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Capitolo 19

Michelle

Lasciò cadere il telefono e il secondo dopo le articolazioni delle sue ginocche non furono più in grado di reggere.

Ma perché si sentiva così? Non non era esattamente la reazione che cercava?

Lo era certo, e allora perché sentire quelle parole dette da Giovanni era così doloroso?

Margot accorse in suo aiuto precipitandosi dall'amica - "Cristo Michelle, che ti è preso?" - la abbracciò senza nemmeno cercare di risponderle - "Niente, sto bene. È esattamente ciò che volevo, no?" - continuava a singhiozzare e allo stesso tempo ripetersi che stava bene.

"Ti ha detto delle cose brutte?" - la strinse e poi l'aiutò ad alzarsi - "Penso di essermele meritate, Margot. Sono stata molto cattiva e io lo sapevo che dietro a quella faccia cattiva c'erano una persona fragile. Non te lo avevo forse detto?" - si asciugò le lacrime, ma esse continuavano a uscire silenziose dai suoi occhi.

"Non serve giustificarlo" - le sussurrò l'amica - "No, no! È giusto così, io voglio che sia così" - sorrise tra le lacrime e poi si alzò per riprendere il suo telefono.

"Devo fare una chiamata importante" - le disse solamente prima di ritirarsi in bagno, si prese un attimo, si appoggiò al lavandino, annuì a se stessa nel riflesso e poi chiamò Nunzio.

"Senti qua chi si degna di chiamare!"

La voce squillante di Nunzio le fece allontanare il telefono all'orecchio.

"Nunzio posso sapere dove sei?"

Sussurrò sedendosi sul bordo della vasca.

"Beh io sto bene e tu? L'educazione e il rispetto per i più vecchi non c'è più tra voi giovani? Comunque sono quasi arrivato a Montmartre"

Michelle roteò gli occhi al cielo e poi sospirò.

"Cambia rotta, insomma è meglio se stai con Giovanni. Mi rendo conto che ti chiedo molto, ma ha più bisogno lui di te, io starò bene. Voglio solo che tu lo raggiunga"

Singhiozzò incapace di trattenersi.

"Non chiederò nemmeno, ormai è inutile farlo. D'accordo andrò da lui, riguardati, ok?"

Lei annuì rendendosi conto solo dopo che non poteva vederla.

"Ok"

Sussurrò piano prima di far scivolare via il telefono all'orecchio.

Si diede una ripulita veloce e poi uscì.

"Allora - iniziò - quando hai intenzione di preparare il pezzo forte?" - sussurrò sedendosi vicino a lei, Margot la guardò di traverso.

Come fai a cambiare argomento ed emozioni così velocemente?

Pensò Margot in quell'istante, non capiva come fosse possibile che fino a qualche minuto fa piangeva e ora la guardava insisitente.

Ma le persone che aveva intorno dovevano essere sempre così strane?

"Michelle, ti voglio bene, lo sai, ma a volte sei alquanto bipolare. Sai che se questo passaggio di emozione repentina fosse in un libro, i lettori ti darebbero della pazza? O peggio criticherebbero quella povera scrittrice. Tanto per rispondere alla tua domanda, l'abito è pronto, conosco le tue taglie a memoria, a meno che ora che sei incinta non hai preso qualche chilo" - ribattè ansiosa.

Michelle la ascoltò attentamente, aveva ragione sul fatto che le emozioni le sfuggivano di mano, ma era colpa della gravidanza, non poteva che essere così.

Per quanto riguardava il peso non credeva di averne preso molto, insomma era incinta da due settimane.

"Potresti farmelo provare" - alzò le spalle e si accomodò al divano - "Beh suppongo che tu possa vedere la collezione" - battè le mani tra di loro eccitata, le brillavano gli occhi e Michelle non avrebbe rovinato quel momento parlando dei suoi problemi.

Margot la prese per mano e la incitò a seguirla, Michelle si alzò dal divano con un sorriso, seguendola silenziosa.

"Preparati, spero che ti piacciano" - Margot le fece l'occhiolino e poi infilò la chiave nella toppa, Michelle non sapeva che li tenesse a casa sua - "Tieni i vestiti a casa tua? Non dovrebbero essere, non so, in qualsiasi altro posto che non sia casa tua?" - le domandò con voce bassa.

"Beh sì, ma credo che avessi più paura a lasciarli in mano ad altri. Domattina verranno a prenderli, ho ansia per il trasporto, ma naturalmente, come hai detto tu, dovrebbero essere in un altro posto" - si fermò un attimo e poi aprì la porta.

