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I - Start

Harry varca la soglia del liceo sempre cinque minuti prima del suono della campanella. È attraente: ha i capelli ricci e le fossette; ostenta sicurezza, un carattere di superiorità e sa sfoggiare i discorsi tipici di chi la sa lunga; i jeans gli fasciano le gambe chilometriche e i suoi maglioni dai colori caldi, di taglie più grandi, sono un marchio di fabbrica.

Si appoggia agli armadietti vicino all'entrata della scuola, batte il pugno a chiunque lo conosca"Andare in giro con te è stressante; ti salutano tutti" borbotta quotidianamente Niall – e aspetta le nove in punto, per afferrare Louis e strappargli il bacio del buongiorno contro il muro.

La maggior parte delle volte, il più grande lo spinge fino allo sgabuzzino dei bidelli, ma questo è un dettaglio del tutto irrilevante.

Louis ha gli occhi azzurro ghiaccio; labbra sottili, capelli castani, un accenno di barba sul mento; non è molto alto, è magro, ma ben piazzato. Lo puoi sentire gridare i nomi dei suoi migliori amici – "Liam, Niall, stasera festa!" –, oppure puoi perderti nel mare accompagnato dal silenzio.

Se sei Harry, lo devi zittire con uno schiocco di labbra e, in questo caso, Harry ama essere se stesso.

Louis lascia che il più piccolo entri in classe sempre con dieci minuti di ritardo, poi infila la testa nel locale, gli rivolge un bacio volante e guarda soddisfatto il professore di turno.

«Tomlinson, intende passarci la vita qui dentro?»

Lo conoscono perché ha sete di fama, non certo perché si è lavorato quasi tutti gli insegnanti del liceo, né perché ha vent'anni e frequenta ancora l'ultimo anno.

«Signor Charles, vedo che sente la mia mancanza» ridacchia, appoggiato contro lo stipite della porta.

«La sentirei se lasciasse entrare Styles a un orario decente, la mattina, mostrando un briciolo di responsabilità.»

Louis curva gli angoli della bocca. «Poteva tenermi nella sua classe, così saremmo arrivati entrambi in orario. Tranquillo, io non porto rancore verso chi mi fa ripetere l'anno.»

«Se l'avessi fatto, a quest'ora sareste in fondo all'aula a rotolarvi sul pavimento.» L'uomo agita una mano e afferra il registro. «Vada nella sua classe, forza.»

«Buona lezione» il ragazzo risponde. «Ah, Harry: quelle labbra sono solo mie, quindi vedi di tenere lontane le ochette che te le stanno guardando.» Ammicca complice e sparisce, mentre l'interpellato si piega sul banco con un sorrisino estasiato a dipingergli il volto.



Louis è costretto a sopportare Letteratura; passa le due ore della lezione a dare di gomito a Josh e a messaggiare con Liam, nell'aula accanto, domandandogli idee per qualche festa. Casa sua è fuori portata, da quando l'ultima volta hanno ritrovato Niall con la testa nella lavatrice. Quella di Payne, invece, è più una carta di riserva, perché non ha la piscina, ma in casi disperati nessuno di loro ha intenzione di lamentarsi.

Batte velocemente sullo schermo touch, poi blocca il cellulare. Nemmeno un minuto dopo, la vibrazione lo avverte di un nuovo messaggio, ma non si tratta di Liam.

Alza la mano destra. «Esco un attimo, non mi sento molto bene» mette la sinistra sullo stomaco e si assicura di poter saltare la terza ora.

Non c'entra che si tratti di Harry; Louis vuole solo divertirsi, è così spaventoso?

Si chiude nel laboratorio di chimica. Appoggia la schiena contro la porta e ricontrolla il messaggio inviatogli dal riccio.

Chimica. Ti do un minuto, se no vengo a prenderti io.

Il resto è un susseguirsi di frasette sconce che lo eccitano e basta. Invia la risposta, aggiungendo una dose di faccine con la lingua in bella mostra, e si passa una mano nei capelli. Cammina verso un tavolo, quando il telefono vibra di nuovo.

