14.
Noah non si tolse la camicia né tantomeno si fece una doccia. Lui ed Aaron stavano lavorando al caso da ore ormai, perdendo completamente la cognizione del tempo.
Aaron era ancora estremamente turbato dal fatto che era stata Haylee a venire a capo di quella questione e non seppe dire il motivo, ma quella ragazza non gli andava troppo a genio.
Aaron scosse la testa cacciando via quel pensiero. Non era colpa di Haylee: era solo colpa sua se si era cacciato in quella situazione: non voleva fare l'avvocato penalista e ora si era ritrovato invischiato assieme ai criminali!
"Tuo padre che dice?" Domandò poi, abbandonando il flusso negativo dei suoi pensieri.
"Nulla," rispose Noah, che si stava rigirando una penna tra le mani, "che l'ipotesi calza e che domattina parlerà con lui. Ma questo cambia tutto."
Aaron sbuffò: "Per adesso abbiamo considerato che Michael si sia trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato..."
Noah schioccò la lingua: "E stupidamente, aggiungerei."
"Quello è ovvio." Disse, grattandosi lievemente il retro del collo. "Ma a questo punto... ammesso e non concesso che sia come dice la tua bella... mettiamo che abbia fatto questa droga in laboratorio o nel suo seminterrato... l'ha anche venduta?"
Noah si strinse nelle spalle: "Quelle ragazze hanno detto di averlo visto." Si zittì subito dopo, cercando di mettere assieme le tessere del puzzle: "Se ci pensi, sembra quasi che abbia fatto tutto da solo."
"Immagino che potrebbe essere..." si guardò attorno senza mettere a fuoco nulla in particolare nell'appartamento di Noah: anche perché, era praticamente privo di mobilio ad eccezione della cucina - che era parte dell'appartamento -, e un divano con davanti la tv.
"Non hai mai pensato di comprare... che ne so... un quadro?"
Noah gli rivolse un'occhiata confusa e sconcertata allo stesso tempo: "È davvero l'unica cosa a cui stai pensando?"
"Hm? No." Aaron si stiracchiò nella sedia: "Penso che tuo padre dovrebbe lasciare questa bella patata bollente a qualcun altro."
Noah inarcò un sopracciglio, sconvolto: "Patata... che? Intendi lasciare il caso a qualcun altro?"
Aaron batté lievemente le mani: "Ding ding ding: risposta esatta! Questo caso gli porterà solo guai e se li porta a lui li porta anche a noi."
Noah si prese qualche secondo di tempo per processare la montagna di idiozie che stavano uscendo senza interruzione dalla bocca di Aaron.
...ma soprattutto: perché avrebbe dovuto comprare un quadro?
Vedendo che Noah non stava dicendo niente, Aaron parlò ancora: "Pensaci, Noah: se fosse davvero come pensiamo che sia, allora..."
Noah si alzò dalla sedia, innervosito: "Allora cosa, Aaron?"
"Tuo padre perderebbe la causa." Spiegò con un gesto della mano.
"Ok?" Noah si passò una mano a scompigliare i capelli chiari, frustrato: "Prendi le tue cause solo in base al fatto che tu possa vincere o no? Se Michael è colpevole il lavoro di mio padre è quello di convincere la giuria a ridurgli la pena, Aaron!" Esclamò, chiedendosi tra sé e sé come facesse il suo amico a non saper fare un ragionamento così idiota.
"Ma avresti messo in libertà un criminale, Wash."
Noah schiuse le labbra e sorrise ironico: "Sai come funziona il lavoro di un avvocato penalista, Aaron?"
Aaron si alzò dalla sedia: adesso si era innervosito anche lui.
"Il punto è che sei troppo impegnato a voler difendere il tuo amichetto di scuola senza guardare in faccia la realtà, Wash." Disse, mentre afferrava delle cartacce che aveva davanti per metterle tutte stropicciate nella sua ventiquattrore di pelle nera.
Noah gli rivolse un'occhiata confusa.
"Che non puoi vincere sempre tu e che il tuo amichetto finirà in prigione. E con ogni probabilità butteranno anche la chiave." Aaron si sistemò la giacca sulle spalle. "Devo andare, si è fatto tardi."
