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ℙ𝕒𝕣𝕥𝕖 29 - Solitario

Il panico si espanse in fretta tra i presenti. Diverse persone nel mezzo della folla avevano iniziato a gridare, altri si erano gettati a terra nel tentativo di mettersi a riparo, altri ancora tentavano di allontanarsi sguasciando via a piccoli passi nella speranza di non essere visti.
Doctor Smiley se ne stava là al centro del palcoscenico, con la giacca aperta e un sorriso beffardo a piegare il suo volto, come fosse infinitamente orgoglioso di essere diventato l'unica star dello spettacolo. E a fare da co-protagoniste vi erano la fila di bombe aderenti al suo petto. Davanti a lui quella massa caotica di persone erano diventati spettatori del suo personale show e adesso sarebbe stato solo e soltanto lui a decidere in che modo sarebbe andata a finire.
-Arrenditi subito e riponi gli esplosivi a terra!- gridò uno degli agenti di polizia presenti sul palco, mentre gli altri suoi colleghi avevano già direzionato le loro pistole di servizio sull'uomo, tenendolo attentamente sotto tiro.
Ma lui, con un ghingo beffardo ed egocentrico, non parve affatto intimorito dalla loro reazione. -Stai indietro, sbirro. Impiegherei meno di un secondo per azionare le bombe, e ti garantisco che hanno una carica sufficiente a radere al suolo questo posto di merda-.
I detenuti rinchiusi nelle loro celle stavano assistendo alla scena increduli, così come tutto il resto degli spettatori che non avevano avuto il coraggio di provare a fuggire. E tra questi Jane, con gli occhi spalancati e le mani sulla bocca, anziché allontanarsi stava avanzando a piccoli passi come sperasse che lui riconoscendola avrebbe rinunciato a compiere la preannunciata strage: troppe persone erano ancora presenti sul posto, troppe stavano rischiando di perdere la vita per quella sua follia.
-Non c'è modo che tu possa uscirne bene, Doctor Smiley- ribatté il poliziotto, nel tentativo di farlo ragionare. -Ma se ti fermi adesso ti garantisco che non ti verrà fatto del male-.
L'uomo assunse un'espressione divertita, seppur il sorriso sulla sua bocca adesso sembrasse avere un tono velatamente amaro. Sapeva bene di aver già superato la linea, che qualunque cosa avesse fatto adesso per lui non ci sarebbe più stata alcuna via d'uscita.
Ma non gli importava, e questo lo faceva sentire più folle e sconsiderato di quanto non fosse mai stato in tutta la sua vita. -Apprezzo il tuo interessamento, ma vedi: non puoi trattare con una persona che non ha più nulla da perdere-.
Si rivolse poi nuovamente alla folla esagitata, forse senza accorgersi che Jane si trovava ai piedi del palco e nel mezzo di quel baccano stava chiamando a gran voce il suo nome; dopotutto anche lei, da perdere, aveva ben poco.
-Alcuni anni fa distrussi la vita di un ragazzino- iniziò a dire, e la sua voce aveva assunto d'un tratto un tono decisamente più serio e malinconico. Aprì il monologo con un'incurvatura triste sulle sue labbra. -Era ricoverato di una clinica psichiatrica, gli feci l'elettroshock in più di un'occasione, danneggiai volontariamente il suo cervello-. E mentre parlava, alzando la voce quanto più possibile in modo che anche i più lontani potessero udirlo, i suoi occhi iniziarono a inumidirsi; neanche ricordava quando fosse stata l'ultima volta che era riuscito a piangere.
Quanto sono debole, pensò.
-Quel ragazzino crebbe con seri disagi psichici che lo portarono a sentire voci, vedere cose che non c'erano. Sviluppò forti paranoie e alla fine uccise i suoi genitori-.
Jane restò immobile ad ascoltarlo con il cuore in gola; dal modo in cui parlava e si comportava sembrava che stesse recitando una specie di requiem rivolto a se stesso. Ciò che non sapeva è che nel bel mezzo di quella enorme calca di persone che si agitavano alle sue spalle vi era anche Jeff, che stava riuscendo a celare la sua presenza sfruttando il panico generale che si era creato; lui, al contrario, l'aveva già notata da un pezzo.
-Fu recluso nel carcere di massima sicurezza, nello stesso corridoio del cazzo in cui hanno segregato anche me- continuò a spiegare Smiley, con le guance ormai rigate dalle lacrime. -Voi non avete idea di quello che ha passato, di quanto le guardie si siano approfittate della sua debolezza, di come sia stato ripetutamente torturato-.
Jane sussultò.
Possibile che l'ex dottore fosse già stato messo a conoscenza del suicidio di Toby?
Possibile, pensò. Ad avvisarlo probabilmente era stata la stessa persona che quella mattina le aveva inviato il messaggio; realizzare questo aumentò a dismisura l'angoscia che già la stava assalendo. Iniziava ad essere praticamente certa che quel teatrino si sarebbe concluso nel peggiore dei modi.
-E alla fine, questa notte, si è suicidato-.
Il vociferare della folla sembrò attenuarsi lievemente in quell'istante, mentre Smiley osservava immobile quel pubblico che mai al mondo avrebbe mai potuto fare il tifo per lui; ma non gli importava neanche questo.
-Credo che fosse stato informato che avrebbe partecipato a questa ridicola messa in scena, e che non abbia più retto la pressione. Ecco cosa è accaduto- disse poi, puntando l'indice sulla folla con un gesto chiaramente accusatorio. -Io gli ho rovinato la vita per sempre e sto pagando per questo. Ma ad ucciderlo siete stati voi!-.
Jeff iniziò a farsi strada tra la folla, con il cappuccio sollevato sulla testa e la sciarpa avvolta sul collo, posizionata in modo da coprirlo fin sopra al naso; a quel punto anche lui aveva capito che cosa stesse accadendo davvero, ma aveva anche realizzato chs fosse troppo tardi per fare qualcosa. Come se non bastasse, avvicinarsi al palco avrebbe fatto saltare in un secondo la sua copertura, poiché le guardie conoscevano fin troppo bene il suo volto: aveva nascosto la cicatrice, ma sapeva che non sarebbe stato sufficiente.
-Voi, patetici figli di puttana!- continuava a inveire l'uomo contro al pubblico terrorizzato, mettendo in mostra la fila di bombe ancorate al suo petto. -E allora ho pensato che siccome vi piacciono tanto gli spettacoli, avrei potuto farvene avere uno molto migliore-.
-Riponi a terra le armi e arrenditi subito!- continuavano a gridare i poliziotti sul palco, mentre il detective mascherato abbandonava il palco scortato da un paio di altri agenti in divisa. -È un ordine!-.
Doctor Smiley ridacchiò in modo forzato, senza degnarli di attenzione.
Quello show era suo. Soltanto suo.
-Tobias, questo era il suo nome- aggiunse poi Smiley, con il volto contorto in un'espressione di dolore. Subito dopo con un movimento lento e ben calcolato infilò una mano in tasca, aumentando ulteriormente la tensione della squadra di polizia che ormai l'aveva accerchiato completamente; alcuni agenti indietrggiarono, credendo che lui stesse azionando la carica di esplosivi di cui si era riempito, ma con stupore lo vedero invece estrarre dai pantaloni un sottile bisturi chirurgico.
-E comunque- aggiunse poi, sollevando la piccola arma e appoggiandola delicatamente alla base del suo collo. -Queste bombe sono finte, branco di idioti. Andate tutti a fanculo!-.
Gridando l'ultima frase a squarciagola come volesse liberarsi di ogni incertezza conficcò la lama nella sua pelle con tutta la forza che riuscì ad applicare, sguarciandosi la gola da una parte all'altra davanti alla folla urlante.
-Noo!- urlò Jane, coprendosi la bocca con entrambe le mani. Un fiume di sangue fuoriuscì dalla ferita schizzando fuori come una fontana, mentre il corpo inerme del dottore collassava con un colpo sordo sul pavimento in legno del palcoscenico.
Tutti i presenti iniziarono ad urlare fuggendo da tutte le parti, alcuni caddero a terra e furono calpestati mentre i poliziotti si affrettavano a raggiungere il corpo, e con cautela verificavano l'entità delle cariche esplosive ancora agganciate al suo petto. A quel punto si resero conto che i fili elettrici non erano in realtà collegati in alcun modo tra loro, e che le bombe erano state create con l'ausilio di semplici pezzi di plastica, nastro isolante e cartone colorato.
Jeff indietreggiò, sparendo tra il caos che si era creato.
-Coprite il cadavere!- gridava qualcuno sul palco, mentre gli organizzatori impugnando i microfoni cercavano di sedare il panico che si era espanso. -Signori, non vi è più alcun pericolo! Mantenete la calma!-.
Jane strofinò le dita sugli occhi cercando di recuperare la lucidità, poi ai allontanò a sua volta con il corpo scosso da continui brividi; era appena accaduto proprio ciò che temeva e, cosa ancor peggiore, non era riuscita a impedirlo. Ciondolò confusa incamminandosi in una direzione qualunque, tutto ciò che voleva fare adesso era allontanarsi da quel posto e non dover più vedere la pozza di sangue che si stava allargando sul palco, imbrattando il lenzuolo bianco che era stato utilizzato per coprire il corpo senza vita di Smiley. Si sentì svuotata.
Corse in direzione della strada più vicina assestando qualche spallata, con il cuore in gola e le braccia che tremavano come foglie secche esposte al vento; e proprio qui, nascosto dietro a una fila di cassonetti, riconobbe Jeff.
E per la prima volta si sentì in qualche modo rassicurata nell'incrociare il suo sguardo gelido.

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