Quei pantaloni ti fasciano il culo d.i.v.i.n.a.m.e.n.t.e.

L'angolo della sua bocca si curva all'insù. Rimette l'apparecchio in tasca, mentre delle dita fredde cominciano a percorrergli i fianchi. Dove Harry si nasconda ogni volta, per arrivargli alle spalle, è un mistero che rimarrà tale. Gli piace e, comunque, l'altro ama tenere per sé segreti di questo tipo, quelli piccoli e insignificanti che gli tornano utili per guadagnare punti nel loro gioco personale.

Harry gli scosta i capelli dal collo; Louis sposta la testa di lato, sbandierando libero accesso alle labbra bollenti e umide di saliva dell'altro. Scorrono sulla pelle, marchiandola di segni rossi, di mezzelune perfette e del sapore elettrizzante di Harry.

«Se ci metti così tanto, sarò costretto a implorare cinque minuti a Niall» Louis sbuffa, muovendo il sedere contro la già pronunciata erezione del ragazzo.

«Come se lui fosse alla mia altezza» sussurra piano Harry, mordendo una zona di pelle vicino all'orecchio di Louis e sollevandogli la felpa. Continua a muovere le dita, disegnando dei cerchi e ridendo della pelle d'oca che gli solletica i polpastrelli. Porta le mani sul petto di Louis, accarezza i suoi addominali, e quello sospira, abbandonando la testa sulla sua spalla.

«Lo sai, – riprende Harry, – io ho quest'ora libera.»

«E io ho usato la scusa del mal di stomaco.»



Liam è stufo di dipendere da Louis. Sono amici dai tempi dell'asilo, ma se quelli più grandi non lo affogano nel cesso è solo grazie a lui. Non capisce quali differenze ci siano: ha cominciato le superiori che già lo conosceva; è entrato nei giri giusti grazie a lui, è vero, ma, quando Louis ha mostrato apertamente il suo orientamento sessuale, tutti si sono limitati a qualche pettegolezzo e basta. Alcuni hanno addirittura cercato di attirare l'attenzione del ragazzo dagli occhi di ghiaccio. Invece, quando l'ha fatto Liam, non sono stati un paio di sussurri da ignorare, ma un'intera massa di risate che gli hanno reso la scuola impossibile per mesi. Tutto è cessato perché Louis lo ha protetto sotto la sua ala, ma lo detesta: detesta che, se non ci fosse lui, finirebbe senza dubbio nel mirino.

Niall si porta a letto sia maschi che femmine. Gli piacciono entrambe le alternative. Liam darebbe qualsiasi cosa per essere così, ma non lo è. Per quanto lo voglia, vede solo lui, un ragazzo, quello che Louis gli ha tenuto alla larga per anni, ma che è comunque riuscito ad aprirsi un varco per conto proprio senza che nessuno se ne accorgesse.

In questo momento, quel ragazzo lo sta fissando, seduto sulla tavola del cesso, con un sorrisetto malizioso a dipingergli il viso. Quel ragazzo è consapevole di trattarlo come un gioiello raro, ormai, perché Liam si è fatto prendere da lui allo stesso modo in cui lui si è fatto incastrare da Liam. In pubblico, cerca di riportare tutto alla normalità, per non destare sospetti, ma comincia a non preoccuparsi più nemmeno di quello. Sbattersi Payne in bagno è l'unica cosa che vuole.

Zayn si massaggia il mento, mentre l'altro armeggia con la cintura dei jeans, quegli stessi pantaloni che ha tirato più di una volta così forte da romperli sul ginocchio. Si vede la cucitura. Mentre lo guarda, pensa a come tutto si sia ribaltato; pensa al primo giorno di scuola, in cui gli ha posato gli occhi addosso; a come Liam ha sopportato in segreto tutte le sue cattiverie; al modo in cui ha accolto il coming out del più piccolo.



Zayn molla uno schiaffo sul collo del mocciosetto di prima, gli getta in mano lo zaino e lo spedisce via. Sorride, osservando il ricavato della mattina, abbastanza per un pacchetto di sigarette. La campanella della prima ora suona; comincia a salire le scale per il secondo piano, dove sa già chi cercare.

