Capitolo 5
Sembra che a quanto pare l'unico luogo in cui Darius riesce a dare una strigliata alla sorella ormai sia sul posto di lavoro. Il che non è un bene per me, dato che ogni volta mi tocca assistere o cercare di placare gli animi prima che ci scappi il morto.
Vorrei poter dire che quello a uscirne indenne sarebbe il mio migliore amico, in caso non riuscissi nel mio intento di fare da paciere, ma onestamente la sua sorellina è abbastanza diabolica da trovare un modo per scamparla senza problemi.
Siamo chiusi nello studio di Darius da più o meno dieci minuti, ci aveva chiamati per qualcosa che riguardava il nuovo progetto, ma alla fine ha finito per iniziare a litigare con sua sorella per ciò che è successo alla festa di ieri.
Quindi io sono qui, seduto, mentre assisto alla tipica sfuriata alla Reyes, come capita da anni ormai. Ci sono del tutto abituato, devo dire. Ciò non cambia il fatto che ne ho le palle piene e che a breve perderò io la pazienza al posto di Darius.
Quella ragazzina ha davvero bisogno di essere rimessa in riga, dannazione.
«Le foto di Charles Frost sono dappertutto», le ricorda il fratello maggiore. Lei si limita a guardarlo e basta, dato che ne è a conoscenza, ovviamente. Sembra anche piuttosto soddisfatta a dirla tutta.
Ieri, quando ho scoperto di averla accusata ingiustamente mi sono sentito un po' in colpa, lo ammetto. Il sentimento però è durato poco, perché la ragazzina ha alzato il suo calice di champagne nella mia direzione e mi ha lanciato un sorrisetto di sfida.
Stronzetta provocatrice.
«Lo so, Nikla me le ha fatte vedere stamattina a colazione», risponde Irisabelle con nonchalance. Se ne sta seduta sul divano in pelle, ha le gambe accavallate e l'aria annoiata. «Ho quasi dato di stomaco».
Posso immaginare il motivo. Alcune riviste e periodici hanno censurato ciò che c'era da censurare, però sfortunatamente non tutte hanno avuto il buon gusto di farlo. Decisamente una pessima visione.
«Ciò che hai fatto è stato...» cerca di dire suo fratello, lei però lo precede molto serenamente.
«Epico, necessario, doveroso», suggerisce degli aggettivi come se nulla fosse. Il fratello ovviamente non intendeva dire niente di tutto ciò.
«Stupido, Irisabelle, è stato stupido», la corregge, fulminandola con lo sguardo. «Avresti dovuto parlarne con me».
Entrambi sappiamo bene che non l'avrebbe mai fatto. La ragazzina è testarda come un dannato mulo e non chiede mai aiuto, neanche quando dovrebbe. La testardaggine è una caratteristica che hanno in molti nella famiglia Reyes.
«Ti ho risparmiato la fatica di fracassargli setto nasale e cranio, oltre che una bella denuncia. Non c'è di che, Darius», gli risponde lei, calma e pacata. Ricambia lo sguardo di suo fratello senza timore o vergogna, è piuttosto soddisfatta di ciò che ha fatto. Quasi fiera.
«Credi che avrei picchiato quel ragazzino?» le domanda Darius. Sembra incazzato e offeso dalla supposizione della sorella, anche se con il mio amico mai dire mai, sa celare bene le sue emozioni. «Non sono una bestia, Irisabelle».
Darius non è mai stato un tipo propenso a ricorrere alla violenza per risolvere i problemi, neanche quando eravamo ragazzi. Preferiva giocare d'astuzia più che di forza e vinceva comunque, sempre. Per quanto riguarda me, invece, da ragazzo agivo più di forza.
Ora invece preferisco mescolare le due cose quando capita o se sono costretto, e vinco sempre anche io, questo è uno dei principali motivi per cui io e Darius abbiamo deciso di diventare soci.
