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Hurt somebody

Diversi mesi dopo

Eloise

Fisso il soffitto, stanca, arrabbiata, delusa. Con lui, con me stessa che spero ancora che torni.
È passato quasi un mese da quando è partito per Los Angeles e non è tornato. Non ancora.
Continuo a chiedermi se lo farà, continuo a chiedermi se chiamerebbe lui se smettessi di chiamarlo io. Continuo a chiedermi come diavolo siamo finiti qui, come siamo arrivati a questo punto, come abbiamo fatto a ridurci così. Due estranei che estranei non lo sono affatto.
Ma che hanno imparato ad esserlo.
Senza nemmeno accorgersene.
Forse è stata colpa mia? Forse è stata colpa sua? Probabilmente è stata colpa di entrambi, non siamo stati bravi nel ritrovare l'equilibrio dopo la nascita di Bella. Non siamo riusciti a capirci, venirci incontro, a ritrovarci.
E quella crisi di cui tutti parlano, quella crisi ci ha investito in pieno.

Bella parla quella lingua fatta di suoni strani, gorgheggi e qualche vocale che attira l'attenzione ma non ha alcun significato.
I suoi occhi blu mi colpiscono ancor prima del sorriso accennato e della piccola manina che si abbatte sul mio braccio.

E poi lo capisco. Devo trovare una soluzione. Adesso.
Non posso più stare qui ad aspettare che le cose tornino al loro posto. Perché forse quel posto non c'è più o non è più il posto giusto.

"Mamma?"

Lei sbuca dalla cucina, preoccupata per il mio tono di voce concitato.

"Mamma devo andare. Puoi occuparti di lei, per favore? Torno presto"

I suoi occhi prima perplessi poi consapevoli rispondono prima che lo faccia la bocca.
Non so se sto facendo la cosa giusta, ma parto verso l'aereoporto con la speranza che ci sia un volo, o meglio un posto libero su un volo per Los Angeles. Nonostante sia terrorizzata, non ho mai affrontato il viaggio da sola e così a lungo.

"Salve un biglietto andata per Los Angeles"

E prego che ci sia, prego di riuscire ad imbarcare prima che il gate chiuda, prego di arrivare sana e salva dall'altra parte dell'oceano.
Mi sento in colpa per aver lasciato Bella a casa, ma è stato necessario. Me lo ripeto mentre decolla, mi ripeto che ho bisogno di risolvere con Louis e di salvare il mio matrimonio.
Sblocco lo schermo e scorro le foto in galleria. Non ho niente di recente , ma andando indietro nel tempo vedo solo sorrisi . Mi mancano quei giorni, quando tutto era più semplice, quando ci capivamo. Ed è per questo, per questo che sto lottando.

Il viaggio è stato infinito e sono sollevata appena tocco terra. Dura poco però, perché mi rendo conto che trovare un taxi libero senza aver prenotato non è semplice.

"Ce la puoi fare, Eloise! Grace ti direbbe questo, giusto? Avanti"

Lo sussurro tra me e me, finché dopo varie imprecazioni, riesco a salire su una delle tante auto gialle.
Il cuore batte all'impazzata mentre mi avvicino all'edificio che ho smesso di chiamare casa. Non mi piace questo posto, non mi piacciono tutte le trappole che tende a Louis e non mi piace chi diventa quando è qui.

"Grazie"

Nonostante il tassista non sia propenso a chiacchierare, nonostante non mi aiuti neppure a portar giù la valigia, io lo ringrazio. Forse per perdere tempo, o per guadagnarlo, forse per mettere a tacere il cuore impazzito che trema ad ogni passo. E li conto, piano piano, fino ad arrivare alla porta.
Suono.
Una volta.
Due volte.
Tre volte.
Sto per arrendermi quando finalmente la porta si spalanca e il viso prima sorridente poi sorpreso e perplesso di Oli si materializza davanti a me.

"Ciao"

"Eloise?"

Non ho la forza di replicare perché ho troppa paura di ciò che potrei trovare là dentro, da aver voglia solo di piangere.

"Entra"

"Louis c'è ?"

Afferra la valigia senza che glielo chieda e con un sorriso amichevole, lascia che stia davanti e che percorra il parquet scuro che conosco così bene.