Le notizie corrono veloci, in questa scuola e, in un modo o nell'altro, arrivano sempre a lui. All'inizio è rimasto leggermente sconvolto, ma poi una nuova visione si è spalancata davanti ai suoi occhi, non facendo altro che eccitarlo.

Attende dietro l'angolo che Liam lasci entrare Tomlinson nell' aula, che saluti il biondo, poi esce fischiettando allo scoperto. L'altro sbianca all'istante. Zayn si chiede sempre come fanno i due amici a ignorare tutto, a fingere che Payne sia alla loro stessa altezza, quando non lo è proprio per niente.

«Liam, come siamo belli oggi» gongola. «Non mi saluti?»

Il diretto interessato abbassa gli occhi. La sua classe non è lontanissima; se riuscisse a far avanzare Zayn senza che se ne accorga, forse si potrebbe salvare evitando almeno i lividi. Ma il sorrisino che anima quel volto, quello dei suoi incubi peggiori, è insolito, così strano e pieno di un qualcosa che non gli ha mai visto.

La brillante idea di rispondergli lo folgora.

«Che c'è? Vuoi chiamarmi finocchio pure tu? Credevo che avresti evitato, visto che ti piace prenderlo in culo.» Liam si tappa la bocca, ma ormai è fatta.

Zayn alza le mani in segno di resa. «Siamo cattivi, eh? Mi piace"»sibila. Non ha la più pallida idea di come farsi seguire da Payne, ma dovrebbe essere più facile adesso che ha scoperto quanto hanno in comune.

«Senti Zayn, non—»

«No, tranquillo. Ho tutto tranne che voglia di sporcarmi le mani. Beh... Sporcarmele sì, ma in altro modo.» Il moro enfatizza quel tono erotico nella voce, facendo arrossire un Liam piuttosto imbarazzato.

«C-Che?» quasi grida il minore, con la voce che gli trema. Di Zayn sa solo che ama andare in giro a rendere la vita un inferno a tutti quelli che non gli piacciono. Sa che è gay ma, come per Louis e Harry, a nessuno importa. Solo a lui rompono il cazzo tutti! Forse è proprio questa convinzione a farlo innervosire maggiormente, ad accendere la rabbia e il menefreghismo per il fatto di essersi sempre sentito inferiore. Copre la distanza tra di loro con due soli passi. Punta il dito indice contro Zayn e «Non ho intenzione di diventare la tua puttanella, hai capito? Forse a Louis un tempo piaceva, ma non farò come lui, non mi mischierò con la feccia» sibila, a denti stretti.

Zayn si lascia colpire senza nessun tentennamento dalle sue parole, poi ride di nuovo. «Come se avessi una scelta» dice, prima di sferrare uno di quei pugni che Liam conosce molto bene nel suo stomaco. Solo uno, quanto basta per trascinarlo verso il bagno in fondo al piano. Ha tormentato Payne dal primo giorno; l'idea di approfittare di lui anche in questo modo, non lo preoccupa. Vuole solo spegnere il desiderio e il fastidio, perché, se scava a fondo, sente un moto di rabbia in relazione a quello che ha provato appena la voce sui gusti sessuali di Liam si è sparsa per il liceo.

Eccitazione.

Non lo accetta.

Tira un calcio alla porta, premendo di più nel braccio dell'altro per impedirgli di scappare, e lo trascina dentro. Lo guarda cadere a terra, tenendosi la pancia, poi si appoggia alla parete, a osservarlo.

Il senso di colpa lo investe.

Che cosa vuole davvero? E, soprattutto, è pronto a ottenerlo così? Perché Zayn può essere definito in tutti i modi, ma mai in vita sua ha obbligato gli altri ad andare a letto con lui. Non hanno invece fatto con lui, senza colpa, senza vergogna. In quanti si sono approfittati fino a rovinarlo? Ormai ha perso il conto.

Permettere che Liam subisca lo stesso, non rientra nei suoi piani.

Rivolge uno sguardo carico di nostalgia al ragazzo per terra, ed esce dal bagno.

