45 Verità nascoste
Me ne resto immobile, impaurita, a fissare il legno del carretto dietro di noi, come se da quello potessi avere una risposta, come se, magicamente, potesse apparire la soluzione dell'enigma.
Nulla di tutto ciò. Odo soltanto le grida stridule del demente che, insensible, batte le mani, incurante del prossimo, completamente fatto. È l'amichetto di Karolina.
Che tristezza!
Ma, nonostante il rumore, nonostante tutto, l'universo ha smesso di esistere, perché ogni cosa si è fermata, e ho il terrore che cali il sipario, che si stia per concludere l'atto più importante della mia vita, che non ci siano più stelle, e che un cielo plumbeo, una tempesta pazzesca, stia per abbattersi sulle nostre teste.
Così lo guardo, supplichevole, perché sganci subito la bomba, perché Piergi parli e tutto finisca presto.
«Rose, ricordi quello che ci siamo detti?» mi chiede lui, incatenando i suoi occhi ai miei.
«No, io non capisco...» ammetto.
«Che niente ci avrebbe separato. Che saremmo andati oltre le apparenze. Lo rammenti?»
In realtà no, Piergi. Non é proprio quello che ci siamo detti.
«Le cose non vanno sempre come vorremmo che andassimo... purtroppo - nulla è per sempre - ma tutto si aggiusterà, se tu avrai fiducia in me, se tu mi permetterai di restare, nonostante tutto», continua.
Nonostante cosa?
È in difficoltà e si contraddice. Nulla ci avrebbe separato. Niente è per sempre. Le sue braccia, sulle mie spalle, tremano. Cerca di trovare le parole adatte, è evidente.
Tuttavia, continuo a non comprendere, perché questo preambolo non è affatto convincente, perché suona come una scusa, e io vorrei arrivare al dunque, senza procrastinare questa tortura, tralasciando questi pietosi tentativi.
«Dobbiamo essere uniti e... restare amici.»
Amici?
Il matto sembra far eco ai miei pensieri. Sussulta e ripete quella parola, misera, più e più volte, una parola che non avrei mai voluto sentire, non perlomeno da lui. Corpo e mente. Corpo e mente, questo gli avevo donato. E invece...
«Ehi, vai al dunque! Mi hai rotto il cazzo. Cosa ho sbagliato con te? Cos'è che non ti è chiaro?» sbraita David.
E in quel momento che lo vedo, madido di sudore, la fronte imperlata, il viso rassegnato. Il mio Piergi è irriconoscibile.
«Noi non possiamo più continiuare, noi dobbiamo rinunciare.»
Lo osservo da vicino. È davvero triste, molto triste.
Non riesco a smettere di pensare, ma soprattutto di capacitarmi del perché mi riservi un simile trattamento, dopo quello che ci è successo.
«A cosa Piergi, a cosa dobbiamo rinunciare?»
«A noi.»
Resto sconcertata.
«Che significa, che significa?» urlo disperata.
Lui mi prende con foga e mi bacia, un bacio potente e significativo, da cui mi libero con forza, perché non posso accettare questo finale. È talmente tanto assurdo. Le lacrime scorrono, inesorabilmente.
Perché mi fai questo?
Lo chiedo, mentre mi tocca le gote. Ed è allora che capisco. Lui si è solo burlato di me, soltanto questo. Cos'altro sennò? Perché non può che esserci questa spiegazione. E allora, umiliata e offesa, lo picchio, forte, e mi fa male vederlo così arrendevole, perché non si difende, anzi...
E questo sua immobilità mi distrugge, ancor di più, perché vorrei fosse più cattivo, per odiarlo, per disprezzarlo, e invece mi sembra un codardo. Io non posso credere che non mi ami, no, perché l'ho vista in lui la tenerezza, la preoccupazione, gesti che solo un innamorato può riservare alla sua amata. E mentre resto lì, ferma, ad arrovellarmi il cervello, completamente schiacciata dal dispiacere, è in quel preciso istante che arriva Andrej, e poi a cascata, le bionde. Avanza deciso, con una sicurezza che mi spiazza.
Le spalle larghe, una presenza imponente. Difficile da non notare.
