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Capitolo 18

Tara

Non so cosa mi prende. Sento il mio corpo fremere mentre Chris si allontana alle mie spalle.

Cerco di tornare a respirare normalmente ma il cuore mi batte in petto impazzito. Scossa mi avvicino al bancone e con mani tremanti riprendo il mio lavoro.

«Cerbiattina, quell'uomo ti fa proprio effetto.» Andrea è tornato dalla mia parte per sistemare i bicchieri delle nuove ordinazioni nel mio vassoio.

«Ti prego, non voglio parlarne.» Alzo una mano interrompendolo subito.

«Ma si può sapere perché hai deciso di sì per quello stronzo e di no per un ragazzo che invece meriterebbe le tue attenzioni?» Insiste senza badare a quanto io sia scombussolata o forse riflettendo, credo lo faccia intenzionalmente.

«Beh, Andrea non ha tutti i torti.» Ci si mette anche lei. «È sexy. È simpatico. È sexy.» Simona parla guardando apertamente le spalle dell'uomo al centro della nostra conversazione.

«Questo lo avevi già detto.» Asciugo le mie mani sudate sul grembiule nero che mi copre la gonna sul davanti.

«Infatti, non si può non precisarlo almeno un paio di volte.» Sospirando mi spinge con la spalla. «Amica mia, non dico che non hai fatto bene a pomiciare con il tuo maestro ma qui è un altro livello.»

«Simona!» Cerco almeno di farle abbassare i toni.

«Dai, non mi sente nessuno e comunque sai che sono d'accordo con te: ballare è molto interessante.» Sono certa che non parliamo dello stesso tipo di danza. «Ma quello non è un tipo serio e lasciatelo dire da me, che conosco bene il tipo.»

«Perchè, perché lo conosci bene?» Io non capisco perché continuano a giudicarlo senza sapere niente di lui.

«Perchè io stessa sono come lui. Ha scritto in faccia che ama scopare in giro senza legami.» La voce dalla ragazza è seria, come i suoi occhi che con affetto sperano di convincermi del mio errore, ma io non lo vedo. Sono troppo fortunata ad avere attirato Walter a me, ne sono certa e non riesco a non ripetermelo continuamente.

«Non è così.» Convinta lo difendo, anche se non riesco a guardarli mentre lo dico.

Sento gli occhi di Simona che cercano di capire dal mio silenzio perché io ne sia così certa. Non trovando risposta sospira e insiste.

«Anche Andrea lo ha riconosciuto. Mentre quello...» Il dito smaltato indica le spalle di Chris poco lontane. «Quello è una cosa diversa.»

«Non credo. Anche lui gioca con me.» Insisto.

«È diverso. Sei troppo ingenua amica mia per notare forse la differenza ma ti assicuro che è enorme. Per il tuo Walter sei un oggetto.»

Alzo il mento offesa.

«È così, devi capirlo.» La sua mano corre al suo petto per poi tornare velocemente a indicare Chris. «Con lui, invece, è un gioco alla pari.»

Non capisco e scuoto la testa per dimostrarle che non sono d'accordo.

«Mi farai ammattire.» Interviene Andrea che sbuffando si allontana verso un signore in giacca e cravatta che ha ordinato un vino bianco. Non aveva più parlato.

«Perche?» insiste Simona rivolgendosi a me. «Perchè non è vero che vuole solo usarti?» Insiste.

«Perchè io, io...» mi vergogno da morire. «Perchè io non ci sono ancora andata a letto.» Le sopracciglia bionde si alzano sorprese.

«Davvero?»

«Beh, abbiamo fatto qualcosa.» La sera prima torna alla mia mente e con essa il senso di nausea allo stomaco. «Ma io, io non ho molta esperienza Simo e lui sta aspettando.»

«Questo mi sorprende molto.»

«Non ho avuto un periodo facile lo sai e sicuramente il sesso non era al primo posto per me. Però lui...» Imbarazzata mi confido con lei. «Però lui, nonostante lo desideri non mi ha forzata.» È davvero così? Spero forse che lei mi chiarisca quella strana sensazione che ho dalla sera prima.

Il suo braccio mi avvolge in una stretta.

«Non riesco a fidarmi di lui, okay.» Annuisco, più tranquilla per il suo affetto. «Stai attenta, comunque.»

Confusa mi allontano per guardarla meglio. Pensavo di averle dimostrato che è in buona fede.

«Ti arrabbierai se continuo.» Si morde il labbro indecisa.

«Ti prego.» Nervosa mi tiro indietro.

«La situazione è ancora peggiore.»

Spalanco gli occhi, non capisco.

«Ti ha riconosciuta fra tutte. Ha captato la tua innocenza e la userà come un'arma. Sei una splendida sfida.»

Alzo gli occhi al cielo e sorrido.

«Ora esageri, non credi?» Credo abbia visto troppi film su uomini che approfittano della ragazza inesperta.

«Tu stai attenta!» Prende il tablet dal ripiano. «Ti prego.»

Non ho modo di continuare la nostra discussione, i clienti insistono nel chiamarci e i loro borbottii e sbuffi ci impediscono di finire il discorso.

«Cazzo, un minuto.» La delicatezza di Simona dovrebbe infastidire il cliente ma essendo un uomo non appena la vede sorridere dimentica l'attesa, ammaliato dalla mia attraente collega.

Sbuffo mentre mi allontano dal bancone, mi tocca pure servire il tavolo dove Chris scherza con i suoi amici.

Mi avvicino sorridente. «Allora, avete deciso?»

La donna che ho scoperto chiamarsi Veronica alza subito la mano, con il dito indice la invito a parlare mentre appunto tutto cio che dice sul tablet. A ruota ascolto gli ordini di tutti gli altri e finisco con il posare lo sguardo su Chris che tiene ancora in mano il menù.

«Vuoi che torno dopo?» Tra me è lui c'è il suo amico Angelo che mostra una foto sul telefono all'altro uomo al tavolo con loro.

«No, no, ho fatto.» Alza i suoi occhi azzurro ghiaccio su di me e le mie dita già tremano.

«Vorrei...» capisco appena quello che mi dice, le sue labbra attirano ogni mia attenzione e nonostante mi rifiuti di accettare questa attrazione tra noi non riesco a guardarlo con indifferenza.

E lui lo sa, cazzo. Ne sono certa.

Il sorrisetto che piega l'angolo destro delle sue labbra è frutto di quella consapevolezza che non vorrei dargli. Infastidita da questa sua supremazia sui miei sensi annullo la distanza fra noi e nel prendere il menù coraggiosamente gli sfioro le dita.

Il calore della sua pelle riempie il mio corpo di brividi ma non sono la sola ad accendersi, l'intenso sguardo che mi rivolge è pieno di sorpresa e di fuoco.

«Scusa.» Bisbiglio tentatrice mentre mi tiro via tornando da Andrea con una certa soddisfazione.

Il mio amico alza un sopracciglio. Ovviamente ha visto tutto, come sempre non gli sfugge niente. Gli rispondo con una smorfia e continuo il mio lavoro.

Quando ritorno con gli ordini, stanno tutti parlando e tranne un piccolo cenno di gratitudine, non ottengo altro da lui e ne resto quasi delusa. Sembra concentrato a guardare fuori. Seguo il suo sguardo curiosa e il motivo del suo distacco dovrebbe rendermi molto felice. Walter è proprio sul marciapiede fuori alla vetrata davanti a noi. Con lui distinguo alcuni insegnanti dei miei corsi di danza e questa cosa mi innervosisce, non so come dovrò comportarmi con lui in loro presenza.

Abbasso lo sguardo e i miei occhi e quelli di Chris si incrociano. Silensiosa mi sembra di sentire anche da parte sua quella domanda che mi pongono tutti: perché?

Non ho voglio di vedere quell'espressione sul suo viso e allora stringo le labbra e mi allontano velocemente. Ho già i miei di problemi senza dover aggiungere anche la sua opinione su di me. Sono già certa che Walter non mi rivolgerà la parola.

