13.
La musica tuonava vibrante sopra le loro teste tanto che Haylee riuscì a sentire le sue corde vocali tendersi fino a quasi farle bruciare la gola per sovrastare quel rumore assordante. Si chiese perché Daphne avesse scelto di sedersi giusto a qualche passo da una cassa ma più di tutto, si chiese perché si fosse fatta convincere ad uscire di mercoledì sera.
Daphne osservava Haylee con occhi sognanti mentre teneva una patatina a mezz'aria da quando la sua amica aveva iniziato a raccontare la storia. Era talmente tanto emozionata che non era nemmeno riuscita a portarsela alla bocca. Sembrava quasi che stesse guardando la puntata di una serie tv che le piaceva.
"E quindi? Uscirete? Come siete rimasti?" Domandò, come se stesse chiedendo il finale di una serie tv.
"Non lo so." Rispose sinceramente.
"Non lo sai!"
"Lui poi è andato via..." Si giustificò, distogliendo lo sguardo imbarazzata.
"Andato via!" Esclamò, sconcertata. "Non ti ha chiamata?"
Alla fine, Daphne si decise a mettere in bocca la patatina ormai fredda facendo una smorfia, per poi subito dopo dare un morso al suo enorme panino con l'hamburger che ancora non aveva toccato.
"È successo un paio di giorni fa e non mi ha ancora richiamata. In realtà, non sono nemmeno così sicura che abbia il mio numero..." Haylee si rigirava una ciocca scura di capelli scuri attorno all'indice mentre parlava.
Daphne alzò gli occhi al cielo. "Sei senza speranza."
"Avrebbe potuto chiedermelo!" Esclamò, prendendo a rigirare la cannuccia nel bicchiere e facendo tintinnare un paio dei cubetti di ghiaccio all'interno. "Vado un secondo in bagno." Disse.
Daphne sospirò e la guardò andare via. Mentre la osserva farsi spazio tra la folla per andare alla ricerca del bagno, a Daphne viene da sorridere: Haylee è sempre stata piccolina e coi lineamenti di una bambola. Anche adesso, alla soglia dei trent'anni, non dimostrava più di ventiquattro anni.
Assurdo pensare che lei e Noah si fossero trovati spesso nello stesso momento senza essersi mai incontrati.
Daphne si perse a fissare il vuoto davanti a sé. Era una serata come quelle: lei ed Haylee erano andate a bere qualcosa al bar. Daphne sapeva che Noah era in città e che le avrebbe raggiunte: quella sarebbe stata sicuramente la loro occasione per scambiarsi due parole. Era stato, se non ricordava male, l'anno passato.
Daphne ricordava benissimo che Haylee quella sera non volesse uscire perché lei e Peter, il suo ex, si erano lasciati dopo un anno assieme. Una grave, gravissima perdita... più o meno.
"Ci sono un milione di pesci, nel mare!" Esclamò, per l'ennesima volta.
"Ok. Ma io volevo il suo."
Daphne alzò gli occhi al cielo. "Ma smettila. Dai, ordiniamo da mangiare. Che vuoi?"
"Dici che hanno le torte col gelato?"
"Io pensavo più a un bel secondo, magari una bistecca con le patatine... o uno sformato vegetariano..." Continuò, mentre leggeva il menu.
"Vado un attimo in bagno." Disse, allora come quel giorno.
"Se non torni entro due minuti, ordino."
Haylee si alzò senza aggiungere altro.
Non appena Haylee partì alla volta del bagno, ecco che comparve Noah. "Scusa il ritardo."
Gli occhi di Daphne si illuminarono non appena lo vide: fantastico, sarebbe stata finalmente la loro occasione! Haylee avrebbe smesso di piagnucolare e Noah avrebbe smesso di romperle le scatole.
"Quando devi rientrare?" Domandò Daphne. Decise che avrebbe ordinato lo sformato vegetariano e la bistecca con le patatine...
"Domani mattina presto ho già l'aereo," Noah sbadigliò. "Perché?"
"Così. Chiedevo."
"Chi è seduto qua di fronte a te?"
"Haylee."
Le labbra di Noah si schiusero. "Ah."