I miei occhi si agganciano ai suoi. Piango, completamente annientata, e vorrei rifugiarmi tra le sue braccia, per dimenticare, e non sentire di essere stata così stupida. Ma la situazione sta per degenerare. Lo avverto. Me ne rendo conto da David. C'è qualcosa di strano in lui. Rimango ammutolita.
E non è solo la sua malvagità che me lo suggerisce.
Lui ha un conto in sospeso. Nessuno potrà mai togliermelo dalla testa.
I miei occhi non smettono di guardarlo. Un sorriso infido. Il viso soddisfatto.
Stava godendo, lo percepisco dai suoi atteggiamenti e dall'espressione fiera. Probabilmente era quello che voleva: non aspettava altro, se non il mio dolore, la mia sconfitta.
Perché?
E allora do seguito ai miei propositi. Corro da Andrej, almeno ci provo, perché lui mi spieghi, mi aiuti a coglierne il senso, perché so che lui sa, e lo faccio, sotto lo sguardo incredulo delle bionde. Ma è tutto inutile: qualcuno mi intralcia il cammino.
«Dove vai bambolina? Piergi deve ancora finire» sussura il matto, bisbigliandomi delle parole orrende nell'orecchio. Puzza di alcool, l'amichetto di Karolina mi tiene stretta, e provo per lui una profonda repulsione.
«Cosa deve finire?» chiede Nala, con uno sguardo indagatore.
Anche lei appare confusa. Del resto come potrebbe giustificare tutto questo?
Il silenzio cala. Tutti gli sguardi sono concentrati, ora, ma non più su di me... o almeno non solo.
Così mi accorgo di Karolina. Ancora una volta riappare nella mia vita. Sembra chiedere un'altra possibilità.
Si butta in mezzo, barcollante, con la testa bassa.
«È stata colpa mia, sono io che l'ho provocato», ammette.
Lo sguardo vacuo, le braccia penzoloni lungo i fianchi.
«Chi, cosa sta succedendo? Qualcuno vuole spiegarmi?» supplica Nala.
È terrorizzata e esterefatta, ciononostante per la prima volta tira fuori il carattere.
«Lui non ha potuto che assecondarmi, lui...» dichiara indecisa Karolina.
Non la seguo, ma mi sorprendo a fissare David...
Gli sguardi che le lancia sembrano mine infuocate; ho paura per lei.
Do un'occhiata a Piergi, per avere più spiegazioni, anche se mi fa male guardarlo, ma è assolutamente sopraffatto e interdetto. Resta in silenzio, non una parola.
Probabilmente perché sa qualcosa che io non so. Probabilmente perché attende il momento, l'attimo cruciale.
E si accende una speranza nei suoi occhi, come se tutto a un tratto nutrisse della fiducia nella mia amica, come se da lei si aspettasse un miracolo... e dipendesse la nostra salvezza. Lui che non aveva mai creduto in lei, lui che l'aveva sempre denigrata, ora le offre questa opportunità. E a questo vorrei crederci anche io, sì, lovorrei tanto, che ci sia un futuro per noi.
Così Piergi le concede quella chance, quella che tante volte gli avevo chiesto di darle, ma che mi aveva sempre negato, e la lascia parlare, senza obiettare. Ristabilire un legame con lei, Karolina, e comprenderla, perdonarla, era questo il suo obiettivo?
Una decisione improponibile ormai per me, lo confesso, ma forse non per lui. E si fa strada nella mia mente il forte convincimento che Karolina stia tentando di redimersi, sì, lei lo stava facendo, e che Piergi in quel momento le avrebbe dato l'ultima possibilità, l'unica che le restava, la sola a cui si sarebbe aggrappata, per salvarsi l'anima.
Così li scopro a lanciarsi delle occhiate ambigue, che non riesco a decifrare.
Devid, inferocito, viene avanti. Sento il suo sguardo bruciarmi addosso e per la prima volta lui ha paura, anche se non vuole darlo a vedere.
