10.
Daphne Greene uscì in terrazza avvolta in un pesante cardigan di lana e prese una bella boccata d'aria: quanto era salutare una bella boccata di smog prima di andare a dormire!
A New York iniziava a fare freddo. Daphne sollevò lo sguardo alla ricerca di qualche stella nel cielo buio ma non riuscì a vedere niente se non l'ombra della luna in lontananza, ridotta ad un piccolo puntino sopra le loro teste.
"Non mi avevi detto che tuo fratello era così sexy." Esordì, nel tentativo di attirare l'attenzione di Haylee che stava guardando il cielo. Daphne si chiese che accidenti stesse guardando a parte gli aerei e un paio di falene.
Haylee riemerse dal flusso dei suoi pensieri. "Mio fratello?"
Daphne annuì vigorosamente tanto che la sua coda di cavallo guizzò un paio di volte. "Sexy. Molto."
Haylee si sporse oltre il dondolo, cercando gli occhi di Daphne. "Quando lo hai visto?"
Daphne fece un paio di passi verso di lei. "Oggi è passato di qua, mentre eri a lavoro. Gli ho detto dove lavori."
Haylee s'impettì. "Daphne!"
"Tuo padre è morto, tua madre è a fare la bella vita in Florida con l'arredatore di interni..."
"Il giardiniere." Corresse.
Alzò le mani in segno di resa. "Errore mio," Fece una breve pausa, "il punto è..."
"Il punto è che Zach..." La interruppe lei.
"Il punto è che Zach ha sbagliato, perché era un ragazzino: ti ha abbandonata? Sì, ma lo ha fatto per stare con tuo padre che stava male."
Di fronte a quell'affermazione, Haylee alzò gli occhi al cielo: come se non sapesse la storia della sua famiglia!
"Eravate tutti e due ragazzini e tu, oggi, sei arida. Non riesci a fare entrare nessuno, Haylee. Tuo fratello è tornato sui suoi passi, vuole parlare con te..." Le disse dura, sperando di farla ragionare.
"Arida?"
Daphne avanzò di un paio di passi fino a raggiungere il lato del dondolo.
"Che mi dici di Noah?"
Haylee ebbe immediatamente un tuffo al cuore e si ritrovò fintamente interessata al colore rossastro del suo tè ai frutti rossi. "Di Noah..."
"Ti piace!" Esclamò. "E tu piaci a lui!"
"Io non... non piaccio, a Noah..."
"Dio, Haylee. Sei così ottusa." Daphne roteò gli occhi. "Tu mi sei stata vicina in momenti molto, molto bui, Lee..." ricominciò con calma, "e tutto quello che dico lo dico solo perché ti voglio bene."
"Lo so, ma-"
Le poggiò una mano sul ginocchio. "Dovresti dargli una chance, Haylee..."
"E tu darai una chance ad Aaron?"
Daphne si strinse nel cardigan color crema. La situazione tra Haylee e Noah e quella tra lei ed Aaron era molto diversa. Daphne aprì la bocca per rispondere ad Haylee ma si interruppe quando l'imponente figura di Noah, con addosso ancora il cappotto, sbucò in terrazza.
"Parli del diavolo..."
Noah le rivolse un'occhiata confusa. "Hm?"
"Nulla, nulla..."
Haylee non capì che cosa stesse succedendo perché non si era voltata.
"Vado a dormire, Lee... ti lascio con Noah."
Haylee inarcò un sopracciglio e solo allora, i suoi occhi incontrarono quelli azzurri di Noah.
Daphne poggiò una mano sulla spalla di Noah e lo superò.
"Notte Duff."
Noah si mosse a passi incerti verso il dondolo e ringraziò di avere addosso ancora il cappotto perché faceva un gran freddo. Il cielo, buio e senza stelle, era coperto da qualche nuvola e illuminato solo dagli aerei lo attraversavano pigramente.
Stranamente, fu Haylee la prima a parlare. "Ciao."
"Hei."
Noah lo prese come un invito a sedersi accanto a lei e così fece, abbastanza vicino da riuscire a sentire il profumo del suo shampoo.
"Come stai?" Fu la prima cosa che lei gli chiese.