"Finalmente stasera potrete parlare in santa pace... non appena lei arriverà fingerò un attacco di... qualcosa, e dirò che devo tornare a casa e allora..."
Daphne ricevette un messaggio sul cellulare: 'Vieni in bagno, è urgente.'
Daphne sospirò. "Aspetta un secondo."
Noah non le diede retta. Al contrario, si mise a spulciare il menu: chissà cosa avrebbe ordinato Haylee.
Daphne entrò in bagno e trovò Haylee nascosta dietro la porta. "Ma che cavolo stai facendo?"
"Peter è qui! Guarda!"
Daphne si sporse oltre la porta e, senza dare nell'occhio, vide quello smilzo di Peter assieme ad una tipa a cena. "Ma guarda un po'. Lei è carina, no?"
Haylee fece una smorfia. "Uno spettacolo. Devo andarmene."
"Andartene? No! Non puoi andartene... tu... devi restare qua."
"Ma se è nel tavolo accanto al nostro! No, mi vergogno. E poi, ho pianto. Si vede che ho gli occhi gonfi..."
Daphne buttò la testa all'indietro. "Molto bene. Che programmi di fare?"
"Esco dalla porta sul retro."
"Non ti sembra un po' eccessivo?"
"Nei film lo fanno di continuo."
Daphne lasciò cadere le braccia lungo il corpo e si arrese: era evidente che il destino avesse in mente dell'altro.
"Come ti pare. Buona fuga."
Haylee si mise addosso gli occhiali da sole. Daphne, però, era troppo imbarazzata per guardarla andare via.
Ricordava solo l'espressione di Noah: gelida come sempre ma un pochino delusa.
Haylee rientrò dalla sua gita in bagno. Si sedette di fronte a Daphne e riprese a bere.
"E tuo fratello, è venuto a trovarti?" Domandò ancora Daphne, quando si ricordò.
"Per fortuna no."
Con tutti i pensieri che aveva, ci mancava solo quello di suo fratello!
"Sembrava intenzionato a farlo..." Continuò, perplessa.
Daphne non riusciva a capirla, Haylee: complicava le cose più banali e rendeva banali le cose estremamente complicate. Non riusciva a capire come poteva vivere sapendo di avere un fratello con cui non parlava senza avere il desiderio di vederlo.
"Non lo era abbastanza, forse." Disse lei, con un pizzico di amarezza nella voce.
In vita sua, Haylee Darling non si era mai sentita come se qualcuno avesse lottato per lei, per tenerla nella loro vita. Si sentiva come se fosse una virgola o una parentesi nelle vite delle persone, a cominciare dalla sua famiglia...
Haylee bevve un sorso di coca-cola che le solleticò il palato lasciando andare quei pensieri che le facevano male, decidendosi invece a cambiare discorso.
"Che mi dici di Aaron?"
"Di Aaron?"
"Hm-hm."
"Niente."
Haylee inclinò la testa di lato. "Niente?"
"Abbiamo fatto sesso." Sputò tutta d'un fiato, lasciando andare l'informazione con un gesto delle mani, come se stesse lasciando una palla da bowling lungo la pista.
Ad Haylee quasi andò di traverso la Coca-Cola. "Cosa? Quando?"
"Stamattina." Disse, guardando oltre la figura minuta di Haylee. "Sul divano di casa."
"Stamattina... ma siamo uscite di casa insieme!"
Daphne annuì, con una scrollata di spalle. "Allora? Mentre ti stavi truccando nel bagno di sopra."
Haylee si disegnò in viso uno sguardo disgustato. "Per prima cosa: ew, seconda cosa: come ci siete finiti?"
"Mi ha chiesto se avevo da accendere." Disse, liquidando l'affermazione con un gesto della mano.
"Da... accendere?"
"Una sigaretta, Haylee."
"Oh. E tu gli hai dato tutto il pacchetto..."
"Gli ho dato tutto il pacchetto, sì."
Haylee annuì pensierosa. "E ora?"
"E ora... niente."
Gli occhi di Daphne, dapprima accesi dalla frenesia del momento, si spensero pian piano quando una serie di ricordi bui fece capolino nella sua testa.
"So che non mi ha tradito con Violetta." Disse, perdendo definitivamente l'appetito.
"Claudette."
