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16 Per un attimo

E poi cosa è successo? Dopo il bagno e dopo tutto quell'imbarazzo... ancora ci penso.
Un'uscita di scena in quella maniera...
Che vergogna! Non riesco a non farlo, a non rivedere quell'episodio mille e mille volte.
Ma la realta è che non è accaduto un bel niente. Io e Piergi non ci siamo parlati più, per almeno un po' di giorni. Dopo quell'avvenimento, il mio mal di pancia, non l'ho più visto. La verità è che lo evito, come la peste.
Quello che è accaduto tra di noi, che poi è una cosa che ho voluto io, mi ha destabilizzato e per questa ragione non ho avuto più il coraggio d'incontrarlo. Ma dico, come mi è venuto in mente di abbracciarlo? Va bene tutto, il fatto che mi abbia salvato, la mia gratitudine, ma dovevo essere letteralmente impazzita per arrivare a tanto. E ciò che è peggio è che mi abbia beccato anche Maxim. Beh, la sapete una cosa? Continuo a evitare anche lui.
Studio.
Già, studio.
Sono gli ultimi giorni di scuola, eppure la sottoscritta studia.
Studio matto e disperato.
Effettivamente è strano, ma attualmente è la mia medicina, l'unica che mi rimanga e sto facendo grandi progressi.
Oh, sì che sto facendo progressi!
Sto meglio, ed è questo quel che conta. Non ho più incubi, sono serena. E di Karolina? Neanche l'ombra. In realtà, se proprio devo dirlo, qualcosina che mi tormenta c'è. Il soldato, le gemelle: non riesco a togliermelo dalla testa che mamma sappia di loro e che Piergi e tutti gli altri mi stiano nascondendo qualcosa.
Ma forse è una possibilità remota, forse ho frainteso. D'altronde Piergi sembrava così sincero. Cosa dovrebbero mai celarmi? Cosa avrebbero a che fare con me quelle persone? E poi ho un po' di timore a uscire. Non vorrei imbattermi in David, anche se dopo la lezione che ha avuto, lo sfido a ripresentarsi. Mentre leggo e m'interrompo, e penso, non sapete quanto io rifletta in questo periodo - sono la signora delle riflessioni - vengo disturbata da un rumore intermittente. Poi di colpo il silenzio.
Nina si affaccia nella mia stanza.
«Ehi piccolina! Cosa fai con quel broncio?»
«Vuoi giocare con me?» propone.
Ho appena finito di pranzare e c'è un sole che spacca le pietre. L'ultima cosa che vorrei ora è giocare con Nina...
Desidererei starmene nella mia stanza, sola, ecco cosa vorrei fare.
«Magari dopo?»
«Dite tutti così. Sempre dopo, sempre dopo», risonde affranta.
Poi chiude la porta. Sento il rumore dei suoi passi farsi sempre più lontani. D'altronde giocare da sola sviluppa la creatività: non devo farmene un cruccio. Troverà la sua strada. Oh sì che lo farà.
Mi stendo sul letto, stanca. Dalla finestra entra un'aria calda. Non un rumore. Mi affaccio e osservò i miei monti: stupendi. Rammento a me stessa il fatto che non sia mai stata su, in cima, nonostante tutti i buoni propositi. In giardino ci sono vasi dappertutto, rovesciati in terra. Me ne accorgo soltanto adesso; la piccola Nina, quando vuole, sa essere davvero tremenda. Sono annoiata. E dovevo esserlo davvero tanto, perché quando apro gli occhi è già passata un'ora. Mi dirigo in perlustrazione: in casa silenzio assoluto. Nonna dorme, sulla sedia a dondolo. Ultimamente si muove poco, per via delle gambe che le danno il tormento.
«Sei tu, piccina?»
«Sì, sono io nonnina. Stai bene?»
«Sì cara», ma non fa in tempo a rispondere che già è lì che crolla, con la bocca aperta.
Povera nonna. Socchiudo la porta e decido di farmi una doccia. Prendo le mie cose e me ne vado nel bagno; la spazzola, la biancheria e tutto l'occorrente. Apro il rubinetto e mi precipito sotto il suo getto, limpido, freddo.
È davvero impagabile la sensazione dell'acqua sulla pelle. Poi m'immergo completamente nella vasca, una vera goduria.
Sono ormai qui da mezz'ora, quando decido di alzarmi e di uscire. Ma ecco, a un tratto vedo la porta semiaperta. Che idiota, non l'ho chiusa...
