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Capitolo 4

Finché possiamo dire: "quest'è il peggio", vuol dir che il peggio ancora può venire.
-William Shakespeare

Erano passati venti giorni dallo scambio ma né l'ex Gryffindor né l'ex Slytherin furono in grado di trovare un rimedio a quell'incubo. Nonostante le numerose ricerche ogni tentativo si rivelò del tutto vano.

Hermione si svegliò avvolta dalla solita moltitudine di coperte e cuscini. Si tolse i pantaloni del pigiama osservando, per la ventesima mattina, il mostruoso biscione, rigido e pulsante, abilmente celato da un paio di boxer dall'aria decisamente stretta.

«Ti prego, non un'altra volta!» gemette, provando a lanciare qualche rapido incantesimo, maledicendosi per non aver dato retta a Harry durante i suoi 'discorsi da uomo'. Se si fosse degnata di ascoltarlo, anche solo una volta, ora avrebbe saputo come gestire quella cosa.

Dopo diverse manovre optò per una doccia gelata che funzionò a meraviglia.

«Hermione, sei un genio.» sorrise vittoriosa, complimentandosi con il proprio ingegno.

Si vestì con calma e, dopo aver accuratamente rifatto il letto, scese ai piani inferiori del Manor, rallegrandosi che Narcissa non fosse presente. Sbocconcellò il lauto pasto, preparato appositamente per il Padron Malfoy e dopo colazione richiamò la Metro Polvere, sparendo via Floo in direzione del Dipartimento.

Non appena mise piede all'interno degli Uffici Auror, fu letteralmente assalita dalla biondissima Sottosegretaria. Hannah Birdermeyer era bellamente appollaiata contro la scrivania del biondo e gli si fiondò addosso lasciandogli scie di baci umidi tra il collo e l'orecchio.

Hermione si scostò velocemente, indietreggiando di qualche passo. Tossì, lanciando alla biondina una rapida occhiata da capo a piedi: come al solito indossava gonne decisamente troppo corte e una camicetta bianca semi trasparente sotto cui si poteva notare il reggiseno in pizzo.

«Ho trovato il vestito per il Gran Ballo.» cominciò lei con voce melensa, torcendosi alcune ciocche bionde.

Hermione la fissò sbigottita, domandandosi dove stesse andando a parare.

«Gran Ballo?» domandò con voce incerta, aggiustandosi il colletto della camicia inamidata.

«Si, tesoro, sarà pronto per il dodici dicembre...»

«Ah, giusto... il Gran Ballo... dove si balla...»

«Sì, esatto.» continuò lei, guardando languidamente l'Auror davanti a sé. Sorrise, leccandosi il labbro inferiore. «E dopo...»

«Dopo...?» Hermione deglutì, temendo la nuova risposta di lei.

Hannah le si avvicinò, posando una mano sul cavallo dei pantaloni del biondo. «Potremmo provare quella nuova posizione...» le lunghe dita della Sottosegretaria cercarono di armeggiare con la cerniera.  «Magari tu potresti fare quella cosina con lingua che mi piace tanto...» sussurrò ridacchiando e spiegando per filo e per segno ogni più piccolo dettaglio.

"Oh cazzo!" Pensò Hermione, spalancando la bocca, mentre la biondina imitava con un gesto della mano le posizioni appena menzionate. Al pensiero di doversi raggomitolare in quella maniera per raggiungere un orgasmo le si mozzò il fiato in gola.

Avrebbe dovuto trovare un modo per scrollarsi di dosso quella stupida oca senza cervello né pudore. Malfoy l'avrebbe sicuramente odiata, ma almeno il suo orgoglio e la sua dignità sarebbero stati al riparo dai suoi imbarazzanti approcci di seduzione.

Erano giorni che la Birdemeyer la seguiva ovunque, anche in bagno. Con un briciolo di astuzia -non che ne servisse molta- era riuscita a evitare le loro sessioni di sesso giornaliero, tra i polverosi scaffali degli archivi. Si arrovellò il cervello sino a quando un'idea semplice, quanto meschina, non si accese nella sua mente come la più luminosa delle lampadine: scaricarla.

"Sì, mollarla è la cosa migliore..." ribadì mentalmente la bruna, avanzando un timido sorriso in direzione dell'oca (Barbie) Beota.

«A proposito del Gran Ballo... non posso più venire con te.» rispose, dando sfogo ai propri pensieri.