"Quello che è." Daphne si morse nervosamente il labbro inferiore. "Sono io che l'ho tradito."
Haylee strabuzzò gli occhi. "Cosa? Con chi?"
"Con un vecchio amico di Noah... si chiama Michael."
"Michael? Non me ne hai mai parlato."
"Michael King. Veniva a scuola con me e Noah, eravamo molto amici... suo padre è tipo l'uomo più ricco di New York. Non una persona simpatica, devo dire... adesso non so che fine abbia fatto, dopo il liceo. So che era andato all'università..." Concluse, lasciando cadere la frase.
"E Noah non ha sue notizie?"
Lei si strinse nelle spalle, terminando finalmente il suo bicchiere di soda. "Una volta gli ho chiesto di organizzare una rimpatriata. Poi è andato via quindi non se n'è fatto più nulla..."
"Andato dove?"
"Noah è andato ad Harvard, Haylee..." disse, con fare ovvio.
"A proposito! Perché non mi hai mai parlato di Noah?" Chiese per l'ennesima volta, sperando di riuscire, quella volta, ad ottenere una risposta. Erano fuori a cena, non poteva inventare di dover andare in lavanderia o di sparecchiare la tavola.
Daphne si irrigidì non appena Haylee le pose quella domanda, per poi ricomporsi subito dopo e rivolgerle un'occhiata neutra: "Quando ci siamo conosciute lui stava per partire... non c'è mai stata l'occasione..." s'interruppe. "Ad ogni modo, Haylee: stavamo parlando di altro!"
Haylee gonfiò le guance incerta: ancora una volta, stava evitando l'argomento.
"Perciò, Michael... non è sui social..." Disse, prendendo il cellulare dalla tasca nel tentativo di cercare qualcosa.
Daphne poggiò gli avanbracci sul tavolo. "No."
"Strano è strano," borbottò dopo aver dato un morso al panino. "Ma stavate insieme?"
"Abbiamo solo fatto sesso. Tanto, tantissimo sesso. Ma lui non era tipo da storie e io ero, beh, fidanzata, suppongo."
Daphne non pensava mai a Michael: lo aveva chiuso in un vecchio armadietto con tanto di lucchetto e password segreta. Michael King era stata la sua prima scappatella da adolescente e, specialmente quando mandava giù qualche bicchiere di troppo, faceva capolino nella sua testa: tutto oscuro e misterioso, con quell'aria da cattivo ragazzo che metteva sempre le mani al posto giusto...
Haylee annuì, pensierosa. "Certo è strano che Noah non abbia più sue notizie."
"Noah è strano, Haylee. Pensavo lo avessi capito."
Haylee giocava con le sue stesse dita mentre parlava. "Oh, sì, sì... quello l'ho capito. Non che tu non sia strana, hm..."
"Che intendi dire?" Chiese lei, sistemandosi meglio contro la spalliera della sedia, sulla difensiva.
"Perché gli hai mentito per tutto questo tempo? Hai messo su un bel teatrino..." Disse incerta, distogliendo lo sguardo e portandolo ad osservare una coppietta che, a qualche metro da loro, mangiava tenendosi per mano. Haylee alzò gli occhi al cielo, distogliendo subito dopo lo sguardo: odiava le coppiette tutte pony e arcobaleni...
Si schiarì la gola: forse era solo invidiosa...
Daphne si prese un paio di secondi per risponderle: Haylee era il classico tipo che sempre la fottuta cosa giusta. Alcune volte lo faceva anche se non voleva per etica, o dio solo sapeva cosa... e si aspettava che tutti agissero bene come faceva lei.
"Avevo diciotto anni, Haylee... mi è sembrata la scelta giusta e la bugia si è spinta troppo in là per tornare indietro... Sono stata meschina, hm?"
"Dico solo che avresti potuto essere sincera." Disse, in tono quasi materno. "Ma sono errori che si fanno, cose che succedono..."
Haylee cercava sempre di mettere una buona parola per tutti, anche quando non c'era davvero niente da dire.
"Immagino di sì..."
"Se glielo dicessi, forse..." Abbozzò lei.
Daphne scosse la testa. "Meglio di no."
"Perché no?"
Daphne prese un respiro profondo. "Vuoi la verità?"
