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CAPITOLO II ~ DECISIONI

Non era ancora l'ora del tramonto quando tornammo nelle nostre grotte. Raccontai ai miei tutta la storia: il tempio, le catacombe, il vecchio creeper intrappolato nei sotterranei e il triste epiligo che culminava con la sua morte alquanto strana: per questa gita un po' avventata mi sono beccato una bella strigliata da mio padre, ma dovevo saperne di più  sul mio futuro, e dovetti per forza raccontare tutto.
<Parlare di questo mi addolora molto> iniziò a spiegare mia madre <ma è giusto che tu conosca meglio la tua stessa specie. Vedi, come i fiori appassiscono, come gli umani invecchiano, come il giorno lascia spazio alla notte, anche noi, prima o poi, siamo destinati a lasciare questo mondo e per farlo esistono due modi: il primo è essere uccisi, con una spada o in altri modi... il secondo è esplodere. Questo secondo modo è molto difficile da comprendere perché neanche noi capiamo perché accade il tutto. Sappiamo solo che possiamo esplodere in altrettanti due modi, cioè, o come quel vecchio creeper, supercaricandosi in via del tutto naturale e praticamdnte alla fine della propria vita, o per una specie di autodifesa, anche se non lo si necessita: noi vediamo qualcosa che ci spaventa e ci difendiamo esplodendo. Non so dirti nient'altro, solo chi ha provato questa senzazione può farlo, ma, sfortunatamente, nessun creeper è mai sopravvissuto alla propria esplosione... Ora basta, è tardi, fila a letto>.
Mi diede un bacio amorevole e andai nel mio angolo di caverna dove un giaciglio di fieno e foglie ammorbidiva il terreno ruvido e duro della fredda grotta.
La mattina dopo mi svegliai tardi, i miei amici erano già sotto il nostro solito albero e parlavano dell'argomento "esplosione". Naturalmente mi aggregai anch'io e iniziai a raccontare tutto ciò che sapevo.
Differifferiva dagli altri dati dei miei amici, ma il nocciolo del discorso è sempre lo stesso: siamo tutti destinati a esplodere!
A nessuno di noi piaceva molto questa idea del dover per forza saltare in aria, ma era la triste verità e dovevamo attenerci a questa cruda dittatura chiamata VITA.
A lungo ci interrogammo su questi fatti e a lungo cercammo delle risposte. Intanto passavano gli anni: raggiunsi l'età maggiore e non molti creeper ce la fanno senza esplodere, come Boom Boom, che ci lasciò mentre discuteva animatamente con suo padre. L'esplosione di B.B. su unì a quella del padre e fece esplodere l'intera caverna, Semtexin e sua madre si salvarono per un pelo, ma anche loro morirono pochi giorni dopo, uccise da alcuni bracconieri che volevano costruire un parco giochi nella nostra area. In seguito a questi eventi ci dirigemmo con la tribù nei freddi boschi del nord, ma le poche caverne presenti costringevano molti di noi a dormire all'addiaccio e spesso a morire di freddo. Dopo alcuni mesi morirono, in una grossa esplosione insieme ad altri creeper, anche i genitori di Ralph che decise così di andar via, dato che ormai non aveva più ne amici ne cari tra di noi: <Vieni pure tu Crackles!> mi disse <Sarà la più grande delle nostre avventure! Potremmo anche sistemarci in un luogo come si deve, che ne dici?>
La mia risposta fu: <No, amico, non posso lasciare i miei qua, almeno finché non...>
<Ho capito...> mi disse lui <è normale non voler abbandonare i propri cari, ma il mondo è piccolo, fratello, ci ritroveremo sicuramente...>
<In bocca al lupo, Ralph>
<Anche a te, Crackles>

I miei erano molto forti: avrebbero fatto di tutto per difendermi, e io per difendere loro. Non volevo pensare alla loro morte, ma il posto ridicolo in cui stavamo mi dava sui nervi: troppo freddo e poca legna; il mangiare scarseggiava; i giovani se ne andavano e i vecchi esplodevano; la tribù si stava letteralmente sgetolando
Pensavo al giorno in cui avrei lasciato la mia terra, chi e cosa avrei trovato, se mai ritroverò Ralph, che io sappia potrei anche esplodere durante il percorso e non arrivare mai da nessuna parte. Poi però, un giorno...:
<BRACCONIERIIII, PRESTO SCAPPATE!>
Questi strani e loschi individui avevano trovato anche il nostro nuovo rifugio, e iniziarono a dargli fuoco. In poco tempo tutti gli alberi iniziarono ad ardere e molti miei simili, a contatto con le fiamme iniziarono a esplodere, proprio come un candelotto di dinamite. Io presi i miei genitori e ci iniziammo a dirigere verso la fine della foresta. Erano tutti molto spaventati e sicuramente lo ero più io di molti altri. A un certo punto si misero davanti a noi alcuni bracconieri per non farci passare: ci spruzzarono una specie di gas che mi fece perdere i sensi. L'ultima cosa che ricordo fu mio padre che mi prese di forza e mi lanciò lontano sulla neve quasi sciolta sotto un pino che ardeva; si mise accanto alla mamma ed entrambi, supercaricandosi, esplosero in faccia ai bracconieri.
Quando mi risvegliai, sotto uno scenario di cenere e neve capii tutto: quel gas aveva fermato me, ma non i miei che si sacrificarono per la mia libertà.
Dove erano esplosi lasciarono della polvere da sparo, di cui, una parte la conservai  per me e una parte la seppellii dove avevano lasciato il fosso dell'esplosione, misi una lapide commemorativa e, con una pietra, scrissi i loro nomi.
Dopodiché mantenni la promessa fatta tempo prima al mio amico Ralph, lo avrei ritrovato, prima o poi.

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