Capitolo decimo.
MARIANNE'S POV.
«Draco, ti ricordi che oggi devono venire Sirius e Julia Black?», domandai appena lui entrò nella cucina.
«Certo che mi ricordo, tesoro», replicò sorridendo.
Ricambiai il gesto, poi sospirando dissi: «Spero che vada bene. Insomma, spero che capiscano.»
«Sirius è l'ultimo Black ancora in vita, è giusto che sappia.»
Draco mi rivolse l'ennesimo sorriso, mi si avvicinò, mi baciò e sussurrando disse: «Stanno arrivando.»
Scoppiai a ridere divertita. «Sei sensitivo, tesoro, complimenti.»
Draco riprodusse un'espressione alquanto enigmatica e provocatoria, poi sorridendo salì nelle stanze per sistemarle. Io continuai il mio lavoro nella cucina, controllando che il pranzo non bruciasse nel forno.
A pranzo, avevamo ospiti: i coniugi Potter, Weasley, Paciock, Black e Minerva McGranitt sarebbero venuti per raccontare a Sirius e a sua moglie la situazione della nuova arrivata.
Secondo alcune lettere della mia vecchia professoressa e di uno dei miei migliori amici, Marilina era una brava ragazza. Studiava tutti i giorni, con costanza, senza dimenticare mai l'occorrente nella Casa.
Senza sorprendere nessuno, era finita in Serpeverde. A detta di Neville, Scorpius cercava sempre lo scontro, ma Marilina, acuta e sveglia, lo aveva respinto. Albus, al contrario, non aveva mai provocato la nuova arrivata, a tal punto di farla realmente irritare.
Improvvisamente, Draco scese nella cucina e guardò l'orologio dicendo: «Penso che arriveranno fra una decina di minuti. Li ho visti Smaterializzarsi poco lontano da qui.»
«Perfetto. Suppongo che il pollo sia pronto. Aiutami a tirarlo fuori, per favore.»
«Certo, amore.»
Draco si sporse verso di me e sorridendo tirò fuori la teglia. La posò sul tavolo e si voltò a guardarmi.
«Ti posso chiedere una cosa, Draco?», domandai calma.
«Sicuro, tesoro, dimmi.»
«Che rapporto c'è fra te e le tue tre assistenti? Intendo... le sorelle Greengrass e Pansy Parkinson...»
Draco arrossì violentemente. «Il rapporto che può esserci fra colleghi e fra... ex compagni di Hogwarts.»
Alzai lo sguardo e incontrai i suoi occhi grigio chiaro. Lui si limitò a deglutire pesantemente e per qualche secondo rimase immobile con lo sguardo che ballava da un oggetto all'altro.
«Pensi che te ne andresti mai con loro, se Voldemort ritornasse?»
Draco mi guardò negli occhi e attese a rispondere. La sua espressione era indecifrabile, il che rendeva il mio stato d'animo ancora più ansioso.
Aprii la bocca per parlare, sicuramente delusa, ma il campanello mi precedette. Abbassando lo sguardo, quasi sul punto di piangere, andai ad aprire.
Sirius e Julia erano sulla porta. Mi salutarono ed io li feci entrare. Sirius teneva il solito taglio di capelli di vent'anni prima e caratterialmente non era cambiato nemmeno per errore. Julia, invece, aveva i capelli biondi raccolti in una coda sofisticata e indossava l'abito blu più bello che avesse mai messo in mia presenza.
«Prego, accomodatevi», esclamò Draco, entrando nell'atrio principale.
Fra me e lui ci fu un'occhiata piuttosto confusa e perplessa, ma abbassai lo sguardo appena appresi che sarei diventata la copia perfetta di un peperone.
Invitai Julia e Sirius ad accomodarsi nella sala da pranzo, mentre aspettavamo gli altri invitati.
Harry, Ginny, Ron, Hermon e Luna arrivarono una decina di minuti dopo e mi abbracciarono tutti, sorridendomi.
«Sono molto contenta di rivederti», esclamò Luna, facendo ondeggiare da una parte all'altra i suoi capelli biondi chiarissimi.
Le rivolsi un sorriso entusiasmato e le presi la giacca, appendendola nello sgabuzzino. Le coppie entrarono nel salotto, mentre Luna mi seguì in cucina e mi guardò.
«Tu e Draco avete discusso?», domandò dispiaciuta.
«No, non discusso... gli ho fatto una domanda molto importante e lui ha esitato a rispondere.»
Luna sbiancò. «Mi dispiace tanto. Che cosa gli hai domandato?»
«Se, nel caso in cui Voldemort fosse ricomparso, lui se ne sarebbe andato con i suoi vecchi migliori amici.»
Luna annuì lentamente e dopo qualche secondo sorrise dolcemente.
«Draco è cambiato tanto da quando vi siete conosciuti. Ha rinunciato ai suoi migliori amici e alla sua famiglia per sposarti e amarti, non butterà all'aria tutti questi sacrifici. Sai quanto suo padre l'ha disprezzato per la scelta che ha fatto e sai anche quanto tempo ci ha impiegato per apprezzare te come fa invece Narcissa. È un uomo splendido e mentre dico queste cose mi rendo conto di quanto è strano per te ascoltarle. Quando eravamo degli adolescenti lo odiavo, ma solo perché era un Purosangue. Ora è uno dei miei più cari amici ed è la prima persona che ti rende felice, solo per questo dovrei ridere di gioia.»