«Gli avresti dato una pacca sulla spalla e l'avresti mandato a casa?» gli chiede lei con un sopracciglio alzato. Sa che non è così, ma sta provocando Darius. Provoca tutti in continuazione, cerca costantemente di far perdere le staffe a qualcuno.
«No, ci sono tanti modi per distruggere una persona senza dover ricorrere necessariamente alla violenza fisica», le risponde Darius, serio. E ora sua sorella sorride, soddisfatta della sua risposta, come se non si aspettasse niente più di questo e le andasse bene.
La guardo e cerco in lei una qualche traccia della bambina che ho visto crescere o dell'adolescente appassionata e dolce in cui si era pian piano trasformata. Ciò che vedo, però, è una giovane donna vendicativa pronta a mettere il mondo inginocchio. A quanto pare questo è l'unico modo che conosce o che funziona per mettere a tacere il dolore.
«Ecco, io sono stata addirittura magnanima, cosa che per la cronaca non è affatto da me, e mi sono limitata ad umiliarlo pubblicamente».
Per quanto mi riguarda questa situazione non mi potrebbe interessare di meno, ancor meno mi interessa dell'umiliazione pubblica di quel coglioncello senza un briciolo di materia grigia nel cervello. In realtà non interessa nemmeno a Darius, anzi, sotto sotto è fiero di come ha agito sua sorella.
È incazzato perché la ragazzina ha rischiato grosso a ficcarsi nel bagno con un tipo del genere. Non che sia uno stupratore, a quanto pare le ragazze si limita solo a molestarle e umiliarle, il gran figlio di puttana.
Quell'idiota è una specie di narcisista patologico, quindi avrebbe potuto reagire male a ciò che lei gli ha fatto e Irisabelle non ha pensato minimamente a questo tipo di evenienza o alle conseguenze che avrebbero potuto avere le sue azioni.
«Non funziona così, Irisabelle», le fa notare suo fratello. Lei però ancora non riesce a capire quale sia il succo del discorso, il vero motivo per cui è incazzato.
Il motivo per cui mi tocca starmene qui ad assistere a questa scena quando potrei benissimo lavorare o fare qualsiasi altra cosa decisamente più produttiva di questa.
«Arden voleva chiamare Indigo e sono sicura che insieme gli avrebbero fatto saltare tutti e trentadue i denti. Sospetto che poi glieli avrebbero fatti mangiare o peggio, conoscendo Indigo», dice e io non ho dubbi che sia così. Indigo ha qualche problema a gestire la rabbia. Molti problemi a gestire la rabbia. «Direi che sono stata il male minore per il caro Charlie».
Charlie. L'ha appena chiamato Charlie come se fossero amici da tutta la vita, che cazzo.
«Non pensi alle conseguenze delle tue azioni», m'intrometto, perché sono in questa stanza anche io e sono pienamente d'accordo con Darius.
Lei distoglie lo sguardo dal fratello e punta gli occhi nei miei. Dal modo in cui mi sta guardando deduco già che ciò che sta per dirmi non mi piacerà per niente.
«Se Kayla avesse avuto l'età di Nikla e si fosse trovata al suo posto, che avresti fatto, Kyran?»
Vedo rosso, cazzo. Stringo le mani in due pugni e ricambio lo sguardo della stronzetta che ho davanti.
«Se quello stronzo avesse preso in giro tua figlia e le avesse chiesto di praticargli del sesso orale davanti agli amici - te lo sto volutamente dicendo con parole più delicate - e dopo le avesse chiesto di fare pratica con loro perché è inesperta, avresti pensato alle conseguenze delle tue azioni?»
No, cazzo. La risposta è no. Non avrei pensato alle conseguenze delle mie azioni, l'avrei distrutto in ogni modo possibile ed immaginabile. Non mi avrebbe fermato nessuno.
«Hai fatto bene a difendere tua sorella, hai sbagliato però a non parlarne prima con noi», rispondo a denti stretti. Non solo per aver immaginato Kayla in quella situazione, ma anche perché probabilmente avrei reagito male anche se avessi saputo prima di Nikla.
«Da quando fai Reyes di cognome?» mi domanda, «Perché io mi ricordo di avere solo cinque fratelli, non sei».
«Sei ingiusta, Irisabelle», la rimprovera ancora Darius, «Sai che per Kyran noi siamo come fratelli e lo stesso è lui per noi».
Sono sicuro che per lui e il resto dei suoi fratelli io sia davvero come un fratello in più. Per Irisabelle però è completamente diverso e se Darius sapesse come in realtà mi vedeva o vede sua sorella, probabilmente gli verrebbe un infarto.
«Parla per te, a me bastano i fratelli che ho già», borbotta infatti lei. Suo fratello ignora le sue parole e torna alla carica.
«Charles o un altro al posto suo avrebbe potuto aggredirti in quel bagno, Irisabelle», le dice, arrivando al nocciolo della questione. «Non mi interessa che tu l'abbia costretto a spogliarsi o l'abbia umiliato, ha avuto quello che si meritava. Con ogni probabilità io avrei fatto peggio, molto peggio», aggiunge, «Sono incazzato come una belva perché ti sei messa in pericolo».
Gli occhi di Irisabelle si addolciscono. «Tenía todo bajo control, Darius», gli dice in spagnolo ed io non ci capisco niente. «Arden era nei paraggi, non avrebbe permesso che mi accadesse niente, io non gli avrei permesso di farmi niente». Lo dice come se fosse una specie di soldato dell'esercito e non come ciò che è in realtà, ovvero una ragazzina che pattina.
«Sai ancora così poco di come funziona il mondo», le dice lui con un sospiro e sono in parte d'accordo. Però è anche vero che del mondo ha potuto vedere e provare sulla sua pelle la parte peggiore, ed è ancora qui, forte più che mai anche se non è stato facile.
«So benissimo come funziona il mondo e so come mettere al proprio posto omuncoli come Charles».
L'espressione di Darius cambia e la mia anche, perché sappiamo entrambi il motivo per cui sa come comportarsi in certi casi e non piace a nessuno dei due.
«Ahora que está todo solucionado, podemos trabajar?» chiede, ancora una volta in spagnolo. Darius annuisce. «Cioè voi lavorate, io continuo a riscaldare la poltrona».
E lo fa sul serio, resta per tutto il tempo seduta su quella dannata poltrona a guardarci e basta. Di tanto in tanto però, senza che nessuno le dica niente, si alza e va a prendere qualcosa da bere per sé stessa e per noi.
Sono contento comunque di vedere che non sono l'unico a temere di trovare qualcosa nel bicchiere, anche suo fratello sembra abbastanza dubbioso e ci pensa due volte prima di bere.
Va avanti così fin quando Darius non esce dall'ufficio per andare a cercare uno degli impiegati ed io resto solo con la ragazzina bionda e fuori di testa. La guardo con la coda degli occhi perché mi sento il suo sguardo addosso.
Si muove irrequieta sulla poltrona, come se non riuscisse a stare ferma per un secondo, cosa vera, sembra quasi iperattiva a volte. Detesta stare in silenzio perciò sono quasi sicuro che stia fremendo dalla voglia di parlare ma che non lo stia facendo perché non vuole parlare con me e onestamente mi sta bene così.
Poi però mi assale un dubbio, perciò decido di rompere il silenzio. «È guarito?»
Lei sussulta e alza gli occhi su di me, l'ho presa completamente alla sprovvista. Mi guarda accigliata, non capendo di cosa stia parlando.
«Cosa?» mi domanda infatti, confusa.
«Il fianco», dico soltanto e lei capisce. Sto parlando del livido enorme che aveva sul fianco e che a questo punto, se curato bene, dovrebbe essere guarito del tutto.
«Non saprei, Kyran», risponde, alzandosi in piedi. Fa qualche passo verso di me e mi tocca seguire ogni suo movimento con lo sguardo fin quando non mi si piazza davanti. «Puoi controllare tu stesso, se vuoi».
«Non è un gioco questo, Elsa», le rispondo, restando seduto composto, senza distogliere neanche per un attimo gli occhi dai suoi. Voglio che capisca che non sono in vena di giochetti o delle sue stronzate da ragazzina.«Non c'è bisogno che mi sfidi, se avessi voluto controllare da solo, l'avrei già fatto. Ma non voglio toccarti, perciò te l'ho chiesto».
«È risaputo che chi fa da sé fa per tre», dice e non ho neanche il tempo di metabolizzare la sua frase o domandarmi cosa voglia dire, perché porta le mani sull'orlo della gonna del vestito che indossa e lo solleva fino al fianchi. Poi ancora un po' più su.
Cazzo.
Se ne sta davanti a me con il suo dannato vestito sollevato, le gambe lunghe, toniche e bianche come il latte sono in bella mostra, così come le sue mutandine nere di pizzo striminzite che coprono a malapena le sue parti intime. Il ventre è piatto, la carnagione tanto chiara da farla sembrare una bambola di porcellana.
Poi si gira lateralmente per darmi una visuale migliore sì del suo fianco, dove prima c'era il livido che ora è del tutto sparito, ma anche per mostrarmi buona parte della curva del suo sedere. Mi irrigidisco e lei non sembra notarlo.
Porca puttana. Cazzo. Così non va bene, non va per niente bene. Cristo.
«Sai di non farmi nessun effetto, vero? Ti stai solo mettendo in ridicolo e stai mostrando ancora una volta di essere tutto fuorché una donna matura», mi costringo a dire mentre distolgo lo sguardo dal suo corpo per guardarla di nuovo negli occhi. «Rivestiti e fai la brava, prima che Darius entri e decida di metterti in punizione a vita».
Le sue guance pallide si tingono violentemente di rosso, forse è dovuto al fatto che l'ho appena praticamente umiliata e messa in imbarazzo. Conoscendola, però, è quasi sicuramente più incazzata che imbarazzata.
Finalmente si ricompone, abbassando il vestito e concedendomi di riprendere a ragionare lucidamente. Questa dannata ragazzina sarà la mia rovina.
«Oye, idiota. No me trates como si...» si accorge di parlare in spagnolo e che quindi non capisco cosa stia dicendo. «Non trattarmi come se fossi una ragazzina, va bene?» traduce ciò che aveva intenzione di dire, tranne l'insulto, quello l'avevo già capito da solo.
«Ma tu sei una ragazzina, Irisabelle», le dico, «Una ragazzina viziata e capricciosa», aggiungo. «L'ho capito l'insulto, sai? Credo che la parola 'idiota' sia uguale in tutte le lingue, compreso lo spagnolo».
«Fantastico, proprio come te allora, che sei idiota in tutte le lingue», ribatte con le mani sui fianchi e lo sguardo incazzato che se potesse mi fulminerebbe all'istante.
«Stai superando il limite, Elsa», l'avverto, perché non permetto a nessuno d'insultarmi, tanto meno a una bambina. «E sai cosa fanno gli uomini adulti come me alle ragazzine viziate come te, quando superano il limite?»
«A questo punto se non mi sculacci posso ritenermi ufficialmente delusa, Kyran», mi risponde e cazzo, non mi pare stia scherzando. Anzi, tutt'altro.
La detesto per le immagini che continua a mettermi in testa. Immagini che dovrebbero ripugnarmi ma che invece hanno l'effetto contrario, facendomi sentire l'uomo peggiore sulla faccia della terra.
«Sei la sorellina del mio migliore amico, sei intoccabile per me». Mettitelo in testa e lasciami in pace, maledizione. «E lo saresti anche se non fossi la sorellina di Darius, perché sei piccola e io sono sposato».
E anche un dannato bugiardo e malato a quanto pare, uno che dovrebbe continuare a guardarti come la bambina che eri e sei.