Hannah scoppiò a ridere, domandando al biondo cosa gli fosse preso perché aveva già prenotato, con largo anticipo, magiparrucchieri e truccatori.

«Mi dispiace Hannah, ma non possiamo più vederci.» pronunciò serafica, scostandosi velocemente da lei.

La Sottosegretaria spalancò gli occhi, avvicinandosi nuovamente alla slanciata e muscolosa figura dell'ex Slytherin, attaccandolo con una serie di frecciatine, una più inutile dell'altra.

«Vuoi farmi fare la figura della stupida campagnola?! Sai perfettamente che Janice va prenotata con mesi di anticipo. Cosa farò con i capelli?!» gracchiò, pestando i piedi a terra. «Per non parlare del trucco! Ore e ore di lavoro sprecato!»

Hermione chiuse gli occhi, cercando di fare del suo meglio per ignorarla.

«Sono giorni che m'ignori!! Si può sapere che cazzo hai che non va?!» insistette lei, puntandogli un dito contro il petto.

Hermione sbuffò, esasperata da quell'assurdo comportamento infantile, riuscendo finalmente a capire perché lei e il furetto andassero tanto d'accordo. Prese un respiro profondo e si levò, dall'alto del metro e novantadue del biondo, sorridendo malevolmente.

«Non ti trovo più attraente.» scoccò con un ghigno. «Le tette appassite sono passate di moda.» sorrise compiaciuta, sentendosi finalmente libera.

La biondina, al contrario, non gradì quell'ultimo attacco perché grugnì infastidita, prima di infilare la mentina che aveva in bocca direttamente in quella del biondo.

«Succhiati questa, mentre pensi alle mie tette appassite o a me tra le tue palle.» concluse, voltandosi a passo svelto in direzione del proprio ufficio, mettendo così fine alla relazione più chiacchiera, almeno fino a quel momento, di tutto il Ministero.

Hermione scoppiò a ridere di gusto, prima di accorgersi che quel teatrino era stato attentamente osservato da un ingente numero di Auror e Funzionari in giacca e cravatta. La riccia sorrise a ognuno di loro, avviandosi con le mani in tasca verso la biblioteca del Dipartimento.

Mancava sempre meno al colloquio e il tempo stringeva.

༄༄༄

Ogni mattina, da più di due settimane a questa parte, Draco si svegliava in un piccolo e pratico letto griffato Ikea in un sobborgo della Londra Magica. Ogni giorno, allo scoccare della magisveglia della riccia, rimpiangeva l'enorme letto matrimoniale di Malfoy Manor e la colazione che gli preparavano gli elfi domestici. Ma, soprattutto, gli mancavano la bocca della Birdemeyer e i pomeriggi di sesso con lei.

"Salazar, morirei per un pompino della Birdermeyer." sbuffò, alzandosi dal letto, allacciandosi la coperta di flanella alle spalle.

Aveva scoperto, con sommo dispiacere, che vivere la vita di una donna non era semplice come pensava. E vivere la vita di una donna nel corpo di Hermione Jean Granger si rivelò, per il biondo, una tortura di gran lunga peggiore: non solo per la zazzera di capelli che aveva in testa, ma per la moltitudine di oggetti babbani sparsi all'interno dell'appartamento.

Si era scottato almeno una dozzina di volte con il panetosta tentando di prepararsi un sandwich e per poco non gli era venuto un attacco di cuore, quando due giorni prima, a notte fonda, la scatola delle pellicole animate si era accesa all'improvviso.

Come se non bastasse quell'orrendo demone arancione, più simile a un maiale con la pelliccia che a un gatto, sembrava odiarlo a morte. La bionda serpe aveva minacciato di lanciargli contro una Bombarda se avesse osato attaccarlo ancora. Alla fine riuscirono, contro ogni aspettativa, a raggiungere un accordo: dosi extra di croccantini in cambio di nessuna -nuova- unghiata.

Dopo essersi fatto una doccia lanciò un rapido incantesimo di asciugatura e lisciatura contro la parrucca da clown e si vestì. Accantonate le mutandine con i giorni della settimana, optò per un curioso perizoma di pizzo nero, non riuscendo a immaginare la pudica e verginale Granger come una furia scatenata tra le lenzuola.

Rabbrividì a quel pensiero, sentendo un moto di calore farsi strada sulle guance olivastre.

«Salazar, aiutami tu.» imprecò a bassa voce, richiamando la Metro Polvere; sparì avvolto da lampi di fuoco verde.