Michelle sgranò gli occhi, la mascella per poco non le cadeva a terra e sentiva un brivido di eccitazione per tutto il corpo.

"Questi sono - annaspò scuotendo gli occhi - non sembrano neanche veri Margot!" - sussurrò camminando tra i manichini, Margot si appoggiò allo stipite della porta, osservando l'amica sorridere emozionata.

Emozionata per i suoi lavori, quasi non si commuoveva.

"Sono pensati come abiti da red carpet, sono alquanto stravaganti, ma qualche ricerca mi ha aperto gli occhi sul fatto che le celebrità di oggi cercano abiti come questi : unici e preziosi, quasi come se non sembrassero veri. Inoltre so che nelle regioni balcane sono molto apprezzati, li usano per andare ad un semplice matrimonio, capisci? E poi sono stati i miei primi bozzetti, gli ho solo riguardati un attimo" - Margot la raggiunse al centro della stanza prendendola per le spalle.

"Sono fantastici e io sono così fiera di te" - Michelle l'abbraccio forte, le accarezzò la schiena e poi si staccò - "Quale di questi capolavori è il mio?" - le chiese con gli occhi quasi lucidi, la sola idea di indossare uno degli abiti della sua amica la rendeva così orgogliosa.

Margot rise di gusto e poi le indicò uno degli abiti, Michelle guardò prima lui e poi la sua amica, si coprì il volto con le mani e poi si avvicinò per poterlo ammirare e toccare.

Sembrava appena uscito da un film, era un abito sui toni del viola e del nero, inclusa qualche parte trasperente.

Aveva le spalle cadenti e ricami che sembravano foglie.
Era quasi un doppio vestito, era sicura che fosse lungo e stretto eppure dalla vita scendeva delicamente un altro strato, sembrava proprio un sogno.

"Sei sicura che io non lo farò sfigurare?" - indicò se stessa e poi l'abito, l'amica rise di lei - "Sei fantastica, perché credi che abbia scelto te. Forza, proviamolo" - Michelle battè le mani e l'amica la seguì schiamazzando.

Michelle si spogliò e l'amica non poté non far a meno di guardare quei maledetti segni sulla sua pelle, ma Michelle non si sentì a disagio, non se a guardare era solo la sua amica Margot.

"Lui lo sa?" - le sussurrò iniziando a togliere il vestito dal manichino - "No - scosse la testa - non lo sa e non lo scoprirà. È una cosa del passato, è inutile marcarci su" - certo non le piaceva mentire, ma anche Giovanni lo faceva.

"Dico solo che se lo sapesse non ti accollerrebbe addosso dei grossi scimmioni, sarebbe molto tranquillo. Quando qualcuno ti sparerà magari smetterà di sentirsi in colpa" - affermò concentrata - "Margot, Giovanni non è di certo un santo. Con lui non si può mai sapere" - smise di parlare quando l'amica le infilò il vestito.

"Cerco solo di dirti che anche se può essere uno stronzo non è corretto farlo preoccupare così, stai per diventare la mamma di suo figlio" - si lamentò - "Sono già la mamma di suo figlio o figlia, ancora non si sa, non ricordi?" - non si guardava allo specchio, voleva che fosse una sorpresa.

"È la tua vita - iniziò chiudendole l'abito - naturalmente fai ciò che vuoi, ma se vuoi essere in pace con te stessa dovresti prendere in considerazione l'idea di parlargliene" - Michelle annuì alzando gli occhi al cielo in segno di disaccordo.

Margot le fece un cenno e lei si guardò allo specchio - "Lo faccio decisamente sfigurare" - sussurrò a se stessa toccandolo con un sorriso - "Smettila, non è carino sminuirti così. Ma ora basta piangerci, o meglio piangerti, addosso. Togliamo il vestito e andiamo a fare una bella passeggiata" - affermò decisa dandole una leggera spinta che la portò a guardarla male.

Risero entrambe e poi, tolto il vestito, uscirono di casa.

Margot discuteva animamente per il giorno dopo e per quanto Michelle volesse ascoltarla non ci riusciva, sentiva solo un brusio e qualche parola indistinta in lontananza.

Le dispiaceva davvero non riuscire a confrontarla o prestarle attenzione, si sentiva un'amica pessima e non riusciva a far nulla a riguardo.

Cercava di ragionare sulle parole dell'amica dette in precedenza, sul raccontare, sul condividere quella cosa con Giovanni e indurlo ad aprirsi, ma non riusciva a convincersi.

