto l'ultima ora buca per cui ne avevano approfittato per mangiare la merenda insieme.
Fecero il giro della scuola e, dopo aver sentito la campanella suonare, si diressero verso l'uscita. «Nari, c'è il tuo ragazzo» mormorò Hyunjin con un pizzico di tristezza nella voce.
La ragazzina aggrottò la fronte non capendo a chi si riferisse l'amico. «Il mio ragazzo?» chiese stranita inclinando la testa di lato.
«Sì, lui» disse ovvio Hyunjin indicando con un cenno del capo un ragazzo sorridente che agitava una mano verso Nari mentre era poggiato contro un'auto lucida nera. La piccola Jeon si voltò verso la direzione indicata dal diciottenne riconoscendo immediatamente il sorriso da coniglio di suo fratello. «Ricordi l'evento a scuola? Quando ti sei allontanata si è presentato meglio dicendomi di essere il tuo ragazzo. Mi dispiace, non volevo che si ingelosisse anche se non ho fatto nul-», il ragazzo venne bloccato dalla voce di Nari che lo sovrastò.
«Jeon Jungkook se ti prendo ti ammazzo!» urlò.
Il sorriso felice di Jungkook svanì nell'esatto momento in cui vide la sua non tanto dolce sorellina lanciarsi addosso a lui. Fu la prima volta che Jungkook tornò a casa con uno zigomo arrossato a causa di una ragazza.
«Penso che tu sia in grado di fare questo esercizio, devi solo riempire il pentagramma con una melodia di 4/4» disse Yoongi sistemandosi gli occhiali sul naso spostando lo sguardo sulla ragazzina accanto a lui. Desiderava non averlo mai fatto. Nari aveva lo sguardo concentrato sul pentagramma e stava mordicchiando nervosamente il tappo della sua penna a biro nera. Questo gesto lo fece concentrare maggiormente sulle labbra piccole della sedicenne.
«Sembra fattibile» mormorò lei allontanando la penna dalle sue labbra facendo sospirare di sollievo l'uomo al suo fianco. Si odiava davvero tanto per come stava reagendo in quegli ultimi tempi alla presenza della sua alunna.
«Mentre esegui l'esercizio vado un secondo in bagno» mormorò alzandosi e affrettandosi ad entrare nella stanza poco distante dalla sua camera. Si chiuse dentro e prese un respiro profondo guardandosi allo specchio. «Che cazzo ti sta succedendo? Renditi conto che è una ragazzina, Yoongi. Dannazione, sei così disperato e solo da iniziare a fantasticare su una tua alunna?!» sbraitò stringendo così forte il bordo del lavabo da sbiancarsi le nocche.
«È fottutamente illegale. Potrebbe prenderti per pedofilo e denunciarti, e non avrebbe torto. Chiunque denuncerebbe un ventiseienne che guarda in un certo modo una ragazzina di dieci anni in meno di lui» sibilò grugnendo frustrato passandosi le mani nei capelli, tirandoli leggermente.
«Cristo, devo trovarmi una donna» sussurrò poco dopo aprendo il rubinetto e sciacquandosi velocemente il viso. Lo tamponò con un asciugamano e si passò una mano sul collo fissando la porta del bagno. Rimase a contemplarla per un po' poi decise finalmente di uscire e tornare in camera sperando che i suoi pensieri da depravato -così si riferiva a se stesso- tornassero nella sua mente.
«Uh, professor Min, credo di aver fatto» disse Nari drizzandosi sulla sedia e sventolando davanti all'uomo il pentagramma. Yoongi annuì con quel suo sguardo neutrale e la raggiunse alla scrivania iniziando a controllare cos'aveva fatto.
«Non male, guarda però hai fatto degli errori» mormorò facendoglieli notare con la penna rossa. Nari si avvicinò aggrottando la fronte e annuì attentamente vedendo i segni rossi sul foglio.
«Capito» annuì girando il viso verso il professore ritrovandolo fin troppo vicino. Il suo cuore saltò dei battiti ed arrossì violentemente, poi con uno scatto fulmineo si tirò indietro non facendo in tempo a notare l'espressione altrettanto imbarazzata dell'altro.
«Beh, uhm, bene sì. Te ne do un altro da fare a casa per domani, mh? Sarà molto simile» borbottò grattandosi la nuca mentre rovistava nel suo porta listino tirandone fuori poi una fotocopia. La porse a Nari e lei lo ringraziò silenziosamente infilandoselo in borsa. «Se hai dubbi puoi sempre chiedermi chiarimenti. Comunque domani pomeriggio inizieremo un'altra canzone, d'accordo? Magari più semplice» continuò accennando una lieve risata.
Nari annuì guardandosi intorno imbarazzata. Poi un foglio posato sul pianoforte del maggiore attirò la sua attenzione. Senza proferire parola si alzò e si avvicinò all'oggetto dei suoi desideri, curiosa di scoprire cosa fosse.
Yoongi, non appena notò dove stava andando la più piccola, si alzò di scatto raggiungendo velocemente il pianoforte. Purtroppo però non fece in tempo ad afferrare il foglio che Nari l'aveva già tra le mani.
«Cos'è? Non l'ho mai sentita» domandò lei aggrottando la fronte, cercando di riconoscere in qualche modo le parole di quella canzone.
Yoongi fece un passo indietro grattandosi la nuca imbarazzato e maledicendosi mentalmente per non aver messo a posto prima.
«Non puoi averla sentita. È una mia canzone» ammise lasciando uscire dalle sue labbra un piccolo sospiro. Nari alzò lo sguardo su di lui notevolmente sorpresa da quella rivelazione. I suoi occhi erano diventati più grandi e ciò fece scappare un sorriso all'uomo dai capelli color menta.
«Davvero? Wow...le parole sono molto belle. Quando l'hai composta?» domandò curiosamente riportando lo sguardo sul foglio un po' spiegazzato. Yoongi sicuramente doveva averlo preso e ripreso diverse volte.
«Qualche anno fa. Ieri la stavo rileggendo e ho dimenticato di metterla a posto» scrollò le spalle l'uomo più grande mordendosi nervosamente il labbro inferiore. Non aveva lasciato mai nessuno leggere le sue canzoni e sperava che Nari la lasciasse perdere il più presto possibile.
«I need u» sussurrò la sedicenne leggendo il titolo della canzone. Doveva averla scritta sicuramente per qualcuno in particolare. Quelle parole erano troppo pregne di odio e amore per essere state semplicemente inventate. Yoongi doveva averle sentite nel profondo. «Ti dispiacerebbe farmela sentire?» chiese poi Nari tornando a guardare l'uomo poco più alto di lei.
Quest'ultimo spalancò gli occhi e scosse la testa riprendendosi gentilmente il foglio. «Non credo sia una buon idea» mormorò continuando a torturarsi il labbro inferiore. Aveva scritto quella canzone dopo che la sua ultima relazione, durata più di tre anni, era terminata. Non che gli facesse ancora male, anzi, quella donna gli era indifferente ormai ma aveva ancora dell'amaro in bocca quando ricordava quei momenti. E poi semplicemente si imbarazzava a suonare qualcosa di suo.
«Perché no? Io credo che sia un'ottima idea invece» sorrise ampiamente la ragazzina. Continuò a guardarlo con i suoi occhioni da cucciolo bastonato somigliando solo di più ad una versione femminile di Jungkook. Ah se solo ripensava a quel bastardino di suo fratello. Trattenne un sorrisetto al ricordo del pugno che gli aveva dato. Certo, subito dopo si era sentita in colpa e lo aveva abbracciato chiedendogli ripetutamente scusa, ma era stato comunque soddisfacente.
«Perché ci sono delle parti cantate e io non so cantare. Se vuoi sentire della musica ti accendo il giradischi» disse Yoongi indicando l'oggetto posato accanto alla sua scrivania, su un mobiletto.
«Vorrei sentire la tua canzone, per favore. Sono curiosa di sapere cos'è capace di fare il signor Min» alzò il mento non togliendosi dalle labbra quel sorriso che Yoongi stava iniziando a trovare sempre più bello, dannazione.
«Ma-» l'uomo tentò di protestare nuovamente ma Nari alzò in alto un dito inclinando di poco la testa fermandolo immediatamente.
«Non importa se non sai cantare. Io sono stonata come una campana, non avrai un orecchio critico ad ascoltarti. Per favore, non ti chiederò di suonarmi più niente di tuo» mormorò in tono tranquillo e con un pizzico di dolcezza.
Yoongi aprì bocca per inventarsi l'ennesima scusa ma lo sguardo di Nari lo bloccò. Con un sospiro si sedette al piano ed iniziò a suonare tenendo davanti lo spartito e buttandoci uno sguardo di tanto in tanto.
Era vero: Yoongi faceva schifo nel cantare ma in compenso era veramente bravo a rappare e ciò la sedicenne non se lo sarebbe aspettata. La melodia dolce comunque era completamente in contrasto con il significato aspro della canzone. Ma ciò la rendeva solo più bella.
Poco più tardi Yoongi terminò la sua piccola esibizione e si voltò verso Nari in attesa di un suo parere. Quest'ultima si limitò solo a sorridere e a battere le mani. Ovviamente non gli avrebbe detto che era ancora più stonato di lei, se lo sarebbe tenuta per sé. Anche perché non avevano confidenza e lei non poteva permettersi di esprimere ciò che realmente pensava.
«È molto bella come canzone, lo ribadisco. E la melodia è semplicemente fantastica. Complimenti a te, professor Min» ridacchiò.
E Yoongi, nel sentirsi chiamare in quel modo, si sentì strano. Maledettamente strano. Ed era una sensazione spiacevole. Si rese conto di non voler essere chiamato così da lei. Non fuori dalla scuola.
«È buffo che tu continui a chiamarmi "professor Min" nonostante mi dia del tu. Per favore, chiamami pure Yoongi fuori da scuola. Io ho smesso di chiamarti Jeon da un po'» ridacchiò mascherando il suo disagio.
Nari arrossì senza un apparente motivo e storse le labbra. «Ma è poco professionale» mormorò. Buffo che quelle parole stessero uscendo proprio dalla sua bocca dato che nutriva dei sentimenti verso quell'uomo ormai da sette mesi. Nari però non aveva mai considerato seri i suoi sentimenti: era una semplice cotta, nulla di serio.
«Non siamo a scuola» provò ancora Yoongi alzandosi e ritrovandosi faccia a faccia con la ragazzina che trattenne il respiro rendendosi conto di quanto fossero vicini. Per la seconda volta.
«È comunque per rispetto» soffiò sentendo il cuore batterle così forte che aveva paura che l'uomo avesse potuto sentirlo.
«Allora puoi chiamarmi oppa» sussurrò Yoongi subito dopo senza neanche collegare la bocca al cervello. Quando si accorse di ciò che aveva appena detto sgranò gli occhi e lo stesso fece la ragazzina. Solitamente non avrebbe significato nulla di che quell'appellativo ma negli ultimi tempi si tendeva troppo ad associarlo ad un significato sessuale.
«N-non chiamo neanche mio fratello così. Detesto quell'appellativo, m-mi fa sentire a disagio» mormorò cercando di mostrarsi calma ma il suo balbettio la tradì.
«Sì certo, stavo...stavo scherzando» rise nervosamente l'altro passandosi una mano nei capelli. Nari accennò a sua volta una risatina nervosa facendo qualche passo indietro.
«Credo di dover andare ora» disse la sedicenne abbassandosi per prendere il suo zaino. Yoongi annuì in fretta e l'accompagnò fino alla porta d'ingresso. Quando l'aprì ritrovarono davanti Eraclito che stava miagolando. Nari sorrise dolcemente e si abbassò per lasciargli una carezza. Yoongi prontamente alzò lo sguardo trovando improvvisamente il soffitto molto interessante.
Era vero che la ragazzina stava indossando una delle sue felpe giganti e dei jeans ma a volte l'occhio cadeva ugualmente. E Yoongi stava cercando di evitare ciò.
Jungkook intanto era fermo davanti alla sua macchina e stava aspettando che la sua sorellina uscisse da lì. L'aveva già vista in mezzo alla porta che stava dedicando attenzioni a quel gattino bianco e la stava pregando mentalmente di fare in fretta.
Stava sperando con tutto se stesso che nessuno dei due fratelli Kim uscisse da casa loro in quel momento.
«Hey Jungkook!» sentì la voce di Taehyung poco lontano da lui. Strinse le labbra e portò lo sguardo al cielo ormai dalle sfumature del tramonto. Mi prendi per il culo per caso?!
Si girò con un piccolo sorriso sulle labbra ed alzò una mano in segno di saluto. Ti prego Nari fa' presto. Da quando aveva realizzato che neanche Yuseong gli era indifferente, stava cercando in tutti i modi di evitare i due fratelli. Sicuramente Nari gli avrebbe dato una botta in testa per ciò che stava facendo.
Jungkook quasi si prese un infarto bello e buono quando da dietro Taehyung sbucò Yuseong con Yeontan al guinzaglio. Dio, ti prego dimmi cos'hai contro di me oggi. «Jungkook!» esclamò la giovane donna sventolando energicamente una mano.
Il più piccolo mantenne il suo sorriso e salutò anche lei con un cenno della mano sentendo il panico impossessarsi velocemente di lui. I due fecero per avvicinarsi a lui e chiedergli che diamine gli fosse successo allo zigomo ma Nari arrivò proprio in quel momento.
«Oh santo cielo, non sai quanto ti sia grato in questo momento» sospirò sollevato abbassandosi a darle un bacio sulla testa prima di dirle di salire velocemente in macchina.
Nari, confusa, lo ascoltò e salì in macchina. Si girò alla sua sinistra e, quando vide sia Taehyung che Yuseong nel cortile di casa Kim, capì cosa stava succedendo. «Jungkook, non è così che si risolvono i problemi» sospirò pesantemente quando il fratello l'affiancò mettendo immediatamente in moto.
«Lo so dannazione, lo so. Ma sono confuso e vado nel panico ogni volta che li vedo. Ti prego lascia che io li eviti ancora per un po'. Forse riuscirò a fare chiarezza nella mia mente se non li vedo ogni fottuto giorno» borbottò premendo il piede sull'acceleratore. Nari non aveva mai visto così nervoso suo fratello, perciò decise di rimanere in silenzio lasciando che risolvesse da solo i suoi problemi anche se avrebbe tanto voluto aiutarlo. Così annuì piano e portò lo sguardo fuori dal finestrino perdendosi a pensare a cosa diamine era successo a casa di Yoongi.
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