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Capitolo 58

Tara

Mi lascio convincere dalle sue romantiche parole e con un sorriso ricambio il suo bacio. Le labbra morbide premono sulle mie ed entrambi restiamo occhi negli occhi.

La sua mano si alza fino alla mia guancia. Adoro la sensazione di calore e sicurezza che mi provoca quel gesto fatto da lui.

Le labbra ancora unite, umide e sincere. Come potrei non desiderare qualcosa di più da lui? Come potrei non credere che sia perfetto?

La mano scende lentamente, mi sfiora il collo per fermarsi sul mio fianco sotto il cappotto. Apro le labbra prima di premerle con più desiderio sulle sue. Le sue dita si stringono sul mio fianco.

«Ahi!» Pronuncio tirandomi indietro non riesco a nascondere il dolore. Sorpreso ritira la mano preoccupato osservando il mio corpo, proprio nel punto in cui sento ancora il calore della sua mano.

Vedo qualcosa cambiare nelle sue iridi trasparenti e sento il cuore stringersi. È qualcosa di profondo, grande, che sembra risucchiare tutta l'aria dal mio corpo. I suoi sentimenti sono lì proprio davanti a me. La mia mano inizia a tremare e non posso evitare la fuga da lui. Non ho idea di come gestire quello che sento esplodermi dentro. Vorrei lasciarmi andare, lo vorrei davvero, ma questo significherebbe raccontargli tutto e io non ho il coraggio di deluderlo.

«Scendiamo?» chiedo aprendo già lo sportello. Con la scusa del freddo tiro su il cappuccio e cerco in me la forza di indossare la solita maschera che tranquillizza tutti, che dice sto bene, anche se non è la verità.

Faccio finta di interessarmi al panorama mentre attendo sul marciapiede che lui mi raggiunga.

Sbircio dalla sua parte e la sua bellezza, la sicurezza che mostra, mi fanno desiderare di nascondermi fra le sue braccia.

La sua mano si posa sulla mia schiena invitandomi a camminare. Non dice niente e questo mi spaventa un po'.

Allora, parlo. Parlo di sua sorella. Parlo del tempo. Parlo del traffico. Parlo, perché odio sentire il silenzio fra noi.

Alzo lo sguardo verso di lui. Il suo profilo è serio e sono certa che stia pensando a ciò che mi ha chiesto uscendo da casa. Sento i lividi farmi male e stringo i pugni per non ascoltare quel dolore che mi fa solo capire quanto io sia vicina dal perderlo.

Mi stringo il cappotto addosso e penso a come fare passare tutto, odio quel suo silenzio, odio l'idea che lui mi possa fraintendere e mi distrugge il timore che lui si possa stancare di me. Devo assolutamente alleggerire la situazione, ma prima che il mio cervello sia in grado di formulare qualcosa che faccia cambiare il suo umore è lui a parlare.

«Tara, io...» arresta il passo come anche le parole.

Mi fermo anche io al suo fianco e non mi piace il suo tono preoccupato, io non è di quello che voglio parlare.

«Tara!»

Non posso ignorarlo e allora chiudo la bocca e alzando il viso il cappuccio scivola indietro sulla mia testa. Non posso che guardare il dubbio sul suo volto.

«Perchè sei scappata dall'auto?»

Non ho modo di sfuggirgli. Stringo il labbro inferiore fra i denti e resto in silenzio.

«Tara...» mi invita a parlare.

Stringo fino a sentire il sapore ferroso del sangue.

«Non sono fuggita, io voglio solo che stai tranquillo.» Mormoro piano.

«Come posso?» il suo tono è irritato.

Lo guardo supplicandolo silenziosamente di cambiare discorso alimentando così il suo fastidio.

«Cazzo, Tara!»

«Basta! Ti ho detto che è tutto apposto, perché devi insistere, cosa vuoi?» Il mio tono si alza e i suoi occhi si accendono. «Cosa vuoi?» ripeto.