Margot le passò una mano davanti al volto fermandosi - "Ma cherie, mi stai ascoltando?" - le domandò con il sopracciglio inarcato - "Pardon bonbon, je suis très désolé. Non riesco a prestare attenzione, sembra che il mio cervello possa esplodere da un momento all'altro" - si toccò le tempie e fece finta che il suo cervello sia esploso mimando con le mani e con la bocca dei rumori strani.

Margot rise sussurando qualcosa sul quanto fosse ridicola in quel momento e poi, afferrando il concetto, le concesse un po' di pace.

Il pomeriggio volò via tra battute silenziose e sguardi teneri, tra frasi non dette, ma capite, tra shopping a tratti noioso e passeggiate calme.

Era ciò che le serviva, passare del tempo con la sua amica senza dover parlare, bastava tenersi a braccetto e guardarsi qualche volta, il resto quasi non esisteva.

La sera, al loro ritorno, si scambiarono battute sul quanto fosse ridicolo il loro modo di volersi bene davanti a un piatto caldo di pasta.

Le temperature in Francia erano molto più insistenti del tempo caotico giù a Napoli. Per sua fortuna in quelle settimane c'era stato qualcosa di simile al 'freddo', ma sentiva che al suo ritorno a casa le temperature si sarebbero accese notevolmente.

Guardarono un film per completare quel giorno e poi filarono a letto.

Michelle non riusciva a dormire, era mai possibile con tutto lo stress a cui sentiva di esser sottoposta in quei giorni?

Ripensò a quanto accaduto e non smetteva di pensare al quanto fosse sembrata immatura e forse pazza, aveva pianto, urlato e poi sorriso come se niente fosse.

Era normale?

D'accordo forse Michelle era sempre stata un po' matta, ma arrivare a certi livelli? Provava imbarazzo per se stessa.

Eppure sapeva, forse al cento per cento, che tutti gli sbalzi d'umore a cui era soggetta non fossero a causa della gravidanza.

E ancora, la gravidanza, avrebbero dovuto scriverci un articolo e mettere come titolo di copertina :

'IL TOPIC DELL'ANNO'

Michelle era certa che avrebbe consentito a fare molti soldi.

Fortuna che esistevano delle guide che per le neo-mamme, le avrebbero fatto molto più che comodo.

Essere figlia unica non l'aveva di certo aiutata, non era stata costretta a badare a un piccolo esserino quando i suoi genitori erano fuori casa.

Come avrebbe anche solo imparato a tenerlo in braccio senza aver la paura di romperlo?

Si spinse il cuscino in faccia e soffocò uno sbuffo rumoroso, era diventata quasi un'abitudine farlo in quelle ultime settimane.

Si tolse il cuscino dalla faccia e impostò la sveglia per il mattino dopo, sperava davvero di non combinare nessun pasticcio.

Chiuse gli occhi e si lasciò andare a quel fantastico materasso.

Se il buongiorno si vedeva dal mattino, si disse Michelle, quello sarebbe stato un giorno alquanto stressante.

Prima ancora che la sua sveglia suonasse Margot era piombata nella sua camera con un bastoncino intriso di una sostanza a parer suo 'purificante'.

L'unica cosa purificante in quel momento sarebbe stato uscire da quella stanza a gambe levate.

La sua amica girava per casa ripetendo strani mantra sullo scacciare via la sfortuna e qualsiasi altra cosa stesse blaterando in francese. Era alquanto irritante, ma era pur sempre un giorno importante.

Chi era Michelle per giudicarla?

Si avvicinò a Margot con passo incerto, indecisa se risvegliarla da quel suo rito strano oppure fare finta di nulla, le toccò una spalla piano e lei sobbalzò.

"Mon Dieu Michelle! Trésor dovresti stare alla larga dalle persone quando sono così stressate!" - si toccò il petto e poi le tempie, chiuse gli occhi e riprese il suo rito, Michelle sghignazzò imbarazzata - "Ascolta Margot - la prese per le spalle e la scosse appena - andrà tutto bene, lascia queste cose. - le prese ciò aveva per le mani e le posò sul tavolino - Respira e poi dimmi il programma della giornata" - Margot annuì e poi respirò insieme a Michelle.

"D'accordo, allora - prese alla sprovvista Michelle sobbalzò quando l'amica cominciò a cercare qualcosa all'impazzata - ma dove l'ho messo? Pourquoi aujourd'hui? Ah, trovato!" - sul serio? Un semplice pezzo di carta?

"Bene, sono calma, procediamo. Alle sette, cioè tra una mezz'oretta arriverà lo staff a portarsi via i miei amati vestiti, le mie fantastiche creazioni in mano sconosciute - si asciugò una finta lacrima e poi riprese a parlare -

Come prima cosa mettiamo apposto questo disordine, poi ci accertiamo che le parrucchiere e le make-up artist non si siano dimenticate dell'evento. Dio solo sa cosa farei se fosse così! - si chinò in avanti per raccogliere un bracciale dal tappeto e poi continuò.

A mezzogiorno ritiriamo tutti i bouquet e le decorazioni e aiutiamo a realizzare la sala come voglio io.
Alle quattro del pomeriggio arriverà l'impianto elettrico e dalle quattro e mezza inizieremo a pettinare e truccare le modelle.

Tu hai appuntamento alle cinque e mezza.

Alle sei ritireranno il buffet, io comincerò a vestire le modelle e alle sette inizieremo ad accogliere gli ospiti; si terrà la presentazione e alle otto l'inizio della sfilata.

Ci sarà una specie di after party, ma nulla di cui preoccuparsi"

Michelle non capiva se essere spaventata da tutto ciò o ammirare la sua amica per tale devozione.

Le disse qualche parola di incoraggiamento e poi fece una breve sosta in camera per vestirsi.

Tra le sue magliette, per una ragione strana e alquanto sconosciuta a Michelle, ci aveva trovato in mezzo una felpa di Giovanni.

Qualcuno gliela avrà messa dentro quando lui l'aveva portata da sua mamma, si disse.

La piegò per bene e poi la rimise apposto, segnandosi mentalmente di restituirgliela.

Prese il telefono in procinto di mandargli un messaggio, ma poi cambiò idea.

Si vestì in fretta e poi aiutò l'amica a preparare i vestiti.

Come da copione alle sette i membri dello staff erano passati a prendersi i vestiti e dopo qualche minnaccia di troppo da parte di Margot se n'erano andati.

"Margot! Devono pur portarli alla sala, altrimenti che sfilata sarebbe?" - per poco non le tirò uno schiaffo, sembrava una bambina - "Sono le prime creazioni che andranno sul mercato, sono alquanto tesa" - si sedette sul divano stringendosi al petto un cuscino.

"Lo capisco e va bene, ma devi darti una regolata o finirà per essere un fiasco" - l'abbracciò confortandola rimettendosi poco dopo in marcia.

Alle undici uscirono di casa pronte a raccattare bouquet e decorazioni varie e dopo una sosta per mangiare si recarono nel luogo dove sarebbe avvenuta la magia.

Era un piccolo edificio e allo stesso tempo enorme, al centro una lunga passerella bianca con i neon azzurri e sul muro dietro il nome di Margot circondato da qualche fiore.

"È magnifico!" - affermò girandosi in torno - "Già, beh è stato arduo affittarlo, il proprietario è proprio uno sbruffone maleducato!" - s'imbronciò - "Fammi indovinare, un uomo di mezz' età pelato e con la pancia" - rise Michelle.

Margot si unì a lei - "Oh no, proprio il contrario! È un giovane di trent'anni pienamente realizzato. Possiede una catena di ristoranti e mi hanno detto che trattare con lui sarebbe stato facile. Eppure è stato sgarbato e terribilmente meschino! Ho dovuto farci parlare un mediatore e solo così abbiamo raggiunto un accordo" - al solo pensiero di quel Jacques, Margot si arrabbiò.

Incrociò le braccia al petto e sembrava quasi le stesse per uscire fumo dalle orecchie.

Michelle si sbellicò dalle risate e nonostante Margot avesse cercato di resistere si unì di nuovo a lei tirandole qualche pacca sulle spalle.

Quel loro momento durò poco, ma basto a Michelle per rammentare quanto fosse speciale la presenza di quella persona nella sua vita.

Tutto procedeva senza intoppi e come da programma, Michelle era perfino riuscita a divertirsi e smettere di pensare e Margot, beh Margot era sempre ansiosa, ma più rilassata.

L'impianto elettrico arrivò molto più in fretta di quanto pensassero e dopo un'occhiata veloce all'orologio, le ragazze si erano accorte che erano arrivati con un'oretta buona di anticipo.

Sostenevano che temevano di dover prolungare il loro lavoro e perciò avevano deciso di arrivare prima.

Bastò per scatenare in Margot un'altra buona dose di stress.

La sala possedeva un impianto non particolarmente adatto a ciò che serviva a Margot e perciò avrebbero dovuto riadattare molte cose.

Era troppo strano che andasse tutto bene, qualcosa che andasse storto ci voleva sempre.

Era puro equilibro.

Margot cercò di non pensarci e Michelle l'aiuto a rilassarsi; si dovette fermare varie volte per diverso tempo, più che incinta si sentiva vecchia, le dolevano i piedi e aveva costantemente fame quel giorno.

Nonostante Margot la pregasse di stare ferma e di riposarsi, lei non mollava, non voleva essere di parte, avrebbe sostenuto Margot in tutti i modi possibili.

Quando fu il turno di Michelle di farsi i capelli finalmente riuscì a rilassarsi. Le avevano fatto una semplice coda alta e le avrebbero aggiunto un dettaglio che andasse a sposarsi perfettamente col vestito prima della sua apparizione in pedana.

Nel frattempo avrebbe indossato qualche molletta a forma di farfalla, piene di perle sbrilluccicanti.

Per quanto riguardava il trucco aveva esplicitamente chiesto a Margot che non le venisse fatto qualcosa di molto pesante.

Le misero un ombretto chiaro e una leggera passata di eyeliner che stesse bene col vestito nero che avrebbe dovuto mettersi per assistere alla sfilata e una mezz'oretta prima di sfilare, le avrebbero creato una mezza luna verde e rossa per abbinare il tutto con la creazione di Michelle.

Finito tutto ciò Michelle raggiunse Margot, l'avevano acconciata e truccata, non restava che vestirsi.

Le avevano lasciato i capelli sciolti che cadevano con delle morbide onde, ma avevano tirato la parte davanti con gel e cera e avevano fermato i capelli con delle mollette nere luccicanti dietro le orecchie.

Avevano un trucco simile se non fosse per le perline sugli occhi di Margot e un eyeliner più spesso.

"Non commenterò il tuo essere favolosa perché ho paura che possa portare sfiga perciò corriamo a vestirci. Tra un quarto d'ora cominceranno ad arrivare gli ospiti"

Michelle annuì piano seguendola con la sensazione che qualcuno la stesse tenendo sott'occhio.

Si chiusero in una stanza, Margot aiutò Michelle col suo vestito e viceversa.

Erano semplicemente splendide e lo sapevano.

Si presero per mano, si guardarono e diedero inizio alla serata.

Uno dopo l'altro accolsero tutti con un sorriso e tra tutta quella gente Michelle riconobbe la mamma di Giovanni.

Daria le andò in contro abbracciandola, Margot, del tutto scombussolata, cercò con lo sguardo quello dell'amica, Daria salutò Margot e successivamente si rivolse a Michelle.

"Come stai cara? Va tutto bene lì?" - le sorrise dolcemente mettendo la mano sulla sua pancia - "È tutto sotto controllo per ora, grazie Daria. Tu invece?" - Daria sbuffò - "Mia figlia mi dato buca all'ultimo e non riesco a trovare mio figlio. A proposito, dev'essere già entrato, sapresti indicarmi dove trovarlo cara?" - Margot si strozzò con la sua saliva scusandosi in fretta.

"Non è venuto e non credo verrà" - le sussurrò in risposta abbassando la testa, lei sospirò alzando il viso di Michelle delicatamente - "È dura, ma puoi farcela" - rispose prima di entrare.

Margot le tirò una leggera gomitata sussurrandole senza togliersi il sorriso di volto - "Come fai esattamente a conoscere Daria ed essere così in confidenza con lei?" - Michelle sospirò - "È la mamma di Giovanni, Margot" - lei si girò verso l'amica - "Il tuo Giovanni è figlio di Daria?" - domandò quasi scioccata.

Michelle annuì - "Non è il mio Giovanni, ma si - tra la folla scorse i suoi genitori - i miei non sanno nulla, mentre lei sa che sono incinta, dobbiamo cercare di tenerli separati" - sorrise mentre parlava - "Non preoccuparti, i loro posti non sono affatto vicini"

Quando Elisabbeta e Diego arrivarono le due smisero di parlare - "Per prima cosa - iniziò sua madre - siamo fieri di te, e come seconda, siete favolose ragazze" - abbracciò prima Margot e poi Michelle - "Già, spero solo di non dover fare a botte con nessuno" - sussurrò suo padre alzando gli occhi al cielo.

Le abbracciò a sua volta e poi entrarono dentro.

Michelle intimò Margot ad entrare per prima, lei si guardò intorno con la costante angoscia di aver qualcuno che la stesse osservando.

Camminò lentamente e cercò di scacciare via quei pensieri, ma nulla, sentiva quasi un fiato caldo sulla schiena scoperta.

Quando entrò, Michelle aveva un'ampia visuale della stanza, i suoi genitori erano a destra, di spalle, e Daria a sinistra, sempre di spalle, sospirò. Per il momento l'aveva scampata.

