It's Not Hard, In This Rough Jungle
Felix sussultò sentendo un ramo rompersi con un suono secco, sobbalzò per l'ennesima volta da quando ebbe messo piede in quella dannata foresta. Avesse avuto la possibilità di farlo, non avrebbe mai neanche abbandonato la comodità di casa sua, ma no: sua madre aveva deciso di farlo sentire in colpa. Approfittando del suo rammarico lo aveva convinto ad andare a trovare la nonna alla casa di cura nonostante l'ora tarda.
L'ospedale non era troppo lontano rispetto a dove viveva, ma Felix non aveva una macchina (nemmeno la patente, in realtà) e gli autobus, quando era finalmente uscito, non passavano più, quindi la via più veloce per tornare a casa evitando viali poco promettenti era quella di tagliare attraverso il bosco.
Era solito tagliare da quel lato durante il giorno, che diavolo, aveva persino esplorato l'intera foresta durante il tempo libero pur di godere di quell'angolo verde così vicino alla città.
Ma nel cuore della notte? Sì, il bosco non sembrava più così invitante.
Avrei potuto chiamare un taxi, ma no! Dovevo per forza risparmiare per delle ciotole di ramen scadente, sbuffò internamente, inciampando sopra un'altra radice che spuntava dal terreno.
Il sole era calato da un pezzo, quindi Felix stava usando la torcia del suo telefono per guidarsi, ma non era facile e le ombre che continuavano a danzare intorno a lui ad ogni minimo movimento lo spaventavano, nonostante la parte razionale del suo cervello insistesse che si stava solo immaginando le cose.
La parte razionale del suo cervello, comunque non poteva ignorare il fatto che si sentisse osservato per qualche ragione.
È solo nella tua testa, insistette, imprecando mentre scivolava di nuovo. Non c'è nessun altro attorno, chi vuoi che sia così stupido da uscire nel bosco a quest'ora? A parte te, ovviamente. Non c'è nessuno-
Felix inciampo ancora ma, questa volta, non riuscì a mantenersi in equilibrio e cadde. Con uno stridulo rovinò sul terreno, e un dolore acuto si propagò per tutto il palmo della sua mano destra che si era accidentalmente tagliato su una roccia appuntita. Lasciò un grugnito di dolore, schifandosi quando sentì qualcosa di appiccicoso e caldo scivolare fra le sue dita, stava sanguinando, fin lì ci era arrivato, ma non poteva constatare quanto grave fosse dal momento che aveva fatto cadere il suo telefono.
Non era caduto troppo in là, per fortuna. Con una smorfia Felix si rimise in piedi e fece per andare a recuperarlo—
Riecheggiò un ringhio, facendolo paralizzare.
Rametti si spezzarono tutto attorno, al loro scricchiolio si unì il fruscio del fogliame in movimento, Felix si girò lentamente, i suoi occhi si spalancarono dal terrore nel momento in cui vide l'ombra prona emergere da in mezzo agli alberi.
La luna piena appesa in cielo inondava il bosco di una luminosità spettrale, abbastanza da permettere a Felix di associare l'animale ad un grosso, grosso cane.
No, non un cane, si corresse, la paura che gli attanagliava il cuore. Un lupo.
Non aveva il minimo senso. C'erano appena appena degli scoiattoli in quei boschi, che diavolo doveva farci un lupo lì?
Felix rimase completamente immobile mentre l'animale iniziò ad avvicinarsi. Una voce dentro di lui gli intimava di distogliere lo sguardo per evitare di provocare il predatore ma, per qualche ragione, non riusciva a muoversi. Il blu ghiaccio, quasi luminoso, degli occhi dell'animale l'avevano completamente incantato, e semplicemente non riusciva a guardare da un'altra parte.
Anche il lupo per qualche ragione pareva essersi paralizzato. L'aria era paralizzata, non una singola foglia si stava muovendo, anche la leggera brezza della notte aveva smesso di soffiare, come se il tempo stesso si fosse fermato.
I suoi occhi... è come se fossero—
Il momento fu interrotto quando un ululato riecheggiò da qualche parte in lontananza, e la paura istantaneamente ritornò ancora più forte quando se ne aggiunsero altri, alcuni molto più vicini.
E in quel momento il lupo che era di fronte a Felix, come se strappato da una trance, iniziò a rispondere agli ululati.
