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It Was Me Who Ran Into It

Una settimana dopo l'incontro di Felix col lupo, la sua vita era tornata alla normalità. Non aveva osato rimettere piede nel bosco da allora e si era, invece, rassegnato a spendere dei soldi per prendere l'autobus. Non aveva più incontrato nemmeno Jisung e, sinceramente, non sapeva come prenderla.

Il suo cellulare, benché con lo schermo crepato, funzionava ancora, il ché era un sollievo. In realtà si aspettava di trovarci il numero dello stramboide sopra, ma è rimasto sorpreso e leggermente deluso nel notare che non ci fosse.

Nonostante fosse tornato alla sua solita routine, non aveva smesso un attimo di rimuginare su quegli incontri. Se, SE, fosse stato disposto a credere a qualcosa di anche solo lontanamente sovrannaturale, allora sarebbe giunto all'ovvia conclusione che Jisung era un... Licantropo.

Ma non ha nessun senso. I licantropi non esistono, vero?

Vero?!

Si sentiva come se stesse seriamente impazzendo. A quel punto era quasi deciso a tornare nei boschi in cerca di risposte, ma c'era ancora una vocina di razionalità nella sua testa che glielo impediva. È stato abbastanza fortunato da sopravviverci una notte senza diventare cibo per lupi e andava benissimo così, perché istigare il fato?

Non poteva neanche dirlo a nessuno: i suoi amici non gli avrebbero creduto o avrebbero chiamato i servizi forestali per rimuovere il branco di lupi dal bosco e, per quando si fosse spaventato, non voleva che quegli animali venissero cacciati o uccisi, del resto non avevano fatto del male a nessuno.

Quindi Felix era solo con migliaia di domande, a rivivere continuamente quei momenti nella sua mente cercando di risolvere un puzzle che, apparentemente, mancava ancora di diversi pezzi centrali.

Questa è probabilmente la ragione per cui notò il giovane uomo appena entrato nel minimarket dove stava comprando una cena al volo dopo il turno a lavoro. Lo stile dell'uomo, già di per sé, attirava parecchio l'attenzione con i suoi vestiti scuri e i capelli tirati indietro, ma quello che davvero fece gelare Felix sul posto, era l'inchiostro scuro che copriva il dorso della mano sinistra dell'uomo.
Era stato sempre così concentrato a ripensare al suo incontro col lupo e con Jisung che non poteva non riconoscere quel tatuaggio.

Ancora non riusciva a capire cosa rappresentasse, di preciso, ma Felix era colpito da quanto assomigliasse a quello di Jisung. Era scuro e dettagliato, ma l'uomo era troppo distante perché Felix potesse vederlo chiaramente e dovette anche distogliere in fretta lo sguardo, quando, probabilmente sentendosi osservato, l'uomo si girò verso di lui.

Quando l'uomo pagò per la sua spesa e lasciò il minimarket, Felix non poté evitarlo: voleva risposte ed era convinto che sarebbe diventato matto se non avesse avuto qualche spiegazione plausibile, quindi, ignorando l'assurdità della situazione, raccattò al volo il suo zaino e gli corse dietro.

Fortunatamente l'uomo tatuato era ancora in vista e, attento a mantenere le dovute distanze, iniziò a seguirlo, sperando che lo guidasse da Jisung.
Continuava a sclerare dentro, però, chiedendosi perché stesse agendo da stalker quando avrebbe potuto semplicemente andare faccia a faccia col ragazzo e chiedergli di Jisung.

Felix non seppe per quanto seguì quell'uomo, a un certo punto lasciarono l'area più centrale della città per girovagare tra le stradine di periferia e un pizzico di preoccupazione iniziò a sopraffarlo quando iniziò a farsi buio, il sole tramontato da un pezzo.

Che diavolo sto facendo? Sbuffò tra sé e sé quando l'uomo svoltò di nuovo, questa volta in un vialetto. Merda, dovrei tornarmene a casa e basta...

Ma non lo fece e continuò a camminare seguendolo nel vialetto. Era ancora più buio lì e gli ci volle un attimo per rendersi conto che era un vicolo cieco.

Aspetta, che? Dov'è–

Un secondo prima stava fissando instupidito il muro di mattoni di fronte a lui e quello subito dopo venne sbattuto violentemente contro il muro laterale. Emise un verso strozzato quando un dolore lancinante attraversò la sua schiena e venne preso dal panico realizzando che l'uomo che stava seguendo lo stava adesso bloccando al muro, pallidi occhi verdi vivi di incontenibile rabbia.

