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Capitolo 22

Tara

Le mani di Walter mi circondano la vita che stringono prima di sollevarmi verso l'alto per il mio changement de pies.

«Ancora!» Irritato sbatte il piede a terra. «Mettiti qua!» continua a urlare.

Mi avvicino e incrocio il piede destro davanti al sinistro in quinta posizione, inizio il demi-pilè e nuovamente le sue dita premono con forza i miei fianchi.

«Cazzo! Non è possibile, ancora!» Oggi sembra indiavolato. «Anche voi, forza!»

Il sudore imperla la mia fronte. I muscoli delle cosce tremano quando ancora una volta compio quel gesto. È l'ultima lezione della giornata oggi la sua ed è estenuante per me ripetere ancora questi gesti, siamo già oltre l'orario da un'ora ma lui continua a farci rifare quel passo all'infinito.

«Al diavolo tutte, andate via. Ci vediamo domani, la lezione è finita.»

I mormorii accompagnano la sua uscita dalla stanza. Con passo pesante riesco a raggiungere gli spogliatoi, e provo sollievo solo quando l'acqua calda scorre sulla mia pelle alleggerendo la tensione muscolare.

«Ma cosa gli è preso oggi?»

«È stato orribile!»

La mie compagne continuano a commentera le ultime tre ore di allenamento. Alzo il viso verso il soffione e anche io non riesco a capire cosa possa avergli causato quel malumore.

Purtroppo devo rinunciare al sollievo della doccia troppo velocemente per quello che vorrebbe il mio corpo. È davvero troppo tardi e i ragazzi mi stanno già aspettando al locale.

Avvolgo la tovaglia intorno al mio corpo e dal borsone prendo il telefono per avvertirli del ritardo. Subito Andrea mi risponde un "okay" nel gruppo dell'app.

Riprendo ad asciugarmi con quel chiacchiericcio che mi sembra sempre più assordante. In fondo è giusto che mi preoccupo per lui.

«Comunque, io lo calmerei volentieri.» Una bruna commenta ammiccando.

«Beh, anche io sarei disposta a sentire ancora le sue urla se poi mi stringeresse come faceva con Tara.» Due occhi azzurri si posano ridenti su di me.

«Non credo ti piacerebbe. Ho i lividi.» Mi costringo a commentare quando altri occhi si posano su di me.

«Signirina Tara, se ha finito devo parlare con lei nel mio ufficio!» Il tono perentorio di Walter oltrepassa la porta facendoci sussultare tutte.

Gli occhi che mi guardano ora sono timorosi come anche i miei gesti che lentamente recuperano le mie cose e si avviano verso l'uscita.

«Non preoccuparti Tara, sei stata brava.» Annuisco a Tiziana che cerca di darmi coraggio.

Le nocche sbattono sul legno chiuso. «Avanti!»

Con mano tremante abbasso la maniglia, la luce del sole al tramonto invade la stanza.

«Mi ha cercato?» In quel posto devo rivolgermi a lui con rispetto.

«Chiudi la porta e vieni qui.» Faccio come mi dice raggiungendolo al centro della stanza. La sua figura è davanti alla finestra. Osserva fuori ma senza il piacere di farlo, le sue spalle sono troppo rigide come i muscoli della schiena.

«Dove sei andata ieri sera dopo il lavoro?» sorpresa dalla sua domanda la mia mano allenta la presa e il borsone cade ai miei piedi. Il tonfo lo fa voltare e i suoi occhi sono gelidi quando si posano su di me.

In silenzio mi osserva serio.

«Intende dopo il lavoro?» La mia precisazione fa tendere la sua mascella. «Sono tornata a casa.» Stringo i palmi fra di loro davanti al ventre.

«Interessante.»

Non capisco cosa lo irriti. Non c'era nessuna chiamata da parte sua nel mio telefono.

«È stato interessante vederti uscire con due uomini.» In due passi è a solo qualche centimetro da me. Le sue mani stringono le mie braccia con rabbia.

«Tu...» balbetto spaventata dalla sua reazione esagerata.

«Mi hai fatto proprio una bella sorpresa. Io come un coglione ti aspettavo e tu...»