Arrivato al Dipartimento Auror si sedette sulla poltrona della Granger, quando udì alcuni mormorii alle sue spalle. Si voltò di scatto, cercando di capire cosa fosse successo.

«Hai saputo la novità?» chiese Eunice dell'Ufficio del Trasporto Magico.

«Sì, visto e sentito» disse un funzionario, cercando di trattenere le risate. «È stata una scena epica.»

«Niente più pompini per Malfoy!» esclamò un ometto tarchiato alzando gli occhi al cielo. «Non posso credere che si sia giocato così la Birdermeyer!»

"Hannah? In che senso 'niente più pompini'?" deglutì preoccupato, rigirandosi, tra le esili dita, una tazza colma di caffè.

Allungò l'orecchio, pronto a sentire il resto della storia, immaginando che, anche questa nuova disgrazia, fosse opera della zannuta.

«Merlino, ridimmi la risposta di lei! Ti prego!» continuò l'ometto.

«Gli ha infilato una mentina in bocca e gli ha urlato contro 'Succhiati questa, mentre pensi alle mie tette appassite'... poi non ricordo...» rispose il funzionario, cercando di imitare la sua voce.

«'O a me tra le tue palle!'» conclusero lui e Eunice in coro, scoppiando a ridere.

"Oh Granger, maledetta Granger." Malfoy, nell'udire quelle ultime parole, strinse la tazza della riccia così forte da romperne un angolo.

Si alzò, sistemandosi le pieghe dei pantaloni neri, pronto a dirne quattro all'ex Gryffindor e la sua zazzera di capelli da strega.

༄༄༄

La trovò poco dopo nella biblioteca del Dipartimento, intenta a leggere alcuni pesanti tomi sulla cura delle Creature Magiche. Malfoy diede un calcio al tavolo salutando il proprio riflesso con ringhio.

Hermione alzò la testa borbottando un 'sparisci'.

«Granger, che cazzo hai fatto?!» la attaccò il biondo, afferrando il bavero della sua camicia preferita stringendolo con forza.

«Tu e Barbie Boeta vi siete mollati, congratulazioni. cinguettò lei con finta noncuranza, infilandogli la punta della piuma in una mano. E, per buona misura, aggiunse anche un calcio da sotto il tavolo, ripagandolo per quello che lui aveva tirato pochi minuti prima.

Malfoy indietreggiò, accarezzandosi il polpaccio con la mano, prima di trucidare la Granger con uno sguardo.

Se essere stato messo in panchina a dieci minuti dall'inizio degli allenamenti lo aveva indispettito, l'aver indirettamente scaricato la miglior bocca di tutto il mondo magico lo aveva mandato in bestia.

Ghignò malevolo verso la riccia, meditando quale fosse il modo migliore per vendicarsi.

"Malfoy, pensa... Cosa potresti fare per ricambiarle il favore?"

La risposta arrivò, come per incanto, quando Cormac McLaggen comparve a pochi tavoli dal loro.
Chiunque al Ministero e Dipartimento Auror era conoscenza che il viscido McLaggen sognava da anni di portarsi a letto l'ex Gryffindor e Malfoy, da bravo stronzo, decise di giocare questa carta a proprio vantaggio.

«Cormac...?» lo chiamò il biondo, nel corpo di lei, verso il Portiere di riserva della squadra di Potter.

Il ragazzo si girò, regalando alla riccia un sorriso a trentadue denti. Malfoy ringraziò il proprio proverbiale istinto da serpe per il perizoma in pizzo nero infilato quella mattina.

Forse la sua patatina era all'oscuro di che giorno fosse, ma avrebbe presto scoperto qualcosa di altrettanto eccitante.

«Ti andrebbe di bere qualcosa insieme stasera? Solo tu e io.» chiese con fare ammiccante, facendo capire a McLaggen le reali intenzioni dietro quella richiesta, cercando di trattenere una grossa, grassa risata.

Dietro di lui Hermione era bloccata, intimorita e, soprattutto, preoccupata dalla mossa del furetto platinato. Cercò di distrarre McLaggen con un paio di domande sulla famosa partita, ma l'attenzione del Portiere era rivolta unicamente alla Ragazza d'Oro.

«Volentieri Hermione... solo tu e io. Non vedo l'ora.»rispose McLaggen, lanciando un ultimo rapido sguardo alla ragazza, prima di uscire dalla biblioteca.

Finalmente soli Draco si avvicinò al proprio viso e sussurrò all'orecchio una sola frase, il cui messaggio era chiaro, cristallino.