"Penso che sia un'ottima idea." Rispose Noah, guardandolo andare via.
Noah rimase in soggiorno a contemplare il vuoto per un tempo che gli parve infinito. Aveva ragione Aaron? Era tutto perché non sopportava di vedere Michael dichiarato colpevole? O voleva dimostrare a suo padre di essere all'altezza del suo lavoro? Noah non lo sapeva. Sapeva soltanto che avrebbe voluto che le cose finissero bene per tutti ma era evidente che fosse un desiderio ben lontano da quello che sarebbe accaduto veramente.
*
Noah Washington non aveva chiuso occhio. Il che era strano considerando che ricordava come ai tempi della scuola era sempre stato perfettamente in grado di dormire in ogni situazione, con ogni persona e in ogni luogo. Le parole di Aaron gli erano rigirate in testa tutta la notte, tanto da fargli dubitare persino di aver scelto la carriera giusta.
Sarebbe stato così per tutta la vita? Una continua lotta tra ciò che era giusto e ciò che era sbagliato? Avrebbe dormito la notte sapendo che un killer era libero a causa sua?
Sobbalzò quando sentì il suono del suo campanello. C'era un'altra cosa su cui Aaron aveva ragione a quanto pareva: il suo appartamento era talmente vuoto da far riecheggiare il dring del campanello in tutto il soggiorno.
Quando aprì la porta si trovò davanti Haylee: quella mattina aveva i capelli che le ricadevano in boccoli ordinati sulle spalle fino a poco sopra il seno; era lievemente truccata e sicuramente non era vestita per andare a lavoro.
"Ciao." Disse lei, dondolandosi sui talloni. "Stai bene?" Chiese, quando lo guardò bene in viso: aveva gli occhi gonfi e stanchi.
Haylee si sporse oltre la sua figura cercando di capire cosa stesse succedendo dentro ma lui si richiuse la porta alle spalle ed uscì in pianerottolo. Di certo non voleva che Haylee vedesse in che condizioni era il suo appartamento. Avrebbe pensato che fosse uno sciattone.
Lei continuò a guardarlo, scrutandolo con occhi inquisitori: "Brutto momento?"
Noah scosse la testa. "Ho avuto una... una nottata."
"Dormito male?" Tentò lei.
"Lavoro." Rispose secco lui.
"Oh." Haylee annuì, "Sarà meglio che vada, allora..."
Noah si avvicinò di un paio di passi e cercò la sua mano, sfiorandola appena con la punta delle dita.
"Tu, come stai?"
"Eh - un po' di mal di testa... non sono molto abituata a bere, credo si sia notato..." Abbozzò, ravvivandosi i capelli sulle spalle: lo faceva sempre, quando era nervosa.
Noah accennò un sorriso e si avvicinò ancora, circondandole la guancia con la mano libera. "Si è notato."
"Sicuro di stare bene?" Quella volta, fu Haylee a sollevare titubante una mano verso il suo viso e lui chiuse gli occhi per qualche secondo, godendosi quella mano fresca sulle sue guance accaldate.
"Tranquilla." Tentò di rassicurarla. "Sto bene."
Lei annuì, ancora incerta.
"Stai andando a lavoro?"
"Hm? No..." Esitò. "Ho qualche commissione da fare..."
Noah le strinse piano la mano, nel tentativo di attirare la sua attenzione: "Allora, ci vediamo stasera?"
Haylee annuì piano. "Stasera."
La giovane donna si strinse la tracolla della borsa sulla spalla e si voltò per andarsene, rendendosi conto qualche secondo dopo che Noah la stava ancora tenendo per mano.
"Mi hai chiesto di baciarti."
Haylee arricciò le labbra in un'espressione imbarazzata. "Speravo di essermelo immaginato."
"Due volte." Aggiunse lui, sorridendo.
Haylee si passò nervosamente una mano tra i capelli e lui sorrise, evitando di dirle che gli aveva anche chiesto di spogliarsi.
Noah annullò la distanza tra di loro e, sovrastandola in altezza, si abbassò per baciarla portando una mano sul suo collo per attirarla di più a sé.