Magari è proprio questo a ribaltare le cose, a mostrare a Liam una certezza che non ha mai creduto parte di Zayn. Se no quale sarebbe la spiegazione al fatto che è lui ad andare a cercarlo, alla quarta ora del giorno dopo? Magari si chiede quanto sia stupido quello che sta facendo, ma deve sapere se sarà una cosa seria, o una cazzata da liceali con gli ormoni in subbuglio.

Mentre spinge Zayn in una cabina, sentendosi per la prima volta col gioco in mano, apre la camicia e la getta alle proprie spalle, si siede a cavalcioni su di lui e comincia a fremere, pensa che forse sta diventando una cosa seria.



Louis impreca. «Cristo! Odio quando mi mordi lì.»

Abbassa gli occhi, fissando il segno rosso dei denti vicino alla clavicola.

«Tremi mentre lo faccio» sussurra Harry, passando la lingua sul morso. «Sei eccitante.»

Il riccio allarga le gambe del maggiore, per avere più spazio, e ricomincia a giocare con quel corpo ormai sul punto di esplodere. Passa la bocca su ogni centimetro di pelle, imprimendo la sua presenza ovunque. Ma nessuno dei due sta per impazzire, no.

È solo un'impressione.

«Sei l'essere più fastidioso che abbia mai conosciuto» boccheggia Louis, alzando gli occhi al soffitto. «Se continui così potrei venire solo per l'attesa.»

«Sarebbe la prova di quanto io sia bravo» sibila Harry, con le mani sul bordo dei suoi jeans.

Apre la cerniera. Il primo tavolo del laboratorio di chimica li ha ospitati così tante volte da essere diventato quasi comodo. Ci appoggia le mani, mentre abbassa l'elastico dei boxer con il naso e ride di quella poca peluria che già gli solletica la pelle. Louis diventa un giocattolo nelle sue mani: questa, e tutte le volte che hanno fatto sesso, anche nei posti più improbabili della scuola, che restano e resteranno vicende esilaranti da ricordare, ne sono la prova.

Abbassa completamente l'indumento intimo del suo ragazzo e accoglie nella bocca il membro eretto. Louis è scosso da uno spasmo. Harry lo ricaccia contro il tavolo, spingendo con una mano sul suo petto. Inizia a muovere la bocca avanti e indietro, in sù e in giù, con prepotenza e velocità smisurata. Non ha molto tempo e l'espressione sconvolta del più grande lo diverte troppo.

Lecca prima la base, poi la punta, ricominciando poi da capo.

«Dio! Q-Quanto sei... S-Stronzo» ansima Louis, infilando le mani nei capelli di Harry e tirandoli per scaricare la tensione. Il fuoco nel basso ventre gli mozza il respiro. Come vorrebbe capovolgere la situazione, scendere dal tavolo, riacquistare il comando e spezzare in due il ragazzino che riesce sempre, in un modo o nell'altro, a sottometterlo. Sentirlo gridare sotto di sé, gustarsi il suo nome rilasciato a intervalli regolari da quelle labbra rosse che lo stanno mandando in estasi. Ma per quanto lo voglia, anche subire può rivelarsi parecchio piacevole.

Harry continua indisturbato, fino a sogghignare mentre Louis viene, in un insieme di gemiti. Ingoia tutto, leccandosi le labbra mentre risale per raggiungere quelle di Lou. Le fa di nuovo sue, senza l'intenzione di lasciargli un secondo per riprendere fiato. Le mani di Louis ancora aggrovigliano i suoi ricci perfetti, per sfogare la frustrazione.

Caldo e freddo, bene e male, Estate e Inverno; tutto che si unisce ogni volta in un un'unica sostanza.

Il piccolo Styles mette mano ai propri pantaloni, abbassandoli quanto basta per scoprire l'erezione che non si trattiene più all'interno dei jeans stretti. Davanti a Louis, gli occhi chiusi per amplificare quel vortice irresistibile che lo trascina nel baratro, lo fa girare, schiacciandolo tra il suo petto e il tavolo freddo. Appoggia le ginocchia ai lati dei fianchi del maggiore, gli stampa un bacio sulla fronte sudata e comincia a spingere tra le sue natiche, gemendo per il piacere.