"Chi sei e perché mi stai seguendo?" Sbottò.

Felix lasciò un debole lamento quando la presa dell'uomo sul suo colletto si strinse ancora.
"Mi- mi dispiace! Ho- ho solo visto il tuo tatuaggio e assomigliava a quello di Jisung e ho pensato che potessi conoscerlo, ma non sapevo come chiedere e- Ah!"

I suoi piedi ormai non toccavano neanche più il suolo, l'uomo l'aveva sollevato per il colletto con forza inumana. L'impanicato discorso di Felix gli morì in gola quando gli occhi dell'uomo brillarono inquietantemente di un luccichio che gli ricordava terribilmente un certo lupo.

"Come fai a conoscere Jisung?!"

"È- è–" Che cazzo dico?! "Un amico...?"

Fece del suo meglio per non farla suonare come una domanda, ma era davvero difficile mentire quando l'uomo che lo stringeva sembrava così pericoloso. Ci fu un attimo di silenzio prima che improvvisamente venne rilasciato. Felix scivolò lungo il muro, afferrandosi il petto dove il suo cuore aveva preso a battere come un forsennato, si strinse a sé mentre l'uomo torreggiava pericolosamente sopra di lui.

"Jisung non ha amici" ringhiò, ovviamente senza credergli per poi tirarlo dal polso senza avvisare. "Andiamo, vediamo di chiudere questa storia. E se provi a urlare o scappare, ti spacco le ginocchia"

Felix lasciò un piccolo, spaventato sussulto, non aveva altra scelta e lasciò che l'altro lo trascinasse tenendolo stretto per il polso, certo che gli avrebbe lasciato i lividi.

Dopo più o meno cinque minuti di camminata veloce, e tre volte in cui Felix finì quasi mento a terra per quanto l'altro camminava in fretta, svoltarono in un altro vicolo, di nuovo cieco, ma in questo c'era una scalinata a terra, di quelle che portavano in bar discutibili che Felix vedeva in certi film.

Venne trascinato giù per le scale e l'uomo prese una chiave per aprire la porta, appena fatto, ci scaraventò dentro Felix e il suo stomaco si contorse in puro terrore nel sentire la porta chiusa a chiave dietro di sé.

Sto per morire...?

Odiava come questo pensiero gli attraversò la mente sue volte in una sola settimana.

L'uomo lo trascinò ancora, evidentemente in grado di vedere dove stesse andando nonostante nella  stanza fosse buio pesto. Appena gli occhi di Felix si abituarono al buio, si fermarono di fronte ad un altra porta e, una volta aperta, venne accecato dall'improvvisa luminosità della stanza. Senza avere il tempo di guardarsi intorno venne spintonato dentro dall'uomo che gli lasciò il polso proprio mentre lo scaraventava nella stanza.

Felix urlò, inciampando in avanti e cadendo come un sacco di patate, il polso dolorante tenuto stretto al petto mentre collideva con il pavimento di legno. Il chiacchiericcio che riempiva la stanza fino a quel momento si interruppe all'improvviso e, un attimo dopo, anche la musica di sottofondo venne messa in pausa.

Ancora a pancia in giù sul pavimento, che notò distrattamente essere piuttosto pulito nonostante la sua prima impressione di essere finito in un bar di bassa categoria, Felix sentì un'altra porta sbattere in lontananza.

Non ne sarebbe uscito con la forza, di questo era certo.

"Che diavolo, Minho?" Sbottò una voce da qualche parte alla sua sinistra.

"Mi stava seguendo. Ha detto di aver riconosciuto il mio tatuaggio e di essere un amico di Jisung"

Ci fu uno sbuffo un po' più in là, seguito dal suono di stivali che sbattevano sul pavimento, come se chiunque avesse sbuffato fosse saltato in piedi all'improvviso. Felix stette completamente immobile, l'aria così soffocante da lasciarlo paralizzato dalla paura.

"È assurdo. Non ho–" I passi si fermarono di fronte al ragazzo accucciato. "Felix!?"

L'atmosfera... Cambiò. L'iniziale sospetto e diffidenza lasciarono il posto alla confusione generale, ma Felix era troppo sollevato dal sentire la voce familiare per farci caso. Finalmente prese abbastanza coraggio da alzare la testa e incrociare lo sguardo con occhi blu ghiaccio, così familiari.

“Jisung…”

"Allora lo conosci," giunse alla conclusione l'uomo che aveva portato Felix lì, Minho, se aveva sentito bene. "Che storia è questa, Ji?"