«Mi sembra di essere abbastanza toccabile, invece». Poi fa qualche altro passo verso di me, le sue gambe sfiorano le mie ginocchia dato che sono ancora seduto. «Dovresti smetterla di pensare e allungare le mani per prenderti ciò che vuoi».
«Anche se ciò che voglio non sei e non sarai mai tu?»
Per un attimo la sua facciata dura e sicura vacilla, però riprende subito il controllo e questo mi sorprende.
«Come ho già detto, sono diventata brava a capire gli uomini, Kyran. Lo so che mi vuoi».
«Tu non sai proprio niente, Elsa».
Proprio mentre sta per rispondermi, la porta dell'ufficio si apre e subito dopo entra nella stanza Darius. Ci lancia una sola occhiata di sfuggita prima di ricominciare a parlare di lavoro.
Nel frattempo però mi sento il peso del suo sguardo addosso. Spero che questo mese passi velocemente così che qualcun altro dei suoi fratelli le dia il cambio. Voglio passare meno tempo possibile chiuso in una stanza con lei.
❄️❄️❄️
Tornare a casa è quasi peggio che stare tutta la giornata chiuso in ufficio con quella specie di bomba ad orologeria che è Irisabelle.
L'unica cosa che mi rende davvero felice è rivedere mia figlia e passare del tempo con lei dopo una giornata sfiancante. Cosa che non succederà stasera, dato che sta già dormendo. Passo comunque a darle il bacio della buonanotte come faccio sempre.
Tutto precipita quando mentre sono in doccia, mi raggiunge mia moglie. La stessa che durante il giorno mi evita come se avessi la peste. Mi abbraccia e appoggia la sua fronte sul mio petto. È nuda, bellissima ed emotivamente troppo lontana.
Ci abbiamo messo anni per raggiungere il livello di complicità che avevamo fino a qualche mese fa, anni per accettare la nostra situazione, anni per passare da essere migliori amici ad essere una coppia d'innamorati. Ci ho messo tempo ad innamorarmi di lei, a cercare di far funzionare le cose e ora sta andando tutto a rotoli.
Ho conosciuto Sophia al college, faceva parte della cerchia di amici di Ophelia, solo che a differenza di Darius e Ophelia, noi non ci siamo messi insieme subito. Sophia stava con Matthew, eravamo tutti amici.
Non avevo mai preso in considerazione il matrimonio prima, guardavo i miei amici in coppia, poi guardavo me, libero di stare con chi volessi senza la necessità di mettere un'etichetta al rapporto e mi piaceva.
Poi però Matthew, che nel frattempo finito il college era entrato a far parte dell'esercito, è morto in missione, lasciando Sophia da sola, incinta e piena di un dolore che non sembrava avere mai fine. Le ho promesso che non l'avrei lasciata ad affrontare tutto da sola e che avrei cresciuto la loro figlia come se fosse mia.
E l'ho fatto, ho sposato Sophia mentre era incinta mesi dopo la morte di Matthew e ho dichiarato Kayla come mia quando è nata, mi sono preso cura di loro fin dal primo momento.
«Adoro il tuo profumo, Ky».
Mi lascia una scia di baci sparsi lungo tutto il petto e quando con la mano scende per prendermi l'erezione in mano, la blocco cingendole il polso. Mi guarda sbattendo le ciglia lunghe e nere, sembra confusa.
«Non stasera».
«Tu che dici di no al sesso? Vuoi far venire giù il mondo, Ky?» mi guarda con un sorrisetto divertito, poi libera il suo polso dalla mia presa e mi avvolge le braccia intorno al collo.
Se c'è una cosa che io e Sophia facciamo bene ultimamente, è scopare. Ogni sera, senza emozioni, solo come due bestie prese dall'istinto e dall'eccitazione, dopo torniamo ad essere due estranei.