Non si sente in colpa per la fretta con cui sta prendendo il suo corpo. Sa che a Louis non fa male, e sa che anche lui sente quanto sia dannatamente forte. Tutto quanto.

«Porca troia!» impreca Louis, graffiando la superficie del banco con le unghie. Si morde il labbro fino a farlo sanguinare, mentre cerca di abituarsi alle spinte di Harry e, quando cominciano a non essere più dolorose, prende a muoversi verso l'alto, chiedendo di più. Il riccio stringe tra le mani le spalle pallide del maggiore, ormai sentendo l'ondata di piacere travolgerlo. Ansimano all'unisono, nell'aula, sul piano coperto di tagli, scritte a penna e buchi fatti con le forbici. L'orgasmo attraversa come una scarica elettrica Harry, facendolo accartocciare sopra la schiena di Louis.

Un secondo dopo, la campanella suona.

Riconoscono entrambi quanto i letti possano essere più comodi, ma farlo in questo modo rende tutto esilarante; la consapevolezza di infrangere le regole, smuove l'adrenalina a qualsiasi giovane; il brivido dello sbaglio, che al contempo si mischia col giusto, fa perdere il buonsenso.

A maggior ragione se si tratta di loro due, che di sbagli ne commettono ogni giorno.

Tutto quello che riescono a fare, quando sfregano le fronti l'una contro l'altra, quando Louis si gira per tenere Harry sul petto, è guardarsi negli occhi e scoppiare a ridere.



«Ti prego, no! Non voglio sapere niente di quello che avete fatto!» implora Niall, riempiendosi la bocca di pasta e fissando implorante Liam.

Il castano curva la testa di lato e alza le spalle. Non che intenda davvero spifferare i minimi particolari a lui, specialmente perché poi fanno il giro del liceo, ma è in fibrillazione più del solito questa mattina. Non sa spiegarsi il motivo. Forse solo per le risate che si è fatto quando la bidella è entrata in bagno per pulire, Zayn è strisciato sotto la cabina in cui si trovavano e, una volta in quella accanto, è uscito indisturbato fischiettando. Ha aspettato qualche minuto, l'ha raggiunto, e si è piegato in due alla vista dei graffi di passione che Malik tentava invano di nascondere.

Ma no, non lo dirà a Niall.

«Come sei melodrammatico. Non abbiamo fatto niente.»

«Sì, certo! Suppongo che i cessi di questa scuola non siamo molto d'accordo.»

Liam scuote la testa, deciso a non rispondere, ma incapace di trattenere un sorriso.

Dall'altro lato della sala mensa, Zayn lo osserva impassibile. Per tutti gli altri, Payne è la sua preda; per lui, è passato da essere quello a una semplice scopata, fino a diventare qualcosa di più, che non sa ancora come definire. È l'unico capace di eccitarlo con un semplice sorriso, o con quelle espressioni imbarazzate e timide, che escono allo scoperto quando lui stesso gli sussurra cose abbastanza discutibili all'orecchio, prima di abbassargli i pantaloni.

Per quanto desideri ardentemente mandare affanculo il mondo, essere libero di andare da Liam e fare sue quelle labbra ogni volta che ne ha voglia, sotto gli occhi di tutti, senza preoccuparsene, sa di non essere pronto a farlo. Ma capire il perché sembra troppo difficile.

Addenta il suo panino, senza staccare gli occhi dal ragazzo che gli causa tutti questi problemi, e continua a tenerglieli puntati addosso anche quando Tomlinson entra in mensa e si siede, come sempre, a quel tavolo.

È un moto di invidia a convincerlo a spezzare il collegamento.

Louis si lascia cadere sulla sedia accanto a Niall, sospirando liberamente come se si fosse appena tolto un peso dalle spalle. «Giorno, ragazzi!»

«Risparmiami» bofonchia il biondo. «Non sono disponibile per sapere quali posti e posizioni hai sperimentato insieme a Styles.»

«Niall! L'astinenza ti fa davvero male.»