Ho come la sensazione di essere spiata. Mi manca il respiro. Qualcuno mi sta osservando. Mi giro per prendere l'asciugamano - diamine, sono completamente nuda! - ma quando faccio per uscire, l'ombra si allontana. Mi affretto ad ascugarmi, mi affaccio alla porta, ma non c'è nessuno.
Ho le allucinazioni. Chiudo il bagno a chiave e resto lì, a lisciarmi i capelli con la spazzola. Bagnati, appaiono meno rossi. L'idea che qualcuno mi stesse osservando provoca nuove sensazioni in me, strane. Avverto come un calore, una smania incontenibile, e mi vengono in mente cose che non posso e non voglio dire. In realtà non dovrei nemmeno pensarle. Così mi affretto a vestirmi e mi precipito ad asciugarmi i capelli. Voglio cambiare aria e buttarmi fuori. Niente libri, niente musica, niente casa. Sono stufa dello studio e di tutto. Andrò da karolina.
In giardino, con mia grande sorpresa trovo Piergi. Mi nascondo: non voglio che mi veda, non sono ancora pronta per affrontarlo e la sola idea di trovarmelo di fronte mi fa avvampare. Ha sistemato un'amaca e sta facendo uno strano gioco con Nina. È la prima volta che lo vedo con la sorella. Nina ride di gusto e anche lui sembra divertirsi molto. Lancia ordini a destra e sinistra e Nina corre avanti e dietro per eseguirli, come una piccola trottola. Ha una risata così speciale, genuina, e un timbro così fresco. Non una voce comune. Mi accorgo che non è solo. C'è suo fratello. Che strano, eppure Andrej dovrebbe essere a lavoro! È bello vederli uniti. Anche Andrej sembra un'altra persona. Prende in braccio la piccola. Non mi capacito di come tutto sembri così... diverso. Mi accorgo che ha il braccio fasciato e un livido sulla fronte.
Ma un momento: insieme a loro c'è anche una ragazza...
È tutta risatine e moine. Non mi sembra di conoscerla, né di averla mai vista. Sarà una conquista di Andrej, una nuova, una delle tante. O forse no. Saltella sulla schiena di Piergi, puntando le mani sulle sue spalle. Per una strana ragione la cosa mi dà sui nervi.
«Non vorrai restare qui in disparte per sempre... mentre quei due si divertono», sento dirmi alle spalle. In realtà sarebbero in quattro, vorrei obbiettare, ma mi volto, lentamente, per capire a chi appartiene quella voce inaspettata, che mi riporta alla realtà, strappandomi alle mie riflessioni. Una ragazza dal corpo sinuoso mi viene vicino. Ammetto di non averla mai vista ma, al contrario, riconosco Karolina alle sue spalle.
«Ehi, ciao.»
Sono felice di vederla, troppo contenta.
«Karolina mi ha chiesto di accompagnarla qui da te. Siamo in moto. Io sono Tamara.»
«Io... stavo pensando giustappunto a te. Sarei passata...» affermo guardando la mia amica e ignorando del tutto le presentazioni di Tamara.
Karolina mi saluta, distratta. Ha la mente altrove e direi anche lo sguardo. Le braccia giunte, il cuore da un'altra parte. Osserva il gioco perplessa e titubante. Il sopracciglio inarcato racconta cose di lei che forse vorrebbe nascondere, ma non a me, che la conosco troppo bene per non intuire, per non capire. Una punta d'invidia s'insinua lentamente nel suo essere. Gliela leggo negli occhi e in quei gesti, ripetuti, continui, che fino a qualche giorno fa non sembravano appartenerle. Cosa ti succede Karolina? Pensi ancora ad Andrej, ancora a lui? La guardo di profilo. I lineamenti perfetti, delicati. Sembrano disegnati da un pittore. Pare non accorgersene, di me e di come la sto osservando, tanto è presa dal seguire quelli. Possibile? Poi d'improvviso mi prende per mano e mi tira con sé, contro la mia volontà. Sembra non farci caso, alla mia reticenza, alla mia poca propensione a tanta ilarità.
E come potrebbe? Ha altri interessi. La tipa che è con lei è quasi stizzita dal mio fare opposizione. Così la vedo, a un tratto ho l'illuminazione, e mi bastano pochi attimi per indovinare e per comprendere il personaggio. Un'avidità latente sembra distruggerla. Possibile che Karolina non se ne sia accorta? Tamara ha occhi soltanto per Andrej. E mentre quella si corrode per chi non nutre nulla per lei - Karolina non era il genere di ragazze che gli piacevano: Andrej me lo aveva confessato. Mi aveva detto di non ricambiare i sentimenti di Karolina - l'altra si strugge per ogni sua attenzione, strusciandosi addosso a Andrej a ogni minima occasione, come una mantide. Lui pronto a perdere la testa, lei in attesa del momento giusto, per divorarlo. Non riesco che a vederla così, un'essere fragile come un fuscello, ma dalle splendide architetture, pronta a fare incetta di uomini.