«Voglio il divorzio, Sophia». La guardo in attesa della sua reazione, perde il sorriso, le sue braccia cascano ai lati dei suoi fianchi e mi guarda come se l'avessi appena schiaffeggiata.
«Cosa?» mi chiede, quasi come se pensasse di non aver capito bene.
«Non possiamo continuare in questo modo, lo so io e lo sai anche tu», le dico. Perché cazzo se lo sa, non ho fatto altro che ripeterglielo per mesi e mesi. Non ho fatto altro che cercare di far funzionare un rapporto ormai sfasciato, giunto al termine. Non abbiamo più nulla da darci. Io non ho più nulla da darle, le ho già dato tutto, compreso me stesso. «Non hai il coraggio di chiedermelo, perciò lo faccio per te».
«Kyran...»
So che sta per trovare qualche scusa, so che ora si comporterà da vittima quando da tutta questa storia non ha fatto altro che trarne vantaggio. Perciò chiudo l'acqua, esco dalla doccia e mi avvolgo un asciugamano intorno alla vita. Lei mi segue quasi subito, il colpo avvolto in un accappatoio bianca, lo sguardo basso puntato sui piedi nudi. E mi dispiace, cazzo, mi dispiace proprio tanto.
«Kyran, parliamone», dice e io mi blocco al centro della stanza. La guardo in attesa. «Possiamo risolvere la situazione, possiamo aggiustare le cose».
«No», la blocco subito, «Ho continuato a darti tempo e capirti, ho continuato ad essere il sostituto di qualcun altro per tutto questo tempo e non posso più farlo».
È successo per diverso tempo che durante i nostri rapporti sessuali, Sophia non dicesse il mio nome ma il suo. Ho cercato di capirlo, me lo sono fatto andare bene all'inizio quando subito dopo scoppiava a piangere, perché non è facile perdere la persona che ami. Ma non è facile neanche scopare con tua moglie e sapere che sta pensando ad un altro uomo, sapere che è lui quello con cui vorrebbe stare. E non si può competere con un uomo morto, non si può e basta.
«Ma Kayla...»
«Non si tratta di Kayla, si tratta di noi». Cristo, non lo capisce proprio. «Kayla è mia figlia, niente e nessuno potrà cambiarlo. Nemmeno tu».
Tengo a Sophia, ma Kayla è mia figlia e andrei contro al mondo per lei. Non importa se non sono suo padre biologico, il sangue non conta un cazzo in questi casi. Sono l'unico padre che conosce, l'unico che ha.
«Sai che non lo farei mai, Ky. Non ti allontanerei mai da nostra figlia. Perché è questo che è, nostra figlia. Tua e mia».
Una parte di me sa che non farebbe mai niente del genere, l'altra parte di me però non vuole lasciare nulla al caso e preferisce prevenire anziché curare.
«Hai conosciuto un'altra?» mi chiede e io la guardo quasi come se non la vedessi. Perché quella che ho davanti è un'estranea, non è la mia migliore amica, non è mia moglie. «Puoi dirmelo, Kyran, sono abbastanza forte da sopportarlo».
«Ti importerebbe? Se ti dicessi che ho conosciuto un'altra donna, se ti avessi tradita, ti importerebbe?» Lei spalanca gli occhi, sorpresa dalla mia risposta.
«Certo che sì, Kyran, sei mio marito, dannazione!» cerca di non urlare solo perché nostra figlia sta dormendo e nessuno dei due vuole che assista a questa discussione. «Mi stai dicendo che c'è un'altra donna?»
«No, non c'è un'altra donna, ma in questo momento non ci sei nemmeno tu», le rispondo in modo totalmente sincero. «E sono sicuro che se avessi un'altra la cosa non ti toccherebbe quanto dovrebbe, ne saresti infastidita perché sarebbe una mancanza di rispetto. Ma non ne saresti addolorata, perché non mi ami».
«Non è vero, sei ingiusto e questa conversazione non mi piace».
Non le piace perché sa che sto dicendo la verità, perché sa che non può nascondermi niente, la conosco meglio di chiunque altro, quasi meglio di quanto lei conosca se stessa.
«A me non piacciamo più noi».
«Non voglio divorziare», mormora, la voce rotta come una che sta per per scoppiare a piangere e non è quello che voglio.
«Perché?»
Una sola ragione, me ne basta una sola e manderei giù anche questa, mi rimetterei le bende sugli occhi e andrei avanti come ho sempre fatto.
«Perché Kayla ha bisogno di noi insieme», come immaginavo. In questi casi mette sempre in mezzo nostra figlia, perché è lei la colla che ci tiene insieme.
«Kayla ha bisogno di noi e basta, insieme o separati importa poco», rispondo. «Dammi una motivazione valida, Sophia. Perché sono davvero convinto, domani chiamerò l'avvocato e farò preparare le carte».
Lei si avvicina a me, un passo incerto dietro l'altro. Ha gli occhi pieni di lacrime trattenute. Non ha paura di perdermi perché mi ama, ha paura di perdermi perché è abituata alla mia presenza nella sua vita.
«Lo so che non è facile stare con me, non lo è stato fin dall'inizio. Ma tu e Kayla siete tutto ciò che ho, Kyran. Siete la mia famiglia».
«Saremo sempre una famiglia, Sophia, ma essere una famiglia è diverso dall'essere una coppia», cerco di farle capire. «Si può essere una famiglia anche senza stare insieme in una relazione».
Poi succede, una lacrima le riga una guancia e sono sicuro che a breve scoppierà a piangere.
«Non lasciarmi, va bene?» mi poggia le mani sulle guance e mi guarda dritto negli occhi, «Ti prego, Kyran, cercherò di farmi perdonare. Aggiusterò le cose».
«Non capisci che non c'è niente da aggiustare?» le chiedo, cercando di allontanare le sue mani. Non ho tanto successo. «Funzioniamo come amici, come famiglia, ma non come coppia. È sempre stato così, abbiamo solo finto per tutto questo tempo che le cose andassero bene».
«Non farmi questo», piange e continua a reggersi a me come se fossi la sua àncora. Lo sono stato per tanto tempo.
«Non piangere, Sophia, vederti così mi distrugge in mille modi diversi», le dico e la tocco. È la mia rovina. Perché lei si spiaccica contro il mio corpo, approfittando di questo momento. «Tengo a te, quasi più di quanto tenga a me stesso. Ti ho messa al primo posto, sempre. Ma non ti...» il suo dito sulla mia bocca mi costringe a zittirmi. Non finisco la frase ma lei lo capisce ciò che avevo intenzione di dire.
«Non dirlo, ti prego Ky, non dirlo».
Avvicina la sua faccia alla mia, si mette sulle punte per raggiungere la mia altezza, poi striscia le sue labbra contro le mie.
«Continuare a fingere che vada tutto bene non aggiusterà le cose, finiremo per odiarci, Sophia», le parlo sulla bocca dato che non vuole saperne di allontanarsi. E io sto per cedere, ancora.
«Possiamo farcela, noi possiamo farcela».
Poi si sfila l'accappatoio, sfila il mio asciugamano e continuiamo a distruggerci nel modo migliore che conosciamo.
• Spazio autrice •
Eccoci qui, finalmente, aggiungerei🌚
Mi dispiace tanto per avervi fatto aspettare così tanto ma come ho detto, ho avuto il blocco dello scrittore e letteralmente non riuscivo a buttare giù nemmeno un rigo...
In questo capitolo abbiamo Irisabelle un po' più sfacciata e finalmente conosciamo meglio il rapporto che Kyran ha con Sophia🙃
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, cercherò di non farvi attendere molto per il prossimo, promesso❤️
Vi ringrazio per la pazienza, il sostegno e l'affetto✨
Come sempre vi aspetto su Instagram per il box domande in cui parliamo del capitolo🫶🏻
Vi abbraccio,
Noemi🩵
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