capitolo 2
Okay. Non si trattava di una conversazione di un giorno, perché nei gironi seguenti Christian ha continuato a scrivermi, e io scoprivo sempre di più la persona meravigliosa che era.
"È un puttaniere".
Quella frase continuava a rimbombarmi in testa, non riuscivo a credere che un ragazzo cosí dolce potresse mai esserlo.
"Chri, ma perchè girano queste voci?"
"Fede, non so che dirti, io non sono un puttaniere. Forse mi definiscono cosí perché detto tra noi alle ragazze piaccio.... però a me non piace far star male la gente, non sono quel tipo, non mi azzarderei mai a far soffrire una ragazza"
Che belle parole. Io ho voluto crederci, anche perchè col tempo me l'ha dimostrato.
E poi il MaiNaGioia si é fatto sentire, come al solito.
Febbre. 38. Ed io dovevo ancora dare l'esame orale. Vdm.
L'unica cosa che mi consolava in quei giorni era ricevere un suo messaggio... era cosí bello parlare liberamente con lui.... così tanto che ho avuto il coraggio di parlargli del mio grande sogno. Gli ho confessato che io nella vita volevo cantare, era la mia piú grande passione, e l'avrei voluta realizzare davvero. Lui si era presentato entusiasta all'idea di avere un'amica che fosse brava a cantare, e mi ha confessato anche lui della sua ambizione a voler diventare un grande pallavolista. Io non l' avevo mai visto giocare (per forza, l'hai visto una volta in tutta la tua vita), ma sapevo che era davvero bravo. Ed io l'ho capito fin da subito, ho sempre amato credere nei sogni delle persone, forse proprio perchè io per prima volevo qualcuno che mi appoggiasse e che mi desse la forza per continuare a seguire la mia strada. E noi ci trasmettavamo questa sicurezza a vicenda.
Però mi chiedevo cosa sarebbe successo, ci saremo mai incontrati?
Bhe, a quanto pare lui pensava alla stessa cosa, tanto che in uno di quei giorni dove io stavo impazzendo perché la febbre non passava e dovevo ancora studiare per l'orale, mi scrisse:
"Ei, ma cosa ne pensi se un giorno ci incontrassimo?"
SÌ. SÌ. SÌ.
Gli ho chiesto dove abitasse, e ho scoperto che vivevo con mia mamma a 10 minuti a piedi di distanza (I miei sono separati). Cioè, no, okay, Fede stai morendo.
"Hai presente il parco Pertini?", gli chiesi io.
"Sì, ci vogliamo vedere là?"
"Ci sto, io abito praticamente di fianco al parco"
"Allora quando ci vogliamo incontrare?"
"Chriii! Abbi pazienza ahahaha.
1 Deve passarmi ancora la febbre;
2Devo ancora finire gli esami"
"Ahahah, hai ragione, allora quando starai meglio fammi sapere😘"
"Sicuro😉💕".
I giorni passavano, cosí come la febbre. L'esame é andato bene, e ci tenevo davvero, dato che volevo essere ammessa al liceo scientifico col massimo dei voti.
Poi è arrivato anche quel giorno. Io ero nell' ansia piú totale. Ma chi me l'aveva fatto fare?
Ero appena tornata a casa dal mare, e dovevo ancora prepararmi. Ero indecente. Dopotutto dicono che la prima apparenza sia tutto.
Bhe, se fosse stato davvero cosí, non mi avrebbe piú vista dallo shock. I capelli ancora bagnati erano raccoli in una mezza coda, giusto per tenerli in ordine, indossavo un paio di pantaloncini color militare e una maglietta bianca con uno spartito disegnato.
Bene, speriamo gli piaccia almeno il mio carattere.
Ci siamo dati appuntamento ai tavoli del parco, e riuscivo a vederlo da lontano. Mamma mia, era bello, su questo non c'erano dubbi. Ho sentito per la prima volta la sua voce, aveva un tono piuttosto basso, ma molto bello, anche se per niente adatto ad un tredicenne.
Abbiamo passato un paio d'ore a parlare, parlare di qualunque cosa, della pallavolo in particolare. Notavo che i suoi occhi brillavano mentre me ne parlava, erano ancora piú belli. Al momento di tornare a casa, il mio primo pensiero é stato:
"Devo rivederlo.".
Ci siamo alzati dalla panchina, poi con un sorriso stampato sul viso gli ho detto:
"Allora ci rivediamo presto!"
"Sì, certo, ciao!"
E ci siamo abbracciati. Un abbraccio totalmente innoquo, quasi che ci vergognassimo di quello che avevamo appena fatto, ma é stato un gesto bellissimo.
Sì, stava accadendo qualcosa di strano, me lo sentivo.
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