C'è un branco, realizzò in ritardo il ragazzo, una goccia di sudore freddo che scivolava lungo la tempia. C'è un intero branco di lupi è uno di loro ha appena trovato una preda fresca — Io!
Gli ululati del lupo suonavano come un urlo di battaglia, destinati a radunare le truppe per l'attacco finale. E grazie tante, ma Felix ne faceva a meno del trasformarsi nello spuntino di mezzanotte di qualche lupo, quindi obbligò il suo corpo paralizzato a reagire, incespicò e si rimise in piedi dandosela a gambe senza guardarsi indietro.
Si rese conto del momento in cui il lupo iniziò a dargli la caccia grazie al rumore, leggero e ritmico, di zampe artigliate contro il suolo. Rumore che quasi annegava nel fruscio delle foglie che Felix cacciava freneticamente dalla sua strada mentre correva per la propria vita.
Non voglio morire, non voglio morire, non voglio morire—!
Un ringhio eccheggiò dietro di sé e un attimo dopo si ritrovò a rotolare a causa di un pesante colpo sulla sua schiena. Il momento e l'impatto lo fecero rotolare diverse volte prima che il suo corpo si fermasse lasciandolo sdraiato di schiena, un dolore lancinante lungo tutto il corpo.
Prima che potesse anche solo provare ad alzarsi, una larga zampa colpì il suo petto spingendolo violentemente al suolo e facendolo rimanere senza fiato per l'impatto. Un altro ringhio, questa volta più basso, e il lupo aveva il suo intero peso sul petto di Felix impedendogli qualunque movimento.
Felix strizzò gli occhi, immobile. La mandibola del lupo era troppo vicina al suo collo, poteva sentire il suo fiato caldo sulla pelle esposta, un singolo passo falso e sarebbe finito con i denti affilati dell'animale piantati nella gola.
Si ritrovò in lacrime , ricacciò indietro un singhiozzo. Non voglio morire...!
Dopo qualche secondo che sembrò eterno, però, il lupo spostò il suo peso. Era ancora troppo pesante perché Felix potesse toglierselo di dosso e una delle sue zampe ancora premeva contro il suo petto, ma l'altra zampa si era spostata a bloccare il suo braccio e, senza alcun preavviso, Felix sentì qualcosa di umido e ruvido muoversi contro il suo pugno e gli ci volle un attimo per realizzare che era il rinario del lupo. Insistendo in po' l'animale riuscì ad aprire le dita di Felix e iniziò a leccare il sangue sul suo palmo.
Felix fece scappare un piagnucolio al sentire la lingua ruvida contro la sua ferita, provò a dimenarsi un po', ma il lupo continuava imperterrito, fermandosi solo quando non c'era più sangue - forse pronto per il piatto principale?
Un altro piagnucolio si fece strada ora che il lupo aveva iniziato a leccare il suo collo. Lacrime avevano preso a scorrere libere, Felix era terrorizzato e la sensazione era... strana, la naturale sensibilità del suo collo non aiutava.
Il ragazzo non seppe per quanto dovette ancora sopportare la situazione, a un certo punto il suo corpo si rilassò da sé, la mente annebbiata e assente senza sapere se fosse dovuto alla paura, allo shock o a chissà che cosa.
In un modo o nell'altro, il meccanismo "combatti o fuggi" di Felix era stato completamente eradicato non poteva lottare neanche se avesse voluto, i suoi arti completamente flaccidi e la sua testa immersa nel cotone lo facevano fluttuare su una nuvola mentre il lupo continuava a leccare ogni centimetro di pelle esposta che trovava arrivando anche ad alzare la maglietta del ragazzo per poter raggiungere lo stomaco.
Non fece nient'altro, si limitò a leccare Felix dappertutto spargendo la sua bava come se nient'altro al mondo contasse e Felix lo lasciò fare considerando che essere il lecca-lecca di un lupo fosse sicuramente meglio di trasformarsi nel suo giocattolo da masticare.
Finì tutto appena si sentì l'eco di un ululato in lontananza.
Con un ringhio, il lupo si allontanò di colpo. Ancora shockato, Felix ebbe bisogno di un attimo prima di notare che l'animale aveva effettivamente smesso, eppure, per quanto libero dal gravoso peso che lo teneva incollato al suolo, non trovava la forza di alzarsi.
Cosa mi succede...?
