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Capitolo 15

Michelle

Quella strana sensazione di sentirsi maledettamente inadeguata a un posto non era estranea a Michelle.

Sopratutto ora che si trovava in una casa come quella.

Era cresciuta in una casa di lusso, ma non era esattamente abituata allo sfarzo, forse perché non le era mai piaciuto.

Aveva sentito Giovanni svegliarsi presto, perciò non rimase sorpresa quando non lo trovò nel letto.

Aveva cercato di dormire e per un po' ci era riuscita, ma non riusciva ad abituarsi al fatto che non fosse nella sua casa.

Si sentiva osservata costantemente e quella sensazione non le piaceva affatto.

Si alzò dal letto lentamente, chiedendosi che cosa avrebbe fatto in quell'enorme casa.

Sapeva di non essere sola, se aveva imparato qualcosa su Giovanni in quei giorni era che qualcuno gli girava sempre intorno.

E proprio mentre lo pensava Nunzio varcava la soglia della stanza.

"Buongiorno principessa" - Michelle alzò una mano in segno di saluto prima di scendere le scale e sedersi in cucina - "Quanta allegria stamattina" - le sussurrò versandosi del caffè - "Beh diciamo che passare la notte in una casa sconosciuta non era proprio il mio sogno" - gli chiese di passarle una tazza di caffe, cosi da potersi svegliare del tutto.

"Suvvia, non buttarti giù, abbiamo tante cose da fare oggi" - si sedette davanti a lei sorridendo - "No, no, non ci provare. Me ne starò seduta tutto il giorno in quel fantastico divano laggiù" - indicò col dito - "Come prima cosa andiamo a recuperare la tua merce, successivamente Giovanni verrà a prenderti per portarti da sua mamma" - Michelle iniziò a tossire, le era andato il caffe di traverso.

Spalancò gli occhi, aspettando che Nunzio finisse di ridere per parlare - "Per quale motivo dovrebbe portarmi da sua madre?" - domandò in preda al panico - "Rilassati, deve solo prendere le tue misure" - la rassicurò - "Non mi sono rilassata, perché mai dovrebbe?" - appoggiò la testa sul palmo della mano osservando l'uomo davanti a lei.

"Perché sarai la sua assistente e ti servirà un uniforme, sua madre è una sarta" - portò le mani sotto il mento sbattendo le ciglia - "Non era più semplice comprarne una?" - si alzò, lasciando le tazze nel lavandino - "Forse è solo una scusa per farti conoscere tua suocera" - si mise accanto a lei subendosi le sue occhiatacce.

"Non è divertente" - precisò - "Sto scherzando, sua madre ci tiene molto a confezionare le vostre divise, delle assistenti intendo" - Michelle alzò gli occhi al cielo, aprì il figro e vi frugò all'interno - "Ne ha cambiate tante? Di assistenti intendo" - trovò una scatola di fragole e non ci pensò due volte prima di afferrarla.

"Oh no, ne ha avute due prima di Ginevra, totalmente incompetenti. Fortunatamente quella povera santa è un'ottima assistente, perciò non ha dovuto più cambiare. Recentemente Ginevra ha dovuto prendersi un po' di spazio per sé" - Michelle addentò la sua fragola sogghignando.

"Era stufa di prendere ordini da un ergumeno come Giovanni?" - Nunzio sorrise - "Una cosa del genere e comunque non è poi cosi male quel ragazzo" - le rubò una fragola e tornò a sedersi, Michelle roteò gli occhi - "Certo, è un santo" - posò le fragole e si lavò le mani.

Lasciò Nunzio lì e tornò in camera, frugò nella borsa che Giovanni le aveva portato in ospedale e si infilò qualcosa prima di scendere giù.

"Allora andiamo a casa mia oppure no?" - gli chiese mettendosi le mani sui fianchi, Nunzio alzò le braccia - "Da quando prendo ordini da una ragazzina?" - le arruffò i capelli e poi la accompagnò in macchina.

"Quindi questa è la casa del tuo capo" - affermò mentre lui metteva in moto - "Una delle case" - precisò lui - "Ne ha altre?" - Michelle lo guardò stupita, Nunzio annuì  - "Questa è la casa dove è cresciuto, odiava l'idea che qualcuno la comprasse" - le diede un'occhiata veloce tornando poi con gli occhi sulla strada.

