Capitolo 61
Tara
«Tara, fallo ancora!» La sua voce alterata mi ripete per l'ennesima volta di rifare il passo. La musica si interrompe mentre il brusio aumenta intorno a noi.
«La lezione è finita.» Parla alle altre ragazze che lasciano la scena per raccogliere le loro cose abbandonate a terra agli angoli della stanza. «Tu resta!» Mi si rivolge alterato.
Cerco di concentrarmi sui passi che devo eseguire e non sul desiderio di andare anche io via. I suoi occhi sono su di me che sono ancora al centro delle sue attenzioni.
«Il fianco deve andare più giù.» Le sue dita si stringo sulla mia carne. «Così.» Forza il mio corpo al suo volere. «Cazzo, sai fare almeno questo.» Mi bisbiglia crudele all'orecchio per non farsi sentire dalle altre. «Immaginati mentre ti scopavo da dietro, ecco dove devi stare.»
Me lo tolgo di dosso e mi allontano con la scusa di bere. Ho il fiato pesante per lo sforzo e per l'aria nella stanza che sembra un macigno. Porto la mano che trema al collo, non riesco a muovermi o a respirare.
Presto rimarremo soli e dovrò sopportare la sua presenza, i suoi tocchi, le sue parole senza poter fare nulla.
«Torna al centro, cazzo. Credi che abbiamo tutto il tempo del mondo e voi andate via! Non vedete che ci disturbate.» Caccia le mie compagnie che si affrettano a uscire lanciandomi sguardi preoccupati.
La stanza si svuota e in un attimo e su di me, mi afferra il braccio e mi trascina dove vuole lui.
Strattono il braccio liberandomi e facendolo sbuffare. Con calma mi asciugo le gocce di sudore dalla fronte con la maglietta bianca che indosso sul body.
«Vedo che oggi sei piuttosto scontrosa.» Bisbiglia girandomi intorno. Porto le mani sui fianchi. «Ma qui comando io stronzetta e tu devi fare ciò che ti dico. Tra pochi giorni ci sarà lo spettacolo e tu dovrai essere perfetta.» Le dita ancora su di me, forzano la posizione che mi chiede. «La preside vuole te come protagonista.» Mi gira ancora attorno risistemando il mio corpo in posizione.
Quella rivelazione dovrebbe farmi piacere, ma provo solo rabbia.
«Ho cercato di fargli capire che non vali niente, che sei incostante, che mi avevi promesso di stare con me e invece...» Il suo viso si avvicina al mio, il suo profumo mi infastidisce. «Ricordi quando mi hai detto che potevo fare ciò che volevo di te?» Il suo dito striscia sulla mia mandibola. «Ricordi?»
Mi rifiuto di rispondere, lo ignoro e resto a guardare fissa davanti a me, peccato che invece di un muro bianco mi ritrovo a guardare la nostra immagine riflessa.
«Si che ricordi e anche io.» Il suo corpo e dietro il mio ora e i nostri occhi si incontrano nello specchio. «Ricordo come ti obbligavo a urlare il mio nome anche quando non volevi ed era molto eccitante. Peccato sai. Peccato che ora, invece, ti fai scopare da un altro.» La sua mano sinistra torna sul mio fianco e lo stringe facendomi male, non emetto suono e lui mi tira verso il suo corpo dietro al mio. «Presto, però, avrò modo di riassaporarti.» Le dita si aprono sulla mia pancia.
Disgustata lo guardo con odio.
«Questo non accadrà mai.» Risoluta faccio un passo avanti per togliermelo di dosso e tolgo la sua mano da me.
Un ciuffo biondo scivola sulla fronte aggrottata, la mano lo porta elegantemente indietro. Il suo sorriso si apre nello specchio ed è freddo, glaciale. Un brivido corre lungo la mia schiena. I suoi occhi brillano vincitori e sono pieni di lussuria
«Se non dobbiamo provare io vado a casa.» Chiudo il discorso. Sistemo la mia coda di cavallo dimostrandogli più coraggio di quello che ho realmente. Alzo il mento e tento di liberare la mente dagli strani pensieri che ultimamente mi assillano.
«Hai ragione non pensiamoci ora, non dobbiamo distrarci.» Torna a concentrarsi sul presente e su di me. «Anche se il tuo corpo è una tentazione.» Si avvicina per un nuovo contatto tra noi.
Lo evito.
«Prova a toccarmi ancora o a insistere con questa storia e stavolta andrò dalla preside.» Seria resto ferma con i suoi occhi piantati nei miei. È la prima volta che lo sfido a apertamente, ma ho la sensazione che stavolta il discorso sia più serio.
Inattesa la sua risata riempie la stanza.
«Vieni dai, ricomincia da capo.» Dolcemente mi prende per mano invitandomi a ballare.
«Non è più un gioco Walter, lasciami solo danzare.» Cerco di liberarmi, ma le sue dita si stringono intorno alle mie.
«Non lo è mai stato Tara.» Stringe ancora. «Io ti ho scelta tra tutte e tu, cara, hai fatto la tua mossa.»
«Hai ragione, sono stata una stupida, ma ora non lo sono più e se osi toccarmi ancora non resterò a guardare. Non credo farà bene alla tua carriera se si sapesse in giro cosa fai alle tue allieve.» Non urlo, ma lui fa un passo indietro. Mi guarda sconvolto e il suo viso presto si colora di rosso.
«Tu sei pazza. Non ho fatto niente. Sei tu che sei venuta da me.» Arrogante mi ignora rimettendo la musica dall'inizio.
«Lo vedremo.» Cerco di minacciarlo.
«Davvero credi che qualcuno possa credere a te, l'ultima arrivata, anziché al sottoscritto.» Si ferma con un ghigno storto sul viso. «Forse ti sei montata un po' la testa ragazzina. Sei solo un bel corpo niente di più. Sia per me che per loro.» Indica con la mano la scuola. «Forse in maniera diversa, ma entrambi vogliamo solo approfittare di te. Nessuno vuole problemi. I problemi si eliminano. Vuoi essere eliminata proprio ora che sei a un passo dall'ottenere qualcosa?» Si allontana appena e continua a parlare come se io fossi solo una bambina capricciosa. «Vuoi ritornare a casa senza aver ottenuto niente per la seconda volta? Vuoi che la tua famiglia resti delusa, ancora.»
Tremo.
«Non è bello sapere che la propria figlia è disposta a vendere il proprio corpo pur di fare carriera.» La sua minaccia è piu efficace della mia.
«Sei un bastardo!» Gli tengo testa grazie all'adrenalina che mi scorre in corpo.
«Io penso che sia meglio per te stare ancora un po' al gioco. Non ti farò del male, vincerai anche tu.» La musica riparte. Lo guardo fermarsi davanti a me e la verità è tutta lì: non potrò mai vincere con lui. «Balla.» La sua voce mi strega. «Balla.» Ripete ancora..
Inghiotto l'orgoglio e la rabbia e lascio che la musica mi trascini via da quel posto e dal quel mostro. Mi muovo dimenticando la sua presenza nella stanza.
Devo resistere, mi ripeto, mentre la magia della danza mi trascina in un posto diverso, pieno di calore ed è in quel luogo che trovo sempre lui. La sua gentilezza, il modo in cui riesce a calmarmi. Da quando ho conosciuto Chris mi rendo conto che sono cambiata, la danza non è più l'emozione più grande della mia vita. I miei sentimenti per lui lo sono.
Lui è ciò a cui non voglio rinunciare e non permetterò più a Walter di mettere in pericolo ciò che abbiamo.
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