"Certo!" Esclamò lei, incitandola a parlare.
"Per una volta tanto mi piace essere quella ferita e non quella che ferisce." Confessò. "È stupido?"
Haylee scosse la testa. "Affatto."
Daphne aggrottò le sopracciglia. "Non pensavo che la pensassi così anche tu."
"Pensaci..." Haylee si pulì le mani con un tovagliolo e poi lo buttò dentro il piatto vuoto, guarda me e Steven: lui poteva fare sesso con altre donne perché eravamo in una... come la chiami? Relazione aperta..." disse, facendo delle virgolette immaginarie sopra la sua testa. "Poi, improvvisamente, io finisco interrogata dalla polizia e lui mi molla. Lui, capito? Erano mesi che volevo mollarlo e non ne ho avuto il coraggio perché mi dispiaceva, e guardami adesso."
Daphne mosse piano la testa, aspettandosi che Haylee continuasse a parlare.
"Mi sono stancata di essere buona. Voglio essere stronza." Si limitò a dire.
Anche Haylee, mentre parlava sapeva che no, non sarebbe mai diventata 'una stronza' perché non era nel suo carattere e sapeva che alla fine, sarebbe stata più male lei, degli altri. Però, per un momento, gli piacque pensare che potesse essere davvero così.
Daphne arricciò le labbra. "Amen, sorella."
Ci fu un momento di silenzio: entrambe le giovani donne erano immerse nei loro pensieri.
"Che dici, andiamo?" Propose stancamente Haylee: era stata fin troppo sola con i suoi pensieri e non andava bene. "Questa musica mi sta facendo venire il nervoso."
"Sì, direi che è arrivato il momento: si sta riempiendo di collegiali e io mi sento improvvisamente vecchia." Disse, alzandosi dalla sedia.
Quando Haylee e Daphne tornarono a casa, di certo non si sarebbero aspettate di trovare Aaron e Noah davanti alla porta d'ingresso con le facce da cani bastonati.
"Che vi è successo?"
"Dove siete state?" Domandarono loro, come fanno i genitori quando i figli tornano a casa ubriachi.
"Fuori?"
Haylee cercò di ignorare le gambe che le tremavano e la scia di ricordi che la colpirono come un treno in corsa non appena incrociò gli occhi color del mare di Noah.
"Avete la faccia di due che hanno bisogno di bere." Disse Haylee, guardandoli.
Noah teneva la giacca con la punta dell'indice, aveva la camicia arrotolata fino ai gomiti ad evidenziare il disegno del braccio e la cravatta allentata.
Daphne annuì in assenso e fece loro strada in cucina dove riuscì a recuperare due bottiglie di tequila che stavano sotto al lavandino.
Li fece accomodare sul tavolo e, dopo aver spostato l'enorme vaso di fiori che faceva da centrotavola, mise tre bicchieri sul tavolo, riempiendoli fino all'orlo.
Haylee bevve il primo bicchierino che le bruciò immediatamente la gola. Accanto a lei, Noah e Aaron fecero lo stesso.
"Allora, volete raccontare cosa succede?" Domandò Daphne, che si era lasciata per sé ciò che rimaneva di una bottiglia di vino bianco che aveva aperto quella stessa sera come aperitivo.
I due finirono la storia due minuti – e altri due bicchierini – più tardi, lasciando le due ragazze in silenzio a riflettere. Non dissero il nome della persona coinvolta, limitandosi invece a dire che avevano per le mani un caso che li stava davvero distruggendo e a causa del quale continuavano a prendere vicoli ciechi. Persino il padre di Noah che svolgeva quel lavoro ormai da anni, era ad un punto morto.
Noah si voltò poi a guardare Haylee che teneva la mano a sorreggere il viso pensoso con gli occhi lucidi e rilassati.
Decise di azzardare a poggiare una mano sulla sua coscia, attirando la sua attenzione.
"È chiaro che sta mentendo." Biascicò Haylee, mentre terminava il terzo bicchierino per poi poggiarlo con un tonfo sulla superficie in legno del tavolo.
Daphne annuì. "Chiarissimo."
"Cosa?" Chiese Aaron.