"Mi baci solo perché te l'ho chiesto io?" Sussurrò lei sulle sue labbra.
"Non faccio mai cose che non voglio fare. Ti avrei baciato anche ieri, ma... non mi sembrava il caso." Disse, cercando ancora la sua bocca per rubarle un altro bacio.
"Perché no?" Sospirò lei.
"Perché se avessi cominciato non sarei riuscito a fermarmi... e non era il caso di prenderti per la prima volta da ubriaca, non pensi?" Le disse, pizzicandole lievemente la carne del fianco coperto dal cappotto.
Solo il pensiero di fare sesso con Haylee lo mandava su di giri.
"E chi ti dice che io voglia essere presa?" Lo sfidò lei, schiudendo però le labbra e sentendo le farfalle allo stomaco quando quell'idea si materializzò nella sua mente.
Noah sorrise e si inumidì il labbro inferiore, catturando ciò che rimaneva del sapore di Haylee.
"Tu me lo hai detto. Ieri sera. Quando mi hai chiesto di spogliarti e di spogliarmi."
Haylee schioccò la lingua. "Sarà meglio che vada, hm..."
Noah lasciò delicatamente la presa sul suo fianco per far correre le dita sul lato del suo seno per bloccarsi all'altezza del collo. Le diede un bacio lì, dietro l'orecchio - ed Haylee sentì la pelle d'oca montarle lungo tutto il corpo.
"A stasera." Le disse lui.
Haylee salutò Noah con un gesto della mano - non sarebbe stata in grado di dire niente anche se avesse voluto -, e lui rimase sul pianerottolo finché non si chiusero le porte dell'ascensore.
*
Non aveva mai detto a nessuno che i cimiteri le mettevano tranquillità. Mentre Haylee Darling percorreva con calma i ciottoli che facevano da sentiero attorno alle tombe e ai monumenti grigi, pensava solo a quanto silenzio e quanta pace ci fosse, lì dentro.
C'era anche tanta tristezza, lo leggeva negli occhi delle persone che si inginocchiavano ai piedi dei loro cari, depositando un fiore o accendendo una candela.
La giovane donna si mise le mani nelle ampie tasche del suo cappotto color caramello e raggiunse la sua destinazione: Jennifer Moreau era sepolta a pochi passi da un rovo di rose bianche; la terra attorno alla sua lapide era ancora fresca, se comparata a quella delle altre.
Poggiò con estrema cautela una piccola rosa rossa accanto alla lapide, come se avesse paura di svegliarla mentre dormiva e rimase lì in piedi, a guardarla.
Non l'aveva mai conosciuta, non sapeva cosa le piaceva e non sapeva nemmeno se fosse una brava persona. Ma quella ragazza avrebbe potuto essere lei che, fortunatamente, non si era trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato.
"Haylee?"
Haylee sobbalzò: di certo non si aspettava di sentire qualcuno chiamarla in un cimitero.
Haylee si voltò e trattenne il fiato quando si ritrovò di fronte suo fratello: Zachary Darling indossava abiti civili che non erano, né nel colore né nel modello, molto lontani dalla sua divisa della polizia.
Per quanto avesse dei lineamenti sicuramente più maturi rispetto a come se lo ricordava, quegli occhi verdi vispi e furbi erano sempre gli stessi.
"Sei qui per..." L'uomo si sporse oltre la figura minuta di Haylee ed aggrottò la fronte. "Perché sei qui?"
"Tu perché sei qui?" Lo sfidò lei, incrociando le braccia al petto.
Il cielo sopra di loro, nel frattempo, si era ingrigito e non poco, sollevando un'umidità tale da farle gonfiare tutti i capelli, rendendoli più mossi di quanto non fossero già. Un lievissimo vento mosse qualche foglia attorno a loro, facendo sprofondare il cimitero in un'ambientazione da film. L'odore della pioggia le arrivò alle narici e istintivamente si strinse nel suo cappotto, aspettando che suo fratello rispondesse alla sua domanda.