Raggiunse Michelle al centro che parlava imbarazzata con chiunque le si avvicinasse - "Enjoy the night, sir" - la sentì dire salutando - "Wow, ma quante persone hai invitato?" - Margot la fulminò - "Beh ci sono importanti stilisti e sponsor anche in America, facciamo dappertutto. Dentro questa stanza c'è Francia, America, Italia, un po' di d'Inghilterra e infine Germania" - Michelle rise.

Il tempo passava e Michelle, oltre a guardarsi da possibili attacchi da chiunque la stesse osservando, si assicurava di tenere le due famiglie separate, destreggiandosi a destra e sinistra senza farsi notare molto.

Quando tornò da Margot due uomini si avvicinarono a loro porgendo le loro mani in segno di saluto, Margot provava rancore per uno dei due.

"Ma Cherie, lascia che ti presenti Jacques Villeneuve, proprietario dell'edificio" - marcò le ultime parole con ribrezzo - "Margot, non dovresti parlare in francese?" - le sussurrò all'orecchio discretamente - "Non si preoccupi signorina, sappiamo parlare l'italiano, non è cosi, signorina Margot?" - Jacques le prese la mano e si chinò leggermente per baciargliela.

Michelle tratteneva le risate e Margot ritirò la sua mano con un sorriso forzato stampato in volto - "Lui è mio padre, era curioso di partecipare e dato che siamo stati invitati, abbiamo colto l'occasione" - diede una pacca sulla spalla al padre che sorrise - "Sono di origini italiane e ho sempre indotto i miei figli a parlare italiano, per questo sappiamo parlare. Naturalmente sapevo che Margot ha studiato in Italia, perciò come potevo rifiutare?" - Margot si inchinò leggermente sorridendo.

Qualcunò chiamò Margot al telefono e dopo un'occhiata furtiva a Michelle lo rimise in borsa - "Sta arrivando un ospite, preparati" - sussurrò all'amica, lei non capì, continuò a chiacchierare e più parlavano più non capiva per quale motivo le avvessero parlato così male di quel ragazzo.

Era gentile, niente in confronto a come Margot lo aveva descritto.

"Allora, Michelle - iniziò il padre di lui - mi è stato detto che studi all'Accademia delle belle arti di Napoli, come mai Napoli? So che sei di Venezia" - le domandò con tono garbato.

Michelle aprì bocca per parlare, ma qualcuno la interruppe.

Una presenza imponente dietro di lei, le mise una mano sulla sua schiena e poi salì ad accarezzerla fino alla nuca.

Chiuse gli occhi e ispirò il suo profumo, il suo corpo si adagiò al suo tocco chiedendo di più, come se l'avesse sentita Giovanni l'avvicinò a sè, sussurrandole all'orecchio che aveva bisogno di parlarle.

Si scurano in fretta e poi, dopo averlo preso per mano, lo portò in una stanza.

Josuè, il padre di Jacques, si scusò in fretta con Margot allontanandosi e lasciando quei due da soli.

"Bella scena, un beau théâtre, félicitations" - gli sussurrò Margot guardando dritto davanti a sè, Jacques ghignò - "Eh bien, chérie, à quoi t'attendais-tu? C'era anche mio padre, non potevo trattare male te o la tua amica. A proposito, lei mi sta simpatica" - si girò verso di lei e rise coprendosi la bocca con la mano.

"Cos'è, oggi non mi chiederai di uscire? Oh no, non puoi più arrivare a compromessi. So benissimo che è stato tuo padre a consentire di affittare il posto. Ti sei fissato con l'idea di barattare. Garçon, épargne la galanterie" - si spostò di qualche centimetro e poi gli riservò uno sguardo di disgusto.

"Un'uscita con una bella madame per l'affitto di un posto, mi sembrava equo" - si spiegò - "Mais s'il te plait, fais-tu ça avec tout le monde?" - domandò - "No, chérie, solo con te" - le strizzò un fianco avvicinandosi a lei per sussurrare quelle parole al suo orecchio.

Margot non si scompose, se lo avesse fatto l'ego di quell'antipatico uomo si sarebbe solo riempito più di quello che già fosse.

Si staccò da lui in tempo per veder arrivare la sua amica e il suo cavaliere, mano nella mano, avanzare verso di loro.

Michelle si mise vicino alla sua amica e Giovanni leggermente dietro di lei, le sembrava di esser davanti a un enorme statua.

"Non mi avevi detto che l'ospite in ritardo era Giovanni" - mascherò un colpo di tosse dando una gomitata a Margot - "Non volevo che ti agitassi. Per la cronaca credo che ora andate d'amore e d'accordo" - le rivolse uno sguardo freddo e poi, come se nulla fosse, tornò a guardare davanti a sè.

"Beh non è come credi, è solo una finta per le nostre famiglie. Ti spiegherò meglio più tardi" - sussurrò - "Oh, stasera mi onorerai della tua presenza?" - per poco non le pestò il piede con i tacchi - "Che ti prende Margot?" - fingendo di aggiustarle i capelli, le tirò una ciocca facendola sobbalzare.

"Impari a lasciarmi da sola con Mister scemo" - fece un lieve verso di sdegno e poi si rivolse a Giovanni che se ne stava lì impalato a fissare il vuoto, Michelle lo prese per mano per cercare di calmarlo.

"Giovanni, giusto?" - Margot gli porse la mano e lui la accettò con un sorriso - "Tu devi essere Margot - poi si rivolse al ragazzo - e tu il fidanzato?" - Margot si strozzò con la sua stessa saliva e Michelle si schiarò la voce sorridendo.

"No, assolutamente, Giovanni lui è il proprietario di questo posto, Jacques" - la ragazza si affrettò a metter pace nel gruppo stringendo Giovanni per farlo retrocedere - "Non è un problema signorina - annunciò Jacques sorridendole - se volete scusarmi, andrò a cercare mio padre" - Margot alzò le sopracciglia e le spalle e i due salutarono cordialmente.

"Se non è problema andrò da mia madre - affermò Giovanni - mi raggiungi dopo?" - sussurrò a Michelle, lei annuì e lui le baciò la guancia.

Quando le due amiche rimasero solo le avvisarono che stava per partire la presentazione.

Si caricarono entrambe con un sguardo e poi salirono sul palco.

Michelle non avrebbe parlato molto, ma Margot ci teneva che ci fosse anche lei.

Un coro di applauso s'innalzò nella stanza quando le amiche si inchinarono leggermente mano nella mano - "Vorrei iniziare ringraziando tutti i presenti, ognuno di voi è molto importante per questo evento. Diventare una stilista è sempre stato il mio sogno, vero Michelle?" - lei rise e Margot continuò aspettando che i traduttori ripetessero per i presenti stranieri.

"Come prima linea ho deciso di creare abiti fuori dal normale possiamo dire, astratti ed eleganti, adatti a red carpet e cerimonie. Naturalmente so che come linea di  debutto potrebbe sembrare scontanta, ma sono stati i miei primi disegni e questo è un modo per onorarli.

Certo, avevano qualche intoppo e difetto, ma sono riuscita a perfezionarli" - un altro coro di applausi invase le ragazze, Margot ringraziò mentre Michelle la guardava orgogliosa.

"Bando alle ciance, che inizi la sfilata!" - Michelle applaudì alla sua stessa frase e poi, accompagnata da Margot scesero dal palco.

Giovanni la raggiunse in fretta posando una mano sulla sua vita - "Non per essere pesante, ma mi piacerebbe se non stessi molto da sola" - le sussurrò tra i capelli, aveva usato un tono abbastanza alto per farsi sentire da Margot - "Mon Dieu!" - sussurrò facendo finta di cadere, Michelle le tirò una pacca sorridendo.

"Non preoccuparti, allora, la sfilata inizierà tra qualche minuto. Che ne dici se nel frattempo ci facciamo conoscere?" - lo prese per mano e senza aspettare lo condusse dai suoi genitori, caso voleva che anche Daria fosse nei paraggi.

Michelle si innervosì di più, ormai aveva notato le occhiate che i suoi le avevano lanciato poco prima, era arrivato il momento di infilarsi dentro una situazione più grande di lei.

Giovanni fece cenno a sua mamma di raggiungerla e poi si piazzarono davanti alla famiglia della ragazza - "Mamma, papà, mi farebbe piacere presentarvi Giovanni" - intimorita e allo stesso tempo corraggiosa, Michelle ruppe il silenzio per prima.

"Vorrei dire che è un piacere conoscerti caro, ma dal modo in cui tocchi mia figlia sono alquanto scombussolato" - suo padre Diego era sempre cosi, non importava quanto Michelle fosse grande.

Quest'ultima lo ammonì con lo sguardo e Giovanni sorrise senza dire nulla - "Lei invece - prese per mano la mamma di Gio - è Daria, la mamma di Giovanni. Daria, mia madre Elisabbeta e mio padre Diego" - Daria abbassò lo sguardo quasi pietrificata mentre sua madre la guardò sconvolta.

I due ragazzi non sapevano come reagire, si guardarono in preda al panico - "Voi due vi conoscete?" - sussurrò Michelle, Daria si affrettò a ricomporsi - "No, no cara, è solo che ho qualche problema con la pressione, Giovanni lo sa - prese un lungo respiro e poi porse la sua mano - è un piacere conoscervi" - Elisabbetta esitò, poi sorrise e strinse la sua mano e Diego dopo di lei.

