ℙ𝕒𝕣𝕥𝕖 28 - Sincero
Era successo ancora.
Nonostante avesse deciso di tirarsi fuori da quella follia, ancora una volta un evento imprevisto era tornato a buttarcela dentro come fosse la sfortunata protagonista di un film.
Dapprima si ritrovò a fissare incredula quel breve testo con gli occhi sbarrati, rileggendolo più volte come se si stesse chiedendo se per caso si trattasse di un brutto sogno. Non aveva idea di chi fosse stato a inviare il messaggio, proveniva da un numero di cellulare che non aveva in memoria; l'unica cosa certa è che chiunque fosse stato era a conoscenza del piano di Smiley e che volesse, per qualche ragione, aiutarlo a non finire nuovamente dentro. Ma perché mai aveva deciso di scrivere proprio a lei, e in che modo aveva ottenuto il suo numero privato?
Non riusciva a spiegarsi che cosa stesse accadendo.
Con il cellulare ancora stretto tra le mani si mise a sedere sul bordo del letto, travolta da mille pensieri. Certo, avrebbe potuto semplicemente ignorare quel testo e comportarsi come se non lo avesse mai letto, ma non fu in grado di farlo.
Con le dita che tremavano compose una risposta che inviò di getto.
"Chi sei?".
Restò poi immobile in attesa di una risposta, che non giunse mai.
Si sentiva estremamente frustrata, impotente nei confronti di ciò che stava accadendo.
"Io ho chiuso" scrisse ancora, ma questa volta non cliccò il tasto di invio. Non aveva idea di quale fosse l'effettivo piano di Smiley per la liberazione di Toby, ma il suo decesso aveva appena reso inutile qualsiasi tentativo a riguardo; il problema era che lui, evidentemente, non era a conoscenza dell'accaduto e non potè fare a meno di chiedersi in che modo avrebbe reagito nel momento in cui sarebbe venuto a saperlo.
Sbuffò, alzandosi finalmente dal letto. Nel tentativo di fare chiarezza compose il numero di cellulare dal quale era giunto quello strano messaggio e provò a chiamarlo, ma realizzò con stupore che risultava inattivo o non raggiungibile.
Non capiva, e non capire aumentava l'angoscia dentro di lei.
Dopo alcuni minuti di riflessione alla fine decise di vestirsi un fretta ed uscire, senza preoccuparsi troppo del suo aspetto: doveva raggiungere il luogo in cui si sarebbe tenuto l'evento prima del sopraggiungere della folla, trovare Doctor Smiley e informarlo. Non avrebbe potuto far finta di niente, ora che era in possesso di una informazione così importante.
Ovviamente valutò l'ipotesi che potesse trattarsi di un bluff, ma per quale motivo qualcuno avrebbe dovuto scriverle una cosa di quel tipo, se non si trattava della verità? Niente di tutto questo sembrava avere un senso ma di una cosa era assolutamente certa: non intendeva restare indifferente. Per quanto lo detestasse, Smiley aveva dimostrato di poter provare del pentimento nei confronti delle azioni atroci che aveva commesso e non meritava di finire nei guai per questo.
Così, con il cuore in gola, Jane si vestì alla svelta e spalancò la porta d'ingresso mentre ancora stava abbottonando la sua giacca; non aveva molto tempo a disposizione.: intendeva fermarlo prima che fosse troppo tardi per farlo. Si diresse a passo svelto fino alla più vicina fermata della linea 23, poi salì sull'autobus senza prendere posto a sedere: sarebbe scesa poco più avanti.
Ciò che le si parò davanti fu un largo piazzale asfaltato ove una enorme massa di persone si stavano accalcando, sul fondo del quale era stato installato un palcoscenico simile a quelli che venivano utilizzati per i concerti.
Spalancò gli occhi, incredula. Nonostante la pioggerella leggera che stava scendendo dal cielo erano già presenti sul posto più di trecento persone, ad occhio e croce; non si aspettava affatto che l'evento avrebbe attirato una folla di quel calibro, tantomeno dopo ciò che era accaduto l'ultima volta.
Si avvicinò guardandosi intorno nervosamente, mentre lanciava lo sguardo a destra e sinistra alla ricerca di una faccia conosciuta; ma le sarebbe stato impossibile trovare Jeff e Smiley nel mezzo di quella calca, ipotizzando che si trovassero già lì. Si chiese in che modo avrebbe potuto individuarli, o in alternativa farsi trovare da loro. Non le venne in mente niente.
