Capitolo ventitreesimo.
ALBUS
Lunedì mattina, io e Scorpius ci stavamo dirigendo verso l'aula di Divinazione per la lezione con il professor Fiorenzo. Il mio migliore amico odiava quella materia, ma sua madre e suo padre l'avevano costretto a studiarla fino al quinto anno. Dall'anno prossimo, avrebbe sicuramente rinunciato. Io, al contrario, la studiavo abbastanza facilmente, senza problemi, ma non era una delle mie materie preferite.
Entrammo nella classe e ci accomodammo nei posti assegnati. Fiorenzo era già nella classe, pronto per la lezione. Appena ci vide ci sorrise e ci augurò buongiorno. Ricambiai il gesto, mentre Scorpius fece finta di non sentire.
nella foto: Fiorenzo.
«Bene! Ora che ci siamo tutti» cominciò il professore, «gradirei iniziare la lezione.»
Rose mi lanciò un sorrisetto ed io ricambiai il gesto. Anche Laura mi salutò ed io agitai la mano, come risposta. Scorpius riprodusse la sua solita espressione da furba, lanciando un'occhiata alla sua ragazza.
Roteai gli occhi, insieme a Laura, mentre quelli di Rose si trasformavano in due cuori rosa enormi. Quando il professore chiamò Scorpius per l'appello, neanche lo sentì.
«Signor Malfoy» esclamò, «se vuole parlare con la sua fidanzata, dovrà aspettare la fine della lezione, altrimenti può uscire e aspettarla. A lei la scelta.»
Scorpius mise il broncio. «Resto qua.»
I ragazzi scoppiarono a ridere, mentre le ragazze fecero gli occhi dolci, continuando a fissare Scorpius come se fosse una torta farcita. Che cosa trovassero di così affascinante nel mio migliore amico era ancora un mistero.
«D'accordo. Gradirei che non ci fossero più interruzioni! Grazie!»
Scorpius sbuffò, poi la lezione riprese in modo normale.
___
MARIANNE
due giorni prima, ore 5.34 AM
La porta di casa si chiuse lentamente, ma riuscii comunque a cogliere il rumore soffocato. Per quale motivo la porta si fosse chiusa a quell'ora era un mistero. Quel giorno Draco iniziava il turno alle nove del mattino, perciò uscire così presto non era necessario.
Allungai la mano dall'altra parte del letto, per capire se era stato Draco ad uscire da casa mia. Effettivamente era così, dato che non c'era...
Mi liberai delle pesanti coperte e mi alzai dal letto. Infilai i piedi nelle ciabatte di lana regalatomi da Draco qualche settimana prima, poi camminai attorno al letto, raggiungendo la porta della nostra camera.
Da lì potevo vedere una parte del primo piano. Scesi le scale lentamente, con la mano che strisciava sul corrimano, il cuore che martellava nel petto e la pelle d'oca.
Avevo paura di qualcuno o di qualcosa? Avevo paura di ciò che era successo o di ciò che qualcuno aveva compiuto?
Arrivata al piano terra, entrai nella cucina e mi guardai attorno, cercando con lo sguardo qualcosa che potesse aiutarmi a capire che cosa fosse successo, e in particolar modo perché la porta di casa mia si era chiusa e perché Draco era uscito a quell'ora.
Sul tavolo della cucina, che la sera prima era stato sgombrato da tutto, c'erano dei fogli bianchi. Mi avvicinai, con un sopracciglio incurvato, la pelle d'oca e il batticuore. Cos'erano? Mi riguardavano? Ci riguardavano?
Il primo era scritto da lui, su un foglio di brutta, preso dalle scartoffie... ma gli altri no. Avevano il timbro del Ministero e c'erano due firme: quella di Draco e di Kingslay. Quelle erano le uniche cose che ero riuscita a decifrare a quell'ora.
Mi sedetti, sbuffando, e mi passai una mano sui capelli, cercando di rilassarmi. Presi fra le mani il foglio di Draco e lessi lentamente le parole:
Cara Marianne, ciò che scoprirai fra qualche riga non sarà terribile solo per te, lo è stato anche per me, soprattutto la parte in cui ho dovuto mettere su carta le mie emozioni e i miei pensieri. Ti chiedo scusa se non te l'ho consegnata di persona, ma era troppo per me, non potevo andare incontro a questo. Siamo sempre stati così: io sviavo i problemi e tu li risolvevi per me.
Ed è così sbagliato, dannazione. Non me ne sono accorto ora, naturalmente... l'ho sempre saputo che accadeva questo. E Dio, mi dispiace così tanto! Tutto quello che volevo era vivere felice, amarti, sostenerti e vederti ridere, sorridere. Era il mio sogno, il mio desiderio... ma non sono mai stato all'altezza, non ero il tuo principe azzurro e mai lo sarò.
Marianne, abbiamo passato tante cose insieme, tanti brutti momenti, tante disperazioni e così tanti dolori, ma siamo qui, siamo vivi, siamo insieme.
Ed è proprio questo il punto.
Perché siamo insieme se non possiamo starci?
Per anni mi convincevo del fatto che non avessi compiuto l'errore più brutale della mia vita, ma mi sbagliavo. Sapevo perfettamente che non era così, ma l'ho nascosto a me stesso.
Sono stato un codardo.
Sono stato un idiota.
Ti ho rapito, pensando di poter ottenere da te le stesse cose che io provavo per te, ma non è mai successo. E ho sbagliato.
Questa lettera è piena di parole orribili, di pensieri buttati lì a casaccio, ma avevo tante idee e pochi modi per scriverle. In un certo senso, sto scrivendo tutto quello che mi viene in mente, e mi dispiace.
Lo dico solo perché tu lo sappia... la sto scrivendo la mattina in cui tu la leggerai, pochi minuti prima di distruggerti, nel senso che sto abbandonando tutto quello che tu consideravi "noi". Anche io lo consideravo e lo chiamavo in quel nome.
Tutte le cose che facevamo insieme, che abbiamo compiuto, per me resteranno sempre la parte migliore della mia vita, della mia adolescenza e della mia giovinezza.
Be', le poche righe si sono trasformate in qualcosa che naturalmente non lo sono... scusami ancora se ti sto rubando tutto questo tempo. Probabilmente adesso, mentre tu leggi, io sarò già lontano da te e dalla tua persona.
Non avrai più me stesso intorno a te, a rovinarti, a infastidirti, ad avvicinarti alla morte ogni secondo di più. Tutto questo finirà bene, sia per me che per te. In poche parole, Marianne, ti sto chiedendo di leggere i fogli in allegato e di firmare, senza preoccuparti di ciò che accadrà dopo.
Starai bene, io starò bene.
Sarà tutto perfetto.
Decideremo dopo cosa fare con la casa, i ragazzi, le nostre famiglie e i nostri impegni. Avrei voluto scrivere "ti amo" come alla fine di ogni mia lettera, ma questa volta non è proprio il caso.
Draco
I miei occhi erano colmi di lacrime, il mio viso fradicio e il cuore spezzato in mille pezzi. Non stava accadendo a me stessa, qualsiasi cosa Draco avesse inteso nella lettera non era assolutamente vera.
Mi passai una mano sul viso e presi fra le mani i fogli del Ministero. Avevo gli occhi troppo bagnati per riuscire a leggere, così me li asciugai ancora. Le parole risultarono chiare dopo qualche secondo, ma fu lì che sprofondai di nuovo in un pianto.
Carte per il divorzio fra Draco Lucius Malfoy e Marianne Spencer Piton Lupin. Mi caddero le braccia, lo sguardo paralizzato sulla partete di fronte al tavolo, gli occhi colmi di lacrime, il cuore ancor più spezzato...
Draco mi stava chiedendo il divorzio. Voleva lasciarmi, divorziare, abbandonarmi... uccidermi, disintegrarmi.
In una situazione sicuramente più sobria non avrei mai permesso a mio marito di dargliela vinta, ma nel momento in cui ero decisi di fare la cosa peggiore per entrambi, per tutta la nostra famiglia.
Il mio nome comparve lentamente sulla barra al fianco di Draco. I miei occhi si chiusero e ricominciai a piangere, senza riuscire a fermarmi.
I can hold my breath
I can bite my tongue
I can stay awake for days
If that's what you want
Be your number one
I can fake a smile
I can force a laugh
I can dance and play the part
If that's what you ask
Give you all I am
I can do it
I can do it
I can do it
But I'm only human
And I bleed when I fall down
I'm only human
And I crash and I break down
Your words in my head, knives in my heart
You build me up and then I fall apart
'Cause I'm only human
I can turn it on
Be a good machine
I can hold the weight of worlds
If that's what you need
Be your everything
I can do it
I can do it
I'll get through it
But I'm only human
And I bleed when I fall down
I'm only human
And I crash and I break down
Your words in my head, knives in my heart
You build me up and then I fall apart
'Cause I'm only human
I'm only human
I'm only human
Just a little human
I can take so much
'Til I've had enough
Cause I'm only human
And I bleed when I fall down
I'm only human
And I crash and I break down
Your words in my head, knives in my heart
You build me up and then I fall apart
'Cause I'm only human
***
Il campanello suonò. Sospirando, mi alzai dal divano e raggiunsi la porta. Dallo spioncino riuscii a vedere il mio amico Harry. Era venuto a farmi visita e questo mi rendeva così felice.
«Ciao» mormorò, quando aprii la porta e incontrò il mio sguardo.
Gli rivolsi un sorrisetto non troppo contento. «Come stai?» domandai.
«Come stai tu!» ribatté prontamente Harry, cercando di entrare in casa. Non risposi, ma gli diedi il permesso di accomodarsi. Si sedette su una delle sedie della cucina e gli servii da bere.
«Non mi hai ancora risposto» mi fece osservare.