"Allora, figliola - sua madre attirò la sua attenzione - questo giovane è un tuo amico?" - Giovanni affiancò Michelle e lei gli prese la mano - "No mamma, noi ci stiamo frequentando" - suo padre la guardò negli occhi cercando di trovarci qualcosa, sua madre, al contrario, lanciava occhiate furtive a Daria.

"Ci siamo conosciuti poco prima che lei arrivasse a Napoli - mentì lui - ed essendo che la mia azienda si occupa di arte ci siamo incrociati nel nostro cammino. Ci siamo trovati bene, abbiamo sintonia" - sorrise, ma nessuno ebbe il tempo di replicare, la sfilata stava cominciando.

Presero tutti posti, Michelle aveva uno strano presentimento, si perse nei pensieri quando la musica e le luci si accesero, Giovanni le sventolò una mano davanti alla faccia - "Che ti prende novellina? Hai visto qualcosa di strano?" - allarmato saettò lo sguardo per tutta la stanza.

Michelle richiamò la sua attenzione - "Cosa? No, no! Fermati, è solo che è stata strana la reazione di quelle due. Tu credi che si conoscano?" - sussurrò - "Oh, quello. Non nego che è stato strano però sarebbe ancora più strano se si conoscessero e noi non lo sapessimo, non credi?" - le rispose con lo stesso tono, Michelle annuì distratta - "Forse hai ragione tu" - concluse sospirando.

Giovanni le posò una mano sulla gamba e nonostante il tessuto, giurò di aver sentito la pelle di lei rabbrividire.

Michelle sobbalzò quando lui la strinse più forte - "Potresti smettere di toccarmi?" - sussurrò - "Ti da fastidio?" - la sua voce era roca e maliziosa - "Giovanni, caro Giovanni, ti sembra il momento?" - spostò la mano dalla sua gamba e la intrecciò alla sua cercando di impedirgli di muoversi.

Giovanni sospirò e si arrese, strinse dolcemente la mano di Michelle, se la portò alla bocca e la sfiorò con le labbra.

Michelle sorrise di nascosto e poi riprese a guardare gli abiti.

Era strano apparire in pubblico insieme e ancora di più era strano ciò che si erano detti nello stanzino.

Flashback

"Che cosa facciamo una volta di là?" - Michelle appoggiò la testa sul petto di lui, riusciva a sentire i suoi battiti - "Direi di dire a tutti che stiamo insieme" - il suo petto iniziò ad alzarsi e abbassarsi per la risata, Michelle si staccò di scatto.

"Non stiamo insieme!" - replicò sgranando gli occhi - "Ah no?" - la sfidò, si avvicinò a lei, le mise una mano sulla nuca e poi la baciò avidamente - "Sul serio? Hai 26 anni, ma è come se ne avessi 16" - gli intimò quando si staccarono.

Giovanni alzò le spalle e riprese a baciarla - "Giovanni, non sto scherzando. Faremo finta di stare insieme, ma non siamo ancora una coppia" - gli sussurrò giocando con l'orlo della sua giacca - "E cosa siamo allora?" - lui prese una sua ciocca di capelli girandosela tra le mani.

Michelle boccheggiò - "Siamo due stupidi" - ammise sospirando per poi appoggiarsi al suo petto, lasciando che le braccia forti di lui le cingessero la vita.

Le diede un bacio sulla testa e poi vi appoggiò la sua - "Ci stiamo frequentando, cosi va bene?" - gli chiese chiudendo gli occhi - "Si" - le rispose ridendo.

"Questo comprende che non puoi baciarmi, nè toccarmi quando ti pare e piace; e non dormiremo insieme, te lo puoi scordare" - affermò - "All'improvviso non mi va più bene" - si staccò.

"Che vuoldire che non posso baciarti, né toccarti?" - le chiese esasperato - "Te l'ho detto! Non stiamo insieme, o così o ognuno per le sue" - si staccò dal suo corpo e fece per andarsene, ma lui la bloccò.

"D'accordo, faremo come vuoi tu, signorina Casanova - le lasciò un ultimo bacio a stampo - che c'è? Sarà l'ultimo per un po'!" - si giustificò, Michelle scosse la testa, lo prese per mano, sospirò e poi uscirono.

Fine flashback

Michelle lo esservò di nascosto, sorrise e si concesse un attimo di pace, ignara di quelle strane persone che aspettavo solo il momento giusto per colpire.

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