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Capitolo trentunesimo.

MARILINA

Il mese di aprile arrivò rapidamente. I compiti assegnati dagli insegnanti erano aumentati, per via della fine della scuola, e le attività extrascolastiche cancellate, per mancanza di tempo.

Quel pomeriggio ero segregata nella mia camera intenta a studiare, nella speranza di poter capire qualcosa dell'ultima lezione di Storia della Magia, mentre tutti gli altri studenti ne avevano approfittato per trascorrere qualche ora a Hogsmeade.

Ero completamente sola nel castello e questa cosa mi piaceva parecchio. Nonostante non amassi la solitudine, in quel tempo la apprezzavo di più perché avevo la necessità di pensare a cosa mi stava succedendo.

Dopo quell'incontro nel bosco, avevo compreso la mia vera natura: ero cattiva, nata da due genitori cattivi. Era possibile trasferire la cattiveria in modo genetico?

Mia madre era stata cattiva durante la sua vita, per questo era stata costretta a lasciarmi. Mia madre era stata cattiva a lasciarmi e quindi non avrebbe mai avuto la possibilità di rivedermi.

Mio padre era stato cattivo perché aveva abbandonato prima mia madre e poi me, per questo non avrebbe mai più avuto considerazione da parte mia.

Sospirai e cercai, almeno per un istante, di smettere di pensare alla mia inesistente famiglia e a quella che avrei potuto avere, nel caso in cui i Malfoy avessero deciso di adottarmi.

Una domanda sorse spontanea: Scorpius, Andromeda e Severus lo sapevano? Erano al corrente di ciò che i loro genitori avevano in mente di fare?

Forse no, perché nessuno di quei tre aveva osato parlarmi dell'argomento. Probabilmente i coniugi volevano tenerlo segreto almeno fino a quando non sarebbe stato reale.

Improvvisamente il libro rubato si illuminò. Vibrò e cadde a terra, riproducendo un tonfo. Mi avvicinai di corsa e controllai che non si fosse strappato o rovinato. Fortunatamente, nessun problema.

Perlomeno fino a quando la voce non riapparve. La voce della creatura che mi possedeva.

«Ciao Marilina» esclamò, con voce profonda, «sono felice di risentirti e di rivederti.»

«Non potrei dire lo stesso» sentenziai, tenendo le braccia al petto e ricordandomi che io potevo solamente sentirlo.

La voce scoppiò in una risata divertita, poi tornò improvvisamente seria. «Oggi sono venuto qua per chiederti una cosa molto importante.»

«Sentiamo.»

«Qualche tempo fa hai avuto la possibilità di vedermi in carne ed ossa, lo ricordi? Se tu dessi la tua disponibilità, questo potrebbe riaccadere.»

Storsi un sopracciglio e osservai un punto a vuoto nella stanza, dove pensavo provenisse la voce.

«Potresti essere più chiaro?» chiesi, sbuffando.

«Intendevo... se sei d'accordo con la questione di riportarmi in vita. »

Spalancai gli occhi, con la bocca semiaperta. Avevo sentito bene? Quella creatura era certa del fatto che io potessi riportarlo in vita? Ma come riusciva a pensare ad una cosa del genere?

«Sei fuori di testa. Come posso riuscirci? È magia avanzata... ti devo ricordare che ho solo quindici anni?»

«No, lo ricordo, ma se l'ho proposto a te è perché sono sicuro del fatto che potrai farcela.»

Sospirando, mi sedetti sul letto e mi presi qualche secondo per pensare alla proposta. Quando alzai lo sguardo mi spaventai: di fronte a me c'era la creatura... ed era particolarmente spaventosa. Non riuscivo neanche a descriverla...

«Che... cosa... sei?» balbettai, alzandomi in piedi.

La creatura indossava una casacca nera, lunga fino ai piedi, scoperti e sporchi. Non avevo idea di cosa potesse essere.

«Quando ti ho chiesto di riportarmi in vita» iniziò lui, «non era una richiesta, era un'imposizione.»

Detto ciò mi afferrò per il collo e mi tirò su. Incontrò il mio sguardo e cominciò a stringere le mani attorno ad esso.

