Introduzione alla mia mente
Undici Gennaio. Ore sedici e quarantadue. Tramonto sul mare d'inverno: l'inizio di tutto.
I raggi del sole erano fiochi, come impotenti di fronte alla forza della malinconia. Il caos empedocleo si palesava all'umanità. Tutto taceva, soppresso dallo stridere del ghiaccio, in attesa del successivo ed imprescindibile ritorno dell'amore, capace di dissolvere il caos dell'anima in favore di quello del corpo. In inverno è solo il cuore a vivere, seppur ghiacciato. Lui non muore mai. Io mi sento così di fronte a questo panorama e credo che l'inverno sia la metafora dell'uomo, fatto di mille contraddizioni, di ghiaccio, ma pur sempre capace di rinascere. Penso che l'inverno racchiuda l'essenza dell'universo, il male e il bene si fondono e si rincorrono in una danza mortale fatta di baci, di lacrime e di dolore.
Così son io, un insieme disordinato di idee e di sentimenti, di sorrisi e di sogni, un turbine tanto freddo quanto bollente in cui scorrono crude parole bagnate di inchiostro.
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