Che Michael stesse mentendo era un sospetto di tutti. Il problema era: su cosa stava mentendo?
"Il vostro... misterioso accusato di cui non ci dite il nome, sta... men...ten...do." Biascicò Haylee, enfatizzando l'ultima parola marcandone la sillabazione con l'indice, nemmeno fosse un cavolo di direttore d'orchestra.
Noah ed Aaron si scambiarono un'occhiata curiosa.
"Con ogni probabilità ha lavorato per suo padre per tuuuutto questo tempo... e ora vuole fargliela pagare perché suo padre ha deciso di incolpare lui per salvarsi la pellaccia."
Noah le tolse il bicchiere dalla mano. "Ok, basta alcol per te stasera."
Haylee si allungò sulla sedia e poggiò entrambe le mani sulle gambe del ragazzo pericolosamente vicino al cavallo dei suoi pantaloni.
"Mi bacerai ancora, Noah Washington?"
Aaron si schiarì la gola imbarazzato mentre a Daphne andò di traverso il vino che stava bevendo. Tossì un paio di volte.
Ad essere sincero, Noah le avrebbe infilato la lingua in bocca seduta stante, se non fosse stato per la presenza dei suoi amici.
Poi, come se si fosse ricordata improvvisamente che stava conducendo un podcast di storie di omicidi, tornò sui suoi passi.
"Sarà laureato in... fabbricazione di droga, o qualcosa del genere..." Adesso stava accarezzando il viso di Noah, sfiorandogli le labbra con il pollice e graffiandolo appena con la punta dell'unghia.
Noah si dimenticò di cosa stessero parlando perché era fin troppo impegnato a pensare a tutt'altro. La fantasia di quel giorno era far sdraiare Haylee sul tavolo in cucina e prenderla per farla venire almeno un milione di volte, magari con le sue unghie piantate nella sua schiena.
"Posso avere un altro bicchiere?"
"Continua la tua teoria, Haylee..." La incitò Aaron, che nel frattempo aveva tirato fuori il cellulare e stava digitando qualcosa sulla tastiera.
"C'è altro da dire, Aaron? Avrà tipo... che ne so! Spacciato la droga e ora sta cercando di incolpare suo padre o di uscirne incolume. E poi, perché il padre di Noah ha deciso di prendere in mano una causa del genere?"
Daphne avrebbe voluto essere come Haylee ma, come sempre, la vita era stata crudele e dunque il suo corpo non le permetteva di ubriacarsi con una sola bottiglia di vino.
Noah si schiarì la gola. "Ha un numero di pro-bono che deve riempire ogni anno. Questo era uno di quelli." Improvvisò.
"Un caso del genere pro-bono? Io mi sarei fatta pagare..."
"Possono essere pro-bono anche quelli, sì." Disse spiccio Noah, tornando a guardare Haylee.
Noah ed Aaron si scambiarono uno sguardo complice e un po' imbarazzato: erano stati talmente accecati dall'idea di far arrestare il milionario Edward King da non aver pensato pensato che, in fin dei conti, Michael era pur sempre suo figlio. Non sarebbe stato poi così strano se avesse mentito. In più, Christopher aveva sospettato di lui fin dal principio ma non era ancora riuscito a legarlo al caso.
"Dobbiamo chiamare tuo padre." Disse Aaron, alzandosi di scatto dallo sgabello facendo un rumore piuttosto stridente.
"Abbassa il volume." Borbottò Haylee.
Noah accennò un sorriso e le afferrò la mano che stava ancora a vagare sul suo viso, sfiorandole appena le dita sottili.
"Noah!"
"Sì, arrivo." Lasciò con estrema delicatezza e riluttanza la mano di Haylee. "Torno tra un attimo." Le sussurrò dolcemente.
Daphne rivolse un'occhiata a Haylee, che aveva tutta l'aria di un cucciolo abbandonato. "Poi torna."
Haylee teneva il busto poggiato a peso morto sul tavolo. "Sicura?"
Daphne alzò gli occhi al cielo. "Ricordami di non farti più bere."
"Andiamo a ballare?" Propose, con il tono di una che aveva avuto una bellissima idea.
"L'unico posto in cui andrai nei prossimi minuti sarà il bagno o il letto." Fece una pausa ed arricciò le labbra, pensierosa: "Ammesso che tu riesca ad arrivarci da sola."
