Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 6

Non abbiamo bisogno della magia per cambiare il mondo: abbiamo già dentro di noi tutto il potere di cui abbiamo bisogno, abbiamo il potere di immaginare le cose migliori di quelle che sono.
-J.K. Rowling

Richiusero la statua del Dio Serpente, al sicuro sotto chiave, con numerosi incantesimi di protezione. Hermione si lasciò cadere a terra, prendendosi la testa platinata tra le mani, domandandosi cosa o dove avessero sbagliato.

«Granger, mi dispiace, ci abbiamo provato.»

«Sì, e ovviamente non ha funzionato!» gracchiò lei, mordendosi la lingua per non peggiorare la situazione.

«Cosa cazzo vuoi che ti dica?!» esclamò lui esasperato. «Non sono bravo a mentire alle fottutissime divinità babbane!»

Malfoy era accigliato e avvilito da quell'ultima sconfitta, ma frugò nella propria mente alla ricerca di qualsiasi cosa potesse, in qualche e improbabile modo, a salvare il salvabile.

Ripensò a quello che era successo neanche una manciata di ore prima nel campo da Quidditch quando lei, avvalendosi della forza di lui, aveva steso McLaggen con un sonoro cazzotto. L'astuta serpe si diede mentalmente dell'inetto per non esserci arrivato prima e batté ritmicamente lo stivale sul pavimento, attirando l'attenzione della riccia.

«Granger, tu hai il mio corpo e la mia forza. Devo solo trovare il modo per insegnarti come usarla!» esclamò di colpo.

Hermione alzò il capo chino, guardandolo con fare interrogativo, ma le bastò notare il luccichio dei suoi occhi nocciola per comprendere, ogni cosa.

«Godric, sei un genio. E io potrei aiutarti a studiare per superare l'ultimo colloquio.» replicò con ritrovato vigore.

«Co-Colloquio, Granger?» balbettò il biondo, chiedendosi quante altre diavolerie, oltre alle imbarazzanti mutandine di cotone, nascondesse quell'insopportabile so-tutto-io.

La riccia annuì con un cenno del capo, prima di darsi un piccolo, ma non meno potente, schiaffo in fronte: aveva completamente dimenticato di parlare a Malfoy sia della candidatura sia dell'ultimo, e più importante, colloquio.

«Come Capo Dipartimento 'Cura delle Creature Magiche'. È tra tre settimane, il nove dicembre, lo stesso giorno della partita.» disse tranquillamente, come se quell'innocente dimenticanza fosse un argomento di poco conto.

Malfoy, in tutta risposta, le scoccò uno sguardo capace di trafiggere persino un non morto.

«Mi è sfuggito...»

Il biondo si passò una mano sul viso, meditando attentamente su come e cosa risponderle senza sembrare né offeso né infastidito da quest'ultima -per nulla eccitante- novità.

«Suppongo che, a questo infelice punto, le congratulazioni siano d'obbligo.» scoccò asciutto, non riuscendo a celare una punta di invidia nella propria risposta.

La Ragazza d'Oro si era dimostrata, ancora una volta, troppo in tutto. La strega più brillante della sua età aveva fatto centro un'altra volta, mandando l'ennesima Pluffa in porta. Una parte di lui era fortemente tentata di mandarla a farsi una nuotata nel Lago Nero, ma sentendosi ancora in colpa per quanto accaduto con McLaggen non poté fare altro che accettare di aiutarla.

«Bene, dobbiamo solo trovare un posto,» alzò le spalle in segno di resa. «Qui al Dipartimento desteremmo troppi sospetti e non possiamo certo metterci a volare su delle scope nella Londra Babbana.»

Passeggiò avanti e indietro per qualche minuto, sino a quando non ebbe un'illuminazione. «Che ne dici di casa mia? Nessuno farebbe domande.» propose, aprendo le porte di Malfoy Manor alla bruna che annuì titubante.

«Ma tua madre? Insomma -voglio dire- saresti tu, nel mio corpo...» rispose di rimando Hermione.

Nonostante lei e Narcissa avessero legato, ogni giorno, sempre più, non poté non domandarsi cosa avrebbe pensato davanti alla vista della sua persona. Era quantomeno certa che Lady Malfoy nutrisse ancora disprezzo per i Nati Babbani e voleva evitare al proprio corpo fatture, schiantesimi o strani tea avvelenati.

«Granger, non correrai alcun rischio. Fidati.» le rispose il biondo, intuendo ogni briciola dei pensieri di lei.

Malfoy rimarcò l'ultima parola con enfasi, sentendo le ginocchia tremare, evitando, tuttavia, di darle ulteriori spiegazioni. Le propose freddamente di incontrarsi nei giardini del Manor dopo l'ora del tea.

Si salutarono con un'educata stretta di mano, tornando ognuno ai compiti dell'altro: il biondo a destra, la bruna a sinistra.

