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L'amore di una madre

Tutto è confuso, non so più come comportarmi: stargli accanto o allontanarmi da lui.

Sicuramente la cosa giusta da fare sarebbe stare con lui ma porterebbe alla mia felicita?

Queste sono le domande che si affollano nella mia testa in queste fredde notti autunnali.

Gli occhi sono stanchi ma ho paura di addormentarmi, ho paura che possa succedere qualcosa di brutto prima che mi risvegli, ho paura di lui.

Lui, l'essere mostruoso che sta dividendo il letto con me.

L'uomo, se si può definire tale, che mi stringe con le braccia da dietro, che cerca una vicinanza che io non voglio ma non posso negare.

Mio marito. Il mio carnefice.

Dovrei scappare, fuggire il più lontano possibile senza girarmi indietro, cambiare nome, città se non addirittura stato.

Questo sarebbe quello che farebbe una persona ragionevole.

Questo sarebbe quello che farebbe una persona che non si lascia nulla di importante dietro di se.

Ma io non posso.

Perché io mi lascerei qualcosa, anzi qualcuno dietro di me.

I miei figli.

I miei bambini, la mia gioia più grande.

Non pensavo che avrei mai provato un simile amore incondizionato verso qualcuno, ma mi è bastato sentire il loro primo vagito per capire che non avrei mai potuto lasciarli andare, che sarei morta, e intendo morta davvero per loro.

Quindi non posso fuggire, non posso andare dalla polizia e non posso divorziare.

In qualsiasi caso vincerebbe, ha troppo potere dalla sua e il mio passato da ex tossica non aiuterebbe.

La colpa è mia, se fossi una persona migliore e meno maldestra magari lui non mi picchierebbe.

Se riuscissi a migliorare forse mi lascerebbe stare.

Ma ci ho provato e nulla è cambiato.

Tutto è iniziato con un mio sbaglio, se non avessi fatto cadere quel bicchiere sul suo amico mentre eravamo a cena forse nulla di tutto questo mai sarebbe successo.

Mentre mi sferrava il primo pugno sulla schiena me lo diceva, che era tutta colpa mia, che lo avevo umiliato davanti agli altri con la mia sbadataggine, e che avrebbe dovuto insegnarmi una lezione così magari la prossima volta avrei fatto meglio.

Da li ogni cosa che facevo non andava più bene: non pulivo abbastanza bene la cucina, ho guardato troppo a lungo il vicino, la pasta era troppo cotta.

Ho dovuto lasciare il lavoro, perché ci mettevo troppo a tornare a casa, e non credo di avere ancora qualche amica.

Sono una donna orribile, una puttana senza vergogna, una moglie che non fa il suo dovere.

Queste sono le cose che mi dice e che mi si sono inculcate in testa, a forza di sentirle ho iniziato a pensarle anch'io.

Ma non va sempre tutto così male.

A volte è dolce, torna a casa con un mazzo di rose e mi da un bacio leggero sulle labbra, dopo cena accende la radio e balliamo tutta la notte.

Altre mi porta fuori a cena in posti eleganti, mi tiene la mano e mi apre la portiera.

O gioca con i bambini e li fa anche vincere, ride con loro e ascolta le loro infinite storie.

E sono dei momenti così belli che un po' mi fanno sperare in un cambiamento.

Ma sono momenti.

E io devo pensare ai bambini.

Non possono continuare a vivere cosi, non posso permettere che gli succeda qualcosa, di nuovo.

È successo una volta sola, una settimana fa.

Ripensarci mi fa ancora rabbrividire. Non pensavo sarebbe arrivato a tanto.

Non mi ero ancora svegliata ma loro sì e anche lui; un grido mi fece scattare in piedi e precipitarmi in salotto.

Li c'era lui seduto sul divano che rideva mentre mia figlia stava per terra, piangente, con il naso che sanguinava e una mano sul viso nel punto in cui l'aveva colpita.

Velocemente l'ho alzata e portata in bagno insieme al fratellino più piccolo, li ho chiuso la porta a chiave e l'ho consolata e curata, promettendole che non sarebbe successo mai più.

È da quel giorno che non dormo.

Da quel giorno che i miei sensi sono sull'attenti ancor più di prima e non li lascio più da soli con lui, sempre pronta a mettermi in mezzo tra i loro corpi in caso veda che sta per succedere qualcosa.

Da quel giorno ho iniziato a risvegliarmi, a lottare contro i pensieri che mi aveva messo in testa che a volte tornano confondendomi su molte cose.

Ma sono davvero io il problema?

Cosa ho fatto di male per meritarmi questo?

Devo pensare ai miei figli.

Ma cosa posso fare? Cosa posso cambiare?

Devo pensare ai miei figli.

Tutte queste domande si girano e si rigirano nella mia testa, tutte le notti, tutti i giorni, tutte le ore, in ogni minuto.

Le stesse domande.

Le stesse risposte.

Posso provare a migliorare, ancora più di quanto ho fatto finora ma non cambierà nulla.

Lui non cambierà.

La situazione resterà la stessa e non posso permetterlo.

Devo pensare ai miei figli.

Anche a quello che sta per arrivare.

Non posso permetter che la loro vita continui così.

Ed è per loro, per tutto l'amore che provo nei loro confronti che devo trovare il coraggio di farlo.

Perché la seconda risposta che mi viene sempre in mente alle mie domande è la sua fine.

E solo io posso farlo, devo solo trovare il modo e il momento giusto così potrò dare ai miei figli una giusta vita.

Guardo l'orologio, sono quasi le sette e lui vuole che loro stiano già facendo colazione quando si sveglia.

Mi tiro fuori dalle sue braccia e mi avvio verso la porta.

Prima di andare mi giro verso di lui.

Ormai ho preso la mia scelta e anche se dolorosa è giusta.

Devo pensare ai miei figli. 







Angolo Autore:

Salve a tutti, pubblico questa storia per la prima prova della categoria Amore del Summer Writing Contest 2019 di SevLilyPeeta_03 .

Scrivo questo angolo giusto per dare qualche delucidazione.

Ovviamente qui è l'amore per i propri figli non quello classico di una coppia e se siete arrivati fino a qui l'avrete sicuramente capito.

Scrivere questa storia è stata davvero difficile per me e mi ha messo molto alla prova sia fisicamente, perché ho ricevuto da poco un intervento e non me la sto passando benissimo, sia nel senso proprio di scriverla (lo so è una ripetizione haha) essendo un argomento veramente pesante e sensibile.

Ho dovuto cercare di mettermi nei panni di questa donna e grazie a un consiglio ho letto il libro La signora in verde di Arnaldur Indriðason e, in qualche modo credo di esserci riuscito, spero che ci riusciate anche voi.

Per questa storia non metterò una scheda dei personaggi come chiede il concorso (se ti va bene SevLilyPeeta_03) per cercare di renderla più sentita, secondo il mio pensiero dovrebbe aiutare, è un altro motivo per cui non ho messo i nomi anche se nella mia testa i bambini li hanno.

Ultima cosa ma forse la più importante, se la lettura vi è sembrata a tratti confusa ne sono felice perché è quello che volevo.

Dovete infatti pensare a come si sentano queste donne a cui spesso viene fatto il lavaggio del cervello dai mariti facendole credere che le cattive siano loro e che lui sia il buono.

La confusione che devono avere in testa è normale, soprattutto quando iniziano a risvegliarsi e a decidere di voler reagire combattendo cosi contro i pensieri che il marito li ha messo in testa.

Devo dire che tutto questo non l'avrei capito se non avessi letto quel libro.

Grazie per essere arrivati fino a qui. 

Alla prossima

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