Haylee ci pensò su. "È lontano da qua?"
Daphne si portò una mano alla fronte, rassegnata. Era incredibile: da ubriaca Haylee aveva lo stesso quoziente intellettivo di Steven.
"Giusto una rampa di scale."
Haylee si mise una mano davanti alla bocca quando avvertì un conato di vomito, e corse nel bagno del piano di sotto.
"Appunto."
Daphne si versò ciò che rimaneva della bottiglia in un bicchierino e bevve un sorso, guardandosi attorno nella cucina vuota: faceva strano, adesso, stare in quella cucina da sola... non era più abituata a non avere Haylee in giro.
Poggiò il suo bicchiere e tutti gli altri bicchieri vuoti nel lavandino per poi poggiarsi contro il bordo di esso a braccia conserte: pensò a Noah e ad Aaron, chiedendosi se stessero proteggendo qualche personaggio grosso, tipo... il figlio di Tom Hanks o di Shaq.
Aaron rientrò in cucina dopo qualche minuto.
"Quindi, che ha detto?" Chiese, con urgenza.
"È laureato in chimica, all'UCLA." Disse Aaron, quando rientrò in cucina seguito da Noah. "Haylee guarda davvero troppo Criminal Minds..." Continuò, sovrappensiero.
Aaron detestò il fatto che, una persona come Haylee, totalmente ignorante in materia, fosse venuta a capo di una cosa alla quale lui non aveva pensato. Per quanto fosse un passo avanti a Noah sapeva che non sarebbe mai arrivato al suo livello e adesso, persino la sua fidanzatina brilla riusciva ad arrivare a certe soluzioni.
"Forse voi ne guardate troppo poco, per essere avvocati."
Aaron sollevò gli occhi color miele in quelli di Daphne senza guardarla veramente: era deluso da sé stesso.
"Haylee, dov'è?" Domandò Noah.
"In bagno a vomitare." Rispose Daphne, indicando il corridoio con lo sguardo.
"Oh."
Haylee uscì qualche secondo dopo incontrandolo a metà strada. Aveva trovato la forza di lavarsi i denti e di darsi una sistemata ai capelli, legandoli in una coda disordinata.
Noah la raggiunse a grandi passi. Poggiò delicatamente una mano a cingerle i fianchi e Daphne li guardò intenerita finché non scomparvero su per le scale.
Daphne si poggiò contro il lavello e guardò Aaron: aveva ancora addosso la camicia del lavoro ma senza cravatta e sbottonata sul davanti.
Daphne Greene non seppe dire se fosse a causa dell'alcol, della conversazione con Haylee o del suo stupido buonsenso da quasi trentenne, si decise a dire la verità una volta per tutte. Quello di cui non si era resa conto, era che non aveva scelto esattamente il momento giusto per farlo.
"So che non sei andato a letto con Violetta."
Lui la mise a fuoco solo in quel momento. "Claudette."
Ci fu un momento di silenzio.
"Finalmente lo hai capito."
Daphne guardò Aaron dritto negli: adorava i suoi occhi grandi e profondi, così come i capelli spessi che, da quando faceva l'avvocato, aveva deciso di lasciare molto più corti di quando erano più ragazzini.
Si passò una mano tra i capelli biondi. "L'ho sempre saputo."
Lui si morse l'interno della guancia. "E allora..."
"Sono andata a letto con un ragazzo, mentre tu eri a trovare i tuoi fuori città... quando sei tornato non riuscivo a guardarmi, a guardarti... e ho..."
Aaron schiuse le labbra: voleva dire un milione di cose, eppure non disse niente. L'unica cosa che fece fu uscire dalla cucina.
"Aaron!"
"Daphne – ti prego." La implorò. "Non ti bastava vedere lo schifo che mi circonda, vero? Dovevi buttarmene addosso dell'altro..." sorrise amaramente, "sei felice adesso, vero? Tu sei felice solo quando stanno male gli altri, Daphne."
Le parole di Aaron la trafissero come un coltello in pieno stomaco, tanto che si sentì mancare l'aria e, per quanto avesse schiuso le labbra per rispondere qualcosa, Daphne non riuscì ad emettere nemmeno un suono.