Quello grugnisce. «Stasera si va al Sycat? domanda speranzoso, lasciando da parte il rancore per il fatto che i suoi migliori amici se la spassano ogni giorno e lui si ritrova in mezzo, come un coglione, a sorbirsi i riassunti.

«Io ci sono» trilla Louis. «Liam, tu che dici?»

Liam emette un verso di assenso, sempre con gli occhi fissi su quel punto lontano. Ovviamente, si dimentica di come dovrebbe tenere nascosto tutto questo, sia a Niall che a Lou, ma "Grazie mille"; Louis è certo che non sappia niente, ma Niall ha capito ormai da tempo che fa sesso con qualcuno, anche se non sa con chi.

«Terra chiama Payne!» grida il più grande, tirandogli uno schiaffo sulla testa. «Svegliati, idiota!»

«Ho detto sì! Ci sarò» sbuffa Liam, decidendosi a smettere di guardare Zayn. Non gli ha rivolto una sola occhiata da quando è iniziata la pausa. Un po' fa male, ma lui stesso deve imparare a trattenersi, perché, come il ragazzo sinasconde, allo stesso modo dovrebbe fare lui, per impedire che i suoi amici sospettino qualcosa.

«Ok, allora alle undici fuori dal locale.»

«Giurami che non porti Harry.»

«Niall, non rischierai di andare in bianco, stasera» sbuffa Louis. «Ti assicuro che avrai altro di cui occuparti e nemmeno ti accorgerai della nostra presenza.»

Effettivamente non saranno loro il suo interesse principale, ma, una cosa che il biondo nasconde con codardia, è la gelosia. Non gelosia per Harry, o per Lou, ma per entrambi in generale, per quello che hanno, che condividono come un tutt'uno e che lui non è in grado di far durare.

Si consola sapendo che nemmeno Liam ha qualcuno di fisso, non sospettando minimamente quanto si sbagli.



Una striscia bianca. Un bicchiere pieno. Vestiti strappati. Mani che vagano. Pasticche sparse sui tavoli. La musica. I corpi sudati. Le grida. I gemiti.

«Stai calmo, Zayn; fa male solo all'inizio.»

Una lacrima calda. «Perché io? Con tutti quei ragazzi là fuori... Perché hai scelto me?»

Lui sembra soffermarsi su quelle parole, mentre si abbassa i pantaloni, all'interno di quell'angolo buio e appartato. «Perché sei l'unico che non abbia ancora provato» sibila, facendo scontrare il moro contro il suo petto.

Zayn tenta di prevalere contro l'effetto della droga, ma ottiene solo di sentire le gambe cedere, molli come fossero fatte di cera.

E la completa e involontaria sottomissione.

«Farà male, vero?»

«Te l'ho detto» sussurra l'altro, leccandogli il collo. «Solo all'inizio, poi ti piacerà... Forse

È più grande di lui e più cosciente. Lo solleva con la forza delle braccia, mentre Zayn singhiozza silenziosamente.

No, farà male fino alla fine.



«Zayn?»

Si riscuote, ringraziando la voce che l'ha riportato alla realtà. Fissa il bicchiere stretto tra le sue mani, disgustato, e lo allontana. Anche bere è diventato un peso; ogni volta che ingerisce un qualcosa di alcolico, l'attimo di intorpidimento mentale lo riporta a quel momento, quello schifoso giorno che ha spezzato i fili conduttori del suo essere.

«Zayn, ci sei?»

Fissa Alex negli occhi. Il barista trent'enne sta sventolando la mano davanti al suo viso, mentre con l'altra continua a posare drink a raffica sul bancone.

«Sto bene» brontola, alzandosi. «Mai stato meglio.»

Mezzanotte. La musica sovrasta ogni cosa, trascinando tutti nel brivido della serata. I corpi che si agitano sulla pista da ballo sono così tanti da far esplodere l'eccitazione. Ma Zayn non ha proprio niente di esplosivo. Fonti certe gli hanno assicurato che Liam sarebbe arrivato alle undici, invece non c'è traccia né di lui, né dei suoi amici.

E la cosa più irritante è come questo lo scombussoli.