Con controllata gioia Walter e i suoi accompagnatori mi salutano per sedersi in fondo alla sala. Tiro un sospiro di sollievo quando finalmente si avviano al tavolo. Sento i muscoli del viso farmi male per quel finto sorriso che mi sono obbligata a tenere.

Inevitabilmente il mio sguardo finisce nel suo.

I suoi occhi si spostano da me a Walter come se gli fosse incomprensibile il modo in cui si è comportato. Le immagini del suo saluto di ieri sono ben vivide anche in me e non hanno nulla a che vedere con il distacco di oggi.

Imbarazzata abbasso lo sguardo e corro per quanto in maniera composta verso Andrea che, nonostante sul suo viso abbia dipinto il disappunto in maniera esplicita, resta in silenzio. Dal bancone la mano si allunga verso di me porgendomi un succo di arancia.

Senza proteste ko mando giù velocemente e sento la gola bruciare e la necessità di tossire con gli occhi che si riempiono di lacrime.

«Ma non era succo? Che ci hai messo?» Parlo con difficoltà mentre il vigliacco sciacqua via le prove dal bicchiere ormai vuoto.

«Se ti avessi dato direttamente un alcolico lo avresti rifiutato ma invece ti ci voleva proprio, soprattutto per digerire quel verme.» Si allontana prima che possa rispondergli a tono.

Simona arriva alle mie spalle. «Lascia fare a me.» Afferra il vassoio pieno di comande e lo porta dritto al tavolo del mio, diciamo, fidanzato.

Walter le sorride accattivante per poi tornare a parlare con i miei professori. Avrei dovuto servirli io e quindi non posso che essere riconoscente alla mia amica che tornata al mio fianco mi schiaccia l'occhio per poi tornare a servire.

Le ore passano lentamente e quando approfitto di un po' di calma per andare al bagno mi ritrovo Walter dietro la porta.

Non ho neanche il tempo di chiedergli cosa faccia lì, è vietato l'ingresso ai non addetti, che mi sento spingere sul muro alle mie spalle. Con frenesia le sue mani stringono il mio corpo mentre la sua bocca si incolla alla mia con prepotenza.

Il sapore di alcol della sua lingua stordisce anche me. Sento la necessità di respirare ma la sua presa è troppo decisa per permettermi di liberarmi. Istintivamente i miei palmi vanno al suo petto, cerco di sospingerlo all'indietro per prendere aria ma attengo solo una presa più serrata che mi fa duolere il corpo.

«Oh, scusate!»

La voce di una terza persona fa subito staccare Walter. Alza la mano in segno di saluto verso il nuovo arrivato e se ne va via senza guardare verso di me.

«Che fai qui?» Il tono di accusa lo fa arretrare.

Maledico la mia sfortuna che tra tutti ha scelto lui come mio salvatore.

«Scusa.» Balbetta confuso. «È stato Andrea...»

«Al diavolo. Lascia stare.» Cerco di sistemare la camicia e la gonna che Walter aveva sollevato preso dalla passione.

Mi volto verso il lavandino cosi da sistemarmi alla specchio mentre lo sguardo freddo di Chris sembra congelarmi la schiena.

Cerco di cammuffare ad ogni costo la sensazione di disagio che sento.

«Non volevo interrompervi.» Dopo un tempo che sembra infinito la sua voce roca bisbiglia quelle parole che mi fanno subito alzare gli occhi su di lui.

Attraverso quello specchio ci guardiamo come se stessimo in realtà combattendo. È alle mie spalle e la sua presenza è così vivida per il mio corpo che traditore inizia a tremare per quella vicinanza.

Nessuno dei due apre più bocca, il respiro accelera il salire e scendere del mio petto mentre lui sembra non volermi lasciare andare, in quella posa che sa di protezione dietro di me.

Perché lui no?

La voce di Simona fa eco al mio cuore che batte impazzito.

Perché sarebbe un errore. Soltanto un errore.

«Scusami, devo tornare a lavoro.» Mi giro e lo oltrepasso rabbrividendo al solo sfiorarlo.

A passo deciso mi allontano fino al giungere finalmente al bancone dove posso tornare a respirare.

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