Il dondolo iniziò a cigolare sotto di loro quando Noah, involontariamente, iniziò a muoversi.
Ci pensò su. "Sto. Tu?"
"Sto, anche io..."
"Posso... dirti una cosa?"
Noah scrollò le spalle. "Non devi chiedermi il permesso."
Haylee accennò un sorriso. "Oggi, quindici anni fa, mio padre è morto."
Noah processò con calma quella notizia: per quanto lui e suo padre non andassero affatto d'accordo, non riusciva ad immaginare un mondo senza di lui, o senza sua madre.
"Come..."
"Come è morto?"
Noah annuì, lasciandola continuare.
"Incidente." Disse. "Ma non è morto subito. È stato in coma per un anno, forse un po' di più... mia madre non riusciva a... 'vederlo in quel modo' così... mi ha portata via."
Haylee si voltò verso Noah cercando i suoi occhi, giusto per capire se avesse voglia che lei continuasse oppure no. I suoi occhi avevano il colore del mare di notte: una distesa infinita e placida.
Gli occhi di Noah scivolarono nei suoi, esitarono sulle sue labbra a cuoricino, sulle ciglia lunghe e sulla maglietta con lo scollo a V che metteva in risalto il seno piuttosto pieno e rotondo.
"Mio fratello Zach è rimasto con mio padre finché è morto, poi si è iscritto all'accademia di polizia." Accennò un sorriso amaro. "Ma non voleva più saperne di mia madre, né tantomeno di me..."
"Perciò, l'altra sera..."
"Non lo vedevo da quindici anni."
Haylee non sapeva che cosa l'attirasse a Noah. Sapeva soltanto che in quel momento, quando decise di appoggiare la testa sulla sua spalla, lui non l'avrebbe mai allontanata.
Noah cercò di non rimanere troppo inebriato dal profumo dei suoi capelli e della sua pelle. Non sapeva nemmeno lui da quanto aveva atteso quel momento: erano anni che desiderava avercela così vicina.
"E adesso, mio fratello, è venuto qui a cercarmi."
"Non devi vederlo, se non vuoi."
"Daphne gli ha detto dove lavoro."
"Perché lo ha fatto?" Chiese, in un tono lievemente alterato.
"Perché..." Esitò, "dice che dovrei perdonarlo."
Noah si prese di coraggio e fece scivolare una mano a cingerle la vita. Lei non lo allontanò, anzi: si fece ancora più vicina.
"E tu?"
Haylee rimase in silenzio, godendosi quel momento di pace quando lui la strinse a sé. Haylee si sentì come se in quell'abbraccio fossero svanite tutte le sue preoccupazioni.
"Immagino che... quando lo vedrò, insomma..."
"Aspetti l'illuminazione?" Domandò lui con un sorriso.
Haylee accennò un sorriso a sua volta. "Sì, l'illuminazione."
Noah disse a sé stesso che sarebbe potuto tranquillamente rimanere lì fino a data da destinarsi, accanto ad Haylee ed anche se aveva ancora addosso il cappotto e sulle spalle una giornata di merda.
"Mio padre mi tratta come se fossi un ragazzino, a lavoro."
Haylee si strinse ancora di più a lui, incitandolo a continuare. "Va' avanti."
"C'è lui, poi c'è Aaron, e poi ci sono io... e quello che penso io non lo prende in considerazione. C'è questo... caso." Esitò: non voleva che Haylee ne sapesse troppo. "E loro vogliono fare in un modo e io non... non pensi che andrebbero corsi dei rischi, ogni tanto?"
Haylee sentì i suoi occhi farsi via via più pesanti: la voce di Noah era così calda e avvolgente che avrebbe potuto ascoltarla per addormentarsi.
"Questi rischi ti metterebbero in pericolo?" Chiese, in uno sbadiglio.
"Forse."
"E allora non farlo."
"Perché?"
"Perché non voglio che ti accada niente." Confessò, chiudendo gli occhi.
Noah sentì il cuore stringersi in una morsa quasi dolorosa e accennò un sorriso intenerito di fronte a quella confessione.
"Non mi accadrà niente."
"Promesso?"
Noah trattenne il fiato prima di rispondere. "Promesso."
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