Si ritrova a rifiutare ogni tipo di avance, e, finalmente, lo vede entrare a mezzanotte e mezza, impacciato, così carino nella sua insicurezza. Harry e quel damerino di Tomlinson si dileguano all'istante, gettandosi in pista, e Liam rimane all'entrata con Niall. Spinge via chiunque gli sbarri la strada per raggiungerlo; vuole solo lui, inutile negarlo. Passa lateralmente per non farsi beccare da quel finto gay di Horan e lo tira per la felpa, richiamandone l'attenzione. Liam sorride appena riconosce il viso beffardo, il ciuffo nero e gli occhi lucidi.

«Senti, Niall, io vado a ballare» grida Liam per sovrastare la musica e, mischiatosi alla massa, finisce dritto tra le braccia di Zayn.

Il ragazzo ghigna, tenendolo stretto a sé. «Che cosa ci fa un ragazzino come te in un brutto posto come questo?»

«Non è la prima volta che vengo» dice Liam, sornione. «E se qualcuno volesse approfittare di me, mi proteggeresti tu.»

La frase arriva retorica alle orecchie di Zayn. Per quanto abbia bevuto, per come la musica gli offuschi le idee, non può ignorare l'affermazione del più piccolo. Nascosta in essa c'è l'intenzione di Liam di smetterla con le bugie, di ignorare tutto il resto e andare avanti per scoprire dove arriveranno. Farlo significa uscire allo scoperto, far capire che si appartengono. Lui non è pronto a farlo. Non capisce il perché e non lo capirà mai. Questo ragazzo è unico e gli infonde un sentimento mai provato prima, ma amarlo significa annebbiare i ricordi, fingere che non siano mai esistiti e, peggio, condividerli con qualcuno.

Socchiude le labbra per negare, per far crollare le speranze di Liam, invece lo fissa dritto negli occhi, fermi al centro della discoteca come nel mezzo di un uragano. Guarda quelle pupille nere, contornate dalla nocciola rilucente di innocenza, e sospira sconfitto.

«Ovviamente» china la testa per baciarlo.

Liam trema impercettibilmente, sentendo centinaia di occhi trafiggergli la schiena. Ma, appena le labbra morbide di Zayn sfiorano le sue, ogni preoccupazione scivola via dalla mente. Si stringe a lui con sicurezza, fregandosene di come sia sbagliato, di come stia abbracciando il pericolo e il dolore. Di tutto ciò che non sono loro. Ha scelto di sua spontanea volontà di tentare, nel momento in cui gli ha mostrato una sfaccettatura nascosta. Se per farlo uscire dal suo guscio deve dimostrare liberamente come lui stesso sia convinto, lo farà in tutti i modi possibili.

Lo allontana e «Credo di essere maledettamente attratto da te» sussurra.

Zayn aggrotta le sopracciglia. «Non mi sarei mai immaginato tutto questo.»

«Lo so.»

«Hei, Liam.» Zayn gli stringe il mento nella mano. «Non è una ritirata, questa. Solo che nessuno si è mai avvicinato a me come hai fatto tu; avresti dovuto scappare a gambe levate già da un pezzo.»

«Ma non è quello che voglio.»

«Louis ti ammazzerà.»

Liam scrolla la testa. «Non m'importa di lui!» Si guarda intorno, disgustato, poi fissa Zayn negli occhi. «Ogni singolo giorno fa la sua sveltina con Styles, fregandosene di me. Se per lui proteggermi equivale a tenermi rinchiuso in una bolla di vetro, allora non ha capito niente.»



Harry comincia a muoversi al ritmo della musica. Non stacca gli occhi da Louis, quasi temesse di vederlo scomparire all'improvviso. Dovrebbe farci l'abitudine alle occhiatine perverse, che siano di uomini o donne non cambia molto, che si riversano su di lui, ma gli è impossibile. All'ennesima ragazza che struscia la schiena contro quella di Louis, Harry lo afferra per la maglia, tirandolo a sé. Il mare e il bosco si scontrano nelle luci della discoteca. Ed è tutto così assurdamente eccitante che comincia a girargli la testa.

«Qualcuno qui è geloso.»