«Oggi, la perderai.» affermò compiaciuto, portandosi un dito alla bocca, imitando il suono di una bottiglia stappata.

Scomparve un istante dopo, prima che la bruna potesse avere voce in capitolo.

༄༄༄

Hermione cercò il resto della giornata il riflesso della propria ombra, senza alcun successo. Venne a sapere da alcuni cadetti che Hermione Jean Granger era partita in tarda mattinata per una missione di recupero e che sarebbe rientrata solo in serata.

Si sedette sconsolata, sulla scrivania del biondo, prendendosi la testa fra le mani. Graffiò i biondi crini con le unghie, staccandone alcuni, ammettendo di aver commesso un enorme errore di valutazione scaricando la Barbie Beota, non potendo immaginare che Malfoy gliel'avrebbe fatta pagare in quel modo.

Provò, invano, a chiedere scusa alla biondina, inviandole fiori e teneri messaggi, ma la Sottosegretaria minacciò di spennare il gufo reale del furetto se solo avesse osato scriverle ancora. Amareggiata, l'ex Gryffindor cercò di trattenere un singhiozzo, ma una lacrima solitaria bagnò il suo pallido viso. Evocò un fazzoletto, asciugandosi la guancia, maledicendosi per quella cazzata.

"Sei una stupida Hermione, ecco cosa sei." pensò, maledicendosi ancora e ancora.

Nove Auror e sei funzionari del Ministero videro Draco Lucius Malfoy in lacrime, prima che quest'ultimo decidesse di ritirarsi nella biblioteca del Dipartimento. In ufficio non si parlò d'altro per il resto della giornata.

L'ex Gryffindor si smaterializzò a Malfoy Manor, direttamente nella camera del biondo dove pianse ogni lacrima che aveva in corpo fino a quando, esausta, non si addormentò.

༄༄༄

Quella stessa sera, appena rientrato dalla missione di ricognizione, Draco uscì dal Ministero stretto al braccio di Cormac McLaggen. In poco tempo l'ex Slytherin si trovò a chiedere al Portiere di riserva di andare in un posto più tranquillo, in modo da poter stare soli.

«Andiamo a casa mia.» propose McLaggen baciando la guancia della riccia, prima di smaterializzare entrambi con un sonoro 'pop'.

Neanche il tempo di mettere piede a terra, spinse la bruna sopra un divanetto in pelle, sovrastandola con il proprio corpo. Iniziò a lasciarle una scia di baci umidi, armeggiando con i bottoni della camicetta rosa che il biondo aveva scelto di indossare quel mattino.

Malfoy deglutì nuovamente quando il Portiere si alzò, togliendosi la maglia. Il petto nudo del giovane fece sorgere un colossale dubbio nella mente del mago che impietrito si bloccò.

"Vedrò il cazzo di McLaggen..."

"Merlino... metterà quel coso dentro..."

"Per Salazar... sarò Malfoy il Cercatore puttanello..."

Sentì un brivido di terrore corrergli lungo la schiena. Ansimò, alla disperata ricerca di ossigeno, cercando una qualsiasi scusa per mettere fine quell'idea del cazzo.

«Devo andare in bagno...» sussurrò con voce rotta, tremendamente agitato.

Cormac sembrò spazientito dall'atteggiamento puritano di Hermione, cercando inutilmente di non darlo a vedere. Indicò con un gesto della mano il bagno chiedendole -non troppo per le righe- di non metterci troppo. Malfoy si alzò velocemente, riallacciandosi la camicetta.

«Ho un grosso pacco regalo che ti aspetta Granger...» disse il Portiere in direzione della ragazza, slacciandosi i pantaloni, mettendo in mostra i boxer babbani che strinse con la mano.

Il biondo sbiancò, correndo velocemente verso il bagno e, con un colpo di bacchetta, si smaterializzò negli appartamenti della bruna.

Si lasciò cadere, confuso e frastornato, sul letto. Ad aspettarlo, come sempre, c'era il fedelissimo Grattastinchi che miagolò in direzione della serpe.

«Sì, gattaccio... ho fatto una cazzata... andiamo a letto...» batté la mano sul morbido piumone, facendo segno al gatto di seguirlo.

Grattastinchi, per la prima volta in venti giorni, non obiettò, appallottolandosi ai suoi piedi.

Quella notte Malfoy non riuscì a chiudere occhio.

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NOTA AUTRICE:

Sì, Malfoy ricorda solo i nomi femminili :)

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