༄༄༄

Nel mettere piede nei giardini del Manor, dopo più di un mese di assenza, Malfoy si sentì a casa. Gli era mancato ogni angolo di quella dimora e, soprattutto, gli era mancata sua madre. Fu costretto a salutarla con un timido cenno quando si presentò, rigorosamente dopo l'orario del tea, nel corpo dell'ex Gryffindor. Narcissa Malfoy salutò Hermione Jean Granger con un caldo sorriso.

«Mamma, ti prego...» sussurrò imbarazzata la riccia, nel corpo di lui, non riuscendo a intuire il reale significato dietro quel sorriso.

Il biondo balbettò alcune parole sconnesse prima di andarle in soccorso, indirizzando uno sguardo verso i giardini.  Non appena i due uscirono Lady Malfoy batté le mani entusiasta, chiedendo poi agli elfi di portarle un bicchiere di vino del miglior Bordeaux che avevano in cantina.

A qualche centinaio di metri di distanza, Malfoy evocò una porta sospesa a diversi metri di altezza, un paio di Pluffe e due scope. Alla vista del suo peggior ricordo dei tempi di Hogwarts, Hermione balbettò intimorita da quel pericolante arnese volante. Non amava le scope e, ancora peggio, odiava volare.

«Facciamo due tiri a terra prima. Voglio vedere come te la cavi con i lanci.» disse lanciandole una Pluffa.

Hermione si era esercitata per giorni con i lanci basilari, evitando così alla serpe di finire in panchina dopo cinque minuti dall'inizio degli allenamenti. Peccato che il biondo furetto fosse, almeno in campo, un perfezionista attento a ogni minimo dettaglio e increspatura d'aria.

«Granger, concentrati, mettiti davanti a me.» la strattonò per un braccio.

Ben presto realizzò che lo stacco d'altezza tra i due impediva al corpo minuto di lei di vedere il movimento del lancio e invertì le loro posizioni, trovandosi così appoggiato al proprio petto.

«Sta' dietro di me e fa' come faccio io.» le spiegò brevemente, facendo leva tra le loro mani, imitando un lancio.

Hermione, da brava studentessa, lo seguì attenta e meticolosa, prendendo mentalmente appunti su ogni parola del furetto. Fino a quel momento non aveva realizzato che il biondo fosse così rilassato quando parlava di Quidditch. Aveva sempre immaginato che i suoi discorsi si fermassero a sesso, contorte posizioni del Magisutra -una versione magica del Kamasutra-, orgasmi, tanga e invisibili perizomi in pizzo. Ben presto capì che stare in sua compagnia non era così male come pensava.

«Granger, concentrati,» la rimbeccò lui, non appena sbagliarono un semplicissimo lancio a breve distanza. «Devi fare leva sul bacino. In volo ti sarà d'aiuto per evitare i Bolidi e prendere il Boccino.»

Malfoy la riprese più volte nell'arco di trenta minuti, notando quanto fosse distratta. Hermione provò nuovamente a lanciare la Pluffa, ma il biondo si divincolò visibilmente scosso dalla loro stretta. Si domandò cos'altro avesse sbagliato, quando lui le indicò con un veloce colpo d'occhio il cavallo dei pantaloni fin troppo teso.

«Oh...» mormorò imbarazzata lei, arrossendo fino alla punta dei capelli mentre cercava di aggiustare in qualche modo la patta.

«Granger, dovremmo allenarci a Quidditch.»

«Beh, è il tuo affare, fa' qualcosa...» sussurrò lei arrossendo, se possibile, ancora di più.

«Granger, sei tu che controlli il mio corpo: questo significa che mi trovi attraente...» replicò asciutto.

«In realtà, Malfoy, tu trovi me attraente.» scoccò lei di rimando.

Una vocina interiore riportò alla mente del biondo l'ultima saccente battuta dei suoi due migliori amici che, nel mezzo di una gara di bevute al pub, avevano esclamato che un giorno lui e la perfettina Granger avrebbero giocato a 'chi sveglia il Basilisco?'. Theo aveva riso così forte da farsi uscire del Firewhisky dal naso; Blaise aveva messo in scena una faccia da poker degna del miglior magicasinò. Lui, pur trovando l'idea quantomeno grottesca, aveva avuto per ore lo stomaco stretto in una morsa d'acciaio.

Draco tossì, ritornando con la mente alla realtà e a quell'assurda situazione. Si passò una mano tra i capelli, borbottando qualcosa di incomprensibile in direzione della bruna. Con un rapido colpo di bacchetta, fece scomparire Pluffa, porta e scope.

«Andiamo a studiare per il colloquio.» disse serio, dandole le spalle, avviandosi silenziosamente verso la secolare dimora.

༄༄༄

Per la gioia di Hermione, le lezioni proseguirono nella più che fornita biblioteca di Malfoy Manor. Draco le mostrò alcuni rari volumi sulla cura delle Creature Magiche appartenenti alla sua famiglia da oltre quattro generazioni.