Quello che non sapeva era che Zach era a corto di cose da dire perché era stupito da quanto sua sorella fosse diventata grande. Lui, sua sorella, se la ricordava con l'apparecchio e mentre ascoltava i Jonas Brothers a tutto volume in camera sua. Adesso aveva davanti una donna con l'aria di chi ne aveva passate tante e che avrebbe voluto essere ovunque meno che lì a parlare con lui.
"Sono venuto a trovare papà. Immagino che non sapessi nemmeno che è sepolto qui, eh..."
Haylee spostò il peso da una gamba all'altra, rimanendo in silenzio.
"Sono passato da casa tua, qualche giorno fa." Continuò lui, incerto. "La tua amica mi ha detto dove lavori ma non ho avuto modo di passare..."
Haylee rivolse un'ultima occhiata alla lapide prima di rimettersi sul piccolo percorso acciottolato, decidendo che fosse arrivato il momento di andarsene.
"Haylee, aspetta."
Zach la raggiunse a grandi passi e si schierò al suo fianco - dannate gambe che non le permettevano di camminare più veloce!
"Hai improvvisamente deciso che vuoi riallacciare il nostro legame perduto?" Domandò lei, rimettendo le mani in tasca e guardando fisso davanti a sé.
La guardò di traverso, continuando a camminare: "L'ho sempre voluto fare, ma non... non sono riuscito a trovarti da nessuna parte."
"Potevi chiedere alla mamma." Rispose lei. Di certo, alla veneranda età di ventisette anni sapeva riconoscere una scusa quando ne sentiva una.
Lui strinse le labbra: "Io e la mamma non parliamo, lo sai. Da quando..."
"Da quando hai deciso di cancellarci dalla tua vita, sì."
Zach la afferrò per il braccio e lei lasciò bruscamente la presa subito dopo.
"Non volevo cancellare te, Haylee." Disse, facendola bloccare sui suoi passi.
"Ma lo hai fatto. Mi hai lasciato sola perché eri arrabbiato con la mamma che negli ultimi anni ha pensato bene di... cercare l'amore in un milione di altri uomini!" Esclamò, attirando l'attenzione di un paio di persone.
"Pensi che la mia vita sia stata facile? Con papà in quelle condizioni?" Rispose lui, amaro.
Haylee guardò Zach per un lungo istante: aveva la barba incolta e i capelli mossi un po' in disordine, complice sicuramente il vento freddo e la pioggia che iniziava a bagnare il sentiero e tutto ciò che si trovava davanti.
"Nessuno ti ha chiesto di farlo da solo." Rispose lei con altrettanta amarezza. "Ho provato a chiamarti, sai? Un mare di volte..."
Poggiò entrambe le mani sulle sue spalle: "Sono qui adesso."
"Solo perché mi hai trovata per caso!"
Zach distolse lo sguardo. "Mi dispiace, ok? Mi dispiace, per tutto. Ma ero un ragazzino come lo eri tu e... pensavo che fosse la decisione più giusta. Ho sbagliato." Disse, tutto d'un fiato. Aveva finalmente avuto occasione di riallacciare i rapporti con sua sorella dopo anni di silenzio e non poteva rischiare di mandare tutto all'aria per un po' di orgoglio. Lei era la sua sorellina, e avrebbe dovuto esserci.
Tornò a guardarla: lei aveva gli occhi lucidi e si era portata il dorso della mano ad asciugare una lacrima sfuggita al suo controllo.
Zach l'attirò in un abbraccio e la strinse forte, lei chiuse gli occhi godendosi quella stretta che sapeva di casa.
"Non me ne vado più, Lee, promesso."
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Spazio Autrice
Buonasera a tutti e buon venerdì! Eccoci con un nuovo aggiornamento 🥰 ci tengo a ringraziare ancora chi sia arrivato\a a leggere fin qui e che mi ha permesso di arrivare a 1k letture. Grazie ❤
Detto questo: capitolo un po' denso questo. Almeno secondo me. Conosciamo meglio Zach, il fratello di Haylee - fatemi sapere che ne pensate - e Aaron inizia ad essere un po' incerto...
Insomma, se vi va lasciatemi un commento per sapere che ne pensate e buon weekend a tutti\e 💕
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