«Io voglio te, se non ti fosse chiaro. Cazzo, io voglio te. Tutta te. Senza segreti. Senza limiti.»

Qualcuno è incuriosito dal nostro tono irritato. Chissà quante volte capita di vedere qualcuno litigare in areoporto, magari qualcuno in procinto di partire, magari perché la paura di prendere quell'aereo, di mettere quella distanza fra te e il tuo amore è come quella che sento io nonostante gli sono accanto, nonostante potrei toccarlo allungando la mano, nonostante è colpa mia se c'è quel muro che sento ergersi fra noi.

«È così difficile da capire?» Parla piano ora e a me sembra urlare più di prima, perché sono i suoi sentimenti che mi si mostrano, che cercano di liberarmi da me stessa.

Lo guardo. Lo guardo come se domani non dovessi più vederlo. Vorrei gettarmi fra le sue braccia ancora una volta mentre mi muovo sui miei piedi e stringo quello stupido cappotto.

«Tara...»

Quanto adoro il mio nome sulla sua bocca.

Il telefono suona e non posso che pensare che mi stia salvando e io torno a guardare a terra davanti a me.

«Stiamo proprio entrando in areoporto.» Riprende a camminare e le porte scorrevoli si aprono alle sue parole. «Tu dove sei?» Lo vedo girarsi a destra e proseguire verso quel lato e ovviamente io faccio lo stesso. «Ora siamo proprio davanti la tua uscita ti aspettiamo qua.» Infila il telefono in tasca. «Non credere che il discorso sia chiuso.» Mi avverte guardando dritto davanti a sé. «Devi dirmi cosa sono quei segni.» La voce gli trema.

«Chris...»

«Non credi che ne abbia il diritto. Sono il tuo ragazzo...»

«Il mio ragazzo...»

«Non è forse così?» Si gira verso di me sorpreso dalla mia interruzione.

«Chris!» Il suo nome urlato con gioia ci fa voltare verso le porte a vetro appena aperte.

Una splendida ragazza, con lunghi capelli scuri, si getta fra le braccia del ragazzo al mio fianco. La sua valigia rossa resta al centro della sala abbandonata.

Il calore di quell'abbraccio distende il suo volto teso.

«Sono così felice di essere qui.» Saltella allegra per poi bloccarsi alla mia vista. Non ho il tempo di capire che vengo avvolta dalle sue braccia. «Tara! Non vedevo l'ora di conoscerti.» Mi sento stringere e poi allontanare per essere sottoposta alla lunga occhiata dei suoi incredibili occhi azzurri così simili a quelli di suo fratello da rimanerne turbata.

«Sei bellissima.» Sorride a suo fratello che nel frattempo ha recuperato la valigia.

«Grazie.» Praticamente balbetto travolta dalla sua energia. «Anche tu.»

Compiaciuta annuisce

«Dai Alicya lasciala stare. Andiamo.» La invita lui avviandosi verso l'uscita.

«Ho fame. Voi avete mangiato?» Alicya mi prende sottobraccio e parla felice seguendo suo fratello, accelera il passo e prende anche lui sottobraccio, usciamo a malapena dalle porte.

Riesco solo a scuotere la testa.

«Allora, mangiamo. Chris, dove ci porti?» da lì a un'ora assisto alla forza della natura che è questa ragazza. Piena di vita, un'esplosione, ora capisco quando lui mi diceva che non si somigliano affatto.

Seduti l'uno di fronte all'altra litigano per cosa ordinare, io devo ancora sedermi dopo essere stata al bagno e sorprendendo anche me stessa mi accomodo accanto ad Alicya, lei ne è felice suo fratello meno. Gli occhi di Chris si alzano su di me ne sento la forza anche se lo ignoro parlando con sua sorella, ma li sento e sento la loro delusione nell'avermi lontana, ma sono convinta che faccia bene a entrambi un po' di spazio.