Aprirà pure le ali per difendersi, cercherà anche di mimetizzarsi e camuffarsi, ma quelle come lei le fiuto a distanza e soprattutto, dico soprattutto, le evito. Rimango attonita e mi sento a disagio. Il mio arrivo sembra un invasione di campo in piena regola: non c'entro nulla con tutto questo. Vedo Andrej infastidito dalle attenzioni della new entry, poi Piergi contento ed esterrefatto e, all'improvviso, contro ogni mia aspettativa, odo un grido da lontano.
È Nina.
«Caricaaaaaa!»
Corre impazzita verso di me. Non riesco, non ho neanche il tempo di capire, che una scarica emotiva, nonché un turbinio di emozioni si scatena dentro di me, seguita da altrettanto stupore. Sono il bersaglio di tutti. Improvvisamente vengo invasa da spruzzi e palloncini d'acqua. Piergi mi guarda, divertito, e mi affonda in terra. Nina continua, come rapita, invasata. Sono bombardata ovunque, da tutti. Persino Andrej, me lo ritrovo di fronte con gli occhi allucinanti, eccitati. Un luccichio diverso. Sembra non far caso a me, io sono solo una giocatrice, un bersaglio; fa parte del gioco, non sono Rose, non più.
«Tu stai con me, Andrej», sento la tipa gridare.
Una guerra di schizzi, botte. Ci rincorriamo. Le risate mi tolgono il fiato, non riesco a schivare i colpi, le secchiate, e così, per difendermi, affannata, faccio l'unica cosa che mi viene in mente, l'unica a mia disposizione, la mossa decisiva, quella che decreterà probabilmente la mia vittoria: afferro il tubo da giardinaggio e do luogo alla guerra più feroce che ci sia. Fiotti gelidi invadono il campo, esplodono ovunque sul corpo di Piergi, della bionda e della piccola Nina.
E sono meravigliata e felice. Chiudo gli occhi e per un momento, per un solo istante, penso che quella non sia la fugacità di un attimo, il capriccio di un giorno, ma la costante della mia vita. Ed è bello, infinitamente bello e normale sentirsi a casa, libera di dire e agire, senza essere giudicata. Ma dura poco.
Senza preavviso Nina mi lancia una secchiata di acqua e sono a terra. La maglietta bianca è trasparente... e lascia intravedere qualcosa di me che mi manda letteralmente in confusione.
Proprio mentre sono sull'erba tra le braccia di Piergi, che mi ha spinto, proprio quando Andrej, contro ogni mio pronostico, mi tende la mano, ancora una volta, accade che io mi senta così...
E sono disorientata, mi sento nuda, e loro, beh loro sono perfette, sembrano delle fotomodelle, mentre io...
Vedo Andrej guardarmi proprio lì e penso che sia stato lui a spiarmi poco prima. Vorrei essere invisibile, non riesco neanche a parlare, sono bloccata e ammutolita e l'unica cosa che mi resta è scappare, come non ho mai fatto nella mia vita, ed è quel che faccio, mi dò alla fuga, perché la situazione non solo è diventata troppo scomoda, piena di persone che mi giudicano, ma io sono dinanzi a loro, scoperta, vulnerabile, messa di fronte alle mie paure, incapace di parlare, sicura di non essere mai abbastanza, ma soprattutto diversa da loro e da quello che vorrei essere. E allora fuggo mentre sento il peso dei loro giudizi.
«Ehi, ma che diavolo ti prende?» dice Andrej lamentandosi, mentre Tamara incita perché si prosegua ad andare avanti, con o senza di me.
Ma non si può più riavvolgere il nastro e scappo, lontano dai loro occhi, lontano da tutto.

Spazio autrice

Rose che si tormenta per ciò che ha fatto. Rose che ha paura di ciò che prova, dei suoi sentimenti, delle sue emozioni...
Rose che teme il confronto.
Insicurezze, paure, albergano nel suo animo.
Vi è mai capitato?
Cosa ne pensate delle new entry? E di Andrei.
Spero vi sia piaciuto il capitolo.

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