Sta perdendo terreno? Si ferma a un passo da Karolina, guarda il suo viso, e poi quello di Piergi. Pare aver perso tutta la sua spavalderia. Una cosa è certa: è in difetto. Non so ancora bene perché, ma noto che il labbro superiore gli trema. Si porta un'ultima volta la sigaretta alle labbra, aspirandone il fumo e rigettandolo con disgusto sul volto di Karolina. Poi la butta in terra, spegnendola sotto le scarpe. È in quel momento che capisco: ogni cosa mi appare chiara, perché è proprio come immaginavo, stava per scoppiare il finimondo. E sarebbe stato ancora peggio di come avevo pronosticato, perché lei lo stava tradendo, e si stava burlando di lui. Sì, Karolina si stava ribellando a David.
Era quello il suo modo di avvicinarsi, di chiederci scusa?
E così che Karolina voleva salvarsi? Tradendo i suoi perfidi amichetti?
«E sentiamo, cosa stai cercando di fare, piccola puttanella da quattro soldi?» sbraita il malvagio.
Allora intuisco di aver fatto centro, dallo sguardo sconvolto di David, dalla furia che ne segue.
Il bastardo la prende per i capelli e le scaglia addosso tutta la sua ira, costringendola a terra in ginocchio. Poi la solleva in piedi, trattenendole i polsi dietro la schiena. La coda tirata in una posizione innaturale. Karolina è bloccata, con il mento sollevato, e la fierezza negli occhi.
«Ricordi cosa ci siamo detti? Ricordi?» le sussurra minaccioso, con il fiato sul collo.
«Sei soltanto un malato, e sciocca io che ti ho ascoltato»
Ma non la lascia terminare che la strattona con violenza verso di noi puntandole il dito contro.
«Prova a voltarmi le spalle e sei finita. Hai capito? Ti faccio pentire di essere nata.»
Gira il busto per andar via, facendo cenno con il mento ai suoi scagnozzi, nel frattempo sopraggiunti, di seguirlo.
Poi, all'improvviso l'inaspettato.
«Sei solo una carogna, un lurido verme, incapace di affrontare la verità. Non ti va giù che tuo padre se la faccia con una russa? Che batta i suoi fianchi sulle sue dannate natiche? Vai a farti fottere David, tu e la tua dannata famiglia! Hai smesso di giocare con me, mi sono annoiata.»
Si volta di scatto, schiudendo le labbra. Ruota le spalle, sembra un toro inferocito.
Osservo tutta la scena. David le si avvicina accarezzandole il viso. Il branco viene avanti in suo aiuto, ma lui minimizza con un gesto della mano, inducendoli a farsi indietro.
Andrej tenta di procedere, e con lui suo fratello, ma invano. Poi, il vile, alterna lo sguardo da me e Piergi.
«È coraggiosa la gattina!» aggiunge guardandoci.
«Una vera tigre» continua.
La stringe per le guance, fissandola torvo.
Le assesta due schiaffi in pieno volto, gettandola in terra. Seguono pugni e calci.
«Fatele un bel servizio, che lo ricordi a dovere», sentenzia velenoso. E se la ride soddisfatto.
E mentre Karolina si dimena, non proferendo parola, io grido a più non posso pensando al bambino e a quello che sarebbe potuto succedere.
Tento di divincolarmi dall'ameba, ma è impossibile.
Come può fare una cosa del genere alla donna da cui aspetta un figlio? Non è lui il padre?
Tutto intorno, intanto, una cospicua folla, a incitare, applaudire. Che vergogna! Così, mi rendo conto che nessuno avrebbe fatto nulla. Nessuno avrebbe osato in alcun modo fermare David e quelli come lui, perché erano troppo pericolosi, e l'avrebbero sempre fatta franca, già, sempre e comunque.
Ma non riesco a guardare, ahimè, non ho alcuna forza, di opppormi, di combattere, non più. Avverto le gambe rigide, piantate a terra, e il respiro accelerato. Io non voglio assistere, ho gli occhi serrati. È troppo dura per me.
Sto soltanto facendo un incubo, e ben presto tutto questo finirà, cerco di convincermi.
E invece no, nulla di più falso, perché sarebbe stato troppo bello.
Ed è in quell'istante che lo vedo farsi avanti a passo spedito. Sembra aver perso la ragione, completamente. Andrej si è liberato. Si pulisce le labbra con il dorso della mano, poi si dirige verso quello, abbattendo il muro di scagnozzi che lo ostacolano.