Il lupo rilasciò un altro basso ringhio e la testa di Felix ciondolò da un lato, i loro sguardi si incrociarono nuovamente. Per un breve istante, il ragazzo avrebbe potuto giurare che ci fosse un altro essere umano a fissarlo, ma il pensiero ridicolo venne dimenticato subito dopo, quando il lupo scappò improvvisamente nel bosco, senza guardarsi indietro.
Non... Vuole uccidermi...?
Ebbe bisogno di qualche minuto per ritornare in sé e finalmente trovare la forza di alzarsi e comunque il lupo non tornò indietro. Era intontito e in parte convinto di essersi immaginato tutto, un'allucinazione bella e buona. Si riincaminò verso casa, notando in lontananza le luci del suo vicinato.
.
Si svegliò visibilmente disorientato, non si ricordava nemmeno di essere tornato a casa, figuriamoci di essersi addormentato sul divano.
L'unica cosa che confermava gli eventi di ieri sera era un taglio frastagliato sul suo palmo. Non era troppo profondo, ma avrebbe decisamente dovuto disinfettarlo e bendarlo ora che si era svegliato.
Il solo pensiero della quantità di germi che potessero essere su quella ferita a causa della saliva del lupo lo fece trasalire e tanto bastò a scacciare quel che rimaneva della sua sonnolenza, non si sarebbe preso la rabbia se avesse potuto evitarlo, grazie.
Pulì la ferita, si fece una doccia durante la quale grattò via tutta la saliva dell'animale che si era seccata sulla sua pelle e finì bendandosi la mano. Non era un lavoro certosino, ma se lo sarebbe fatto andare bene.
Solo una volta sistemato in un cambio d'abiti pulito realizzò che, nella fretta di scappare da quel lupo, aveva perso il telefono.
"Merda..." Grugnì
Non aveva i mezzi per comprare un nuovo cellulare, quindi non gli restava che tornare indietro a cercarlo, con un po' di fortuna non era stato danneggiato troppo durante la notte. Mettendosi in fretta la sua giacca rossa preferita e un paio di scarpe da ginnastica consumate, Felix lasciò in fretta il suo appartamento con una sola preghiera in mente: non reincontrare quel lupo.
Era stato fortunato abbastanza da non morirci la notte prima, ancora non aveva idea di che cosa quella... Interazione col lupo fosse, ma non avrebbe richiesto il bis.
.
La foresta sicuramente non era così spaventosa in pieno mezzogiorno.
Una forte luce brillava attraverso le spesse chiome degli alberi e lasciava sull'intera foresta uno stucchevole luccichio da favola. Non servì molto per trovare il punto dove era caduto la notte prima, riconobbe facilmente i naturali punti di riferimento che aveva imparato dopo anni vissuti in zona.
Una volta certo di aver trovato il posto giusto, inizio a guardarsi intorno: il suo telefono non poteva essere troppo lontano, no? Dopo una decina di minuti passati a setacciare la terra, però, Felix si rassegnò: non c'era più.
Che l'abbia preso qualcun altro?
O l'ho fatto cadere da un'altra parte?
Forse ha sbagliato il punto, ma in quel caso, poteva essere praticamente ovunque nella foresta.
Dove avrebbe iniziato a cercare? Sospirò frustrato dando un calcio alla roccia vicina, solo per sentire il colpo vibrargli nelle ossa, la roccia decisamente più grande di quel che pensava e molto ben piantata nel terreno.
Mugolò dal dolore e inciampò all'indietro, tenendosi il piede dolorante solo per esclamare alla perdita di equilibrio e rovinare a terra, l'umido suolo della foresta fece ben poco per alleviare la caduta. Sibilò per un attimo senza respiro dall'impatto e si lamentò ancora.
"Che diavolo..."
"Certo che sei veramente imbranato, lo sai, vero?"
Felix sussultò alla nuova voce, schizzando a sedere. Gli si spalancarono appena gli occhi nel vedere la figura appoggiata ad un albero appena ad un paio di metri da sé. Una figura che, in qualche modo, si era avvicinata senza che Felix la sentisse.
"C-che?" È tutto quello che gli riuscì di dire, suonando un po' stupido.
Il nuovo arrivato sghignazzò: "è la seconda volta che cadi nello stesso punto. Non impari dai tuoi errori?"
Felix era troppo sorpreso dall'inaspettata apparizione del ragazzo per cogliere appieno le sue parole. Sembrava avere la sua stessa età, con capelli arruffati e scuri a fare pendant con la sua giacca di pelle e i vestiti neri. Quello che davvero impressionava, però era il tatuaggio che copriva l'intero dorso della sua mano destra. Felix non riusciva a capirne il design da quella distanza, ma sembrava piuttosto intricato come disegno.
"Fai una foto, tesoro, dura di più" sbiascicò il ragazzo, rinvenendo Felix dalle sue osservazioni.
Deglutendo, Felix fece per scusarsi per averlo fissato quando le parole del nuovo arrivato vennero finalmente prese in considerazione e poté solo guardarlo a bocca aperta, confuso e guardingo.
"Cosa- come fai a sapere che sono caduto qua prima?" Chiese teso.
L'altro ridacchiò di nuovo, spostandosi di colpo. Felix si sorprese e cercò di rimettersi in piedi in fretta, ma il ragazzo era più veloce e improvvisamente era chinato di fronte a lui, le sue dita tatuate afferrarono il mento di Felix e lo forzarono a guardarlo negli occhi.
Sembrò come se il tempo si fosse fermato di nuovo quando occhi blu ghiaccio così dolorosamente familiari incrociarono iridi castane. Il respiro si bloccò nella gola di Felix, il suo battito accelerò improvvisamente e si sentì di colpo piccolo per un motivo che non riusciva a trovare.
"Dimmi, angioletto" mormorò il ragazzo, la sua voce setosa, quasi delle fusa. "Davvero non mi riconosci? O semplicemente non vuoi farlo?"
Non aveva alcun senso. Perché questo ragazzo strambo gli parlava come se avesse dovuto riconoscerlo? Però sapeva che ieri era caduto e i suoi occhi...
No, impossibile.
Poté sentire una nebbia famigliare avvolgergli la mente e attenuare i suoi sensi, spingendolo a sottomettersi all'intenso sguardo dello sconosciuto. Prima che potesse farlo veramente, però, trovò la forza di schiaffeggiare via la sua mano e, con respiro tremolante, si rimise in piedi.
Fece qualche passo indietro, attento a non guardare l'altro negli occhi. "Io-io devo andare–"
"Senza ciò per cui sei venuto?"
Al ché Felix guardò in alto, sempre attento però a non fissarlo negli occhi e boccheggiò quando vide il cellulare che il tizio gli mostrava, lo schermo era crepato ed era sporco, ma era decisamente il suo.
"Il- il mio telefono! Restituiscimelo!"
Felix fece un passo avanti, ma il ragazzo ne fece subito uno indietro, un ghigno derisorio sulle sue labbra.
"Ah-ah. Cosa mi darai in cambio?"
"Perché dovrei darti qualcosa? È mio!" Protestò Felix, sentendosi offeso.
"Ma sono io ad averlo adesso, angioletto" lo prese in giro l'altro.
Felix schioccò la lingua, incrociando le braccia di fronte al petto pensandoci. Più tempo passava con sto strano ragazzo e meno le cose avevano senso, per non parlare del fatto che non si sentiva... Al sicuro. Voleva solo riprendersi il suo telefono e tornare a casa per poi, possibilmente, non reincontrare mai più questo stramboide.
"Va bene" sbuffò, ansioso di finirla in fretta. "Ma non ho soldi con me".
Il ragazzo mormorò in assenso. "Non voglio i tuoi soldi"
"E allora che vuoi?" Chiesi Felix leggermente esasperato.
"Il tuo nome" rispose subito l'altro per poi grignare. "E un bacio"
Felix diventò immediatamente paonazzo. "No! Perché dovrei– no!"
E quello stramboide gotico aveva pure il coraggio di ridergli in faccia. Felix imprecò mentalmente perché diavolo sto tizio deve essere figo e avere pure la risata ad accompagnare?
"Sei carino tutto imbarazzato, tesoro. Ma credo che un misero bacio sia un prezzo più che onesto per un dispositivo così caro?" Il ragazzo guardò il telefono che stava tenendo, mostrando di star considerando un'altra opzione. "Voglio dire, se davvero vuoi ricomprarlo–"
"E va bene, d'accordo" si girò Felix ancora profondamente imbarazzato. L'ultima cosa che voleva era perdere soldi per sto cretino.