Jisung si accucciò di fronte a Felix, ignorando il suo amico e fissando il ragazzo, il suo bellissimo volto distorto in un'espressione corrucciata.

"Perché stavi seguendo Minho?"

Felix deglutì a vuoto. "I- i vostri tatuaggi si assomigliano, ho- ho pensato che se avessi voluto delle risposte, le avrei trovate con te."

"Risposte?" Echeggiò un'altra voce alla sua destra.

Per quanto volesse, però, Felix non riusciva a distogliere lo sguardo da Jisung, nuovamente ipnotizzato dai suoi occhi magnetici, quindi non vide chi avesse parlato, però la mancanza di palese ostilità lo rese un po' più coraggioso pensando che, con Jisung che aveva apertamente dimostrato di conoscerlo, non gli sarebbe successo nulla se avesse parlato.

"Cosa- cos'è successo? Quella notte... Quella notte, nel bosco... Eri tu, vero?" Aveva sognato di porgli questa domanda per giorni, e non sapeva quale risposta preferire. "Tu eri- eri quel lupo, vero...?"

Un attimo.

Un momento di totale stallo.

Poi una forte imprecazione seguita da un ancora più forte clamore.

"Che cazzo, Jisung!?"

"Non puoi essere serio!'

"Ci stai prendendo per il culo!?"

Felix divenne teso come una corda di violino quando le persone attorno a lui, che diavolo, non sapeva nemmeno quanti fossero, iniziarono a innervosirsi, urlando uno sopra l'altro e agitandosi sempre di più. Di fronte a sé, Jisung aveva chiuso gli occhi, evidentemente si aspettava quella reazione. Proprio quando Felix stava per domandare spiegazioni, però, una mano si allacciò al suo colletto e venne tirato su.

Lanciò un suono strozzato quando i suoi piedi lasciarono il loro posto sul pavimento per la seconda volta quella notte, il suo rapitore lo aveva sollevato come se niente fosse, come se fosse leggero come una piuma.

"Nessuno vi ha visti insieme, vero Minho? Possiamo ucciderlo e sbarazzarci del cadavere, ecco, problema risolto, no?"

Gli occhi di Felix si spalancarono dal terrore, ma prima che potesse supplicare per la sua stessa vita, un ringhio basso e minaccioso fece breccia tra il caos generale zittendo tutti.

Ci volle un attimo perché Felix realizzasse che il ringhio proveniva da Jisung.

"Fagli del male e ti uccido" sibilò, scoprendo i denti che all'improvviso sembravano molto più affilati di quanto Felix ricordasse. "Mettilo giù!!!"

L'inaspettata ostilità fu abbastanza da shockare l'uomo che teneva Felix il quale, dopo un attimo di esitazione, lo abbassò lentamente. L'istante in cui i suoi piedi toccarono nuovamente terra e la presa sul suo colletto si allentò, Felix corse istintivamente da Jisung, lanciandosi con le braccia attorno ai suoi fianchi e nascondendo il volto nell'incavo del suo collo, tremando di paura.

Con suo grande sollievo, Jisung lo abbracciò immediatamente, stringendolo stretto a sé con fare protettivo, Felix non era più in grado di negare quanto fosse attratto da quell'idiota e quanto si sentisse al sicuro tra le sue braccia.

"...hai avuto l'imprinting con lui."

"Già" confermò Jisung, suonando quasi sconfitto

Una delle sue mani si sistemò dietro la testa di Felix, spingendolo maggiormente contro di sé e Felix era ben disposto ad assecondarlo, sentendosi quasi gelatina nel suo abbraccio, per qualche motivo.

C'erano mormorii tutto intorno a loro, un ronzio di cui Felix non era in grado di capire nulla perché parlavano troppo piano. Jisung non disse altro, si limitò ad accarezzargli la schiena delicatamente per calmarlo e far tornare il suo cuore a battere con un ritmo più regolare. Non aveva capito cosa volesse dire "hai avuto l'imprinting con lui", ma, fortunatamente, significava che non sarebbe stato ucciso quella notte.

All'improvviso tutto lo stress e le emozioni di quella serata e della settimana lo travolsero come un camion. Finita l'adrenalina che l'ultima mezz'ora gli aveva messo in circolo e, con il profumo familiare di Jisung, il tepore del suo abbraccio e i suoi gesti di conforto, Felix non poté far altro che chiudere gli occhi e addormentarsi.

.

Quando rinvenne, la prima cosa che notò fu il piacevole tepore che lo avvolgeva. Riconnettendo lentamente con la realtà circostante, aprì gli occhi e la prima cosa che vide fu una porzione di pelle. Gli ci volle un momento per rendersi conto che qualcuno lo stava tenendo e che il suo volto era appoggiato al suo collo. Tirandosi su con calma, si rilassò nel notare che era Jisung. Era seduto di traverso sul suo grembo, appoggiato al suo petto, le braccia del ragazzo avvolte attorno a sé.

Sentendolo spostarsi, Jisung guardò giù e sorrise quando incrociarono lo sguardo.

"Giorno, tesoro."

"Che..."

Felix non sapeva nemmeno da dove partire. Si guardò attorno, era ovvio che fosse ancora... Ovunque quell'uomo, Minho, l'avesse portato, ma la luce del sole filtrava dalla piccola finestra avvolgendoli nel suo gentile tepore.

La stanza, una sorta di soggiorno, a giudicare dai divani, puff e dalla larga TV appesa al muro, era piuttosto spaziosa. Dall'altra parte sembrava esserci una cucina e poteva vedere anche un corridoio lì di fianco. Era davvero un bel posto, sicuramente sembrava molto più una casa quella, del suo stesso, vuoto, appartamento. Senza che potesse pensarci ulteriormente, però, gli eventi della scorsa notte gli tornarono in mente e rabbrividì.

Jisung lo strinse immediatamente a sé. "Non devi avere paura."

"Come- come sai che sono spaventato?" Sussurrò, terrorizzato all'idea di far notare agli altri di essersi svegliato.

"Il tuo odore. Posso sentirlo a chilometri di distanza." Sghignazzò Jisung, dandogli un colpetto sulla fronte.

"...quindi sei veramente un licantropo."

Jisung sospirò. "In parole semplici, sì, ma è un po' più complicato di così."

Felix annuì, lasciando che la conferma prendesse forma nella sua mente. Era bello avere finalmente una risposta, anche se era già più o meno arrivato a quella conclusione, e aveva fatto i conti col fatto che fosse tutto vero.

"...mi ucciderete?" Osò quindi chiedere, la gola stretta dall'ansia. "Perché- perché so il tuo segreto?"

"No," la risposta repentina di Jisung sorprese Felix per la sua risolutezza. "Se qualcuno prova anche solo a toccarti, gli stacco la testa."

"Cosa–"

"Wow, sotto un treno, eh Han? Cavolo non pensavo che l'imprinting avrebbe trasformato quei tuoi due neuroni rimasti in poltiglia"

Felix, adesso più o meno rassicurato, osservò con curiosità il nuovo volto, mentre Jisung rilasciò un piccolo ringhio infastidito.

"Sta zitto, stronzo. Non riderai così tanto quando arriverà il tuo turno."

Il nuovo ragazzo sbuffò, lasciandosi cadere sul puff di fronte a loro. Era bello, più alto di Jisung con gambe magre e slanciate, capelli neri raccolti in una cosa bassa, due tirabaci lasciati ad incorniciargli il viso. Anche lui aveva un tatuaggio sulla mano sinistra, ma non attirava l'attenzione quanto la cicatrice sulla sua guancia.

Notando il suo sguardo, il nuovo arrivato ghignò. "Ti piace quel che vedi, piccolo?"

Il ringhio di Jisung si fece appena più forte, mentre la sua presa su Felix si fece più stretta. "Fatti da parte, Hwang. Ti giuro che se provi a–"

"Stavo scherzando, che diamine" sbuffò una risata Hwang, palesemente disinteressato all'aggressività di Jisung. "Sei veramente un sottone, non capirò mai come una bestia come te abbia ottenuto un ragazzo così carino come compagno, davvero"

"Io sono incredibilmente figo e lui è incredibilmente carino, siamo la coppia perfetta" sbuffò Jisung.

Hwang rise. "Vola basso, Han"

"Allora tu–"

"Di che diamine state parlando voi due?" Tagliò corto Felix, disperato e in cerca di spiegazioni.

Non capiva di cosa stessero discutendo, nonostante fosse evidente che lo riguardasse e lo infasidiva terribilmente. Perché parlavano come se Jisung fosse... Fosse...?

A ringhiare forte sta volta fu il suo stomaco, interrompendo quel pensiero. Ci fu un attimo di silenzio e la tensione nella stanza venne sostituita dalla risata dei due ragazzi e dall'imbarazzo di Felix.

"Andiamo, angioletto" mormorò Jisung, spostandolo gentilmente dal suo grembo. "Che ne dici se prepariamo la colazione per tutti e poi ti diamo una spiegazione come di deve, mh?"

Felix fece schioccare la lingua sul palato, un po' infastidito dal dover aspettare ancora per avere il resto delle risposte, ma annuì comunque e si alzò con calma, le sue gambe erano instabili, leggermente intorpidite dalla posizione in cui erano fino a prima, ma fortunatamente rimase in piedi. Non avrebbe sopportato l'idea di collassare ancora una volta di fronte a Jisung.

I tre si spostarono in cucina per preparare la colazione.

A quanto pare né Jisung né tanto meno Hwang, o meglio, Hyunjin, come si è poi presentato, erano in grado di gestire la cucina. Felix guardò con fascino morboso il casino che stavano combinando, prima di averne abbastanza di cibo bruciato e decise di intervenire.

Sotto la sua guida e direttive, i tre riuscirono a preparare una colazione decente e in meno di un'ora piatti ricolmi di pancakes, salsicce perfettamente grigliate, strisce di bacon, uova strapazzare e pane appena tostato riempivano la larga tavola e il profumo di cibo appena cucinato attirò presto l'attenzione di tutta la casa.

I primi due a presentarsi si mostravano più giovani di quelli che Felix aveva visto fino a ora. Uno aveva un paio di occhiali tondi e spessi che lo facevano sembrare davvero adorabile, mentre l'altro aveva lineamenti volpini, e il bordo di una cicatrice faceva capolino dal colletto della sua T-shirt, appena sopra la clavicola.

Entrambi avevano quei tatuaggi famigliari sulle loro mani, quindi Felix giunse alla conclusione che ogni membro di quel gruppo l'avesse, avrebbe dovuto chiedere spiegazioni anche su quello.

"O mio Dio, una colazione come si deve!" Esclamò quello che sembrava una volpe.

"Probabilmente stiamo ancora dormendo," rimbeccò l'occhialuto. "Non esiste che Hyunjin o Jisung siano riusciti a cucinare qualcosa di edibile, figuriamoci farlo insieme."

"Ehi!" Sbottò Hyunjin.

"Mmh, cos'è sto profumino?" Mugugnò una voce, sta volta familiare.

Un uomo basso e muscoloso fu il prossimo ad entrare in cucina, sopprimendo uno sbadiglio. Aveva una mandibola definita, una scritta tatuata sulla fronte che Felix da lontano non riusciva a leggere. Gli ci volle un secondo per riconoscere la voce come appartenente al tizio che la notte prima aveva suggerito di farlo fuori. Inconsciamente si spostò per nascondersi dietro Jisung che non disse niente e si limitò ad accarezzargli il fianco in un tacito gesto di conforto.

"Una colazione seria? In questo branco di idioti? Siamo evidentemente morti tutti" con un grugno arrivò anche Minho.

"Vi supplico, ditemi che non hanno mandato a fuoco nulla" sospirò una voce stanca dietro di lui.

Era un uomo, anche lui un po' più basso degli altri, con spalle larghe e un'aura intensa a circondarlo. Per un motivo o per l'altro, Felix istintivamente lo designò come leader del gruppo, il suo tatuaggio sembrava anche leggermente più dettagliato rispetto agli altri e il modo in cui si poneva...

"Giuro che se Hyunjin e Jisung hanno distrutto di nuovo la cucina per preparare del cibo che non saremo comunque in grado di mangiare–"

"In realtà–" Jisung allungò un braccio attorno alle spalle di Felix, spingendolo gentilmente in avanti, impedendogli di nascondersi di nuovo dietro di lui. "–è stato Felix a preparare tutto questo! Non è fantastico?"

Ci fu un attimo di silenzio in cui tutti puntarono lo sguardo su Felix, il quale inizio ad agitarsi, pressato da tutta quell'attenzione rivolta nei suoi confronti.

"Hai fatto tu tutto questo?" Chiese a bruciapelo quello che ieri lo aveva minacciato.

Felix annuì secco, la gola chiusa. "Ji-Jisung e Hyunjin mi hanno aiutato, ma, ehm, sì ecco, dopo tipo dieci minuti ho capito che lasciare a loro la colazione sarebbe stato come non fare affatto colazione, quindi..."

"Ehi! Non esporci così!" Si lamentò Jisung, pizzicandogli giocosamente il fianco.

L'uomo che lo aveva appena interrogato annuì in assenso e tirò a sé una sedia, spronando anche tutti gli altri a mettersi a sedere. In quel momento Felix realizzò che c'erano solo sette sedie e, con lui, otto ragazzi. Prima che potesse dire nulla, però, Jisung lo tirò giù a sé, imbarazzando profondamente Felix che ora era seduto sul sul grembo. Tenne gli occhi bassi, guardingo, continuando a sentire lo sguardo degli altri su di sé.

L'ultima cosa che voleva era dire o fare qualcosa di sbagliato e fargli cambiare idea sul tenerlo vivo–

"Felix."

Il ragazzo si tese come una corda di violino sentendo il suo nome e d'istinto guardò su sentendo il tono perentorio, trovandosi a osservare l'apparente leader. Si fermò a fissarlo un attimo prima che l'uomo addolcì il suo sguardo.

"Non ti faremo del male, rilassati, per favore." Si prese quindi un pancake per sé e un sorriso, genuino e con tanto di fossette, tirò le sue labbra subito dopo "e grazie mille per il cibo!"

Un verso di apprezzamento dall'altra parte del tavolo venne emesso dal ragazzo-volpe, che si gustava un pezzo di bacon.

"O mio Dio, è buonissimo. Vi prego, teniamolo con noi!" Gemette.

Gli risposero ridendo, e, finalmente, qualsiasi tensione ancora presente si dissolse appena tutti iniziarono a mangiare. Rassicurato, Felix si rilassò contro il petto di Jisung che iniziò a mangiare con gli altri. Fu sorpreso, quando, un momento dopo, gli venne offerto un pezzo di pancake. Guardò Jisung che gli fece l'occhiolino di rimando. Sbuffò una risata al gesto, trovandolo più adorabile che fastidioso, a quel punto, e si lasciò imboccare.

Un finto rigurgito arrivò dall'altra parte del tavolo, da parte di Minho.
"Affetto. Disgustoso."

Il ragazzo con gli occhiali schioccò la lingua. "Parli come se anche tu e Innie non foste stati così disgustosamente sdolcinati."

"Ehi! Seungmin!"

"Sì beh, non ha tutti i torti", ridacchiò Hyunjin, scuotendo il capo.

Minho lo guardò male. "Mi sa che qualcuno ha dimenticato il sapore dei fazzoletti bagnati"

Mentre il resto del gruppo lentamente scivolava in quella che sembrava essere la loro routine fatta di leggere discussioni, amichevoli prese in giro e giocose frecciatine, Felix si era decisamente calmato, lasciando che Jisung lo imboccasse ogni tot.

L'atmosfera era... Carina. Felix aveva dimenticato cosa si provasse a condividere un pasto con così tante persone che andavano ovviamente molto d'accordo.

Una fitta di solitudine gli trafisse il cuore e fece del suo meglio per ignorarla, ma la stretta che Jisung diede alla presa attorno a lui, cercando di confortarlo, gli fece capire che non aveva funzionato poi così bene.

.

La colazione fu davvero piacevole, ma il tempo era scaduto, Felix era sempre più impaziente e voleva sapere cosa, esattamente, stesse accadendo e cosa gli sarebbe successo ora che conosceva il segreto di Jisung.

"Quindi, Felix," parlò il leader. "Immagino tu abbia parecchie domande, no? Beh, chiedi pure. Cosa vuoi sapere prima?"

"...I vostri nomi sarebbero un buon inizio."

A quella risposta, più di uno di loro si schiaffeggiò la fronte, il ché era effettivamente comico. Si presentarono tutti velocemente e Felix fece del suo meglio per ricordarsi i loro nomi. Una volta fatto, però un'aria solenne cadde sul gruppo.

"Quindi... Jisung è un... Licantropo" iniziò Felix impacciato. "Siete... Anche voi siete... Come lui?"

Chan, il leader, annuì. "Siamo un branco."

"O-okay. Avevo immaginato qualcosa di simile... Ehm, cosa vuol dire imprinting?"

"Minho?" Chiamò Chan.

L'uomo sospirò, appoggiandosi allo schienale. "L'imprinting è quando un lupo trova il suo compagno, praticamente. I lupi hanno un compagno per la vita e possono avere un solo imprinting con un'unica persona. Se il legame viene coltivato come si deve, di solito evolve in una relazione seria, basata sulla fiducia, la cura reciproca e sull'amore."

"Jeongin e Minho erano gli unici che avevano avuto l'imprinting nel branco" aggiunse Seungmin, per poi gesticolare verso Felix e Jisung. "Fin'ora"

Felix si fece silenzioso per un attimo, pensandoci su. Il concerto di "imprinting" non era poi così complicato, era più o meno come essere anime gemelle, no? C'era tutta una serie di aspetti che non era in grado di cogliere in quanto non era un licantropo, ma Felix era lo stesso in grado di capire le implicazioni di un simile legame.

"Quindi... L'imprinting è una sorta di rituale lupesco che rende Jisung... Cosa, innamorato di me? È così che funziona?" Chiese incerto su come formulare la frase.

"Non mi rende innamorato" sbuffò Jisung sembrando appena insultato al pensiero. "Non è amore, di per sé– ancora. Per ora è solo il mio istinto che impazzisce con il desiderio di proteggerti e prendermi cura di te."

Felix arrossì appena, notando quel "ancora" menzionato da Jisung, ma almeno adesso aveva più senso.
La parte lupesca di Jisung aveva riconosciuto Felix come suo compagno, ma la parte umana di Jisung non provava quel tipo di sentimento per lui.

Ancora, ripeté una vocina vivace nel suo subconscio.

"E quindi..." Continuò adesso un po' in ansia. "Cosa significa per me, esattamente...?"

"Come ho detto prima, non ti faremo del male" rassicurò in fretta Chan, sentendolo agitato. "Non faremmo mai del male al compagno di uno di noi e Jisung ci staccherebbe la testa comunque se solo ci provassimo."

"Non sei obbligato ad accettare questo legame." Un piccolo, infastidito ringhio si levò dalla gola di Jisung e Jeongin sbuffò.
"Non fare così, sai che è vero." Il ragazzo guardò quindi Felix, serio. "Non sei costretto ad accettarlo. Se non vuoi immischiarti in questa storia, allora tutto ciò che devi fare è mantenere le distanze da Jisung. Col tempo il legame sparirà da sé e nessuno di voi ne verrà più influenzato. È questo che Minho intendeva per coltivarlo come si deve."

"Capisco."

Ad essere sincero, era rassicurante sapere di avere una via d'uscita. Il concetto di imprinting sembrava davvero una cosa seria e, da quel che aveva capito, era per sempre, il ché era effettivamente spaventoso e sapeva che in quel momento non era interessato a quel genere di cose. Non conosceva Jisung abbastanza da immaginarsi a vivere con lui per il resto della sua vita.

Però...

"E... Se volessi continuare con questa cosa... Sì, insomma...?" Esitò

Fu Changbin a rispondere. "Allora diventi uno di noi."

"Uno di... Voi...?"

"Per completare il legame, devi ricevere un marchio dal tuo compagno" spiegò Seungmin. "Ma marchiandoti, Jisung ti trasferirebbe anche il gene della licantropia e praticamente ti trasformerebbe, proprio come ha fatto Minho con Jeongin"

"La trasformazione non è facile," avvisò Hyunjin serio. "È doloroso e, una volta che il processo comincia, non c'è modo di tornare indietro."

"Non sarai in grado di vivere in città per un po', a Jeongin sono serviti due anni prima di poter stare nuovamente nella civiltà" aggiunse Seungmin. "Qualunque contatto con gli umani sarà proibito finché non sarai in grado di controllare il tuo lupo."

"Sarai–"

"Okay, basta," sbottò Jisung, infastidito. "Non spaventatelo così quando l'ho appena trovato, vi pare?"

Mentre gli altri iniziarono a battibeccare, Felix restò in silenzio, cercando di processare il tutto. Adesso aveva una migliore comprensione di quanto ci si aspettasse da lui e... Ne era un po' spaventato. Se avesse accettato di continuare con il processo, avrebbe praticamente rinunciato alla sua intera vita senza garanzia di poter tornare indietro.

D'altra parte, però... Non è che avesse chissà quale vita a cui rinunciare. Viveva solo, sua madre lo trattava più come un ragazzo delle consegne che un figlio, il suo lavoro part-time era una merda e gli studi non lo stavano portando da nessuna parte perché non aveva nessuna idea di cosa fare del suo futuro.

Legarsi a Jisung era davvero una così cattiva idea...?

C'era ancora molto, però, che Felix non sapeva. In primis non conosceva Jisung come persona, né tantomeno il branco. Com'erano? Cosa facevano? Non sapeva assolutamente nulla di come vivessero dei Licantropi.

No, decisamente non poteva mollare tutto e fare un salto nel vuoto, però...

"Vorrei... Imparare" decise finalmente e tutti si fecero improvvisamente zitti.

Rosso tinse nuovamente le sue guance mentre tutti lo osservavano, decise quindi di guardare Jisung, che appariva appena teso, ovviamente aspettandosi un rifiuto, ma con una scintilla di speranza che gli brillava in quegli occhi così belli.

Fu abbastanza per Felix per decidersi che era la cosa giusta da fare.

"Voglio conoscerti" affermò serio. "Voglio conoscervi tutti. Come persone, come lupi, voglio- voglio capire esattamente in che cosa mi sto cacciando e con che tipo di persone dovrei trascorrere il resto della vita in caso decidessi di procedere con... Il legame."

A quell'affermazione il volto preoccupato di Jisung si illuminó in un sorriso sollevato. "Davvero? Dici sul serio?"

"Mh-mh" Felix portò giocosamente un dito sulla punta del suo naso. "Anche se sei stato un cretino l'ultima volta che ci siamo visti."

Jisung si imbronciò. "Cercavo di attirare la tua attenzione."

"Cosa sei? Un bambino delle elementari? Chi è che ancora bullizza la propria cotta alla tua età?"

"Ehi, non rivoltarti contro di me come questi altri idioti!"

Felix non poté che ridacchiare alla sua espressione offesa e, non riuscendo a resistergli, si sporse per lasciare un bacio all'angolo della sua bocca, proprio come aveva fatto l'ultima volta che si erano visti. Il gesto zittì immediatamente Jisung, le sue lamentele morirono mentre fissava Felix con le punte delle orecchie arrossate.

"Wow, non l'ho mai visto zittirsi così in fretta" lo derise Hyunjin.

"Quindi sei d'accordo nel lasciare che Jisung ti corteggi per il momento?" Concluse Chan, ovviamente sollevato. "Ti va bene?"

"Sì" confermò Felix, sentendosi adesso decisamente meglio. "Non posso promettere una decisione veloce, c'è parecchio da prendere in considerazione, però–"

"Prenditi tutto il tempo che ti serve" tagliò corto Jeongin con un ghigno. "Ho fatto sudare a Minho sette camicie per corteggiarmi, quindi non sentirti pressato, okay? Non andremo da nessuna parte, se potremo evitarlo."

"Sette camicie?" Sbuffò Minho dandogli un leggero calcio sulla gamba."mi hai fatto aspettare tre cazzo di anni, moccioso."

"Beh, ne è valsa la pena, no?" Lo prese in giro il suo compagno.

A quella risposta l'espressione di Minho di addolcì appena e gli altri ridacchiarono, incapaci di negare l'affermazione di Jeongin.

Chan batté le mani. "Bene, direi che è perfetto. C'erano altre cose che volevi sapere?"

"Per ora no, chiederò a Jisung qualora dovesse venirmi qualcosa in mente..." il suo sguardo cadde quindi sulla mano del leader, e si illuminó "ah, ecco! Volevo sapere cosa significassero i vostri tatuaggi!"

Ci fu un attimo di sorpreso silenzio e poi i ragazzi attorno a lui si misero a ridere, sollevando le loro mani tatuate a coprire la loro bocca, mostrando disegni di rinari e fauci spalancate, dando la spaventosamente realistica illusione di musi di lupo sovrapposti ai loro volti.
Girandosi leggermente, Felix vide Jisung fare lo stesso e gli si mozzò il respiro quando per un attimo rivide davanti a sé il lupo che lo aveva spaventato così tanto all'inizio di tutto.

È davvero lui...

Occhi blu ghiaccio lo osservavano di rimando luccicando divertiti. Una cosa era dirlo un'altra era, quasi, vederlo.

La risposta, però, fece spazio ad un'altra domanda.

"... dovrò avere un tatuaggio anche io?" Si morse il labbro, nervoso. "È tipo obbligatorio? No, perché ho davvero un problema con gli aghi..."

Sorpreso, Jisung letteralmente abbaiò una risata. Felix sobbalzò appena, ma lo trovò comunque tanto attraente quanto la prima volta che lo sentì e il suono lo fece rilassare immediatamente tra le sue braccia.

C'erano ancora parecchie cose che non sapeva, ma per adesso andava bene così. Con il suo compagno al fianco non era più spaventato.

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Ecco il secondo capitolo, che ve ne pare? Non sono teneri i JiLix?

Domani l'epilogo!

Ne!

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