Harry stringe la mano sul didietro perfetto di Louis. «Questa è tutta roba mia» ringhia, mordendogli l'incavo del collo.

«Allora, – sospira l'altro ragazzo, – usala.»

L'alcol che scorre nelle vene di Harry esplode in ogni zona del suo corpo. Fissa Louis negli occhi, per quanta concentrazione gli permettono quei due ghiaccioli. Stringe il collo della sua maglia tra le dita e lo trascina fuori dalla massa. Ormai chi se ne importa di Liam, di Niall e di chiunque altro; la gente può solo invidiarli.

Finiscono in un angolo buio, poco prima dei bagni. Louis spinge Harry contro il muro, chiudendo gli occhi e avventandosi sulle sue labbra carnose e rosse. Nessuno l'ha mai fatto sentire in questo modo; nessuno è mai riuscito a fargli provare il desiderio continuo di voler fare sesso.

Ma se c'è un qualcos'altro sotto questa bramosia, lui non lo riconosce.

Fa saltare i bottoni della camicia di Harry. Le luci intermittenti arrivano più esili dalla sala, illuminandogli il petto nudo. Louis lo schiaccia contro la parete, mettendo mano ai propri pantaloni e aprendoli. Lo bacia e, un secondo prima di abbassare anche la cerniera di Harry, quello lo ferma col fiato corto e lo guarda dritto negli occhi; la faccia da cucciolo e le fossette gemelle appena accennate sulle guance; i ricci arruffati e le mani grandi a sfiorare i fianchi di Louis.

«Lou, voglio fare l'amore con te» gli sussurra, bloccando il flusso di domande.

Louis inarca un sopracciglio. «Lo stiamo facendo.»

Harry ride, accarezzandogli i capelli. «Non così. Non contro un muro, o su un tavolo lurido. Voglio fare l'amore con te.»

«Dimmi come e lo farò» dice confuso Louis, maglietta sollevata e pantaloni abbassati.

Gli ha detto in modo implicito di voler scopare, come sempre, e invece l'altro sta tirando fuori un problema che non esiste.

L'hanno sempre fatto: perché deve rendere tutto più complicato?

«Vieni» sussurra Harry, sorridendo.

Escono dalla porta di servizio, nella notte buia. Casa sua dista un quarto d'ora a piedi, ma camminerebbe ore intere per quello che vuole fare con il suo ragazzo, con il ragazzo che lo uccide dentro, facendogli avvertire sensazioni improponibili.

Definirle è inumano, o forse no.

Forse, semplicemente, lo ama.



Harry spalanca la porta di casa. Louis ride e ha continuato a farlo per tutto il tragitto, forse per mascherare la propria confusione, forse per il comportamento anormale del più piccolo, o forse per la canna che si è fatto mentre camminavano. In ogni caso, quella risata cristallina riempie ogni cosa.

Harry controlla che non ci sia nessuno. Lo trascina dentro, su per le scale e fino in camera sua. Per quel che ricorda, è più che certo di aver usato il letto soltanto due volte, con Louis. Chiude la porta, tenendo d'occhio il ragazzo in piedi accanto al materasso, che dondola da un piede all'altro. È così carino quando si sente in imbarazzo.

«Forza.» Louis spalanca le braccia. «Sono tutto tuo.»

Harry ride, avvicinandosi. «Lou, prima ero serio. Non voglio una semplice e sana scopata, ma fare l'amore con te.»

«Spiegami come.» Louis gli rivolge un sorrisino impacciato, senza sapere bene che cosa aspettarsi.

Harry si ferma davanti a lui, sostenendo il suo sguardo freddo. Nei film questi momenti sono la parte cruciale e la battuta più difficile da dire, ma tra loro due è sempre stato tutto così facile.

Perché avere paura proprio adesso che vuole stabilizzare questo rapporto malato?

Prende fiato, per dire le semplici parole che gli ronzano nella testa. «Credo di essermi innamorato di te.»

Non guarda la confusione attraversare gli occhi di Louis; gli stringe una mano e finisce quello che ha iniziato.

«Ti amo.»

Poi totale silenzio e la porta che sbatte.

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