7 - Nec spe nec metu
Letteralmente "Né con speranza, né con timore".
Ho fatto tutto un discorso filosofico sulla bontà e sulla cattiveria dell'uomo e sul fatto che è sempre colpa della società... Ma la società siamo noi e la mia domanda è sempre la stessa: perché non possiamo essere noi "le persone migliori?".
Perché devono essere sempre gli altri a fare qualcosa affinché a noi vada meglio nella vita? Perché è sempre colpa di qualcun altro?
Se ognuno di noi facesse la propria parte, se non guardassimo sempre il giardino del vicino vedendolo più verde, ma ci soffermassimo a osservare il singolo filo d'erba nel nostro, l'universo non sarebbe altrettanto meraviglioso?
La vita è bella, è una, è nostra.
La vita è il tempo che abbiamo a disposizione per essere felici.
Perché passarla a invidiare quella degli altri?
Siamo felici di ciò che abbiamo, con aspirazioni, certo, provando sempre a migliorare noi stessi, ma conoscendo e accettando i nostri limiti, non quelli degli altri.
E credo che così potremo gioire delle nostre vittorie, senza la necessità di augurare il male del prossimo.
Perché, purtroppo, è quello che vedo guardandomi intorno e me ne rattristo.
Perché il pensiero è sempre semplicemente "oggi a me e domani a te".
Perché non serve una religione per capire che è giusto "fare agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te".
Quindi se ciascuno di noi facesse la propria parte, facesse ciò che è giusto, ne gioverebbe la cosiddetta società. Perché la società siamo noi. Mettiamocelo bene in testa.
Il bene comune comincia da quello individuale, nel senso che bisogna fare del bene, volersi bene e volere bene.
Cominciamo ad agire, senza sperare che qualcun altro risolva i nostri problemi.
Né con speranza, né con timore.
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