«Non so perché io sia sopravvissuto, ma è stato tutto a causa tua. Ed io ne approfitterò per portare a termine tutto quello che ventitré anni fa non sono riuscito a finire.»

Mi lasciò cadere sul letto e mi puntò contro una bacchetta. Ero letteralmente spaventata.

«Questo è l'incantesimo. Forza, fallo!»

___

MARIANNE

tre giorni prima

«Draco» esclamai, «io vado.»

Mio marito si avvicinò e mi prese in braccio, lasciandomi baci su ogni punto del viso.

«Eh dai, devo andare. Tornerò dopodomani, Draco, come promesso, okay?»

«Sì, ma sbrigati. Non posso stare troppo lontano da te.»

Di colpo spalancai gli occhi, ricordandomi che era solo un sogno e che era accaduto la mattina prima, quando stavo per lasciare Villa Malfoy. Mi ero trasferita per soli due giorni in Bulgaria, nella speranza di trovare qualche valida informazione su Marilina.

La stanza accanto alla mia era occupata da una donna, ma non udivo mai alcun rumore. Era strano, avevo pensato inizialmente. Quella donna usciva la mattina alle cinque e tornava la sera alle undici... che cosa faceva tutto il giorno?

Quella mattina decisi di controllare. Uscii dalla mia stanza in fretta e attesi che la signora delle pulizie la lasciasse aperta affinché i pavimenti bagnati si asciugassero.

Sgattaiolai all'interno della camera e silenziosamente cercai fra i mobili di legno. I cassetti del comodino erano vuoti, fatta eccezione per qualche crema e degli elastici per capelli.

Mi spostai verso un armadio: era chiuso a chiave. Sospirando, cercai la chiave dove solitamente la nascondevo io. Mi avvicinai alla lampada della camera e tastai sopra al vetro... bingo!

Presi la chiave fra le mani e la infilai nella serratura, facendo scattare il meccanismo. Quando lo aprii non potevo crederci... c'erano foto, ritagli di giornale e documenti che riguardavano solo ed unicamente Marilina.

Mi tappai la bocca senza fiato... chi era la donna nella stanza? Perché conosceva così bene la ragazzina?

Sul fondo dell'armadio c'era una busta bianca e affianco ad essa un bigliettino: mamma ti ha sempre amata, piccola Marilina.

Sbiancai...

La donna nella stanza accanto alla mia era la madre di Marilina, la donna che l'aveva messa al mondo e l'aveva abbandonata...

Sapevo cosa fare: avrei aspettato la donna e le avrei parlato, perché volevo conoscere il motivo per cui l'aveva abbandonata.

Ma la sera tardi, quando bussai alla sua porta per parlare, non aprì nessuno. Un uomo passò di lì e sorridendo disse: «Gentile signora, la donna che sta cercando ha lasciato l'albergo oggi pomeriggio.»

Confusa, lo ringraziai e tornai nella mia stanza, incerta sul da farsi. Alla fine decisi di tornare a Londra e di raccontare tutto.

***

La mattina dopo il mio rientro a Londra, io e Draco stavamo dormendo nella nostra stanza, quando improvvisamente un tuono squarciò il cielo. Mi svegliai di soprassalto e immediatamente chiamai mio marito.

«Mare, che succede?» chiese, incontrando il mio sguardo.

«Quel tuono... sembrava diverso» mormorai, con la voce impastata.

Draco sorrise e si levò la coperta dalle gambe. Si alzò e raggiunse la finestra. Mentre era in piedi lo osservai e mi accorsi del fatto che mio marito fosse completamente nudo... come me, del resto.

«Mare, vieni qua» esclamò, con voce tremante.

Mi tolsi la coperta di dosso e lo raggiunsi. Il mio viso era rivolto verso il suo; Draco mi attirò a sé e con un gesto del capo indicò la finestra.

Girai il capo e solo allora notai la scritta verde che serpeggiava nel cielo:

TOM MARVOLO RIDDLE E' VIVO.

E il mondo mi cadde addosso, come ventitré anni prima.

___

NELLA FOTO: Louis Doyle, nel ruolo di Ernie McMillan, e Shefali Chowdhury, nel ruolo di Calì Patil.

Ernie e Calì hanno avuto due figlie: Hannah, nata nel 2006, e Lavanda, nata nel 2008.

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