Con le lacrime agli occhi mi sporsi per abbracciarla e lei mi strinse a sé. Qualche secondo dopo, Hermione entrò nella cucina e si bloccò sulla porta sorridendo.
«Sono arrivati anche Neville e la McGranitt.»
«Non chiamarla in quel modo», esclamò Luna ridendo.
Hermione alzò un sopracciglio, afferrando delle posate. «E' il suo cognome, diamine, come devo chiamarla?»
«Minerva... o se proprio ti dà fastidio ancora oggi chiamarla per nome... be', signora Lumacorno.»
Scoppiai a ridere e soffocando esclamai: «Smettetela, voi due. Prendi quel piatto, per cortesia, Luna?»
«Certamente.»
«Luna Lunatica Lovegood», dissi scimmiottando qualche ex compagno di scuola. Le due scoppiarono a ridere fragorosamente ed entrammo nella sala da pranzo sghignazzando.
Neville sorrise a Luna e andandole incontro chiese: «Come mai tanto divertimento?»
Luna posò il piatto sul tavolo e poi concesse un bacio e un abbraccio al marito. Si guardarono per qualche secondo, poi Hermione spiegò: «Mare l'ha chiamata come tanti anni fa la soprannominavano.»
«Luna Lunatica Lovegood?»
«Esattamente!», trillò la bionda ridendo.
Neville le cinse il fianco con un braccio e le baciò ancora la testa. Nonostante lui fosse lontano da casa per la maggior parte dell'anno, erano sempre rimasti così uniti.
Ammiravo la forza del loro amore quasi quanto l'impurità combattuta della mia relazione con Draco.
Luna e Neville si erano amati da bambini, da ragazzini, da giovani e da adulti. Si sarebbero amati ancora, con il passare del tempo, io lo sapevo. Non avevo dubbi sulla loro relazione, né su quella dei Potter o quella dei Weasley, ne avevo sulla mia.
«Be', sediamoci prima che il pollo si raffreddi», esclamò Draco sorridendo.
Mi accomodai vicino a Luna e a Ginny, di fronte a Harry. Mio marito, come uomo di casa, prese a servire gli ospiti con la prima portata, poi servì me e infine lui.
Minerva assaggiò e sorridendo esclamò: «Scommetto che l'ha cucinato Marianne.»
«Sensitiva, professoressa», mormorò in risposta Draco.
Scoppiammo a ridere divertiti e Minerva spiegò: «In realtà so bene che non sai cucinare, Draco.»
Presero a ridere di nuovo, mentre io a momenti mi soffocavo con un pezzo di pollo. Fortunatamente, Ginny mi offrì da bere e le acque si calmarono.
Sirius si schiarì la voce e timidamente chiese per quale motivo era stato invitato ad un pranzo.
«Ecco... dovremmo chiedervi una cosa molto importante», cominciò Minerva posando la forchetta.
«Di che si tratta?», chiese Julia curiosa.
Harry guardò la sua vecchia professoressa e dopo un attimo di blocco si schiarì la voce e disse: «A Hogwarts è entrata una ragazzina appartenente alla famiglia dei... Black.»
I due coniugi alzarono lo sguardo e strinsero gli occhi.
«Sirius è l'ultimo Black, il che significa che ha preso il suo cognome perché è il padre.»
Julia spalancò gli occhi e deglutì dicendo: «Sirius... Sirius non mi ha tradita.»
«Non stavamo insinuando una cosa del genere!», spiegò allarmato Ron, «solo... solo se tu e Sirius...»
«Sì», replicò lei seccamente, «ho capito cosa intendete dire. Be', io non ho nascosto mia figlia, anche perché non ne avrei motivo. Siamo una famiglia e di certo non mi vergognavo nel caso fossi rimasta incinta un'altra volta.»
«Allora questa ragazza chi è? E perché porta il cognome dei Black?», domandò Hermione con voce stridula.
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La sera, ero nel letto a leggere un romanzo di Rita Skeeter, quando Draco entrò nel letto e si avvicinò a me, massaggiandomi il braccio. Chiusi il libro e lo posai sul comodino. Dopo, voltai la testa per guardarlo e subito incontrai il suo sguardo.
«Hai ancora una risposta da darmi, Draco, o te ne sei dimenticato?», domandai con tono saccente.
«No», fece lui, «me lo ricordo.»
Misi le braccia al petto. «Quindi?»
Per tutta risposta lui mi baciò con ritmo e mi costrinse a mettermi a cavalcioni su di lui. Per un secondo, mi tornò in mente la nostra prima notte insieme: avevo diciotto anni, ero ancora una ragazzina, innamorata persa dell'unica persona di cui non mi sarei mai dovuta innamorare.
«Non dovremmo farlo», dissi ansimando nel buio.
«Cosa c'è di male? Siamo sposati, è del tutto normale.»
«E' solo un modo poco gentile di far leva sulla mia ingenuità. Stai sviando la domanda, Draco, il che significa che la risposta è un sì chiaro e tondo.»
Scesi dalle sue gambe e mi girai dalla parte opposta per dormire. Chiudendo gli occhi, una lacrima mi cadde sul naso, fino a raggiungere il lenzuolo.
L'errore più grande della mia vita stava avendo delle complicazioni solo vent'anni dopo la sua riuscita.
___
NELLA FOTO: ARTHUR BOWEN NEL RUOLO DI ALBUS SEVERUS POTTER.
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