«Suppongo che mi -ti- saranno utili per il colloquio.» spiegò, notando lo stupore della ragazza.

Le indicò un costosissimo divano in pelle di drago, certo che sarebbe stata una lunga sessione di studio. Hermione gli rivolse un sorriso, stupita dal nuovo atteggiamento di lui. Era la prima volta dallo scambio che nessuno dei due faceva di proposito qualcosa per infastidire o innervosire l'altro. Scoprì, con suo sommo piacere, che Malfoy era un uomo molto più colto di quanto avesse anche solo potuto immaginare o sperare. La mente dell'ex Slytherin era come la sua: un continuo vulcano in eruzione.

"Eruzione... erezione... Godric, potrei chiedergli del biscione!" la riccia sbatté più volte le palpebre, riuscendo a stento a trattenere un risolino.

Il biondo la riguardi con fare interrogativo, domandandosi cosa trovasse di così divertente nella dieta dei sirenidi. «Granger, concentrati...» disse trattenendo a stento uno sbadiglio.

Con un gesto del polso richiamò un orologio da taschino, constatando che era quasi ora di cena e lui e la Granger erano riusciti a sopravvivere quasi un'intera giornata senza azzannarsi o combinarne una delle loro. Rivolse una nuova occhiata alla riccia che tentava di farneticare qualcosa, gesticolando nervosamente con le mani. Le diede una lieve gomitata, pregandola di dare concreta voce ai propri pensieri.

«Stavo pensando che la tua mente è come la mia: un vulcano in... eruzione... e questo mi ha fatto riflettere...» farneticò lei, pronta a dare il via a una delle conversazioni più imbarazzanti della sua vita.

«E di grazia, donna, a cosa stavi pensando?» domandò lui, intuendo che la cosa stesse per prendere una piega molto più spassosa del noioso capitolo che stava leggendo.

«Ecco, ogni mattina, tu hai questa cosa... capisci?»

«Desolato, ma no.»

«Ecco, Malfoy, sotto. Ogni mattina

«Sotto?»

Inutile dire che la cosa lo stava divertendo più di quanto avesse pensato.

«Si, Malfoy. Sotto

«Quanto sotto Granger?»

«Beh, molto sotto...»

Hermione abbassò lo sguardo sul cavallo dei pantaloni. Il biondo scoppiò a ridere, sinceramente divertito.

«Ah, il Basilisco! Salazar, quanto mi manca quel ragazzo,» scoppiò nuovamente a ridere, beccandosi uno sguardo truce dalla ragazza. «Beh, Granger, se vuoi sbarazzartene devi lottare cinque contro uno.»

«Malfoy! È disgustoso! Ci sarà un altro modo oltre questo e alle docce gelate! Merlino, sono stufa di fare docce ghiacciate di venti minuti.» esclamò lei, imprecando qualche divinità babbana.

Malfoy rise ancora, trattenendo a stento le lacrime. «Beh, c'è un modo per sgonfiare il Basilisco... non so se mi spiego.»

Hermione spalancò gli occhi, rispondendo con un muto cenno del capo, rossa in volta.

«Chiudo gli occhi e penso allo Sfregiato...» sussurrò divertito, imitando il suono di un palloncino che veniva sgonfiato.

Le nascose una piccola innocente bugia: fino allo scambio, in caso di emergenza, pensava a alla parrucca da clown che aveva in testa. Deglutì un ghiotto amaro quanto il file, quando realizzò che quel trucchetto non avrebbe più funzionato.

Hermione ignara della bugia del biondo, scoppiò a ridere. La riccia era a conoscenza di moltissimi aspetti singolari della vita del Capo Auror. Aspetti che nessuno avrebbe mai -e poi mai- dovuto sapere. Uno tra questi era quanto il suo migliore amico amava cantare le canzoni dei Beatles a squarciagola, sotto la doccia, usando come microfono una spazzola per lavarsi la schiena.

«In effetti... il pensiero di Harry sotto la doccia metterebbe a dura prova qualsiasi genere di libido. Fidati

La battuta d'arresto della Ragazza d'Oro mise un punto fermo alla conversazione e i due ripresero a studiare, scambiandosi continui sguardi e sorrisi.

I minuti divennero ore e quando la riccia sollevò la testa dal pesante tomo che stava leggendo notò che Malfoy si era addormentato. Il calmo respiro di lui era come una ninna nanna: soave e stranamente rassicurante. Hermione appoggiò la testa bionda sopra la minuta spalla accanto a lei, addormentandosi qualche istante dopo.

༄༄༄

Era mezzanotte passata quando Narcissa Malfoy entrò in biblioteca, un sorriso brillò sul suo viso quando vide il figlio addormentato accanto alla ragazza. Con un colpo di bacchetta ravvivò le fiamme del caminetto e uscì, silenziosa come un gatto, chiedendo gentilmente agli elfi di non disturbarli.

☆.。.:・°☆.。.:・°

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro