Capitolo 13
Michelle
Respirava a fatica, l'ansia le bloccava i polmoni, non riusciva nemmeno a ragionare, l'ansia bloccava anche il flusso dei suoi pensieri; prese il telefono tra le mani, avrebbe tanto desiderato il dolce conforto della sua Margot, ma poi lo rimise giù, cosa mai poteva dirle?
Stupida, stupida, stupida.
Le ripeteva in continuazione la sua coscienza, si era ritrovata in un letto di ospedale a una settimana dal suo arrivo in quella città e come avrebbe mai potuto spiegare tutta quella situazione senza sembrare pazza?
Scalciò via le coperte e piano piano si alzò, si mise davanti alla finestra e si toccò la pancia, era tutto cosi strano, era tutto così diverso.
Tutto questo era come se non appartenesse nemmeno a lei, come se da un momento all'altro stesse vivendo la vita di tutt'altra persona.
La porta si aprì, ma lei evitò di voltarsi, sapeva già chi fosse - "Il tuo capo ha chiesto di sorvegliarmi?" - difatti fu lei la prima a parlare, lui sospirò - "Se la vuoi mettere così" - lei non lo vedeva, ma aveva alzato le spalle e aveva preso posto vicino al letto - "Sai cosa non capiscò - iniziò voltandosi - perché lavorate in così tanti per uno come Giovanni?" - si sedette e lo guardò dritto negli occhi.
"Uno come Giovanni come?" - Nunzio si sporse in avanti ridendo appena - "Sai insomma, uno cosi giovane, insomma non dovrebbe essere il contrario. Potrebbe essere inesperto" - rispose alzando le spalle - "La tua testolina ti gioca brutti scherzi, lo dici solo perché sei arrabbiata" - le toccò una tempia con l'indice spingendola leggermente all'indietro.
Michelle continuò a guardarlo - "Per quale motivo dovrei essere arrabbiata con questo Signor Giovanni, si insomma, non mi ha fatto assolutamente nulla" - era stata quasi acida - "Finiscila di comportarti come una bambina, comprendo che la situazione non sia quella che speravi di ottenere quando sei arrivata, ma ti devo ricordare che un bambino purtroppo si fa in due? Zucconi" - aveva ripreso la sua postura rigida - "Mi stai per caso sgridando?" - Michelle arricciò il naso e poi aggrottò la fronte.
Nunzio scosse la testa - "Sto solo dicendo che siete alquanto infantili, ma dove siamo, in una soap? Vi siete visti, vi sentite quando parlate? Insomma ragazzi avete ventisei e ventiquattro anni, non siete abbastanza grandi da sapere che questa è pura follia? Se questo fosse un libro molto probabilmente non perderei nemmeno tempo a leggerlo, siete cosi scontati" - Michelle ridacchiò, nonostante non conoscesse Nunzio non poteva negare che avesse ragione.
"D'accordo, ma è così pesante, cambia umore ogni secondo ed è cosi appiccicato al lavoro, mi spaventate sai?" - si coricò e si concentrò sul suo respiro, Nunzio non rispose, cosi lei chiuse gli occhi.
Non dormiva, ma pensava, aveva la testa talmente ingarbugliata che aveva bisogno di sciogliere qualche nodo, da lì a una settimana sarebbe partita per la Francia e forse avrebbe trovato un po' di pace, calma e serenità che in quel momento tanto le mancavano.
Se solo avesse potuto avere una via d'uscita, anche una scorciatoia, l'avrebbe presa senza esitare, non le sarrebbe servito nemmeno pensarci, si sarebbe proprio buttata a peso morto.
Voleva concentrarsi sul suo io, cosi si chiese realmente come stesse, ma forse nemmeno lei lo sapeva, era vero, non sapeva cosa realmente provava, non riusciva e non poteva descrivere tutto.
"Allora signorina, prima che t'addormenti, questo fine settimana Giovanni starà via per un incontro di lavoro, perciò tu deciderai come passare le giornate" - Michelle rise e lui le chiese cosa ci fosse di divertente con la sua espressione - "Allora, signorino, il fine settimana starò via, devo presenziare a un importante evento in Francia - Nunzio aprì bocca - e no, non è rivedibile, non sarà il tuo capo a vietarmelo" - Nunzio alzò le braccia e poi la lasciò sola, non più di quanto lei già si sentiva.
