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Capitolo 8

Tara

Quando vedo il tavolo vuoto sento la delusione farmi stringere le labbra. Un nodo alla gola. La certezza di aver fatto un errore. Cerco la sua figura tra i tavoli ma ovviamente non lo trovo, è andato via.

Prendo dal bancone il vassoio e il panno per pulire e mi avvicino alla vetrata per sistemare il ripiano di legno. La insolita forza che non riesco a contenere stasera mi fa voltare verso la strada ed eccolo il motivo.

Lo sorprendo a guardarmi, dovrei voltarmi lo so e invece resto lì, immobile con la mano a mezz'aria e la sala che richiama la mia attenzione.

Infiniti sembrano quei secondi in cui le sue labbra si incurvano leggermente e il suo capo si inclina in un breve saluto.

Poi eccolo girarsi e riprendere a camminare. Imbarazzata mi volto immediatamente e riprendo a sfregare il legno lucido del tavolino davanti a me e non posso che rimproverarmi: non ho tempo per queste cose.

«Se né andato, hai visto?» Delusa Simona poggia il suo vassoio accanto al mio. «Cazzo, era davvero sexy.»

Istintivamente il mio capo annuisce sortendo il sorriso soddisfatto di Andrea.

«Ti avevo detto di provarci.» Mi rimprovera.

«Dovresti consolare me.» Mette il muso la nostra collega che batte anche la mano sul ripiano.

«Lo sai tu e lo so io che non te ne frega niente di quell'uomo. Quindi piantala.» Simona spalanca gli occhi e lo guarda furiosa ma non risponde perché in realtà è la verità. «Invece è strano come si guardavano con la nostra cerbiatta dal vetro.» Alza il sopracciglio indagatore.

Sistemo i miei capelli sulla nuca e indosso la mia solita maschera di indifferenza. «Certo che lo guardavo, non è normale che uno si ferma a fissarti da fuori.» Chiudo il discorso con Andrea che scuote la testa sconfitto.

«Sappiamo entrambi che ti ha colpita cerbiattina.» Finisce così il discorso perché il lavoro lo richiama. Simona mi guarda storcendo la bocca ma non dice niente prima di girarsi verso la cucina.

Quando finalmente posso distendermi a letto, sono davvero distruttura. Sbadiglio nel buio della stanza e mando un messaggio a mio sorella che non ho sentito tutto il giorno. Imposto la sveglia per l'indomani e non faccio in tempo ad aspettare la risposta di Valentina che sto già dormendo.

La notte sembra volare via e quando apro gli occhi sono ancora stanca. Non ho voglia di uscire dalle coperte e solo l'odore di caffè e qualcosa di dolce mi convince ad affrontare la giornata.

Svogliatamente cammino a piedi nudi fino alla cucina.

«Buongiorno, tesoro.» Manuela mi sorride affettuosa, come se non avesse appena fatto il turno di notte, ma, ormai, mi ha elevata da coinquilina a sua amica bisognosa di cure e quando ha tempo mi prepara delle dolci sorprese come queste.

Annuso l'aria profumata della cucina. Soddisfatta la ragazza mi indica la caffettiera sul tavolo e il mio stomaco brontola senza vergogna.

«Sai che sono a dieta.» Le preciso prendendo un paio dei suoi pancakes appena fatti e accomodandomi al tavolo inizio la colazione con un sorso di caffè.

«Ancora?» Mi punta contro la spatola.

«Sempre. Perennemente. Sono una ballerina, ricordi.» Alzo le spalle e quasi chiudo gli occhi per quanto sono buoni i pancakes. «Ma quanto sono stata fortunata a incontrarti.» Sospiro felice.

«Beh, su questo hai ragione.» Soddisfatta me ne aggiunge uno caldo nel piatto. «Però anche tu non sei male, soprattutto quando fai le pulizie al posto mio.»

«A me non costa niente farle se poi posso godere della tua cucina, io sono una frana, mia madre si vergogna di me su questa cosa.» Le confesso abbassando il capo sconfitta.

«Allora, com'è andata stanotte? Il dottorino si è convinto?» Vedo la sua testa muoversi a destra e a sinistra.