Si unisce anche Piergi, ma Andrej lo spinge rivolgendogli uno sguardo truce.
«Con te faremo i conti dopo. Pensa a lei, pensa a nostra sorella.»
E lo dice come con un tale trasporto...
Come se fossi la persona più importante del mondo, come se per lui fossi l'oggetto più prezioso.
E a quel punto, con un gesto repentino, lo getta a terra, scaraventandolo lontano. Proprio così. Lui ha steso David. Anche gli scagnozzi si sono fermati, mentre Karolina, approfittando della loro distrazione si è liberata.
Andrej lo picchia senza sosta, sembra un pugile impazzito.
E dopo aver finito il suo sporco lavoro, prende Karolina per il gomito, trascinandola via.
«Andiamo, hai già fatto troppi danni.»
«Che avete da guardare, tutti a casa», grida.
«La festa è finita.»
E mentre io mi sento sollevata, sopraggiunge Tamara che accorre in aiuto di Andrej.
«Cosa è successo?» chiede.
«Poi ti spiego», dice quello annoiato. Ha fretta di andar via. Tutti noi ne abbiamo, anche se non ho capito le parole di Karolina, anche se ho la morte nel cuore.
Ed è un fottutissimo attimo, quello che sarebbe seguito, e che mi avrebbe cambiato la vita per sempre.
David si alza, barcolla, il labbro spaccato, e cammina, fissandomi torvo, pronto a cibarsi del mio animo. È una iena, incontenibile. Assapora già la sua vittoria. Gliela leggo dentro.
«Te lo dico io cosa succede, principessa», butta fuori rivolgendosi alla nuova arrivata.
Tamara è in attesa. Anche Nala.
Sembra una scena surreale. Lui che avanza lentamente, noi che retrocediamo, incentivati da Andrej che freme.
«Togliti dai coglioni, se non vuoi beccarne altre», s'intromette Piergi, con un linguaggio che non gli riconosco.
C'è tensione nell'aria. E nella semioscurità, i suoi occhi, quelli di David, mi trapassano. Gli scorgo appena mentre mi soffermo sulle sue labbra.
«Succede che Piergi e questa russa di merda sono stati insieme, questo succede. Che il tuo amichetto se l'è scopata per bene al chiar di luna», afferma indicandomi.
Russa di merda? Io?
Un brivido intenso mi corre lungo tutta la schiena. Andrej e Piergi mi guardano con pena. Piergi vorrebbe avventarsi, ma qualcuno lo trattiene.
E così che appare tutto nitido...
«Chi è la... Cosa dici?» domanda Nala piangendo e cercando in me dei chiarimenti.
«Piergi? Di che parla?»
Il vestitino, le letterine, la collana, il soldato. Arrivano come flash nella mia mente.
E quelle foto...
Le foto della mansarda.
Nala continua.
«Rose, tu sei stata con lui. E anche Karolina?»
Ma ero concentrata, troppo, su altro, e non ascolto più il suo lamento.
E intuisco, collego. Come avevo potuto essere così ingenua?
Una parte di me vorrebbe sotterrarsi o chiedere spiegazioni prima di avanzare ipotesi, ma l'altra sa già.
«È Rose?»
Sento vociferare.
Tutti sapevano? Cosa sapevano?
Quei sussurri, quelle congetture, mi sferzano l'anima come grandine impetuosa. E arrivano gelide, al cuore. Sono osservata. Forse gli altri conoscono la verità?
Penso, per un secondo, che quel momento mi aveva atteso per tutta la vita. Doveva solo arrivare.
E allora faccio l'ultima cosa che avrei dovuto fare, che avrei voluto fare. Guardo Andrej negli occhi...
E poi Piergi. Quanta compassione! E quanta disapprovazione e delusione negli occhi di Nala. Vorrei sparire, perché davvero adesso non so più chi sono. E sapete qual'è la cosa piu orrenda di tutta questa faccenda?
Che il solo ad essere stato sincero con me era stato David. Non Piergi, che avevo amato alla follia, non Andrej. David, proprio lui, David, la persona più malvagia, colui che aveva tentato di stuprarmi, il mio ex compagno del coro. Lui mi aveva aperto gli occhi. Potevo persino essergli grata. Suona strano, vero?
Angolo autore
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