"Si. Siamo in sala"

Non ho tempo di chiedere chi siano, non ho tempo di registrare il 'siamo', che il divano gremito mi si presenta davanti e lui, lui è qui.
Si voltano uno ad uno, finché lo fa anche lui, a cui la mia attenzione è rivolta da quando sono entrata.
Sorride prima di realizzare che sono davvero qui. Sconvolta, distrutta e triste. Ho improvvisamente voglia di piangere e se fossimo soli in questa stanza , probabilmente l'avrei fatto.

"Ciao"

Sollevo una mano in generale e alcuni volti conosciuti ricambiano, altri sconosciuti mi fissano curiosi.
Louis si alza e mi viene incontro, confuso e sorpreso.

"Bella sta bene?"

Lo scruto in silenzio prima di rispondere. Se nostra figlia stesse male, non sarei di certo qui. Perché è la prima cosa che ha pensato?

"È a casa"

Annuisce e prima che gli altri possano sentire di più, ci spostiamo. Forse crede che non abbia visto come la biondina lo stesse guardando.

"Come si chiama?"

"Chi?"

Lo guardo dritto negli occhi per fargli capire che no, non accetterò bugie.

"Sai benissimo chi."

"Non ho idea di cosa tu stia parlando. Molte persone non le conosco. Le ha chiamate Oli"

"Perché?"

"Così."

"Così."

Ripeto, sollevando le mani in aria e lasciandole ricadere pesantemente sui fianchi.

"Non sono venuta qui per litigare okay? Sono qui perché non ce la faccio più"

"A cosa?"

"A stare così Lou. Lontani. Ma non solo fisicamente"

Non parla, sospira profondamente guardando fuori dalla finestra.

"Hai tua moglie qui, dopo diverse settimane e non mi hai nemmeno sfiorata"

Lo realizzo mentre lo dico ed è come se un camion mi avesse investito in pieno.

"Non è così"

"Lo è invece"

"Eloise..."

Le lacrime che ho trattenuto così a lungo, sgorgano incontenibili.

"Eloise"

Tengo gli occhi chiusi perché voglio smettere ma non riesco.

"Eloise"

Il suo tocco sul viso, cerca di asciugare le lacrime ed io riprendo a respirare senza nemmeno accorgermene. E piango di più, ma adesso lo guardo e inspiro il suo profumo. Mi è mancato così tanto.

"Sh, va tutto bene. Sono qui, sei qui. Siamo qui"

Ha ragione, sono qui. Ma lui quanto è davvero qui ?
"Lou-"

"Sh, va tutto bene"

Scuoto la testa in diniego perché non va bene. Noi non andiamo più bene così.

"Cosa è successo?" riesco a dire non senza difficoltà.

"Io..non lo so."

"Abbiamo smesso di capirci. Hai smesso di sentirmi"

E ho paura che possa dirlo, che possa aggiungere ciò che più temo.

"Ci siamo allontanati.."

"E cosa hai fatto? Cosa è successo Lou? Qualcosa che devo sapere?"

"No"

Lo dice con decisione, con forza.

"No" mi scruta a lungo per assicurarsi che abbia capito, prima di parlare di nuovo, "ci ho anche pensato, se devo essere sincero. Ma non l'ho fatto. Non sarebbe stato giusto"

Boom.
Lo sento, il proiettile conficcarsi nella carne viva, trapassarla ed uscire dall'altro lato. O forse non è uscito perché fa troppo male.

"El..mi dispiace. Forse avrei dovuto capirti di più e starti più vicino. Bella ha sconvolto la tua routine ed io non ci sono stato"

"Non è Bella, Lou. Sei tu che hai deciso di starci lontano e non so perché"

"Per lavoro, non di certo perché volessi."

"È la verità? O è una balla che stai raccontando anche a te stesso?"

Ammutolisce e capisco di aver fatto centro.

"Cosa è cambiato?"

"Non lo so. Sono io che non mi ritrovo più"

"Ricominciamo? Sono venuta fin qui , con un aereo preso all'ultimo minuto, solo per questo. Vuoi ricominciare? Prometto di ascoltarti di più e cercare di star al passo con i tuoi impegni. Prometto di concentrarmi anche su di te"

Scuote la testa e per un attimo temo che stia per rifiutare e porre fine al tutto, sotto il sole di una città che odio.

"Non sei tu che deve farlo. Sono io.
E non so perché ho aspettato che venissi tu qui. Sarei dovuto partire prima e venire a riprendervi con me. È che...non ho avuto paura di perdervi"

"Stai dicendo che se avessi avuto paura che c'è ne fossimo andate, ci avresti risparmiato tutto questo?"

"Forse"

"Sai che non è giusto?"

"Si. E so anche che un uomo non dovrebbe farlo. Ma..l'ho fatto. E non posso tornare indietro"

"Ho il volo tra tre ore"

Lo dico senza alcun nesso, solo per farglielo sapere.

"Resta"

"Bella è a casa. Ha bisogno di me. Ha bisogno di te. Ha bisogno di noi"

"Mi stai chiedendo di partire con te?"

"No. Ti sto chiedendo di tornare a casa con me. Non posso prometterti che sarà entusiasmante e figo come qui, ma sarà casa. E per me non c'è nient'altro di più bello al mondo."

Indietreggio verso la porta , continuando a guardarlo negli occhi.

"Se vuoi dare una seconda possibilità alla nostra famiglia, sai dove trovarmi. Dove venire. Se non dovessi vederti, capirò. O forse accetterò la tua scelta senza capire."

Mi volto, faccio per uscire quando capisco che non posso.
E succede tutto in un attimo: mi volto ancora, lo raggiungo in poche falcate e premo le mie labbra sulle sue. Il mondo riacquista colore, gira di nuovo finché il contatto dura ed io mi sento di nuovo bene, di nuovo completa.

"Ti amo. Questo non cambierà"

E senza sentire la sua replica, lascio questa casa che odio ancora di più.

'Cause it hurts when you hurts somebody'

Bournemouth

Sono a casa.
Da sola.
Louis non è venuto e nonostante abbia sperato di intravederlo ogni secondo, nonostante abbia spento il telefono all'ultimo minuto..lui non c'è stato.
Sono a casa, col cuore pesante ma non ho pianto. Non ancora.
Ho accettato il fatto che sia rimasto là, nel suo mondo fatato senza di noi. Non lo capisco, ma va bene. Me lo ripeto mentre varco la soglia di casa e mia madre mi scruta attenta. Me lo ripeto quando Gregg sta per aprire bocca e appena si accorge di come sto veramente, la richiude in un mesto sorriso.

"Dove è Bella?"

È tutto ciò che dico ed è esaustivo per scongiurare ogni domanda.

"In camera. Dorme"

Annuisco e le gambe corrono dalla mia bambina. Ed è li, davanti al suo letto, al suo viso delicato e quella manina che porta sempre sulla testa mentre dorme, che piango. Piango in silenzio, piango senza trattenere  i singhiozzi , piango crollando a terra ma non sento il rumore sordo delle ginocchia che impattano. Piango per me stessa, per mia figlia, per quell'amore che credevo fosse più forte. Piango perché ho deciso che posso piangere solo adesso. Non lo farò più.
E piano piano mi calmo, piano piano tutto torna normale e lascio i vestiti per terra mentre mi infilo nel letto con mia figlia. La fede brilla al buio e nonostante mi costi tanta fatica, la sfilo. Non è più il suo posto, la ripongo sul comodino dove , forse, deve stare.

"Ce la faremo anche da sole, piccolina. Andrà tutto bene"

Non dovrebbe suonare come una domanda ma lo è. E spero che il tempo mi dia una buona risposta a questa domanda.

Due giorni dopo.

Bella ride mentre schizza acqua da tutte le parti incurante del fatto che stia allagando tutto. È così felice che non me la sento di interrompere il suo gioco, anche se ho sempre ripreso Louis affinché non bagnasse per terra.
Tutto sa di lui, più cerco di non pensarci più le piccole cose portano a lui.

"A me non lo avresti permesso"

Sussulto, presa alla sprovvista , e mi volto velocemente per assicurarmi che sia reale e non un sogno.

"Ciao"
Sorride sulla porta ed è davvero qui. Il cuore batte all'impazzata ed io non capisco.
"Gregg non voleva farmi entrare"

Sorride , ma io ho imparato a leggere quegli occhi.

"Posso avvicinarmi a Bella?"

"Certo. Non c'è bisogno di chiedere. È tua figlia"

Parlo veloce, come se mi avessero punta e mi sposto per non intralciare i suoi movimenti. Non so neppure cosa pensare, la mia testa è in tilt, io sono in tilt.

"Ciao amore di papà"

Li guardo insieme e vorrei piangere di nuovo, ma due giorni fa mi ero ripromessa di non farlo più.

"L'hai tolta"

So benissimo a cosa si riferisce quando gli porgo l'asciugamano e fingo di non aver sentito.
Non parlo più, non lo faccio io e nemmeno lui mentre fa addormentare nostra figlia e canta.
Cerco di non crollare, cerco di essere forte anche mentre l'aria mi manca perché mi è mancato così tanto.
Parlo solo quando lui smette e lei dorme tranquilla tra le sue braccia.

"Puoi vederla quando vuoi"

Mi guarda, in un modo strano , in un modo che non riesco a reggere.

"Non sono qui per discutere di Bella. Per sapere quanti giorni o quanto tempo potrò vederla"

Annuisco pronta ad uscire dalla stanza quando mi richiama.

"Eloise"

Non mi volto ma attendo che prosegua.

"Sono qui per parlare di noi"

"Mi sembra che tu sia stato chiaro due giorni fa"

Sospira profondamente.

"Non ho detto nulla due giorni fa"

"Non sei venuto. È stato più esaustivo di ogni parola"

"Stavo riflettendo okay?"

"Hai dovuto riflettere per tornare dalla tua famiglia? Perché c'era molto da scegliere : due poco di buono sul divano o tua figlia e tua moglie dall'altra parte dell'oceano? Eh , scelta difficile Louis"

Si avvicina a grandi passi, ma non gli permetto di toccarmi.

"Non è così. Stavo cercando di capire se ne valesse la pena!"

"Se ne valesse la pena? Di cosa? Di stare insieme?"

Sono sconvolta e profondamente ferita.

"Non è come pensi-"

Non gli do tempo di finire la frase, perché a questo punto devo chiederlo, devo saperlo.

"Louis , tu mi ami?"

Lo fisso dritto negli occhi, con un espressione seria e determinata. Non voglio balle, non voglio pena, non voglio niente se non la verità. E con sguardo altrettanto deciso e determinato mi risponde.

"Si"

Lo ripete tre volte perché io riesca a capirlo, imprimerlo sotto pelle.

"E quando te ne sei andata, ho rischiato di impazzire. Ma non ho potuto raggiungerti. Dovevo davvero capire se io fossi in grado di starvi accanto, ancora. È che.."

Non lo riconosco più, non lo capisco più. Io che riuscivo a farlo così bene, non ci riesco più perché si sta nascondendo da me.

"..mi sento così perso, Eloise. E non so se ne vale la pena per voi di starmi accanto. Il lavoro mi distrae e voi..voi non vi meritate una persona assente per la maggior parte del tempo. Sono stato egoista con te, ma.."

"Che diavolo stai dicendo?"

"Sto dicendo che ti meritavi una persona più presente e Bella un padre fisicamente vicino. Sto dicendo che quello sbagliato sono io, non tu o lei. Non siete voi il problema per cui mi sono allontanato. Sono io. Ma l'altro giorno ho capito che se vi avessi lasciato andare, me ne sarei pentito ogni giorno della mia vita."

Tutto dentro di me urla: per la confusione, per il dolore alle sue parole, per l'amore che sta esplodendo nel mio petto. Perché io lo amo così tanto.

"Ti sto chiedendo di perdonarmi e ti prometterò che cercherò di organizzarmi ed esserci per voi. Non sarò perfetto ma Eloise..cercherò di non scappare più"

Apro la bocca per replicare ma non esce nessun suono. Vedo appannato, i suoi contorni indefiniti finché le lacrime scorrono senza che possa fermarle.

"Per favore"

Suona come una supplica e forse lo è.

"Stasera tua madre può tenere Bella? Usciamo, solo noi due."

Non lo so. Non so se sia la cosa giusta da fare, non dopo avermi mollata da sola all'aereoporto.

"Non lo so"

Sospira, senza smettere di guardarmi.

"Ci stai lasciando andare?"

"L'hai fatto prima tu"

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