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Introduzione

(Una fanmade che racconta gli eventi un anno e mezzo dopo che Oliver lasciò Bergamo -nel film- e alle spalle Elio, perdonatemi errori grammaticali e varie cose)

"Elio! Hai già fatto le valigie?"Sento mia madre chiamarmi dal piano inferiore della nostra casa a New York.

Stavo leggendo sinceramente.

"Sì mamma, dammi due minuti"Mi alzo dal letto in cui ero sdraiato, butto il libro sul comodino ma ovviamente cade.

Spalanco l'armadio e tiro fuori la valigia e il borsone rigorosamente vuoti.

Butto qualche Jeans e delle scarpe a random.

Tanto a chi volete interessi in una scuola di 1000 e passa studenti...

Okay, magari è il caso di mettere qualcosa di decente.

Due completi formali, ben 8 magliette con altrettanti pantaloncini, tre costumi da bagno, due pigami, biancheria intima, insomma, dal non avere voglia di mettere nulla in valigia sono finito con il portarmi l'intero armadio dietro.

Chiudo la valigia e la metto davanti al letto.

Sento bussare alla porta, è mamma.
Le dico che le valigie sono pronte e quando entra gliele faccio vedere.

Mi chiede se non è troppa roba, le rispondo ovviamente di no.

Finalmente domani sarò al Pomona college.
Lontano dai miei genitori finalmente, benché gli voglia un bene dell'anima, sia chiaro.

Riguardo la borsa di studio sul mio comodino.

Porto giù le due valigie e la mia chitarra nella propria custodia.

"Ohhh Elio, che spettacolo, aspetta, ti scatto una foto"Dice papà scattandomi una foto senza preavviso.

"Papà, niente foto grazie"

Un altra foto.

...

"Quando riguarderai queste foto da grande dirai-"inizia mamma.

"Ma che naso orribile che avevo!"

Mi fisso i piedi, staper finire l'estate.

"Domani partiamo presto, non ti dimenticare nulla"Dice papà.

"Sì sì "

"Elio, non sto scherzando, la California non è dietro casa"dice più serio.

Decido di cambiare argomento.

"So badare a mio stesso papà, non sono più un bambino, vedrai, saprò arrangiarmi"

"Non ti fidare troppo presto delle persone, mangia a dovere,
Non sprecare questa opportunità "Dice mia madre dandomi una lettera.

"Che c'è scritto? "Chiedo.

"Dei consigli, forse non l'aprirai
Mai, ma quando ti sentirai perso oppure giù di morale, aprila"Dice Papà.

Guardo entrambi i miei genitori.
"Cercherò di non deludervi"

"Come? Non ho sentito bene"Dice mio padre mettendosi in posizione di ascolto.

"Non vi deluderò, okay? "Mia madre sorride e mi da un bacio sulla fronte.

"Siamo già fierissimi di te, Elio"

Forse mi mancheranno più del previsto.

Mio padre non stava scherzando ieri quando diceva che avremmo dovuto svegliarci presto.
Alle 6:00 ero pronto, in ghingheri e lo stesso loro due.
Caricammo tutto nel auto di papà per andare in aeroporto.

Ci aspettano ben sei ore di viaggio.

Non riesco a dormire, sono troppo ansioso.

Mio padre dorme con la testa appoggiata a quella di mia madre.

Mi chiedo se mai anch'io troverò mai qualcuno da amare in questo modo.

Marzia stava con un ragazzo che studiava medicina in Italia, quando la sentii l'ultima volta mi disse che era davvero felice.

Buon per lei.

Di Oliver, unico mio pensiero fisso da un anno ormai, dopo l'annuncio del suo matrimonio non avevo più sentito sue notizie.

Nessuna chiamata, nessuna lettera per me.
Solo delle lettere per mio padre in cui almeno informava che era ancora vivo.

Certe volte mi chiudevo in stanza e piangevo senza sosta.

Era venuto un nuovo studente l'estate dopo a quella di Oliver.
Non era nulla in confronto, Scriveva per la maggior parte del tempo, iniziai a capire che gli stavo davvero sul cazzo.
Usciva raramente, mi salutava quando gli pareva, mi ignorava.
E poi dire che era maleducato è dire poco.

Uno stronzo di prima categoria.
Dopo il check in e vari controlli raggiungiamo l'aereo.

Adesso che ci penso è la prima volta che vado un California.

A grandi linee ho visto tramite degli opuscoli com'è.

Tanti spazi verdi, dormitori enormi.
Spero che il mio coinquilino sia simpatico.

Mi sembrava quasi un illusione, un sogno.

Non mi sarei mai immaginato che grazie a uno spettacolo di talenti sarei mai riuscito a vincere una borsa di studio.

Mi ricordo il giorno in cui il preside mi chiamò per congratularsi.

Ero piaciuto molto al direttore della Pomona tanto che avrebbe voluto per fino portarmi già all'Università.

Ero lusingato, non era sicuramente una delle mie prime scelte la Pomona, troppo lontana, poi nemmeno pensavo esistesse una facoltà musicale.

Accettano in media 250 persone all'anno, veramente poche.

Con il ben 9% di accettazione.

La facoltà di musica non è gettonatissima ma gli insegnanti sono fantastici.

Il fatto che non ci siano tantissimi alunni credo sia un pregio.
I professori possono seguirci soprattutto individualmente.

Sento la stella di Davide sotto la mia camicia, quella che ormai non sfoggio più come facevo un tempo.

Apro il mio diario e lo rileggo.

Una linguetta mi invita ad aprire una pagina.

"Chi legge sa molto; chi osserva sa molto di più."

È una frase che ho letto in un libro di testo di Aristotele appartenente a mio padre.

Era in italiano, l'ho tradotta in inglese.

Quella frase mi ricorda in un modo così doloroso e diretto la figura di Oliver, lui leggeva, leggeva tanto, però dietro quello sguardo che poteva sembrare impassibile lui studiava chiunque gli stesse attorno.

Ancora adesso non capisco se lo facesse per autodifesa o meno.

Guardo fuori dal finestrino dell'aereo, tra il cielo azzurro e le nuvole bianche.

Meraviglia di così tanta pace, quasi come se ti venisse voglia di saltare fuori.

Ho paura di riaddormentarmi, di sognare il suo sorriso.


"Elio, sveglia, stiamo per atterrare"Mi informa mio padre.

Mi sono addormentato? Oh... Come non detto.

Non ricordo cosa ho sognato, nulla forse.

L'aereo atterra bene e finalmente mettiamo piede a Claremont.

Il sole mi sta accecando così indosso le mie RayBan .

Mio padre ferma un taxi e carichiamo tutti i bagagli che per fortuna sono arrivati tutti.
Il college non dista per niente dall'aeroporto, sono trenta minuti in macchina.

Mio padre chiede al taxista, essendo del posto, informazioni generali del posto.

Il taxista ci da nozioni generali sui supermercati e negozietti.

La città degli alberi, viene chiamata.
Verde, solo verde, alberi e alberi, è un posto davvero meraviglioso.

Arriviamo a scuola e già c'è una confusione immane, tra gente con valigie, famiglie, bambini, mascotte a forma di pennuti blu.
Prendo la mia chitarra.

Delle ragazze con la maglietta blu e il nome del college su di essa.

"Benvenuti alla Pomona! Tu devi essere una matricola vero? "Mi chiede la ragazza bionda.

"Sì? "Dico incerto.

Mi consegnano un fascicolo con su scritti i programmi della giornata.

"Alle 15 ci sarà l'incontro con il preside, non mancare"le ringrazio e vedo i miei sorridere.

Cosa c'è di divertente?
"Che cosa c'è? "Chiedo in italiano.

"Nulla tesoro"Dice mia madre ridacchiando mentre mio padre tira fuori il taccuino per leggere qualcosa.

Apro la mappa nell'opuscolo e Guido i miei alla segreteria.

Prima di entrare ci offrono da bere, mamma accetta, io e mio padre rifiutiamo.

La segreteria non è pienissima, mi aspettavo di peggio.

Aspettiamo qualche minuto e poi arriva il nostro turno.

La segretaria ci dice nozioni generali, informazioni sui dormitori, le lezioni.
Lunedì dovrò venire qui per scegliere i corsi.

Fantastico, dovrò svegliarmi presto.

Mi consegna una felpa, una maglietta, una cannotiera, la cuffia, il completo per fare sport, le chiavi del dormitorio, qualche gadget e per ultimo decide di fare la fotocopia alla mia borsa di studio per incorniciarla.

Mi dice che sono il primo dopo due anni a ricevere una borsa di studio.

Grazie, ora non sono nervoso.
Per niente.

Mamma mi tiene tutta la roba mentre raggiungiamo il dormitorio.