La sua bocca è con rabbia sulla mia. Il suo corpo mi sospinge verso la porta dove ci fermiamo quando con foga tocca il mio corpo.

Le dita stringono il mio seno. I suoi denti mordono le mie labbra costringendomi a lasciar entrare la sua lingua che con prepotenza mi costringono in un bacio che d'amore non ha niente.

Le sue mani non desiderano il mio corpo, lo stringono provocandomi solo dolore, niente di piacevole mi avvolge il centro del corpo, solo la tensione della fretta. Vorrei finisse tutto subito.

Vorrei protestare. Allontanarlo.

È colpa mia! Continuo a ripetermi mentre tengo con forza gli occhi chiusi. Non avrei dovuto farmi accompagnare, è stato inopportuno.

«Hai idea di come mi sia sentito a vederti con quelli?» Il tono è feroce come la sua mano che abbassa i miei leggings denudandomi davanti ai suoi occhi. «Farti scopare davanti ai miei occhi quando a me non concedi niente. A me che ti amo.» Mi costringe a guardarlo a quella confessione che sembra urlare nonostante il tono basso.

«Io non...» non riesco a difendermi né a finire la frase quando con rudezza prende quello che non ero ancora pronta a dargli.

Le lacrime bruciano i miei occhi ma le trattengo è solo colpa mia.

Sento la toppa della porta girare. «Così non ci disturberà nessuno.»

Inerme poso le mani sulle sue spalle per non cadere. Mi sento sollevare e poggiare sul legno freddo. Rabbrividisco nonostante il suo corpo caldo tenta e ritenta di darmi calore.

Il suo volto è irriconoscibile. Le smorfie del piacere ne cambiano i lineamenti.

«Io ti amo, lo sai vero?» Stringe il mio fianco e io gemo di dolore. «Sapevo ti sarebbe piaciuto. Tu sei mia. Non deve toccarti nessun altro. Vedi cosa... Mi... Costringi... A... Fare!» I suoni rochi che emette si perdono sul mio collo.

Dovrei essere soddisfatta per il piacere che sembra provare. I brividi lo scuotono mentre con forza continua la sua corsa. «Non posso vivere se so che altri ti girano attorno.» Cerca i miei occhi e io annuisco arresa. «Ti amo.» Aggiunge velocemente ormai giunto al limite.

Lo sento irrigidirsi. Le sue pupille si colorano di nero prima di affogare il suo viso sul mio petto. Morde la mia pelle costringendomi a stringere la presa con le dita sulla sua schiena e poi tutto si ferma.

Immobile resta fra le mie gambe. I suoi capelli sfatti gli coprono il viso. È sempre tremendamente attraente. Solleva il viso più sereno e soddisfatto.

«Guarda cosa mi fai fare a scuola. Sai cosa mi accadrebbe se qualcuno lo sapesse?» Nonostante il discorso sia serio è troppo compiaciuto per rimproverarmi veramente. Sorride e io gli accarezzo i capelli in cerca, forse, di un po' di tenerezza ma la mia mano resta a mezz'aria. Alla svelta i miei piedi toccano nuovamente il pavimento e lui si allontana sistemandosi.

«Rivestiti e vai via.» Si tira su i pantaloni allontanandosi verso il bagno privato che ha in stanza. «Ah, non costringermi più a dimostrarti quanto tengo a te.»

Tremante mi tiro su e vado con vergogna in cerca dei pantaloni.

«Hai capito?» Torna indietro per guardarmi.

«Sì. Non lo farò più.» Tremo ma lui non si accorge di niente.

«Bene. A stasera.» La porta si chiude e io resto in quella stanza che mi sembra ora buia e non perché il sole è ormai tramontato ma perché non riesco a credere a ciò che è successo.

Sciocca! Mi rimprovero mentre mi obbligo a rivestirmi. Lui tiene a te e tu te ne vai in giro con Christopher. Devo stargli lontana!

Mi ripeto in quelle scale fredde di marmo. Tengo stretto il cappotto al petto che trema nonostante il mio sforzo di trattenere tutto.

Sciocca! Mi perdo fra la gente dove nessuno può darmi conforto.

Alzo in mento è avanzo per la mia strada.

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