*
"Ed è per questo, che non metto più il ketchup sulla pasta..."
Noah la ascoltava farneticare senza dire una parola, limitandosi ad annuire e sorridere mentre la guardava con gli occhi che gli brillavano.
"Che cosa mi avevi chiesto?" Chiese poi, quando si rese conto di non ricordare la domanda che Noah le aveva posto.
"Se vuoi una mano a spogliarti."
"Oh." Lei si morse il labbro inferiore "Solo se poi io posso spogliare te."
"Non penso sia il momento giusto..." Le disse.
Le appuntò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Se arresterete qualcuno grazie a me, dovresti farmi un bel regalo..." Disse, decidendosi a provare a sfilarsi i jeans strappati che indossava.
Noah lasciò cadere gli occhi sulle gambe lunghe e lisce della ragazza, tornando a guardarla subito dopo: sapeva che, se l'avesse anche solo sfiorata, non sarebbe più stato in grado di fermarsi.
Haylee poggiò le mani sulle spalle di Noah. "Puoi passarmi il mio pantalone del pigiama?"
Noah annuì e le porse un pantalone a pois rosa che lei mise al rovescio senza accorgersene. Il prossimo step avrebbe dovuto essere quello di togliersi il maglione: si dormiva in pigiama, giusto?
Haylee fece per sfilarsi il maglione d'angora azzurro che aveva addosso, fallendo miseramente. Il tessuto del maglione si era infatti attorcigliato ad un paio di collanine.
"Aspetta."
Noah tornò a sedersi accanto a lei sul letto e l'aiutò a spogliarsi del tutto, spostando poi inevitabilmente gli occhi sul seno rotondo purtroppo costretto in un reggiseno scuro.
Si disse che, se avesse superato quel momento, ogni altra azione difficile gli sarebbe sembrata un gioco da ragazzi in confronto a quello.
Le passò poi una maglietta a maniche corte bianca che trovò sulla sedia accanto allo scrittoio e l'aiutò ad indossarla.
Le tolse infine i capelli arruffati da davanti al viso e disegnò il contornò delle sopracciglia folte con la punta del pollice.
"È stato un bel bacio..." Sussurrò lei sulle sue labbra, come se fosse un segreto. "Te lo dico ora perché da sobria non te lo dirò... perciò shhh..." Terminò, portando il suo piccolo indice sulle labbra di Noah, che schiuse le labbra sul suo dito, sfiorandolo appena con un bacio.
"Manterrò il segreto con la Haylee sobria, allora." Rispose sorridendo e chiedendosi subito dopo perché accidenti stesse sussurrando anche lui.
"Mi bacerai ancora?" Domandò lei, abbassando ancora di più il tono della voce.
"Ho in programma di baciarti per un bel po' di tempo, Haylee Darling." Le sussurrò, accarezzando il contorno delle sue labbra a cuore con lo sguardo e poi con la punta del pollice, schiudendole appena.
"Sembra un ottimo programma."
Consolata da quella nuova rassicurazione, Haylee si sdraiò tra i cuscini e lui l'aiutò a mettersi sotto le coperte: iniziava a fare freddo, a New York. Noah decise di alzarsi e appuntarle una ciocca di capelli dietro l'orecchio, prima di richiudersi la porta alle spalle.
Noah rientrò a casa dopo aver dato la buonanotte a Daphne e trovò Aaron seduto tavolo della sua cucina, circondato dal contenuto della sua ventiquattrore, della ventiquattrore di Noah e da un computer portatile.
Aveva in viso un'espressione che Noah non riuscì a decifrare ma che, forse perché non capiva o forse perché di fatto non voleva capire, associò al fatto che fosse disturbato da ciò che pensavano di aver scoperto su Michael.
"Ci aspetta una lunga notte."
Spazio autrice
Buonasera! 🥰 Eccoci con un nuovo capitolo. Haylee stasera ci ha dato giù pesante...
Vi ringrazio se siete arrivati\arrivate fin qui a leggere e vi avviso che ho arricchito i capitoli precedenti, aggiungendo anche ben due scene extra, se vi va di tornare indietro a dare un'occhiata. 😉😉
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro