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Capitolo 29

Il mattino seguente mi alzai al suono della sveglia di Anthony e scrissi a Cowell che avremmo fatto più tardi l'allenamento.

La sua risposta fu tanto istantanea quanto furiosa. Non aveva preso troppo bene lo spreco di tempo del giorno prima.

Ignorai con nonchalance il messaggio e scesi a fare colazione.

Jill sarebbe venuta alle nove per sistemarmi i capelli, mentre la mia estetista di fiducia sarebbe venuta alle otto per la ceretta.

Dovevo essere perfetta.

Nel frattempo mi dedicai alla maschera all'argilla verde per il viso e l'olio per il corpo alla ciliegia.

Passai allo scrub esfoliante per le labbra e stesi lo smalto rosso scarlatto sulle unghie.

Stavo correggendo una sbavatura all'anulare, quando sentii il campanello suonare.

- Arrivo! - gridai.

La mia estetista mi sorrise ed entrò quando mi scostai.

Louise mi piaceva perché eseguiva il suo lavoro con efficacia e rapidità, così che la tortura durasse di meno. Le strisce di ceretta rimossero i peli sul mio corpo e mi lasciarono rossori soprattutto su gambe e braccia.

Spalmai una generosa quantità di crema idratante per bambini e pagai Louise.

Mancava un quarto d'ora alle nove.

Mi ritrovai a pensare al nuovo taglio di capelli da fare, guardandomi allo specchio.

Presi i capelli tra le mani e li portai sulla fronte, ordinandoli in una sorta di frangia improvvisata.

Non era poi tanto male.

E se mi fossi fatta fare davvero la frangia?

Quando Jill arrivò, la giudicò una fantastica idea.

Ci immergemmo in una conversazione su tinte e accostamenti di colori in accordo con i vari tipi di pelle. Ne venne fuori che era necessario accentuare la schiaritura sui miei capelli.

Finito anche il risciacquo e l'asciugatura, Jill si occupò della piega.

L'effetto finale era veramente molto bello ed ero convinta che con il trucco che stavo per fare e i vestiti che stavo per mettere, sarei stata dieci volte meglio di prima.

Indossai i miei acquisti più recenti e chiusi bene il cappotto sul davanti per nascondere lo spacco provocante del body suit.

Mentre sistemavo le calze, ricordai che le scarpe che avevo ordinato non sarebbero arrivate prima di tre giorni.

Maledizione.

Percorsi il corridoio velocemente e andai a guardare tra le file di scarpe ordinatamente disposte se non ci fosse qualcosa con cui potevo sostituirle.

Maledetti tacchi che si spezzano.

Presi infine un paio di stivaletti neri lucidi a livello caviglia con il tacco alto. Forse erano persino meglio delle scarpe che avevo ordinato.

Dopo aver passato per bene il mascara sulle ciglia, ritoccai appena le guance con la terra e feci due passate marcate di Instigator sulle labbra. Quel viola scuro mi piaceva tantissimo, in quanto per l'inverno era perfetto, e favoriva il mio intento di sembrare cattiva e sensuale allo stesso tempo.

Agguantai la mia Louis Vuitton nera preferita ed uscii di casa con una folata di vento a portare tutti i miei capelli sulla spalla sinistra.

Salii sulla mia Mercedes e mi infilai nel traffico dopo appena due svolte.

Arrivai davanti all'edificio dove lavorava Anthony alle undici meno cinque.

Non male.

Entrai e il suono dei tacchi sul pavimento mi accompagnò fino all'ascensore.

Naturalmente, la porta dell'ufficio di Gabe era chiusa.

Si sentivano delle voci provenire dall'interno, segno che probabilmente stavano discutendo. Male: Gabe sarebbe stato di cattivo umore.

Non era comunque il caso di preoccuparsi, bastava che io fossi di buonumore.

In quel momento la porta si spalancò e un uomo sulla cinquantina con un costoso completo azzurro sbiadito ne uscì infuriato.

- Arrivederci. - disse, gelido.

Vidi Gabe fare il gesto di mandarlo a quel paese e trattenni una risata.

L'uomo era già scomparso giù per le scale.

- Brutta giornata? - domandai con tono leggero, entrando.

- Jess?! - esclamò l'uomo in camicia nera davanti a me, sorpreso.

- Sono passata a salutare. Non sei contento? - adottai un tono decisamente falso.

Mi guardò scettico.

Per prendermela comoda, chiusi la porta e mi sfilai il cappotto, appendendolo lì vicino.

Mi assicurai che Gabe avesse il tempo di guardarmi il fondoschiena e poi tornai davanti alla scrivania, passando le dita tra le ciocche schiarite sulla mia spalla.

Presi posto sulla sedia e accavallai le gambe, tenendo la schiena dritta per accentuare la scollatura.

- Pensavo di approfittarne per fare due chiacchiere, che dici? - sorrisi, melliflua.

Lo vidi un po' smarrito, con lo sguardo che saliva e scendeva a scatti.

- Ahm... Certo... Cosa hai detto?

Trattenni una grossa risata.

Mi alzai e feci mezzo giro della scrivania, camminando sinuosamente.

- Ho detto... - ripetei, lasciando un morsetto sul labbro inferiore - Che potremmo approfittarne... - accarezzai la sua cravatta nera - Per... - sussurrai, sulla sua mandibola - Fare...

Con un movimento veloce, Gabe inclinò la testa per avere più facile accesso al mio collo e baciò avidamente la pelle, tenendomi ferma con una mano sul fianco.

Mi distanziai lentamente.

- Come sei impaziente oggi... Pensavo che fossi ancora dell'idea di assaporare lentamente. - un angolo della mia bocca si protese verso l'alto.

Feci finta di assumere l'aria pensierosa, mettendo tatticamente una mano sul collo, in modo che le dita scivolassero lentamente sulle labbra. Era dunque necessario tirare su il labbro, che feci passare attraverso i denti.

Lo fissavo intensamente.

Tornai di fronte a lui, facendo ondeggiare i fianchi, e mi fermai con i palmi sulla scrivania, le braccia tese e il seno messo in evidenza.

- Dovremmo fare due chiacchiere. Sei d'accordo? - dissi, cercando di imitare la voce roca che avevo visto inscenare nei film.

Gabe deglutì, visibilmente disorientato.

Fece qualche passo e aggirò la scrivania.

Camminava verso di me, con l'andamento di un leone che sta per scattare sulla sua preda.

- Io penso che potremmo parlare dopo... - si stava avvicinando.

Feci un rapido passo di lato, verso la porta, e presi il cappotto.

Il suo scatto finì con le mani contro il muro e il niente in mezzo. Fregato.

Volse la testa verso di me, l'espressione di chi pensa che il piegaciglia sia uno strumento di tortura in volto.

- Volevo solo congratularmi con te. - dissi poi, semplicemente.

Chiusi bene il cappotto e sistemai i capelli sul davanti.

- Congratulazioni per cosa?

- Ah, Sarah non te l'ha detto? Sono sicura che sarai un ottimo padre.

Aprii la porta e svoltai a destra con lo sguardo fiero.

In ascensore controllai il telefono e trovai un messaggio.

Bella mossa, Jess, ma stai correndo nel buio.
Attenta a non andare a sbattere.

__________

YOU, YOU, YOU!

Maledetto Gabe e i suoi segreti! Di che cosa siete sicure su di lui?

Il contest chiude oggi, perciò prestissimo inizieranno gli aggiornamenti. Vi chiedo di leggere e commentare anche se non siete partecipanti, perché ogni vostra opinione ci è d'aiuto!

Domanda alla Jess: che cosa NON può assolutamente mancare nel vostro beauty?

Baci e gelato per tuttii 🍦🍦❤❤❤

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