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Morsa ciclopica

Quando, sei piccola non pensi alla morte, la percepisci semplicemente come  la mancanza di qualcuno che è andato via.
Il mio primo incontro con la morte è avvenuto quando ero ancora molto piccola e a farne le spese è stato il mio bellissimo cane.
Si chiamava Achila ed era un cane tenerissimo, con lei ho fatto i miei primi passi e sempre con lei ho condiviso i miei giochi per molto tempo, ma un giorno di punto in bianco è andata via.
I miei hanno inventato mille parole per non farmi sentire quella mancanza, ma una bambina di quattro anni non distingue il concetto di morte e quello di mancanza e così quel vuoto ha generato in me la paura dell'abbandono.
I miei genitori mi raccontano che per mesi continuavo a chiedere quando sarebbe tornata dalla morte per giocare con me, ma la loro risposta era sempre la stessa non avrei più rivisto Achila.
Solo più tardi con i miei 15 anni ho conosciuto effettivamente il dolore è lo strazio che si prova perdendo qualcuno che si ama.
Il mio unico nonno era andato via,e questa volta sapevo bene che non sarebbe più tornato.
Ed è per questo motivo che non posso dare questo dolore ai miei genitori, devo svegliarmi da questo coma e ritornare alla mia vita.
Ma il mio corpo e paralizzato in una morsa ciclopica che non mi permette di muovermi.
A differenza dei miei muscoli, il mio cervello però funziona molto bene e ricordo ogni singola parola detta da Lana.
Quello che credevo il mio Noah, ha semplicemente giocato con me, mi ha usato come un pennello per tingere la sua tela e poi mi avrebbe abbandonata.
Ho la testa così confusa, come è riuscito a imbrogliare i miei sentimenti?
La mia unica certezza  e che devo vivere per fare chiarezza.
Vorrei urlare al mondo intero il mio dolore e giurare vendetta, ma come dimostrerei di essere diversa da lui?

Inoltre non posso e non voglio condividere la mia storia con nessuno perché dimostrerei agli altri quanto sono vulnerabile.

Quel ragazzo cresciuto senza l'amore di una madre è riuscito a farmi sentire preziosa, ma  a luccicare erano solo le sue bugie perché la realtà e che esattamente come suo padre un egoista manipolatore.
Due gocce d'acqua unità dalla volontà consapevole di fare del male è disposti a tutto pur di ottenere i propri vantaggi.

Le cicatrici che si portava lo avevano reso senza tatto all'amore per lui questo sentimento era solo una parola priva di contenuto.
Continuavo a pensare che avrei ricominciato, cercavo di immaginarmi la mia vita senza Noah, eppure nonostante sapevo di aver superato ostacoli peggiori, ero molto arrabbiata tutto mi riportava a lui, rendendomi complice del male che mi ero fatta.
Dovevo reagire e dovevo farlo anche di fretta, perché a farne le spese ne ero solo io.
Si dice che per vivere ci si aggrappa all'amore, ma se di stabile non ho molto, posso sicuramente immaginarmi ciò che se mi alzo da questo letto posso trovare.
Un ragazzo che mi ama per quello che sono, con i miei difetti fisici e i miei tabù mentali, qualcuno che non mi faccia sentire una principessa perché le favole non esistono e rischierei di farmi del male scoprendo di vivere la realtà.
Ma il mio uomo deve rendere felice proprio questa realtà, con piccoli gesti concreti, deve conquistare il mio cuore ogni giorno consapevole che farò lo stesso per lui.
Non voglio plateali manifestazioni di affetto o regali costosi, ma un buongiorno con il sorriso sarà il mio miglior giorno.
Dovrà essere sincero con me, nel bene e nel male voglio sempre la verità in modo che entrambi possiamo migliorarci e crescere assieme.
Il ragazzo che mi aspetta fuori da questo letto e da questo ospedale deve essere il mio miglior amico, colui che mi ascolterebbe anche se dico banalità perché ama sentire la mia voce.
Insieme costruiremo il nostro futuro, e anche se la strada sarà in salita le nostre mani incrociate ci trasmetteranno la forza e la volontà per andare avanti.
Ho descritto alla perfezione l'uomo che vorrei, ma in ogni descrizione, il mio pensiero corre a qualche aspetto che mi ricorda Noah.
Ho anche le allucinazioni che mi fanno sentire la sua voce che mi sussurra il suo amore.
Devo smettere di associare lui a un possibile noi, perché nel suo futuro lui non mi vedeva.
Per distrarmi mi concentro su altro, tutto ciò che mi aspetta lì fuori, la mia famiglia che in questo momento sarà disperati, a Telia che continuerà a piangere nella sua camera,  e ad Armando che mi penserà ogni giorno maledicendo i clienti che gli chiedono di me, ricordandogli la mia mancanza.
Ma un tratto ritorno a pensare a lui il principe nero che ha catturato il mio cuore.
Cosa starà facendo?
Avrà saputo del mio incidente?
La risposta è amara da accettare, ho rovinato i suoi piani di vendetta, ed ora probabilmente è già partito per il suo paese.
Sarà a chilometri di distanza eppure il mio corpo ha come la sensazione di percepire il calore delle sue mani che mi accarezzano il viso, proprio come faceva ogni volta che ci vedevamo, e mi diceva che accarezzare il mio viso gli serviva per ricaricare il suo cuore.

Mi arrendo non  posso cancellare il suo ricordo, ma posso  smettere di colorare le emozioni che mi legano a lui.
Il suo non è stato amore ma vendetta, i suoi sorrisi dolci bugie, i suoi baci delle trappole ingannatrici e le sue promesse, melodie di sirene che intrappolavano la mia anima.
Ma ora tutto ciò non aveva più potere su di me, sapevo la verità e non potevo più essere ingannata.

PS Dedicata a tutte quelle persone che in queste settimane hanno condiviso un pezzetto del mio dolore.
Ma soprattutto dedicato ad una grande donna di nome Teresa.

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