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Dopo numerosi tentativi di addormentarmi apro gli occhi e sospiro esasperata. Fiondo la testa sul cuscino e il letto mi risponde con un cigolio metallico.
Con la coda dell'occhio riesco a scoprire che sono ancora le quattro del mattino. Fantastico. Perfino il sole è riluttante oggi.
La tentazione di voltarmi dall'altro lato della stanza e controllare se la mia sorellina, Mia, sta dormendo è fortissima, ma chissà come riesco a resistere. Qualora fosse sveglia, dovrei parlarle. E in questo momento proprio non ne ho voglia, per cui mi metto a fissare la finestra in attesa dell'alba.
Giurerei che le persiane sono rotte da quando siamo arrivate qui, quattro anni fa. La manutenzione degli orfanotrofi non è delle migliori, soprattutto quella del Santa Lucia. Ma d'altronde gli orfani sono i derelitti per eccellenza, anche quando si tratta della riparazioni degli infissi.
Non è così brutto come sembra, davvero. Qualcuno direbbe anche che ci si fa l'abitudine, ma non è il nostro caso. Mentirei dicendo di non aver mai desiderato uscire di qui.
E quel giorno è finalmente arrivato. Stamattina, praticamente tra qualche ora, una famiglia verrà a prendermi per adottarmi. Una coppia, in realtà. I coniugi Ferretti, Vera e David.
Li ho conosciuti qualche mese fa e da allora ho passato con loro qualche pomeriggio pre-adozione. Sono persone a posto e incredibilmente gentili, ma continuo a chiedermi perché non abbiano scelto una bambina, al posto di una diciassettenne.
Soprattutto se questa diciassettenne ha una sorella minore dalla quale non vuole affatto separarsi. Per fortuna è impossibile resistere a Mia. Anzi, per un momento ho avuto paura che volessero prendere lei e lasciare me qui. Non per me, ma per Mia. Non credo ci sia una persona al mondo della quale mi importi di più. Ma alla fine i Ferretti sono stati più che contenti di adottarci entrambe.
E dopo mesi di questioni burocratiche da affrontare oggi lasceremo definitivamente questo posto. E io mi sento esattamente come quando si aspetta per troppo tempo qualcosa e poi ce la si ritrova davanti. Emozionata, ma anche estremamente nervosa. Per quanto sembrino mezzi di reclusione, gli orfanotrofi non lo sono, anzi, forniscono ai ragazzi protezione e permettono loro di vivere con individui che hanno sofferto le loro stesse disgrazie. È terapeutico, da questo punto di vista. E dopo quattro anni qui dentro non sono sicura di voler vedere come si è trasformato il mondo lì fuori. La verità è che non so neanche se saremo in grado di inserirci di nuovo in quel formicaio enorme come se non fosse successo niente. Ma Vera e David sono i migliori genitori adottivi che potessimo desiderare, e questo mi consola.
Vengo distratta da un rumore alla mia sinistra, mentre qualcosa nel mio stomaco continua a contorcersi.
Mi volto verso il letto cigolante di Mia e vedo subito i suoi occhioni chiari brillare al buio mentre mi guardano.
"A cosa pensi?" sussurra da sotto le lenzuola. Deve avermi osservata per tutto il tempo.
Le sorrido cercando di confortarla.
"Oggi è il grande giorno, sei agitata?"
"Moltissimo" confessa con voce tremante. E non aggiunge altro, nonostante di solito sia una chiacchierona. Questo lascia davvero intendere il suo stato d'animo.
"È normale" cerco di rassicurarla, ma la il tremore della mia voce non aiuta. Deglutisco e cerco di darmi una regolata. È quello che faccio sempre con Mia, essere forte per lei. Ma non mi sforzo di sembrare impassibile. Non ci riuscirei neanche volendo, ma non è quella la ragione. È che certe volte sento che mostrarle la mia fragilità la aiuti di più ad accettare la sua.
Senza pensarci troppo mi alzo dal letto. Quando i miei piedi nudi toccano le piastrelle fredde sussulto, ma per fortuna il letto di Mia è a mezzo metro dal mio.
Aspetto che si sposti un po' più a destra e poi mi stendo accanto a lei, trovando conforto nelle lenzuola già calde.
Quando si rannicchia nel mio collo la abbraccio istintivamente per confortarla, poi le scosto i capelli scuri dal viso.
"Saremo insieme, come sempre" bisbiglio stringendola più forte "e potremo avere una vita come quella di tutti gli altri"
La sento bisbigliare qualcosa contro il mio petto, ma non riesco a distinguere le parole.
Qualche ora più tardi, quando sta finalmente dormendo e sto perfino per addormentarmi anch'io, capisco cosa voleva dirmi.
È la prima cosa bella che ci capita da un po'.
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