Il pranzo continua con una certa allegria ascolto sua sorella parlare di Roma, dei loro genitori e mi fa piacere conoscere meglio entrambi.

«Sono pienissima.» Si lamenta Alicya accarezzandosi la pancia.

«Anche io.» Le confermo.

«Vuoi andare a casa?» Chris ci raggiunge fuori dopo aver pagato il conto.

«Non se ne parla, sarò qui poche ore e voglio andare in giro, al centro per esempio.» Il suo viso si illumina come quello di una bambina al consenso di suo fratello.

Li seguo in silenzio fino al posteggio, Chris tira fuori il telecomando premendo l'apertura dell'auto a noleggio da qualche metro di distanza. Alicya svelta sale nei posti di dietro e a me non resta che quello accanto al guidatore.

Chris mi apre lo sportello e nel farlo mi sfiora appena il braccio e il primo contatto da ore e mi sento sussultare.

«Forza sali.» Mi invita a sedermi visto che ero rimasta ferma a quel brivido.

«Sì, scusa.» Mi affretto a salire e così gli finisco quasi addosso, la sua mano mi impedisce di cadere stringendomi a lui e io resto senza fiato. Sarò rossa come un pomodoro.

«Forza andiamo.» Alicya si lamenta da dietro e Chris chiude lo sportello girando intorno all'auto accontentandola subito.

Ed è così che va tutto il pomeriggio e la sera, con il mio corpo, il mio fiato e la mia testa che vanno in tilt a ogni lieve contatto con lui.

Alla fine di questa giornata posso dire che qualcosa li accomuna senz'altro, sono entrambi delle persone decise. Li vedo litigare, fare pace, sorridere e raggiungere ciò che vogliono e prenderselo senza problemi.

E io, e io se solo avessi solo un po' del loro coraggio ora non starei annuendo a Chris che mi chiede se sono pronta a tornare a casa.

Siamo appena entrati nel suo appartamento, dopo aver cenato Alicya sbadiglia assonnata.

«Forse e ore che io vada a letto.»

Chris le indica la sua stanza e il bagno.

«Acconpagno Tara e torno, okay?»

«Buonanotte Tara.» Mi si butta fra le braccia stringendomi.

«Buonanotte.» Ricambio la stretta. «A domani.»

Lei mi bacia sulla guancia felice e suo fratello apre la porta di casa.

In auto l'aria è pesante. Nessuno parla. Non ho voglia di fare finta di niente, sono stanca di averlo lontano è un giorno che mi ignora.

«Eccoci.» Posteggia davanti il mio appartamento e resta con le mani sul volante.

«Non sali?» Chiedo delusa.

Non mi risponde.

«Buonanotte.» Vorrei sbattere lo sportello, ma non lo faccio, non è da me. Lo ignoro solamente.

Sono quasi alla porta e sento quel suono ovattato che io non ho avuto il coraggio di generare. Non mi giro. Sono arrabbiata, giusto?

Allungo la mano con la chiave e sento la sua presenza alle mie spalle. Il formicolio del mio corpo traditore mi dice già tutto.

Silenziosi saliamo al mio piano, senza guardarci in faccia, non servono le parole al momento.

Quando apro la porta di casa capisco subito che Manuela non c'è. Entro e accendo la piantana al centro del salotto permettendogli così, se vuole, di entrare.

«Sei da sola.» Constata anche lui. La sua voce è così roca che i miei occhi vanno subito nei suoi.

Resto inchiodata sotto il suo sguardo profondo, la luce che lo anima mi fa restare immobile non riesco neanche a respirare.

«Al diavolo tutto.» In pochi passi è da me. «Al diavolo le parole.» Le sue mani sono sul mio viso. «Voglio sentirti.» Ansima scendendo sulle mie labbra. «Voglio sentirti perché non sopporto più questo silenzio fra noi.»

Ho le lacrime agli occhi, perché è ciò che desidero anche io ardentemente.

E poi, e poi finalmente le sue labbra si intrecciano alle mie.

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