Alzai il capo e annuii lentamente. «Lo so. Be', non c'è molto da dire, semplicemente è arrivato il momento che aspettavo da ben ventitré anni.»
Harry allungò la mano per prendere la mia e sorridemmo insieme. «Sono sicuro che Draco avrà avuto le sue motivazioni, ma di certo non credo abbia fatto bene a lasciarti in questo modo. Non puo buttarti giù così, però. Guardati! Sei uguale a prima, non è cambiato niente.»
«Non è vero» esclamai incontrando il suo sguardo, «ho perso la cosa più importante, Harry. L'amore. E tu dovresti ben sapere di cosa sto parlando! Hai perso i tuoi genitori quando avevi poco più di un anno... o forse te lo sei dimenticato, visto che la sottoscritta li ha riportati in vita?»
Harry sospirò e abbassò lo sguardo, senza parole. Probabilmente ero stata un po' troppo pesante, ma la verità era che non mi importava. Volevo solamente sorridere di nuovo e dimenticare tutto il resto. Avere la meglio contro gli altri era la mia vittoria, quella che desideravo di più al mondo.
«Non sono venuto qua per discutere sui miei genitori o su Draco» esclamò Harry, «volevo chiederti come stavi e restarti vicino. In più, volevo dirti una cosa che Albus mi ha riferito.»
Alzai il capo. «Di che cosa stai parlando?»
«Albus mi ha detto che Marilina gli ha riferito una cosa sia assurda sia incredibile che è successa nella sua stanza sabato sera.»
Sospirai, «di che si tratta, Harry?»
I suoi occhi si soffermarono qualche istante sui miei. I nostri respiri danzavano all'unisono, e per qualche secondo, accompagnati dal battito del nostro cuore, riempirono il vuoto di dialoghi.
«Marilina ha trasformato una vecchia collana di sua madre in un Horcrux.»
Spalancai gli occhi e con una mano mi coprii la bocca. «Che cosa? Ha trasformato che cosa? Siete fuori di testa? È Magia Avanzata e Oscura! Marilina non è in grado di generarla!»
Harry annuì. «Lo so, allora come spieghi il fatto che lei sapesse che cosa è diventata la collana?»
Lo guardai, senza una risposta. Marilina davvero era a conoscenza di cosa avesse creato? Di cosa era successo?
Sbuffai e allargai gli occhi, quasi esasperata. «Harry, se tutto questo fosse realmente accaduto, che cosa accadrebbe dopo?»
«Non ne ho idea. Come minimo, diventerebbe come Voldemort e ricomincerebbe l'era che siamo riusciti a distruggere.»
La mia mente si era soffermata sulla parola Voldemort. Mi ricordavo qualcosa che avevo trascritto sul mio taccuino, nel corso dei due giorni dopo l'abbandono di Draco. Senza dire nulla a Harry, mi diressi verso il tavolino del salotto, borbottando fra me e me.
Il mio amico mi guardava come se fossi matta, ma quando ebbi fra le mani il taccuino Harry capì.
«Che cosa trovi dentro a quel taccuino?»
«Ho scritto alcune cose che pensavo... e ho alcune ipotesi su Marilina. Appena hai nominato Voldemort mi sono ricordata di aver appuntato qualcosa, ma non mi ricordo bene. Adesso lo cerco e poi te lo leggo.»
Cominciai a sfogliare le pagine, fino a quando non vidi il nome di Marilina trascritto in maiuscolo e riquadrato. Lessi attentamente tutte le parole, fino a quando non trovai la frase che più mi interessava.
«Eccola!» esclamai, «E se Marilina fosse la figlia illegittima di Tom Riddle? Tutto quello che Harry ha scoperto su di lei, si può ricollegare con Lord Voldemort, il che non è assolutamente un piacere per chi ha vissuto anche la precedente guerra.»
Harry mi guardò con gli occhi spalancati. «La figlia di Tom Riddle?»
«Sì» risposi, «lo so che dovrebbe dimostrare più anni di quelli che ha ora, ma esistono alcuni incantesimi che ti permettono di bloccare la crescita, a patto che tu rimanga segregata, lontana dalla comunità e dal mondo esterno.»
Harry alzò un sopracciglio. «Davvero? Non ne avevo la minima idea.»
Annuii convinta. «Sì, esistono. Forse la madre di Marilina ne ha praticato uno perché voleva nascondere l'identità del padre. E questo spiegherebbe anche il motivo del cognome "Black".»
Harry scosse il capo. «Non lo so, non sono pienamente convinto. Facciamo una cosa: ne parlo con Ginny, Luna e Neville, tu vedi se riesci a incontrare Hermione e Ron.»
«D'accordo.»
«Ora devo andare» annunciò, «ci vediamo presto.»
Mi attirò a sé in un abbraccio stretto, poi mi lasciò andare. Mi rivolse un sorriso gentile e. salutandomi, lasciò la casa.
___
NELLA FOTO: Aaron Johnson nel ruolo di James Potter da giovane.
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