«No, affatto.» Spegne il fuoco e viene a sedersi davanti a me. «Le solite gentilezze, mi ha più volte sfiorato la mano fra una medicazione e una puntura, ma niente. Ho provato a essere più civettuola come hai detto tu ma ho ricevuto solo sguardi imbarazzati e fughe senza senso.»

Non posso che ridere alla sua espressione desolata. Lei mi fa una smorfia per poi addentare un pezzo enorme di dolce.

«Vedrai che entro fine settimana qualcosa accadrà.» La incoraggio ma lei non sembra credermi.

«Lo hai detto anche lo scorso weekend.» Si imbroncia triste.

«Stavolta sei più vicina. Lo sento. Va scricchiolando la sua corazza.» Le sorrido incoraggiante.

«Okay, ma quanto ci mette. Credo lo abbiano capito tutti che mi piace.» Finisce il contenuto del suo piatto e prende una tazza di caffè.

«Sì, credo anche io, ma che importa.» Pensierosa la guardo. «Sicura che non sia gay?» Mi viene il dubbio.

«Certo che no.» Convinta mi colpisce il braccio con la mano. «È solo eccessivamente timido.»

«Okay.» Resto pensierosa, in fondo Manu è davvero una bella donna, strano non si decida. «Allora, lo farà presto.»

La vedo arrotolare i capelli al dito indice. «E tu? Che mi racconti?»

Due splendidi occhi azzurri riempiono il nero della mia mente. Vorrei rispondere niente ma invece non lo faccio.

«Ieri sera c'era uno al pub che mi mangiava con gli occhi.» Credo di essere arrossita al solo pensiero.

«Questo ti succede ogni sera per quanto raccontano Simona e Andrea.» Poggia il mento sul palmo della mano dopo aver piegato il gomito sul tavolo.

«Esagerano.» Muovo una mano davanti al suo viso come se non fosse vero ciò che ha detto. «Comunque, mi guardava in un modo...» Sento un brivido al solo ricordo. «Non so dirti.» Non so continuare alzo le spalle e resto zitta.

Manuela aspetta e alla fine interviene lei. «E com'era?»

Il mezzo sorriso, gli occhi intensi e trasparenti e infine tutto il resto di lui fanno aumentare i miei battiti. «Era... Era... Non ho mai visto nessuno come lui.» Non riesco a classificarlo come: bello, sexy o che ne so. Era tutto è molto di più.

«Wow, ti ha davvero colpita?»

Il mio sguardo si perde nel fondo nero del caffè che colora appena la tazzina bianca che tengo fra le dita.

«No, era solo molto bello.» Cerco di togliere un po' di mistero a quello strano incontro e a quello strano pensiero.

«Vedrai che tornerà.» Convinta annuisce anche mentre parla.

«Ma non è importante.» Le sottolineo alzandomi per sparecchiare e lavare gli utensili che occupano il lavello.

«Sei sicura?» Anche lei si alza e si ferma proprio accanto a me.

A fatica mi obbligo ad annuire. «Okay, allora poco importa.» Lo dice in tono leggero ma mi scruta in attesa della mia reazione.

Persa nei miei pensieri afferro le tazze che mi porge e mi affretto a voltarmi verso il muro.

«Che fai ora?» Cambia discorso.

«Devo andare in segreteria a scuola. Finalmente ho ricevuto l'email di ammissione ieri pomeriggio.»

Il viso della mia coinquilina si accende.

«È fantastico!» Il suo entusiasmo genuino me la fa apprezzare ogni giorno di più.

«Sì, sono molto felice.» Con la mia solita compostezza la faccio comunque partecipe dei miei pensieri.

«Vuoi che ti accompagni con l'auto?»

Mi propone gentile.

«No grazie, devo solo andare a chiedere informazioni. Sfrutterò la tua proposta la prima volta che farò ritardo.» Mi stampo un sorriso esagerato divertendo anche lei.

«Okay, lo farò con piacere. Ora...» non trattiene uno sbadiglio. «Vado a letto.» Si alza e le faccio cenno di non preoccuparsi di rimettere ordine. «Ci vediamo per pranzo?»

Annuisco.

«Allora a dopo. In bocca al lupo.» Mi manda un bacio e va via.

«Viva il lupo.» Fiduciosa mi verso un altro caffè.

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