Capitolo 7
Michelle
"D'accordo - singhiozzò prendendo le giuste distanze - può bastare" - completò la frase guardandolo dritto negli occhi, per un attimo cercò di capirci qualcosa, di leggere ciò che teneva chiuso lì dentro.
Prendersela con lui non le avrebbe ridato la sua vita, al contrario avrebbe solo perso il padre del suo bambino, gli diede le spalle, non capiva cosa la legasse talmente tanto a una persona che conosceva da qualche giorno.
Chiuse gli occhi per un attimo respirando a fondo, si girò verso egli senza sapere cosa dire - "Io - Giovanni spezzò il silenzio per primo, respirò prima di ricominciare - mi dispiace per tutto quello che ti sta succedendo, per quello che ci sta succedendo - la guardò negli occhi, Michelle si morse le labbra non appena sentì la sua vista appannarsi - ma non era intenzionale tutto questo. Non conosco te e tu non conosci me, ma non crescerai questo bambino da sola" - le asciugò la lacrima sulla guancia con il pollice.
Michelle trattenne il respiro, si scostò subito dopo facendo morire il sorriso comparso sul volto di lui, gli lanciò un'ultima occhiata prima di superarlo, non sapeva come avrebbe fatto d'ora in poi a gestire tutto, l'università, la casa e come se non bastasse doveva occuparsi anche di una gravidanza.
Raccolse la maglia di Giovanni dal pavimento portandosela alle narici, aveva ancora la sua aroma addosso e se solo si fosse annusata il corpo avrebbe sentito che la sua aroma era rimasta anche lì.
Aveva un odore puntiglioso, fastidioso per certi aspetti e tremendamente dolce per altri, un enigma con mille sfaccettature, uno specchio di diverse forse e dimensioni; era scontato e incomprensibile allo stesso momento, era un fulmine a ciel sereno, era una giornata di sole durante l'inverno.
Fu così presa che non capiva se quello che pensava fosse riferito al profumo o al suo proprietario.
Sentì una presenza imponente alle sue spalle, sentiva i suoi occhi bruciarle la schiena, sentiva il suo respiro affannato anche a qualche metro di distanza, sentiva il battito del suo cuore farsi pesante nonostante non gli fosse accanto, sentiva di sapere tutto di lui senza dover entrare nella sua testa.
Era attratta da lui quanto lui lo era da lei.
Michelle si girò nella sua direzione e finalmente incontrò i suoi occhi, era appoggiato alla porta, le mani in tasca e il busto perfettamente incline, osservò ogni suo minimo movimento, lo osservò alternare distrattamente lo sguardo dai suoi occhi al suo corpo.
Forse era così che doveva andare? Forse dovevano semplicemente perdersi tra di loro, forse non serviva conoscersi a quel punto.
C'era qualcosa nei suoi occhi a cui Michelle non sapeva resistere, qualcosa che la spingeva ad affogarci dentro, qualcosa che non le permetteva di muoversi, di respirare o di fare qualsiasi altra cosa; lasciò cadere la sua maglietta e con quella tutte le sue paure, che male avrebbe mai fatto?
Gli corse in contro e per l'ennesima volta il corpo di lui la accolse senza pensarci due volte, non perse tempo, le tolse la maglietta e le accarezzò la pelle fredda, Michelle si avvinghiò a lui, per uno strano motivo sapeva che non l'avrebbe lasciata cadere.
La sua bocca si muoveva in perfetta sincronia con la sua, mentre le sue mani esploravano il suo corpo quasi come se quello fosse il suo mestiere; Giovanni stringeva il suo corpo attento a non sfiorare quei strani segni sulla pelle di lei, liberò la scrivania e la posizionò sopra essa aprendole le gambe quanto bastava per potersi mettere all'interno di esse.
Michelle strinse di nuovo le sua gambe attorno al suo bacino impedendogli di muoversi, le sue labbra si muovevano esperte sulle sue, le sua mani talmente grandi che quasi la coprivano.
Giovanni strinse i pugni quando lei si impossessò del suo collo, chiuse gli occhi e inclinò la testa di lato chiedendole di non fermarsi attraverso i versi che fuori uscivano dalla sua bocca; solo quando Michelle concluse lui tornò sulla sua bocca.
Gli mise le mani suoi fianchi fino ad arrivare, piano piano, alla patta dei suoi pantaloni, Giovanni gemette nella sua bocca spingendosi verso il suo corpo, Michelle gli abbassò i pantaloni e lui li tirò via con un semplice gesto.
La prese di nuovo in braccio e la appoggiò sul letto, le fece inarcare la schiena quando le sue dita cercarono il gancetto e la sua bocca si muoveva sul suo basso ventre, Michelle tirò la testa all'indietro inarcandosi per incitarlo a quella sua lenta tortura - "Giovanni" - il modo in cui pronunciò il suo nome fece perdere totalmente il controllo al ragazzo.