Chiuse gli occhi di nuovo e questa volta lasciò che il suo respiro la cullasse dolcemente.
Il suo corpo chiedeva pietà e lei non poteva fare a meno di concedergli un po' di riposo.
Non sapeva da quanto tempo dormiva, ma sapeva perfettamente, ancor prima di aprire gli occhi, che Giovanni era lì, ne sentiva l'odore nitidamente, sentì l'aria farsi pesante e la gola le pizzicava.
Sentiva bruciore alle tempie ed era quasi come se faticasse a riprendere aria, si tirò su quasi di colpo afferrando una bottiglia d'acqua, Giovanni le andò incontro toccandole la schiena con la sua mano ghiacciata.
Michelle si tirò dapprima indietro, poi si rilassò - "Va tutto bene?" - le chiese tornando al suo posto - "Tutto bene" - si massaggiò il capo e poi tornò giù, le bruciavano gli occhi ed era come se non avesse dormito nemmeno un'ora - "Riposa un altro po', ti sveglio io" - le sussurrò lui, Michelle scosse la testa.
"Quanto ho dormito?" - gli chiese - "Due orette, quando sono tornato non me la sentivo di svegliarti" - rispose aiutandola a sedersi - "Ti hanno detto quando posso tornare a casa?" - si massaggiò le tempie aspettando una risposta.
"Domani, non volevano mandarti a casa, ma è trapelato da come me lo hanno detto che hanno bisogno di posti letto. Tuttavia sanno che mi prenderò cura di te" - Michelle sbuffò, era in ottime mani allora - "Posso stare da sola o chiedo troppo?" - si girò verso di lui chiedendo con gli occhi quasi pietà.
"Ho portato le tue cose, se ti vuoi cambiare, cosi stai più al caldo" - ignorò la sua richiesta portandole una borsa - "Giovanni - sussurrò - Giovanni, fermati - continuò - Giovanni! Basta, basta, smettila di comportarti in questo modo. Esci da questa stanza e non tornare fino a quando non sarà proprio necessario" - smise di guardarlo, nonostante lui non avesse voluto annuì e poi uscì.
Sapeva che non avrebbe osato lasciarla da sola, ma la sua presenza non era delle migliori, frugò nel borsone.
Vi tirò fuori l'intimo, una tuta e una felpa, le avevano tolto la flebo per rimettergliela la sera quindi non aveva avuto grandi complicazioni.
Non appena fu al caldo prese il suo telefono e cercò qualche biglietto per la Francia, Margot non le aveva ancora fatto vedere gli abiti della sua linea, ma era sicura che sarebbero stati fantastici; la sua amica era fantastica.
In quel momento si sentì quasi in colpa, non parlava con lei e sopratutto i suoi genitori da un paio di giorni.
Telefonò alla mamma, senza la telecamera e quando lei aprì forzò la sua voce, cosi che potesse uscire felice e spensierata.
"Napoli è cosi bella che ti sei dimentica di noi?"
Michelle rise
"Ciao mamma, è solo che ho avuto un po' di cose da fare, la casa, gli esami e poi Margot mi mette ansia".
Si sforzò di buttarla sul ridere, mentre dall'altro lato c'era silenzio.
"Bambina mia, ti conosco da ventiquattro anni, cos'è successo?"
Sua mamma cambiò tono e le corde vocali della ragazza cominciarono a tremare
"È solo che è tutto così diverso mamma"
Sbuffò cercando di trattenere le lacrime, giocava con l'orlo della felpa tentando di calmarsi.
"Sei lontana da casa amore mio, ma non devi spaventarti e per qualsiasi cosa la mamma è qui. Se preferisci facciamo un salto cosi partiremo per la Francia insieme"
Michelle si spaventò, fece cadere una bottiglia d'acqua e Giovanni fece la sua entrata.
"Non c'è bisogno mamma - zittì Giovanni che rimase in silenzio - davvero, sto bene, ci vediamo direttamente in Francia questo sabato"
Giovanni aggrottò le soppraciglia.
Quando Michelle chiuse la chiamata, Giovanni non perse tempo - "Cosa diamine vuoldire 'ci vediamo direttamente in Francia questo sabato'?" - si sedette, sapendo da solo che non era riuscito a resistere per più di dieci minuti - "Ti avevo chiesto di" - lui la interruppe - "Si, si, so cosa mi avei chiesto, ma rispondi alla mia domanda" - Michelle sbuffò, odiava essere interrotta.
"Significa ciò che tu pensi, partirò per la Francia" - incrociò le braccia osservando il volta accigliato del ragazzo - "Ma che cazzo dici? Pensi che ti lascerò andare?" - alzò la voce e per un secondo Michelle si tirò indietro - "Senti Giovanni, siediti e risparmia le tue energie, il mio viaggio in Francia non è affatto discutibile, né tanto meno negoziabile" - sospirò mantendo un tono calmo.
"Tu non andrai da nessuna parte, l'argomento si chiude qui" - sbatteva il piede a terra freneticamente mentre lunica cosa che si sentiva era il suo respiro irregolare.
Michelle rise - "Scusa che cosa hai detto? - si accigliò - Pensi davvero che possa comportarmi come Anastasia Steel o Laura? Non farò ciò che dici tu, non sarò la tua sottomessa, né ora e né mai. Ti sei preso la mia cazzo di vita e ti aspetti che io ora ti sia fedele come un cagnolino?" - si era alzata in piedi e gli stava puntando un dito contro.
Giovanni deglutì, si appoggiò allo schienale e si leccò le labbra, Michelle si sporse in avanti - "Io andrò a quel stramaledetto evento" - sussurrò, il piede di Giovanni continuava a battere a terra nervosamente.
Finché non si alzò di scatto, facendo boccheggiare la ragazza, le mise una mano sul collo, sussurrandole all'orecchio - "Voglio proprio vedere" - sfiorò la carne di lei con le sue labbra, Michelle fu costretta a chiudere gli occhi.
Gli riaprì appena lui si staccò, lo guardava dritto negli occhi senza muoversi di un solo centimetro. Giovanni tornò seduto, guardò Michelle dalla testa ai piedi sogghignando.
"E va bene, è questo il tuo gioco? - gli chiese sedendosi sulle sue gambe - Non sorprenderti troppo se non dovessi vincere tu" - imitò uno a uno i suoi gesti, sentendosi solo dopo tremendamente stupida.
Giovanni sogghignò ancora di più e quando lei provò ad alzarsi, decisamente troppo in imbarazzo, lui la tirò dai capelli.
Non le aveva fatto male, quel suo modo di essere da una parte la faceva uscire di testa, dall'altra desiderava che lui potesse uscire dalla sua vita il prima possibile.
"Mi piace vederti osare, dico davvero, ma la prossima volta, prima di sederti su di me in quel modo, riflettici due volte" - Michelle sentiva il suo respiro affannato e le mani quasi tremanti, sorrise e quando il suo spasimante mollò la presa sui suoi capelli, lei si alzò.
Sotto i suoi occhi attenti si legò i capelli e poi si sdraiò, guardò in alto e si chiese ora come avrebbe passato l'intera giornata - "Dov'è Angelica?" - domandò - "Lei mi ha chiesto di te, ma è dovuta partire qualche ora fa per Milano. La zia ha avuto qualche problema" - rispose come se non fosse successo nulla.
Michelle annuì più a se stessa, il suo telefono prese a squillare poco dopo.
"Tua mamma mi ha appena chiamata. Mi ha chiesto di venire da te"
Michelle si alzò in fretta, troppo in fretta. Una fitta di dolore costrinse Giovanni a scattare in sua direzione.
"Non dare retta alla mamma, non venite qui"
Michelle fece una smorfia, chiedendo a Giovanni di spostarsi dal suo corpo.
"Ho molto lavoro da fare qui, ma se hai bisogno salgo su un aereo anche adesso. Sul serio Michelle, sono la tua migliore amica, lo sai che puoi parlare con me"
Gli occhi di Michelle cominciarono ad offuscarsi, ma non voleva piangere davanti a Giovanni, proprio no.
"È complicato Margot, sono circondata da persone meravigliose, perciò credimi se dico che non siete voi il problema"
Tirò su col naso nascondendo le sue lacrime.
"D'accordo ma" -
Michelle la bloccò.
"Noi ci vedremo sabato e parleremo, promesso"
La salutò, poi si asciugò le lacrime - "Non serve che ti nascondi da me, sai?" - Giovanni si sedette vicino a lei, prendendole il viso tra le mani, lei quasi si staccò - "Sei molto bella Elle, forse troppo" - continuò cercando i suoi occhi, che lei cercava in tutti i modi di sviare.
Cercava di guardare altrove, eppure gli occhi di lui la incatenarono ai suoi.
"Non mi piace essere guardata" - rivelò schiarendosi la voce - "Non ti piace essere guardata o non ti piace che sia il 'problema' a guardarti?" - le sussurrò, Michelle chiuse gli occhi, appoggiando una sua mano su quella di lui ancora sul suo viso.
"Il 'problema' dovrebbe uscire da questa stanza" - aveva ancora gli occhi chiusi, se li avesse aperti lui le avrebbe fatto una qualche magia - "Elle" - aveva una voce roca e Michelle fu costretta a serrare le gambe.
"Perché ti stai trattenendo?" - accarezzò le sue cosce sedendosi più vicino a lei - "Perché sei un problema, un grosso problema cazzo, e dio solo sa che cosa avrei fatto ora se non fossi per metà invalida" - confessò aprendo finalmente gli occhi.
"E cosa avresti fatto, Elle?" - continuava a toccarla, ma non le dava fastidio - "Esci Giovanni, esci" - non poteva resistere ancora, non sapeva perché quell'uomo riuscisse ad attrarla in tal modo.
Era affascinante e incredibilmente seduttivo, ma caspita, Michelle si sentiva una fottuta ragazzina.
"Dimmelo Elle, che cosa avresti fatto?" - la sua mano si strinse attorno al suo viso e la sua voce diventava sempre più esigente, Michelle aprì bocca, ma la richiuse subito dopo.
La presa sul suo viso si allentò, fino a che non sentì più due mani sorreggere il suo viso.
"Giovanni, io" - lui la bloccò, era inutile giustificarsi - "Sei stata abbastanza chiara" - tagliò corto - "Noi due non ci conosciamo" - Michelle si alzò in piedi raggiungendolo al centro della stanza.
"Si, ma serve? Ti serve cosi tanto? Sono Giovanni Esposito, ho ventisei anni e sono un imprenditore. Non ti basta, cosa vuoi sapere ancora? Quali sono i miei hobby? Che sport pratico o se vado in palestra? Quale sia il mio cibo preferito e non? La mia serie televisiva preferita? Sono davvero queste le cose che ti servono? È così tanto importante per te sapere tutto di me? Non siamo fidanzati, non siamo una coppia in procinto di sposarsi, siamo due ragazzi con una voglia infrenabile di sentirsi" - sospirò quasi senza respiro.
Alzò le braccia e poi le lasciò cadere lungo i fianchi, Michelle lo osservava attentamente, ancora una volta si sentiva stupida.
Stupida, stupida, stupida.
Continuava a fissarlo, in attesa di trovare una risposta che la soddisfacesse appieno.
Sentire quelle parole da lui non era inaspettabile, ma dirle in quel modo, quasi senza darci nemmeno peso.
Non provava tristezza, ma rabbia, non tutto ciò che aveva detto era vero, eppure sapeva che non gli avrebbe fatto cambiare idea. Non riusciva nemmeno a pensarci, insomma, non lo voleva nemmeno lei, convincersi di una cosa che non aveva le fondamenta.
"Mi dispiace che tu sia cosi superficiale, sai? Non siamo solo due ragazzi con una voglia infrenabile di sentirsi, siamo due ragazzi in procinto di avere un figlio. È già strano cosi, dobbiamo continuare a invaderci di stranezze? Tutto questo è un problema" - sputò fuori, ancora una volta lui la fermò.
"Problema, ancora con questa cosa, sentirsi attratti non è un problema!" - constatò - "Lo è se si tratta di te Giovanni! Eccome se lo è, ma tu non lo capisci o forse semplicemente non lo vuoi capire. Non puoi continuare a negare, non potrai farlo ancora per molto e quando lo avrai capito, beh forse sarà troppo tardi. Perciò fanculo Esposito, vaffanculo" - lo spinse all'indietro, girando i tacchi per poter andare a coricarsi.
Ma lui non la lasciò nuovamente andare, la afferrò per un gomito e Michelle sapeva perfettamente, anche prima che lui la baciasse, che sarebbe successo.
Giovanni stringeva i suoi capelli, mentre Elle si muoveva in sincronia con lui.
Sentiva mille voci in testa, alcune erano ferree, davano ragione a lei, altre invece volevano che lei non si fermasse, volevano che per una volta lei andasse fino in fondo.
Non sapeva nemmeno lei perché finiva sempre cosi, era cosi ripetitivo, ci provava con tutte le sue forza a contrastarlo, ma ogni volta non finiva bene.
Boccheggiò in cerca di aria quando lui la tirò leggermente all'indietro - "Potrai anche avere mille problemi, ma per te, Giovanni Esposito, non sarà mai uno di questi" - si spinse con foga sulle sue labbra facendola anche sanguinare.
Michelle non si reggeva in piedi, per quanto voleva resistere in quel momento, il fianco faceva male.
Quasi sbuffò sulle labbra di lui - "Giovanni - lo chiamò - ho bisogno di fermarmi" - annaspò e poi respirò a fondo, lui appoggiò la fronte alla sua e annuì leggermente - "Cambiamo le bende, che ne dici?" - il suo umore era tornato esattamente come prima, ma Michelle si sforzò di sorrridere e annuire.
Solo quando rimase sola in quella stanza, la sua maschera cadde.
Quasi le faceva male il cuore ad essere trattata così.
Tornò sul letto e poi aspettò.
Il silenzio regnava nella stanza, tutto ciò che non si volevano dire, lo stavano dicendo in quel momento, in completo silenzio.
Michelle respirava in modo perfettamente regolare, le riusciva in modo quasi automatico certe volte, senza nemmeno accorgersene riusciva a fingere che fosse tutto normale.
Sapeva che non fosse cosi, naturalmente, ma ogni parola era come sprecata per lui, non gli faceva né caldo né freddo. Non voleva ascoltarla, sembrava non gli interessasse nemmeno.
Il telefono di Giovanni prese a squillare, ma a sorpresa di Michelle, lo lasciò squillare.
Si disse che era semplicemente perché stava facendo una cosa delicata, quando avrebbe concluso sarebbe corso dal suo amato telefono.
Giovanni era ben attento a ciò che faceva, era ancora una ferita delicata, ma piano piano si stava rimarginando.
Per fortuna di Michelle, il proiettile non era entrato del tutto nel suo corpo.
"Ti ho fatto male?" - lui ruppe il silenzio e lei quasi non capì ciò che aveva detto - "Oh no, non mi stai facendo male" - rispose - "Non adesso - la guardò per un secondo - prima" - disse solamente, Michelle si toccò il labbro sanguinante.
"Gradirei non lo facessi più" - Giovanni rise - "Sai che non può succedere" - alzò la testa di nuovo per una manciata di secondi - "Beh, dovrai imparare a controllarti - lui non la guardava, Michelle posò una sua mano sotto il suo mento, alzando il suo viso - Dico davvero, Esposito" - si scansò dalla sua presa e continuò il suo lavoro in silenzio.
"Ti accompagnerò io in Francia, ho un impegno da portare a termine. Finirai le tue cose e poi torneremo a casa" - si spostò dal suo corpo e si sedette sulla poltrona - "Non starò via per un giorno e inoltre, avevo già promesso ad Angelica che sarei andata con lei" - era perfettamente inutile provare a fare una controfferta, eppure.
"Angelica non tornerà prima della settimana prossima. Staremo via due giorni, Lunedi ho un incontro di lavoro" - era serio, talmente serio che sembrava una riunione lavorativa - "Non starò via solo due giorni! Ci sarà la mia famiglia e la mia migliore amica" - contestò alzando la voce.
Giovanni alzò gli occhi al cielo - "Sei una fottuta bambina, non starai fuori casa per più di due giorni in queste condizioni!" - rispose a tono, Michelle si infastidì, tirò un respiro bello lungo e poi sorrise.
"D'accordo, comandante" - affermò - "La vuoi smett" - Michelle lo fermò - "Chiudi quella cazzo di bocca, non ti azzardare" - la stava già controllando abbastanza, non aveva intenzione di farsi prendere in giro ancora per molto.
Lui ghignò.
Scosse la testa e poi tirò indietro la testa.
Michelle si coprì e poi lo osservò, aveva gli occhi chiusi e il suo respiro quasi la cullava.
Ci mise un po a capire che si era addormentato, si alzò e poi lo coprì con una coperta.
Per un attimo aveva pensato che lui si fosse svegliato, ma quando le sue palbebre smisero di tremare, lei si allontanò.
Si mise davanti alla finestra, osservando il cielo cambiare piano piano colore.
Se ne stava lì in piedi, a guardare semplicemente quella silenziosa città che era stata in grado di cambiare il corso della sua vita.
Forse per sempre.
Voleva avere una famiglia, lo aveva sempre desiderato, ma quando si voltò verso il ragazzo, ancora dormiente, si convinse che non era con lui che lo voleva.
Continuò a stare lì finché un'infermiera non portò dentro la cena e lui non fu sveglio, abbastanza lucido per insistere fino a che lei non avesse mangiato qualcosa.
Non parlarono molto, ed entrambi ne furono grati, dopo un lungo pomeriggio passato a discutere, il silenzio era diventato il loro migliore amico.
Non volò una mosca fino a che un dottore non entrò dentro alla stanza - "Buonasera ragazzi" - disse, Giovanni prese Michelle per la mano e quando lei provò a scansarsi, lui la strinse - "Buonasera dottor Coppola" - risposero brevemente.
Il dottore si sedette - "Dunque, come già anticipato al tuo ragazzo - si rivolse a lei -
entro domani sera uscirai da qui. So che Esposito è una persona competente e come abbiamo osservato, non hai bisogno di flebo. La tua ferita si sta rigenerando, non abbiamo riscontrato problemi e quindi non ho più nulla da dire a riguardo. Ricordati solo che effettuerai dei controlli periodici, tutto qui" - conluse alzandosi.
Michelle guardò Giovanni annuendo, entrambi salutarono il dottore e quando lui uscì, lei si scansò dalla sua presa. Non gli disse niente, ma i suoi gesti erano fin troppo chiari, erano da soli e potevano smettere di recitare quella parte.
Smisero di guardarsi, smisero di preoccuparsi l'uno dall'altro, facendo finta che in quel momento fossero soli.
Infondo sapevano che erano insieme in quella stanza, erano uno il fantasna dell'altro.
Sentivano i loro respiri frenetici, sentivano le loro dita tamburellare sulla prima cosa che trovavano, fino a che, esausti, si addormentarono.
Cullati dai loro profondi respiri.
Quando Michelle si svegliò, il giorno dopo, si sentiva ancora spossata, non era riuscita a dormire e le cause erano evidenti.
Il lieve tocco di una mano sul suo viso la costrinse a lasciare quello stato di dormiveglia; conosceva talmente bene quelle mani che non aveva nemmeno bisogno di aprire gli occhi.
Per quanto ne fosse contraria aveva iniziato ad accettare quella sua nuova vita.
"Non sei riuscita a dormire?" - le sussurrò, lei scosse la testa - "Stasera ci lasceranno andare a casa, resisti un altro po" - continuò sorridendo, annuì e poi si fece aiutare a sedersi.
Si toccò le tempie, le si chiusero gli occhi per quanto era stanca - "Prova a dormire un altro un po" - sussurrò Giovanni - "Che ore sono?" - chiese lei, lui sospirò - "Le undici, ma ti sei lamentata parecchio. Hai fatto incubi?" - si sporse in avanti e Michelle lo osservò.
Aveva due occhiaie da far invidia a un panda, la barba era ricresciuta appena e sembrava avere il viso sciupato.
"Perché non vai tu a casa?" - allungò una mano e gli accarezzò il viso leggermente, lui si appoggiò alla sua mano chiudendo il occhi, diede un lieve bacio su di essa e poi tornò a guardarla.
"Non ti preoccupare, sono qua puoi dormire se ti va" - rispose - "No, tanto non riuscirei. Insisto, vai a casa, fatti una doccia e mangia qualcosa" - ripeté lei, la sua mano era tra quelle di Giovanni, le trasmettevano calore in tutto il corpo.
"Chi baderà a te, povera e indifesa donzella?" - le disse sorridendo - "Sei proprio un cretino" - sussurrò lei, tornò a guardare davanti a sé, non accorgendosi che era finita per addormentarsi di nuovo.
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