Michelle appoggiò la testa al finestrino - "Sua madre non abita lì?" - Nunzio scosse la testa - "Non voleva abbandonare questo posto, ma quella casa aveva troppi ricordi e lei non riusciva a reggerli. Cosi Giovanni le ha comprato una casa poco distante da quella" - Michelle ascoltava attenta e Nunzio sembrava esserlo ancora di più.

"Caspita, per fare solo l'imprenditore è parecchio benestante" - era da giorni che cercava di arrivare su quell'argomento - "Giovanni non fa solo l'imprenditore - Michelle si concentrò ancora di più - gestisce l'intera azienda e sua madre ha qualche boutique sparsa per il mondo" - rise.

Non era proprio la risposta che sperava di ottenere - "Quando hai detto che la casa aveva troppi ricordi, che cosa intendevi?" - gli chiese curiosa, Nunzio la guardò  e lei alzò le spalle interrogativa - "Giovanni non te l'ha detto? - lei scosse il capo - Hanno perso il padre da un paio di anni ormai" - Michelle sobbalzò.

Erano cosi impegnati a stuzzicarsi che non si erano nemmeno chiesti le cose più basilari - "No, non lo sapevo, quindi era l'azienda del padre?" - Nunzio sogghignò - "Certo, come no, Francesco era proprio il tipo da giacca e cravatta! Certo che no, il papà di Giovanni odiava stare seduto e occuparsi di cose così noiose" - parcheggiò davanti alla casa di Michelle e poi la aiutò a scendere.

"Beh scusa se non lo sapevo" - gli rispose ovvia - "Se voi non passaste tutto il vostro tempo a sbaciucchiarvi, ma cercando di conoscervi dato che state per avere un bambino, forse lo sapresti" - Michelle aggrottò le sopracciglia, si girò verso di lui e lo guardò con un espressione buffa.

Nunzio si sedette sul letto mentre lei preparava le sue cose - "Non passiamo il nostro tempo a sbaciucchiarci - mentì - ma bensì a cercare di parlare come due civili e fare delle scelte" - lui cominciò a ridere, strozzandosi quasi con la sua saliva.

"Sai Michelle, sei simpatica a volte" - lei ghignò - "Com'è morto suo papà?" - piegò i vestiti in maniera distratta girandosi quando non ricevette risposta, Nunzio aveva le mani consorte e la testa china - "Era innamorato del suo lavoro, eppure un giorno qualcosa andò storto - le sorrise - ma non spetta a me dirtelo" - battè le mani tra di loro, alzandosi per sgranchirsi le gambe.

Michelle annuì a se stessa - "Eravate molto amici?" - gli chiese continuando a concentrarsi sul suo lavoro - "Molto - sorrise - era il mio migliore amico, anzi, era come un fratello. Siamo cresciuti insieme in un piccolo quartiere" - le rispose sovrappensiero - "È per questo che lavori per lui ora, per Giovanni dico?" - Nunzio rise.

Giovanni non sapeva del forte legame tra suo papà e Nunzio, era stato Francesco a ometterlo, per la sua incolumità, si erano incontrati qualche volta di sfuggita, ma Giovanni non ci aveva mai dato peso.

Quando Francesco morì a Nunzio venne affidata una missione, prendersi cura del suo ragazzo.

Era una promessa, ma con gli anni aveva imparato ad amare quel ragazzo.

"È un interrogatorio, di cosa sono accusato?" - Michelle gli lanciò una maglietta - "Giovanni non mi parla mai della sua vita" - alzò le spalle e continuò - "No, Giovanni non sa che io e suo papà eravamo così legati" - si sentiva a disagio.

Perché raccontare parte della sua vita a una ragazzina?

Michelle lo guardò con aria interrogativa - "Daria, sua madre, lo sa, ma le circostanze erano diverse ed era meglio cosi. Lui sa che lo conoscevo, ma non sa quello che sai tu. Caspita ragazzina, sei importante ora" - Michelle ridacchiò chiudendo la prima borsa.