"Vieni qua!"
Il ragazzo sorrise di nuovo e Felix per un attimo si sorprese nel notare quanto fossero lunghi i suoi canini, ma lo dimenticò in fretta appena si mise dritto e mise il cellulare nella tasca posteriore dei suoi jeans.
"Perché non vieni tu qui e lo prendi, mh?"
Gli avrebbe volentieri spaccato la faccia e ci avrebbe goduto. Con uno sbuffò esasperato Felix camminò fin da lui, ancora cocciutamente evitando di guardarlo negli occhi. Si fermò direttamente di fronte al ragazzo e si infastidì nel notare come quello fosse appena più alto di lui.
Sussultò quando il ragazzo appoggiò le mani sul suo fianco (anche se una parte di lui impazziva all'idea di come le sue mani lo avvolgessero quasi completamente, la parte più razionale di sé insisteva che fosse inquietante, non importa quanto bello potesse essere)
"Il mio nome è Jisung, piccolo" mormorò e Felix si sentì arrossire fino alle orecchie alla sensazione del suo respiro sulla pelle. "Il tuo?"
"...Felix."
"Carino."
Felix odiò quanto quel semplice commento gli fece battere forte il cuore. Era teso, pronto a fuggire, eppure non riusciva a muovere un muscolo. Una delle mani di Jisung lo afferrò nuovamente per il mento, forzandolo a guardarlo. Felix deglutì a vuoto quando incrociò nuovamente i suoi occhi e si sentì come una preda in trappola tra gli artigli del predatore.
Jisung si avvicinò ancora, i suoi occhi magnetici brillavano di aspettativa e ilarità
"E ora, per l'altra metà del pagamento..."
Felix venne preso dal panico e, senza pensarci, posò le sue labbra sull'angolo della bocca di Jisung che spalancò gli occhi in maniera comica alla repentinità dell'azione. Felix ne approfitto e si divincolò dalla presa, allontanandosi.
"E-ecco! Un bacio!" Scoppiò, sentendosi morire d'imbarazzo.
"Adesso restituiscimelo! Un patto è un patto!"
Jisung, ovviamente sorpreso, iniziò a ridere sguaiatamente lanciando indietro la testa e a Felix si strinse il cuore al suono, che aveva inconsistente paragonato ad un ululato.
No, non pensarci neanche, è da pazzi!
"Hai ragione, un patto è un patto" sorrise Jisung, mostrando i suoi canini appuntiti mentre allungava il telefono a Felix. "Ecco a te, angioletto"
Preoccupato di essere fregato di nuovo, Felix lo riprese esitando, ma Jisung non fece nulla di strano. Appena ricevette indietro il cellulare, Felix lo mise in tasca e girò sui tacchi senza nemmeno guardarsi indietro.
"Ci vediamo in giro, angioletto!" Lo richiamò Jisung sventolando la mano tatuata per salutarlo.
"Ma anche no!" Gli urlò di rimando Felix senza pensarci.
La risata quasi inumana di Jisung riecheggiò nuovamente mentre se ne andava via sparendo dietro cespugli e alberi. Ci volle un minuto di troppo a Felix per rendersi conto che stava ancora fissando il punto in cui era prima e si schiaffeggiò le guance, infastidito.
Ripigliati, si può sapere che ti prende?!
Con uno sbuffo, si girò e si incamminò verso casa. Voleva solo un po' di riposo e lasciarsi quella strana notte alle spalle assieme allo strano incontro di quel giorno.
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"è la seconda volta che cadi nello stesso punto. Non impari dai tuoi errori?"
"Davvero non mi riconosci? O semplicemente non vuoi farlo?"
Stai impazzendo, Lee Felix, si rimproverò da solo, schioccando la lingua. I licantropi non esistono, quel ragazzo era solo uno stramboide a cui piace fare casino perché sì.
Eppure una parte della sua mente ancora si chedeva e se...?
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Bene, questo era il primo di tre capitoli.
Vorrei ricordare che questa storia non è mia, ma di TheQuill2021 che ringrazio ancora per avermi dato il permesso di tradurla.
Tutti i crediti vanno a lei, insieme alla mia stima per aver creato un sacco di capolavori che spero di tradurre col tempo.
Se ne avete l'opportunità passate a lasciare una stellina anche alle sue storie originali!
Jā Ne!
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