Gettò via il reggiseno catapultandosi su quello che aveva scoperto, con una mano teneva ferme le mani di Michelle sopra le loro teste, con l'altra le pizzicava i fianchi lentamente; si concentrò talmente tanto che non si rese conto che la ragazza continuava a pronunciare il suo nome.
Dalla bocca di Michelle iniziarono ad uscire versi gruttuali non appena Giovanni iniziò a morderla in modo buffo, sentì la sua lingua cercare di palcarle il dolore che le stava inconsapevolmente recando, scorreva sul suo seno come se conoscesse il suo corpo da una vita, lo baciava come se fosse un patrimonio mondiale e lei ne fu felice.
Non poteva negarlo, era felice che un uomo come Giovanni la venerasse.
"Scusa per averti fatto male" - le sussurrò all'orecchio, quando la sua mano iniziò ad entrare sotto il suo intimo di pizzo Michelle serrò le gambe quasi d'istinto - "Apri le gambe, Casanova" - glielo aveva quasi ordinato, l'aveva guardata in modo sensuale e glielo aveva detto così, con i denti serrati e una mano ancora sopra di loro, Michelle scosse la testa.
Non doveva rendergli le cose così facili - "E va bene, Elle, lo hai voluto tu" - a quel soprannome Michelle rimase spiazzata, sgranò gli occhi per la sorpresa, ma dovette reprimerla quando la mano possente di Giovanni le allargò le gambe quasi con prepotenza infilando le sue dita all'interno del suo sesso.
Con la bocca continuava a torturarle il seno, le sue dita si muovevano dentro di lei, prima piano e poi veloce - "Giovanni" - sospirò ad occhi chiusi attirando l'attenzione del ragazzo che smise di trattenere le mani - "Michelle" - le accarezzò le guance arrossate mentre lei allargava le gambe - "Fallo ora" - gli ssussurrò quasi in imbarazzo.
Sapevano entrambi cosa intendeva, Giovanni ghignò, intento a farla sudare un po' - "Cosa devo fare, Elle" - ripetè quel nomignolo facendo arrabbiare Michelle - "Vaffanculo Esposito" - alzò il dito medio continuando a godersi quel contatto sulla sua pelle, dalla bocca di lui uscì una risata spontanea prima di accontentarla.
Michelle sentiva il suo membro pulsare, così come il suo cuore, si aggrappò alla sua schiena, lui alla tastiera del letto; lei non osava aprire gli occhi per guardarlo, lui moriva dalla voglia di vedere i suoi bellissimi occhi color nocciola.
Gli graffiava la schiena ogni volta che si spingeva dentro di lei - "Guardami, Elle" - gli intimò con voce roca, Michelle scosse la testa di nuovo - "Guardami, ho detto" - ripeté con più foga, rallentò l'andamento cingendole il viso con una mano, le accarezzò i capelli e poi la baciò.
Era un bacio lento, sensuale, quasi dolce, quando si staccò lei lo guardò finalmente - "I tuoi occhi sono molto belli, Elle" - le sussurrò abbassandosi al suo orecchio, lei annuì incapace di parlare, continuò a stringerlo tra le sue braccia finché non conclusero.
Giovanni si sdraiò vicino a lei ed entrambi guardarono verso l'alto, Michelle si mise una mano sul petto chiudendo gli occhi cercando, invano, di calmare il suo petto, Giovanni fu il primo ad alzarsi - "Ti passo a prendere tra due orette, andiamo a fare un po di spesa e poi da un ginecologo" - si vestì in fretta, senza rivolgere alla ragazza nemmeno uno sguardo.
Michelle si sentì così stupida, l'aveva solo usata?
Non gli rispose nemmeno, si alzò dal letto coprendosi con il lenzuolo, Giovanni attesa una risposta, che ovviamente non arrivò - "Che ti prende ora?" - le domandò continuando a vestirsi, Michelle sussurrò un 'vaffanculo' prima di sorpassarlo.
Giovanni le afferrò il gomito portandosi la ragazza al petto, le accarezzò la testa e poi le diede un semplice bacio a stampo - "Ti passo a prendere" - le sussurrò di nuovo, Michelle si scansò di fretta rifugiandosi in bagno, si appoggiò alla porta con la schiena sperando che il suo spasimante la lasciasse stare e solo quando sentì la porta di casa aprirsi si lasciò andare completamente.
Stupida, stupida, stupida
Si toccò le tempie tirandosi uno schiaffo sulla fronte, non poteva continuare ad autocommiserarsi per le bravate che lei stessa decideva di fare, avrebbe rivisto Margot e i suoi genitori tra sue settimane e non aveva la più pallida idea di come potergli dire di quella situazione.
Sbuffò e senza voglia aprì l'acqua per la doccia, uscì dal bagno per prendere qualcosa da indossare, notando con grande piacere che erano solo le dieci, non sarebbe mai andata a fare la spesa con Giovanni, non ci doveva nemmeno sperare quell'ergumeno.
Decise di lavarsi in fretta e uscire da sola, avrebbe trovato qualche supermercato, avrebbe chiesto indicazioni per una clinica e avrebbe finito le sue cose il più velocemente possibile, poi sarebbe tornata a casa e avrebbe cominciato a studiare per i suoi esami.
Quando uscì dalla doccia si vestì in fretta, si asciugò i caoelli e poi uscì di casa, avrebbe tanto voluto avere la sua amata mini Cooper, che purtroppo non le avevano ancora recapitato.
Chiese qualche informazione in giro e dopo un po riuscì finalmente a trovare un supermercato.
Cercò di prendere lo stretto necessario, non sarebbe riuscita a tornare a casa a piedi con troppa roba.
Si avviò verso il reparto bevande cercando di fare più attenzione possibile, bastò un movimento di troppo e un paio di lattine caddero giù dallo scaffale, una di loro finì per bucarsi facendo fuori uscire tutto, Michelle imprecò a bassa voce, cercando un modo per rimediare.
"Ha bisogno di una mano signorina?" - una voce alle sue spalle la fece immobilizzare sul posto, si girò con aria colpevole facendo ridacchiare il commesso - "Mi dispiace, non so come sia successo" - dichiarò andandogli in contro in modo buffo - "Non ti preoccupare ci penso io" - le toccò le mani continuando a ridacchiare.
Aveva gli occhi scuri e i capelli del medesimo colore, aveva una pelle molto chiara ed era davvero molto cortese - "Non ti ho mai vista qui dentro" - esordì avvicinandosi a lei - "Oh no, io sono di Venezia, mi sono trasferita qualche giorno fa" - rispose alzando le spalle.
Lui sembrò sconvolto - "Come mai a Napoli? Amò la mia città, non mi fraintendere" - precisò mettendo in mostra il suo sorriso - "L'Accademia delle belle arti" - sorrise sincera osservando i suoi movimenti - "Oh no - guardò sopra le spalle di Michelle toccandole le spalle - arriva il boss, forza scappa" - sorrise spingendola via - "Sono Michelle, comunque" - rise di gusto contagiando il ragazzo - "Edoardo" - rispose alzando il tono della voce mentre lei si allontanava.
Fortunatamente riuscì a sentire "il boss" riprendere quel povero ragazzo, continuando a ridere per qualche metro ancora decisamente divertita.
Quando uscì dal supermercato notò con sua grande sorpresa che era passata più di un'ora da quando era uscita, alzò le spalle e continuò a camminare, le faceva bene ammirare quel posto.
In una delle strade si svolgeva il mercatino, sentiva le persone ridere tra di loro e conversare di cose buffe, sentiva tutta la gioia che quel posto le trasmetteva, si sentiva, per la prima volta in quei giorni, davvero felice e spensierata.
Sentiva l'odore delle spezie da una parte e quella dei frutti dall'altra, era tutto così colorato e vivace che sentiva di poter esplodere da un momento all'altro - "Buongiorno signorina, tutto bene?" - un uomo anziano sorridente le passò accanto togliendosi il capello come saluto, Michelle gli rispose cordiale prima di continuare a camminare per qualche ora ancora.
Solo quando si sentì stanca da morire decise di chiamare un taxi per farsi portare a casa, erano passate sicuramente più di due ore, ma non si sentiva colpevole, tutto il contrario, era felice di non aver aspettato Giovanni.
"Grazie per il passaggio!" - salutò il tassista con allegria prima di aprire il cancello, in lontananza vide una persona seduta sui gradini, sembrava osservare le fontane, ma era chiaro che non stava ammirando assolutamente nulla, Michelle alzò gli occhi al cielo e quando vi fu davanti lui non osò guardarla.
"Avevo detto che sarei passato a prenderti" - ringhiò a bassa voce, Michelle lo ignorò, Giovanni si alzò in piedi e la sua figura le fece quasi paura - "Fai sempre di testa tua!" - le ripeté urlando di più, ora era troppo - "Ti ho detto che ti avrei aspettato forse? - lo spinse all'indietro rispondendo a tono - non sono tenuta a stare alle tue stupide regole!" - gli lanciò un'occhiataccia superandolo.
Ancora una volta lui la bloccò tra le sue braccia - "Non puoi uscire da sola in una città che non conosci, sopratutto non quando ti dico che ti vi avrei portato io!" - continuò ad urlarle contro, si calmò subito dopo toccandole le spalle - "Forza andiamo dentro" - le disse.
Michelle lo guardò di nuovo - "Oh no, tu ora te ne vai, mi hai capito! Mi devi lasciare stare!" - aprì la porta e se la chiuse con forza alle spalle, si lasciò andare contro la porta capendo che ormai aveva rovinato tutto.
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Un po spicy hihihi, eccomi, sono viva, un altro capitolo per voi!
Vi ricordo che ho aperto il profilo instagram, sulla mia mio c'è il link! ❤
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