"Sai quando sono arrivata qui non immaginavo tutto questo, insomma chi avrebbe mai potuto immaginare una cosa del genere. All'inizio era tutto un disastro, eppure" - lasciò la frase in sospeso gesticolando nervosamente.

Nunzio battè le mani contento - "Non mi dire che ti sei innamorata del mio ragazzo, ragazzina!" - si risedette sul letto impaziente della risposta - "Cosa? No, no certo che no, solo - fece una pausa - diciamo che inizio a comprenderlo in certe situazioni. In altre è semplicemente un maschilista pieno di sé, insomma guarda cosa mi sta facendo fare" - indicò se stessa e rise in difficoltà.

Nunzio le si sedette accanto - "Non lo sta facendo per cattiveria" - lei lo bloccò - "Lo so che tu ci tieni a lui, ma non lo puoi difendere sempre! Insomma potrei anche comprendere le sue motivazioni in situazioni critiche, ma perché tenermi in quella casa pensando che qualcuno possa farmi del male? Significa solo che c'è qualcosa sotto" - sbuffò innervosendosi.

Cercò di trattenere le lacrime, mentre attendeva risposta - "Ascolta Michelle, non lo voglio difendere, io comprendo entrambe le parti, se mi metto nei tuoi panni il tuo ragionamento è più che logico, ma mi metto anche nei suoi panni ed è logico anche il suo. Lo so che hai paura forse e te lo concedo, ma ha paura anche lui, perché semplicemente conosce Napoli meglio di te e lo sa che ci sono pericoli dietro l'angolo sempre. Starete nella stessa casa anche per un anno, perciò cercate di non attaccarvi l'uno con l'altro, capitevi, chiaritevi e ascoltatevi. Siete grandi, civilizzate il vostro tempo insieme" - disse tutto d'un fiato, le sorrise calorosamente e lei fece lo stesso.

Si asciugò una lacrima in fretta e furia mormorando un 'grazie' quasi impercettibile.

Non ci mise molto a finire, aveva anche pensato di prendere qualcosa di elegante per la Francia, eppure era più stanca del dovuto, non vedeva l'ora di sdraiarsi sul letto, di nuovo.

Nunzio caricò le borse in macchina e poi attese che lei prendesse posto, Michelle salutò con la mano la sua casa e poi salì.

Appoggiò la testa al finestrino e osservò la sua casa diventare un punto lontano tra le case.

Ma va bene, si disse, forse è l'inizio di una nuova avventura.

Del tutto indesiderata e al momento sbagliato, ma chissà, forse era proprio cosi che nascevano le grandi cose.

Le arrivò un messaggio, era Margot, la aspettava con ansia.

Effettivamente sarebbero dovuti partire o non sarebbero arrivati in tempo.

Le rispose in maniera dolce e poi lasciò che il breve tragitto la calmasse.

Arrivati a casa Nunzio la bloccò - "Cambio di programma - disse guardando il telefono - prima devi preparare la valigia perché dopo esser tornati da Daria, partirete per la Francia con un jet" - la aiutò a scaricare i borsoni in casa e poi sparì.

Tornò qualche minuto dopo con delle valigie - "Dove hai preso queste valigie?" - gli chiese mettendosi le mani sui fianchi guardandolo confusa - "Per favore Michelle, Giovanni è quasi sempre in viaggio!" - la schernì incitandola a riempirle.

Lei alzò le soppraciglia e poi iniziò a scegliere quali capi era meglio portare con sé e quali lasciare nell'armadio.

Giovanni aveva già provveduto a far spazio nella  cabina armadio per i suoi vestiti, se dovevano stare insieme per tutto quel tempo avrebbe dovuto imparare a gestire gli spazi.

Dopo una mezz'oretta in piedi Michelle aveva il fiatone, si sedette sul letto, premendosi una mano sul fianco.

Sul serio Michelle?

Si disse, era uscita dall'ospedale da una sera e da quella mattina non aveva fatto che stare in piedi.

"Se le cose sono cosi adesso, figuriamoci domani sera. Stupida Michelle" - sussurrò dandosi una manata sulla fronte - "Avevo chiesto che facessi la valigia, non che esercitassi violenza sul tuo corpo" - Michelle sussultò e si girò verso la porta.

Giovanni era appoggiato allo stipite della porta, guardando la ragazza quasi accigliato - "Quello che succede al mio corpo non è affar tuo" - si sdraiò e si portò le mani sugli occhi, poco dopo sentì il letto abbassarsi a causa di un altro peso - "Ciò che accade al tuo corpo è affar mio, novellina" - battè le mani tra di loro e poi l'aiuto ad alzarsi.

Michelle si lamentò, davvero, si poteva essere così arroganti e affascinanti allo stesso tempo?

Pareva di sì, un solito cliché esercitato sulle protagoniste cosi che possano cadere tra le braccia del cattivo ragazzo, che si rivelava alla fine la persona più debole dell'intera storia.

Smettila Michelle, smetti di appassionarti alle storie d'amore e svegliati per piacere.

Lei rise e Giovanni la guardò confuso - "Oh insomma, in questa casa non posso manco ridere più?" - spinse via il ragazzo che ancora più confuso di prima decise di stare al gioco - "Si, ma non urlare che mi spaventi" - sussurrò indietreggiando in modo teatrale, Michelle scoppiò a ridere, lanciandogli un cuscino addosso.

Lo colpì dritto in faccia, non ebbe nemmeno il tempo di reagire.

Michelle si piegò in due dalle risate e per un attimo credette che stava per farsi la pipì addosso.

Non era nemmeno cosi divertente, gli ormoni della gravidanza avevano già cominciato a farsi sentire?

Giovanni controllò che fosse apposto e lasciò che lei si appoggiasse su di lui per riprendere fiato - "Non sei un robot allora" - gli sussurrò Michelle - "Novellina, tu più di tutti dovresti sapere che sono più di un robot" - le sorrise malizioso e Michelle lo spinse via.

"Hai appena rovinato un momento dolce e carino, pensa che cosa penseranno i nostri spettatori a casa" - gli puntò un dito contro e lui alzò le spalle.

Michelle tornò al suo lavoro, nonostante sentisse il suo spasimante osservarla - "Quanto ti manca?" - si avvicinò a lei cauto - "Poco, solo quelli - indicò qualche vestito sul letto e poi lo guardò - tu non prepari la valigia, a che ora abbiamo il volo?" - Giovanni rise.

"Novellina, stai parlando con Giovanni Esposito, non lo ricordi?" - le domandò - "Senti, signor prima donna, è cosi difficile rispondere alle mie domande?" - gli fece eco - "D'accordo, d'accordo, la mia valigia è pronta già da qualche giorno, ricordi che devo fare un viaggio di lavoro? E comunque partiremo con un jet privato, non abbiamo un orario, possiamo prendercela comoda" - mise una mano sul fianco immune e una sulla nuca.

Spinse la sua testa contro la sua sua, incitando la sua bocca ad andare verso di lui, Michelle riacquistò il senno all'ultimo minuto e sgattaiolò dalla sua presa.

Le pulsava l'interno corpo e di colpo era diventata agitata, si portò la mano sulla nuca  e poi si rivolse a lui - "Beh allora posso finire?" - domandò cercando di calmare gli ormoni - "No, andiamo da mia mamma" - la prese per mano senza lasciarle il tempo di replicare.

"Aspetta, chi finirà la valigia? E non mi tirare!" - lui non disse nulla e lei si limitò a seguirlo,  le aprì la portiera e lei vi entrò senza poter dire nulla - "È lontano?" - gli chiese - "No, è a una decina di minuti da qui" - le rispose sgattaiolando dal parcheggio.

"Non mi hai lasciato prendere nemmeno una giacca" - si lamentò stringendosi nel maglione, Giovanni accese il riscaldamento - "C'è il mio cappotto dietro" - rispose con un piccolo cenno, Michelle lo afferrò e lui ispirò appieno il suo profumo perdendo di vista, per un solo secondo, la strada davanti a lui.

"Se non mi avessi trascinata via così mi sarei data una sistemata" - non l'avrebbe presentata come la sua ragazza, ma voleva fare una bella impressione, anche minima - "Perché, cosa c'hai di male? - la guardò - Per me sei bellissima" - Michelle gli tirò una pacca sulla spalla - "Non sei affatto divertente" - lo trucidò con lo sguardo.

"Non volevo esserlo, dico davvero" - si schiarì la voce e iniziò tossire, Michelle rise - "Non vorrei che pensasse che sono una rozza" - sussurrò - "Ti preoccupi troppo, la signora Daria è più semplice di quanto tu possa credere".

Michelle lo guardò  - "La signora Daria? Sul serio?" - lui alzò le spalle.

"Dove si terrà l'inaugurazione?" - le domandò - "Montmartre, la boutique avrà sede lì" - rispose - "Ma il nostro hotel si trova a Lione, a circa 9 ore di distanza" - Michelle strabuzzò gli occhi - "Che cosa? Il nostro Hotel? Starò a casa di Margot" - ribadì lei.

Giovanni aprì bocca per parlare - "So a cosa stai pensando - lo bloccò - ma staremo via solo due giorni e io vorrei stare con lei, è un momento importante" - fece gli occhi dolci, prenderlo con le cattive non sarebbe servito - "D'accordo, lo capisco, ma il mio incontro lavorativo è domani mattina a Lione, perché credi che abbia prenotato un hotel lì?" - aveva un tono pacato e questo era fin troppo sorprendente.

"Tu puoi stare lì" - gli disse con nonchalance - "Cosi staremo a kilometri di distanza, non se ne parla" - erano quasi arrivati eppure avevano tanto su cui discutere - "Non importa, tu sbrigherai le tue faccende e io le mie, poi torneremo a casa insieme, che problema c'è?" - gli domandò.

Giovanni la guardò - "Pensavi che non ti avrei portata con me? Guarda che sarai al mio fianco come segretaria all'incontro, che figura ci farei senza? Inoltre pensavo che saremmo andati all'inaugurazione insieme - si fermò - come coppia" - si schiarì la voce di nuovo.

"Fermati, cosa? Devo già iniziare a lavorare?" - si girò nella sua direzione accigliata - "Non hai risposto alla domanda principale, andremo all'inaugurazione come coppia  o non andremo all'inaugurazione come  coppia?" - strinse il volante talmente forte che si sbiancarono le nocche.

Michelle allungò una mano verso le sue e lui allentò la presa, quasi non si era accorta di averlo fatto - "Beh, non era nei miei piani, ma non siamo nemmeno una coppia, come pensi che reagiranno gli altri?" - Giovanni fermò l'auto, erano arrivati.

"Non mi interessa niente degli altri, io voglio essere lì con te! - alzò la voce - Per controllare che sia tutto apposto" - si corresse grattandosi la nuca - "Quanto è importante questo incontro?" - lui era già a disagio e lei non aveva intenzione di pressarlo - "Sul serio Michelle? Tra tutto ciò che potevi dire ti è venuto in mente solo questo? Molto, l'azienda è a un passo dal diventare internazionale e ho bisogno di chiudere dei contratti" - Michelle lo guardò storto.

Lui non le aveva detto che era il proprietario dell'azienda e ciò la portava in leggero vantaggio - "E da quando un semplice imprenditore deve chiudere contratti così importanti?" - si strinse nel cappotto e si slacciò la cintura di sicurezza - "Questo non ti riguarda" - fece per scendere, ma lei lo bloccò sospirando.

Gli mise una mano sulla guancia e lo accarezzò - "Se dobbiamo passare del tempo insieme devi dirmi la verità, lo so già che dirigi la tua azienda, o altrimenti perché è proprio tua madre a fare le divise? Perché lavorano tutti per te? Svegliati Giovanni" - lui sospirò - "D'accordo hai ragione - deglutì - niente più segreti" - mentì - "Finalmente - sospirò - quindi come abbiamo intenzione di organizzarci?" - lui scosse il capo.

"Ne parliamo dopo, andiamo o non faremo in tempo" - uscì dalla macchina e Michelle alzò gli occhi al cielo - "Fantastico Michelle, sei di nuovo al punto di partenza" - sussurrò uscendo.

Giovanni la aspettava lì e mentre camminavano fianco a fianco, lui intrecciò la sua mano alla sua.

Michelle si paralizzò interiormente, poi lo guardò, lui aveva il capo girato dall'altra parte e quindi non se ne accorse.

Lo osservò, aveva solo una camicia e non capiva come potesse non avere freddo.

Appena entrarono un signore li accorse calorosamente - "Giovanni, ma che bella sorpresa!" - lo abbracciò, ma il ragazzo non mollò la presa su Michelle - "Salvatore, che bello rivederti, ho un appuntamento con la signora Daria" - scherzò divertito - "La signora Daria - calcò - vi aspetta nella solita stanza caro. Au revoir" -  li salutò con la mano e poi tornò al suo lavoro.

Michelle non disse una parola fino a che non arrivarono a un portone, Giovanni fece per aprirlo, ma lei lo tirò dalla mano - "Che c'è? - le chiese sorridendo - Sul serio Michelle, mia mamma è una a posto, la adorerai" - le diede un bacio sulla testa e poi fecero il loro ingresso.

La stanza era tappezzata di bozzetti qua e là, sul muro erano disegnati dei rami con dei fiori che si astendevano e si intrecciavano tra di loro in modo armonioso e alla perfezione. Sotto una tinta lilla.

Al centro vi era un lungo tavolo e sopra esso forse una centinaia di altri bozzetti e materiali.

C'erano dei manichini in ogni angolo della stanza, tutti in fase di elaborazione.

Poi c'era una signora, girata di schiena, che lavorava su uno di essi a un vestito da sera.

"Mamma siamo noi" - lei lo salutò con la mano concentrata sul suo lavoro - "Buongiorno" - Michelle prese coraggio, ma la sua voce uscì quasi strozzata.

Ci fu un attimo di confusione, lei si bloccò e fece cadere il materiale che aveva tra le mani pungendosi un dito, Giovanni corse in sua direzione - "Mamma tutto bene?" - la fece sedere, ma lei guardava Michelle e per un attimo era come se nei suoi occhi lei ci vedesse qualcuno che conosceva.

Michelle raggiunse Giovanni che provava invano a comunicare con la madre, quando si riprese, lui tornò al fianco della ragazza prendendola di nuovo per mano - "Scusate, sono un po' stanca" - diede un'occhiata di sfuggita alle loro mani intrecciate e Michelle, di istinto, lasciò la mano di Giovanni.

"È così tu sei la famosa Michelle" - Daria si alzò in piedi e abbracciò la ragazza che venne colta di sorpresa - "Sono Daria, la mamma della creatura cui hai scelto, spero di tua spontanea volontà, di rendere papà" - rise, Michelle guardò Giovanni che annuì piano - "La mamma è la mamma" - si limitò a dirle facendole un occhiolino.

"È un piacere conoscerla" - ancora non capiva perché glielo aveva detto così in fretta -  "Per piacere, dammi del tu, non sono ancora così vecchia" - la porta si aprì alle loro spalle e una voce fastidiosa eccheggiò tra le mura.

"No, non ci credo, Giovanni Esposito ci degna della sua presenza?" - Giovanni si girò e abbracciò la sorella dandole un bacio sulla testa - "Hai portato mia nuora con te? Fammi vedere se si vede il pancino" - la sua voce era così fastidiosa, Angelica si accasciò davanti a Michelle che a disagio sperò che lei si alzasse in fretta.

Ma quando lo fece, la reazione non era quella desiderata - "Tu? - si girò verso suo fratello - Sul serio? Hai portato la stramba della villa?" - Giovanni la riprese - "La stramba della villa è quella a cui hai cercato di portar via l'identità, non credi di doverle almeno una scusa?" - Michelle rise e Daria li guardò con una mano sul fianco.

"Vi conoscete?" - se ne uscì interrompendo quel silenzio - "Ci conosciamo mamma" - si sedette su una sedia svogliata - "Potresti essere mezo rozza in presenza di un ospite?" - la riprese - "Non fa niente, davvero - si rivolse alla ragazza poi - mi dispiace per quel giorno" - Giovanni strabuzzò gli occhi - "Non sei tu a dover chiedere scusa" - sussurrò al suo orecchio.

Michelle lo liquidò in fretta - "Ricominciamo da capo, d'accordo? Michelle" - le porse la mano e lei la strinse - "Luna - la guardò - ma non pensare di fare il lavaggio del cervello a mio fratello" - la avvertì - "D'accordo Lunita, può bastare" - le disse il fratello.

"Può bastare lo dico io! Fuori dal mio studio, tutti e due!" - si rivolse ai suoi figli, Daria, entrambi fecero come richiesto - "Un giorno mi spiegherai questa storia, cara" - Michelle sorrise e si tolse il cappotto del ragazzo piegandolo con cura.

Daria osservava e per quanto volesse farle quella domanda, dovette contenersi.

Prese il metro da sarta e si mise all'opera - "E così sei tu la fanciulla che ha rubato il cuore al mio ragazzo" - esordì - "Pare proprio di sì" - non aveva idea che lei sapesse tutto - "Rilassati tesoro, devo solo prenderti le misure" - le parlò piano.

Michelle annuì e cercò di rilassari, spero di non dover più aprir bocca.

"Quindi andrete in Francia" - come non detto - "Sì, Giovanni ha un incontro di lavoro e poi parteciperemo all'inaugurazione di una boutique" - non riusciva a capacitarsi di come il parteciperò fosse diventato un parteciperemo.

Daria si fermò di colpo - "Oh! Ma che coincidenza, parteciperò a una inaugurazione anche io, a Montmartre" - Michelle strabuzzò gli occhi - "Credo che stiamo parlando della stessa, la proprietaria è una mia amica, Margot. Non credevo avesse esteso gli inviti fino a Napoli" - rispose sorpresa.

"Ho il mio giro di conoscenze ragazza" - strizzò un occhio e le sorrise dolcemente.

Una ventina di minuti dopo Giovanni fece ritorno - "Mamma dovrei portare la mia dama a casa, se non ti dispiace" - si mise al fianco di Michelle e le diede un bacio sulla tempia.

Per la seconda volta, Michelle si paralizzò interiormente, gli tirò una gomitata proprio quando sua madre distolse lo sguardo da loro - "Dobbiamo parlare" - gli sussurrò, Daria si girò e sorrise - "Tranquillo, ho fatto, ti manderò la divisa domani mattina, dovresti ringraziarmi piuttosto figliolo" - Giovanni abbracciò sua mamma sorridendo.

"E tu mia cara, se decidi di lasciarlo lo capirò perfettamente" - sorrisero tutte e due mentre Giovanni recuperava il cappotto per aiutare Michelle ad indossarlo.

Michelle lo prese per mano, stringendolo un po' troppo e una volta arrivati in macchina tirò un lungo sospiro - "È andata così male?" - Giovanni si appoggiò allo schienale guardandola sorridendo.

"Perché non mi hai detto che tua mamma e tua sorella erano a conoscenza di questo?" - indicò la sua pancia e imitò la posizione del ragazzo - "Mia mamma è la mia migliore amica, non riuscivo a non dirglielo" - si giustificò toccandole i capelli.

Michelle si scansò - "E non è tutto, tua mamma parteciperà al lancio della nuova linea di Margot" - Giovanni alzò le spalle - "E quindi?" - Michelle gli diede uno schiaffo, non troppo forte naturalmente - "Idiota, ci saranno anche i miei genitori e sono sicura che Daria li vorrà conoscere, ma i miei genitori non sanno di noi due" - sospirò.

Giovanni  si allungò nella sua direzione - "Noi due? Esiste un noi quindi, ho una possibilità?" - lei non riuscì a spostarsi e le sue labbra toccarono quelle di lui in un bacio lento quanto passionale.

Afferrò il suo viso tra le mani mentre la lingua di Giovanni si muoveva esperta con la sua, a corto di fiato lui si staccò e le diede un bacio a stampo leccandosi le labbra e schioccando la lingua sul palato.

Michelle gli tirò un altro schiaffo - "Idiota" - gli ridisse, questa volta entrambi sorrisero.

A quella scena il cuore di Daria fece capolino, contenta e spaventata allo stesso momento, non aveva idea di come mettere da parte il dubbio che quella ragazza fosse la reincarnazione di Elisebetta.

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