Dei ragazzi all'ingresso dell'ala dormitorio D, La più lontana di tutti ci salutano.

Sembrano simpatici.

Ho detto sembrano.

Un ragazzo con lineamenti asiatici si offre di accompagnarci al dormitorio.

"Ci hanno detto di riferirti che sarai da solo in camera"Ci dice il ragazzo .
Apro la stanza.

"Come mai? "Chiede mio padre.

"Il ragazzo si è ritirato all'ultimo"Dice.

"Oh... Elio sarà sicuramente feli-"Inizia mia madre mentre mi butto sul letto.

"-Ce..."mi rialzo e lascio la chitarra contro il muro.

La stanza è bianca, ci sono due armadi di abete a dare colore a questa stanza.

C'è una finestra che da vista gli alberi estremamente.

Fantastico.

Credo mi piacerà stare qui.

"Vedo che ti piace"Dice mio padre guardando fuori dalla finestra.

"Che mi piace? Lo adoro"Dico.

Guardo l'ora dal mio orologio, sono le 14:50.

Mi tolgo la camicia che stavo portando e mi metto la maglietta del college.

"Devo andare al seminario per le matricole"Dico.

"Oh, certo, noi andremo a berci qualcosa al bar ci troverai lì più tardi"Mi informano i miei.

Alcuni ragazzi nei corridoi stanno facendo traslochi e spostano sedie e scrivanie.

Mi salutano con un cenno di testa.

"Scusatemi"Dico.

"Dicci tutto"Dice il ragazzo asiatico di prima.

"Sapete dirmi dove si trova l'aula magna principale? "Chiedo.

"Ti accompagniamo? Io sono Steve"Dice il ragazzo asiatico.

"Elio"Dico stringendogli la mano.

L'altro ragazzo se ne ne sta un po' nelle sue.

"Ho visto che avevi una chitarra, suoni? "Chiede il ragazzo castano dagli occhi azzurri.

"Sì"Dico.

"Quindi tu sei qui per la facoltà di musica? Sei l'unico in quest'area, di solito li mettono tutti in quella B, è molto più grande... "Dice Steve incamminandosi.

"È dedicata solo ai ricchi viziati quella ala, hanno i bagni migliori"Commenta Il castano.

"Comunque sono Jimmy... Studio la facoltà di psicologia, sono al secondo anno"Dice.

Mi spiegano un po' come sono gli eventi della scuola, com'è divisa la scuola e delle ragazze.

Non che adesso sia una cosa che mi interessi.

Arriviamo nell'aula magna in ritardo.

Ci sono solo matricole.

Il preside ci da il benvenuto, ci dice che è un onore averci qui e altre cose che ho leggermente ignorato, ero più interessato al meraviglioso piano lucente sotto il palco.

"Quest'anno, a dispetto degli scorsi verranno assegnati dei rappresentati insegnanti per le varie aree di dormitorio, maschile o femminile"

"Che cosa? "Chiede Steve che stava importunando una ragazza davanti a noi.

"Per gestione dei dormitori..."Ci dice il preside.

Parla anche di cose poco rilevanti.
Oggi è Venerdì, ciò vuol dire che domani sarà peggio, ci sarà un casino immenso.

Quando il seminario finisce saluto i ragazzi e mi dirigo al bar.

I miei stanno parlando con altri genitori.

Mi gratto la nuca e faccio per andarmene ma mio padre mi nota.

"Elio! "Merda.

Fingo un sorriso e mi avvicino a quel circolo di vecchietti.

Dopo essermi dovuto subire complimenti e blablabla.

Che stress.

Nei due giorni a venire partecipiamo ad eventi e giochi, o meglio, osservo la gente partecipare.

Ho conosciuto il mio insegnante di pianoforte.
Ho lezione con lui lunedì pomeriggio.

Lezioni intensive, ha detto.
Ho cambiato faccia quasi subito, se n'è sarà accorto perché poi ha detto che scherzava e che affronteremo sia teoria che pratica.

Poi finalmente ho avuto un momento di pace, sono arrivato in una zona di pace dove non c'era nessuno.

Sono rimasto da solo per un po', cavolo riesco a sentire i pensieri e CAVOLO, SONO ALL'UNIVERSITÀ .

CAVOLO.

Mi sembra incredibile.

Sto realizzando il mio sogno, un sogno ad occhi aperti.

Ora tocca a me.


















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