Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 11

Immaginavo che mi sarei sentita una sporca traditrice lussuriosa, senza scrupoli e con i neuroni fantasma.

Immaginavo che Anthony mi guardasse in faccia e mi dicesse che ero uno schifo. Interiormente, almeno.

Invece mi sentivo serena e solare, come un cielo senza nuvole.

Naturalmente, con una tranquillità così simile alla solita, come poteva Anthony insospettirsi?

Avrei potuto fischiare, se avessi sentito la libertà di farlo.

Mi presi ben due notti per riportare alla mente l'eccezionalità di Gabe.

Avrei dovuto sapere che sarebbe diventato un maestro a letto, perché il punto di partenza era già sensazionale.

Era come un pasticcere che al primo utilizzo della sac a poche fa già una decorazione professionale.

L'avevo insultato mentalmente solo per il piccolo segno violaceo che aveva lasciato all'incavo della mia clavicola. Per fortuna era piccolo.

La mia efficientissima manager mi avvisò che una modella confermata per una sfilata di Versace del weekend successivo si era slogata una caviglia e avevano richiesto la sostituzione da parte mia.

A New York.

Pensai pigramente che in una settimana la slogatura sarebbe potuta benissimo guarire, ma non vidi perché interferire. Oltre all'ignota gravità del problema, restava il fatto che io ci guadagnavo in visibilità e denaro. Niente di cui lamentarsi.

Da un punto sconosciuto della mia mente apparve il ricordo del consulente pubblicitario che Gabe conosceva. Viveva nei pressi di New York.

A quel punto chiamai mio padre.

Avevo bisogno di una riunione per ottenere la votazione di una delle idee di Gabe prima del weekend successivo.

- Pronto? - mi rispose al telefono mio padre, in modalità "uomo d'affari".

- Papà, sono Jess. Vorrei chiederti un favore. - dissi decisa.

Mio padre concedeva favori solo se necessario. Non mi negava quasi mai nulla, certo, ma ciò che chiedevo era ragionevole e lui lo sapeva. Il suo tono mentre rispose non mutò.

- Ti ascolto.

- Potresti convocare una riunione per lunedì?

- I miei dipendenti hanno un sacco di lavoro da fare, Jess. Non so se posso rovinare loro i piani così, perché qua dentro l'organizzazione è tutto.

Per mio padre l'organizzazione era tutto nella vita, in generale. Bisognava avere sempre dei progetti, delle linee d'azione definite, degli obiettivi da raggiungere.

Diceva spesso che è importante trovare i propri punti fermi, perché la vita non offre certezze.

- È importante. Se riusciamo a scegliere un'idea riguardo la pubblicità, potrò approfittare del viaggio a New York del prossimo weekend per una visita ad un consulente pubblicitario. Gabe potrebbe venire con me e aiutarci a ridurre le spese, così da avere un maggior profitto. Prenderei due paia di scarpe al prezzo di uno, capisci?

- Jess. - mi rimproverò mio padre con tono scherzoso, certamente riferendosi alla mia fissa per le scarpe. O per la moda nel suo complesso.

- Puoi fidarti di Gabe, ha sempre un piano in mente. - lo rassicurai.

- Va bene. Temo di essere costretto a fissare la riunione per martedì, pero', vista la mia terribile giornata impegnativa di lunedì.

Sapevo che era il meglio che potessi ottenere.

Concordai gentilmente e lo salutai, poi mandai un messaggio a Gabe per avvisarlo dei progetti che avevo in mente.

Ebbi un flash mentale sul weekend tutto per noi a New York.

Forse avrei potuto prendere tre paia di scarpe al prezzo di uno.

***

Domenica mattina ebbi una piacevole sorpresa: Cowell era malato.

Niente addestramento da esercito fino al lunedì successivo, contando il mio weekend fuori città.

Sorrisi al suo messaggio che cercava di essere intimidatorio, soprattutto nel punto in cui minacciava che se ne sarebbe accorto se avessi allentato il ritmo degli esercizi fisici.

Pretendeva seriamente che non mi coccolassi un po' in queste fredde giornate d'inverno?

Così, sacrificai metà del tempo che solitamente spendevo allenandomi per stare sul divano con una coperta di pile sopra e il portatile davanti.

Curiosai un po' tra le pagine di riviste e modelle in voga al momento, storcendo il naso alla costante presenza virtuale di quella sottospecie di patatina fritta andata a male che era Taylor Swift.

Sempre al centro dell'attenzione. Sbuffai.

Decisi di tirarmi su rivedendo uno dei miei film preferiti: Grease.

Quel film riusciva sempre a migliorarmi la giornata, facendomi persino venir voglia di ballare durante le canzoni.

A pranzo cossi al forno degli sformatini di verdura surgelati, giusto per non sforzarmi di cucinare davvero, e feci scorrere la schermata di Facebook.

La Swift stava diventando una persecuzione.

Posai il telefono sul tavolo con forza, seccata.

Meno male che i miei sformatini erano buoni.

Il telefono vibrò subito dopo.

- Ma chi cazzo è! - urlai, arrabbiata.

Un messaggio di Sarah.

Mmh.

Aperitivo più tardi?
x

La mia vita sociale non aveva nulla da perdere. Accettai con una faccina sorridente, falsa come i portafogli spacciati per Chanel dai vu cumpra'.

Feci partire Colazione da Tiffany sul portatile e mi accomodai.

***

Un aperitivo con Sarah era il genere di serata che preferivo, prima che sospettassi di lei ed Anthony, perché il modo in cui respingeva gli uomini da mezzo tacco rotto mi faceva sempre ridere.

Io ero più difesa grazie all'anello di diamanti che Anthony mi aveva regalato in segno della nostra relazione seria.

Qualche idiota pero' ci provava lo stesso.

Avevo la faccia da traditrice evidentemente, pensai con disappunto.

Piastrai i capelli all'inverosimile e andai giù di mascara finché non vidi una spessa fascia di ciglia nerissime, per poi applicare generosamente il rossetto Marsala sulle labbra, così che risaltasse nei suoi toni scuri.

Indossai un abito con la gonna ampia a stampa dorata.

Sì, giusto per passare inosservata.

Misi uno spolverino marrone e infilai i tacchi neri ai piedi, per poi afferrare borsetta e telefono e andare alla porta.

La aprii e trovai Anthony che cercava le chiavi nella giacca.

- Wow. - mormorò stupito, quando alzò gli occhi su di me.

Sembrava voler dire che non mi vestivo mai così per lui.

- Vado a prendere un aperitivo con Sarah. - spiegai.

Annuì.

- Sei bellissima. - disse infine.

Il bello delle frasi banali è che ti permettono di focalizzarti sul tono di voce con cui vengono dette.

E il tono di voce di Anthony era così sincero che quasi mi dispiacque uscire e lasciarlo a cena da solo.

Gli lasciai un bacio sulle labbra e sussurrai un "grazie".

Camminai fino alla fine della strada e aspettai che passasse un taxi.

***

Il Flash era un locale aperto qualche settimana prima, molto incentrato sui colori fluo e assolutamente giovanile.

Un bancone azzurro lunghissimo partiva dalla parete sinistra e in prossimità della parete opposta faceva una brusca inversione a U senza toccarla. C'erano sgabelli alti e colorati tutto intorno e tra la parte davanti e quella dietro del bancone c'erano tre baristi, fra cui una ragazza.

Non era una sorpresa che vicino allo sgabello di Sarah fossero già piazzati due uomini.

Neanche la sua noia indifferente era una sorpresa.

- Sarah! - esclamai, per attirare la sua attenzione.

Si voltò verso di me e ci salutammo con dei baci sulle guance.

- Finalmente una serata insieme! - rispose lei al mio entusiasmo.

Guardammo i due uomini che non accennavano a spostarsi e, anzi, uno si godeva la visuale del fondoschiena di Sarah e l'altro mi squadrava da testa a piedi con sguardo interessato.

Presi la mia amica per il braccio e la portai con me nella parte dietro del bancone.

Ci sedemmo e ordinammo due cocktail leggeri, poi iniziammo a parlare.

- Hai conosciuto qualcuno ultimamente? - le domandai dopo un po'.

Scosse la testa, con un'espressione indecifrabile in volto.

Un tizio si volse verso di noi, dallo sgabello alla sinistra di Sarah su cui era seduto.

Biondo, occhi scuri, labbra un po' troppo carnose... Se Sarah l'avesse rifiutato ancor prima che parlasse, l'avrei fucilata.

Al suo posto, mi sarei data da fare per sembrare carina e gentile.

Lo sguardo poco amichevole che gli rivolse provocò la mia occhiataccia verso di lei.

- Buonasera signorine. - sorrise il tizio.

Accento inglese.

- Buonasera... - ricambiai, in difficoltà perché non sapevo il suo nome.

- Charles. Piacere.

La freddezza glaciale di Sarah anche nel cenno che gli fece, come per fargli sapere che era un piacere anche per lei conoscerlo, seppur in misura molto contenuta, fece sì che Charles prestasse attenzione a me.

Non dovevo essere così convincente con la gentilezza.

Alzai una mano e la passai tra i capelli, sperando che la lentezza del gesto permettesse a Charles di notare l'anello.

- E delle belle signorine come voi che nomi hanno? - domandò.

Patetico.

Troppo, troppo patetico perché Sarah potesse trattenersi.

- Tenta - indicò se stessa - Con Una Deficiente Al Tuo Livello. - indicò me.

Scoppiai a ridere.

Charles parve non capire.

- Non ho capito esattamente quello che hai detto. - balbettò.

Che inglese ritardato.

- Ho detto che sei un idiota.

La sfacciataggine di Sarah a volte lasciava perplessa pure me.

Il nostro inglesino biondo faceva chiaramente fatica a credere che glielo stesse dicendo davvero.

- A livelli imbarazzanti, se posso permettermi. - aggiunse la mia amica.

E fu ruotando gli occhi che colsi una figura ben conosciuta.

Porca salopette, quello era stalking!

__________

ANANAS!

Cause I've been talking to my friends the way you take away my breath...

Luke save me.

Domanda: in quale momento della giornata preferite gli aggiornamenti (in generale) e perché?

Baci tesori 💖💖

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro