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Capitolo 30

Era un numero sconosciuto.

Chi sei?

Digitai subito.

Giocai con il bordo della cover fino al parcheggio.

Lo schermo si illuminò.

Un aiuto da casa.

Ma che voleva dire?

Ero in piedi davanti alla portiera della mia auto e fissavo il telefono.

E se... ?

No, non poteva essere Carol.

Come avrebbe fatto a sapere cosa stava succedendo? Come avrebbe fatto ad ottenere il mio numero di telefono?

Eppure riuscivo a pensare solo a lei come opzione plausibile, nonostante non la conoscessi nemmeno.

Se fosse stata lei, sarei potuta essere sicura di due cose: primo, era ostile a Gabe, e secondo, era capace di controllarlo a sua insaputa. Intelligente, senza dubbio.

***

Andai alla MAC Cosmetics per un nuovo photoshoot e pranzai con Mel e Jill, per poi tornare a casa e preparare la borsa per la lezione di zumba.

Quell'arpia mi avrebbe ridotta a pezzi di nuovo, pensai tristemente, ricordando la bionda con i polmoni alieni.

- Come va con Anthony? - mi chiese Melanie mentre entravamo in palestra.

In un primo momento non seppi cosa rispondere.

Come andava con Anthony? Bene e male. Bene perché entrambi stavamo cercando di non buttare all'aria due anni della nostra vita, male perché c'erano delle crepe abbastanza profonde in quella stessa relazione che ci stavamo sforzando di tenere insieme.

Ce l'avremmo fatta? Non era forse il momento più difficile di una relazione, tenere insieme i pezzi che cercavano di sgretolarsi?

Anthony mi stava tacitamente perdonando e io mi stavo impegnando a non avere altri motivi per farmi perdonare. Avevo solo bisogno di un buon piano.

- Tutto bene, grazie al Cielo! - dissi, con una dose di entusiasmo discutibilmente spontanea.

Un po' come quando lo smalto gel che avevi preso è più denso del cemento fresco, ma non puoi lamentarti con nessuno perché ci hai speso il doppio rispetto ad uno smalto normale.

- Ne sono felice! Io esco con Josh sabato... - confessò Mel, rivolgendo lo sguardo al pavimento.

- Cooosa?! Racconta tutto! Com'è successo? Dove andrete? Domenica mattina voglio tutti i dettagli! Certo, se sarai a casa sua ti lascerò in pace... - ammiccai.

- Dai! Non voglio essere così affrettata! - ridacchiò, imbarazzata.

Durante la lezione di zumba il mio corpo lavorò abbastanza separatamente dalla mia mente, che era impegnata a ripensare ad Anthony e Gabe, perciò la bionda mi riprese qualche volta a causa del mio mancato tempismo.

- Passo a sinistra, saltello all'indietro e tre passi avanti. Così. - istruì.

Dovevo sapere se era stata Carol a mandarmi quei messaggi. Volevo essere sicura di avere un'alleata autentica al mio fianco.

La mia testa continuava a rigirarmi la stessa domanda da ore: Gabe mi ama?

Non trovavo pace.

Quando tornai a casa, vidi proprio lui appoggiato al muro accanto alla porta d'ingresso.

Indossava ancora quel completo elegante che metteva in risalto il fisico atletico, soprattutto lungo le spalle larghe.

Aveva una strana espressione in volto, come quella che avevo io quando avevo scoperto che dovevo evitare i levasmalti con l'acetone e mi chiedevo se in tanti anni non avessi danneggiato troppo le mie unghie.

- Ciao. - salutai.

Mi fece un cenno col capo e indicò la porta di casa. Non era una novità che si stesse autoinvitando a casa mia.

Piuttosto, ero curiosa di sapere che cosa avesse da dirmi.

Aveva parlato con Sarah? Era terrorizzato all'idea di diventare padre? Non mi aveva creduto?

Ritrassi la chiave dalla toppa e aprii la porta. Feci un gesto d'apertura con il braccio e un sorrisino per invitarlo ad accomodarsi.

Andai di sopra a cambiarmi ed indossai un paio di jeans neri e un maglione chiaro molto morbido.

Gabe aveva i gomiti sulle ginocchia e le mani giunte davanti alla bocca.

Si appoggiò allo schienale del divano del mio salotto non appena mi vide.

- Potevi tenere la gonna di stamattina almeno. Non era male. - scherzò freddamente.

Oh, povero. Non gli era piaciuta la mia visitina a sorpresa.

- Ti piaceva la gonna? E io che pensavo di aver superato me stessa con il body! - rilanciai.

La sua espressione congelò all'istante. Mi fissò intensamente.

- Molto divertente. Passiamo alle cose serie, adesso. Come diamine facevi a sapere che Sarah stava aspettando un bambino da me?! - la sua voce prese una tangente molto acuta.

Risposta seria o risposta strafottente?

- Io vengo sempre a sapere le cose, Gabe.

Sperai che con quella risposta si convincesse a dirmi di più.

- Cazzo, Jess! Non lo sapevo nemmeno io! Sarah è scoppiata a piangere in ufficio e ripeteva di odiarti a morte! Hai idea di quello che hai combinato?! - alzò la voce.

Odio quando le persone pensano di avere il diritto di mettermi i piedi in testa. E per di più in casa mia.

- Con quale coraggio vieni qui, in casa mia, e mi accusi di aver detto semplicemente una scomoda verità, con questo tono di voce? Pensi di avere il diritto di farmi la morale? 

Aprì la bocca per replicare, ma lo zittii con un gesto della mano.

- Avresti preferito non saperne niente? Io, personalmente, inizio ad averne abbastanza delle menzogne e so di aver fatto la cosa giusta venendotelo a dire. 

- Dove volevi arrivare, venendo nel mio ufficio mezza svestita e con questa notizia da darmi?

- Lo sai dove volevo arrivare? Lo vuoi sapere davvero? - m'infiammai - Volevo arrivare al punto in cui avresti voluto andare ben oltre che un semplice bacio, ma non potevi perché stai per avere un fottuto bambino!

Rimase in silenzio per qualche istante, osservandomi. Sentivo le guance calde e il cuore battere forte.

- E così vuoi farmi sentire in colpa. Perché? Perché mi desideri, ma sei bloccata nel tuo stupido fidanzamento con lui? Perché vuoi riversare su di me i tuoi problemi interiori? Ridicola. - simulò una mezza risata.

Strinsi i denti e annuii impercettibilmente.

Era così che voleva metterla? Mi stava puntando il dito in casa mia?

Non gli era bastato il piccolo assaggio da stronza che gli avevo servito quella mattina. Non gli era bastato per niente, a quanto pareva.

- Facciamo che adesso te ne vai. Ti metti comodo davanti al computer e cerchi che cazzo è il rispetto. Quando l'avrai imparato, potrai chiedermi scusa e tornare a rivolgermi la parola. Non accetto, in nessun caso, mai, che mi si manchi di rispetto. E sai perché sono venuta questa fottuta mattina? Perché volevo farti vedere che posso prendermi gioco di te con una cazzo di gonna, senza neanche toccarti! E sai dove te le puoi mettere quelle dita che continui ad usare contro di me? Tra le palle per giocare al Gratta e Vinci!

Vidi la sua espressione sgomenta.

- No, non vinci un cazzo. E ora fuori da casa mia. - tuonai.

I suoi occhi mi guardavano come se non mi riconoscesse più.

- Jess...

Sbattei la porta di casa e mi buttai sul divano, più incazzata di quando quelli di Gucci non potevano cambiarmi il reggiseno troppo piccolo, che avevo pagato il doppio rispetto agli altri nel cassetto.

Afferrai il telefono dal tavolino.

Sembra che io e te abbiamo molto di cui parlare, Carol.

__________

JUST DON'T FEEL RIGHT!

Ehehe, maybe è Carol.

And Jess fa valere i suoi diritti. *clap clap*

Adesso vado a finire la versione di latino. Poi seppellisco mia nonna in cantina. Poi me ne vado in Irlanda a tingere i capelli di Niall. Poi torno ad Eichen.

Kisses 💖💖

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