Sul palco, al quale tentò di avvicinarsi sgusciando in ogni spiraglio possibile tra l'imponente massa di persone, erano presenti una lunga fila di celle ancorate a terra con l'ausilio di grossi bulloni, all'interno delle quali erano stati posizionati alcuni detenuti; ma non fu in grado di riconoscere nessuno di questi.
-Diamo il benvenuto a tutti quanti, signore e signori- recitava un uomo sulla quarantina al centro del palcoscenico, avvicinando alla bocca un grosso microfono senza fili. -Prego prendete posto, c'è spazio sufficiente per tutti-.
Jane continuò ad avvicinarsi muovendosi nella calca a fatica fino a che non fu riuscita ad ottenere una visuale decente. Le persone attorno a lei iniziarono ad esultare quando, poco dopo, salirono sul palco alcuni membri dell'amministrazione carceraria seguiti da un paio di poliziotti armati; uno di questi, rivolgendosi al pubblico con un certo entusiasmo, iniziò a parlare.
-È un onore avervi qui oggi. Come già saprete non è stata richiesta nessuna quota per la partecipazione, poiché ci teniamo che eventi come questi siano sempre accessibili a chiunque; vorrei soltanto ricordarvi che la partecipazione è riservata ai maggiorenni-. L'uomo fece cenno ad uno dei colleghi di sistemare meglio il microfono che portava agganciato al petto, poi continuò. -Per questa esposizione abbiamo intensificato le misure di sicurezza, come vedete ognuno dei detenuti è stato confinato in una cella. Potrete comunque interagire con loro, ma lo farete nella più totale sicurezza-.
Un applauso scrosciante provenne dal pubblico, che già iniziava ad agitarsi.
-E siamo sicuri che l'ottimo lavoro che la polizia sta svolgendo anche in questo momento porterà a breve eccellenti risultati. I due criminali in fuga saranno acciuffati e ricollocati nel penitenziario molto presto-.
Jane fece una smorfia. Sapeva che se solo lei avesse agito diversamente era probabile che Jeff e Smiley fossero già stati catturati, nonostante questo non le fosse sembrato affatto che la polizia si stesse affannando così tanto nelle ricerche.
-Mentre quelli che vedete alle mie spalle sono dieci dei criminali ospiti nel nostro carcere di massima sicurezza. Dieci individui spregevoli tra cui assassini, sicari e stupratori che stanno scontando la pena più severa prevista dalla nostra legge: l'ergastolo a vita-.
Tra la folla di spettatori qualcuno iniziò a gridare, mentre alcuni oggetti stavano già venendo lanciati ai piedi del palco. In quella precisa occasione, la gente comune sembrava certamente più crudele e animalesca dei detenuti stessi.
-Vogliamo la pena di morte per questi stronzi!- sbritava qualcuno. -Altro che ergastolo! Perché dobbiamo dar loro da mangiare! Non è per questo che paghiamo le tasse!-.
-In un futuro ideale- continuò a dire l'uomo con il microfono -Gente come questa non esisterà più. Ma ciò che possiamo fare oggi è mostrarvi cosa accade a chi decide volontariamente di andare contro la legge, causando danno agli innocenti. Vedete quello laggiù?- aggiunse poi, indicando con una mano una delle gabbie che si trovavano dietro di lui. Al suo interno, un uomo sulla cinquantina agitava entrambe le braccia attraverso le sbarre. -Ha ucciso a sangue freddo la moglie ed i due figli cinque anni fa. Per un certo periodo ha causato scompiglio all'interno del penitenziario insultando le guardie, fino a che sotto il mio consiglio non gli sono state recise le corde vocali-.
La folla esultò, creando un tale baccano che Jane fu costretta a tapparsi le orecchie. Tornò a vagare con lo sguardo alla ricerca del volto di Smiley, ma continuava a incontrare soltanto gli sguardi eccitati di uomini e donne che si erano recati sul posto esclusivamente per schernire il gruppo di malcapitati sul palco.
Valutò di andarsene. Detestava prendere parte a eventi di quel tipo e aveva iniziato a pensare che probabilmente l'ex dottore, resosi conto che Toby non era uno dei criminali presenti nelle celle, doveva essersela filata; ma subito dopo, tornando a sollevare lo sguardo, notò che un'altra persona aveva preso possesso del microfono.
Un individuo molto strano, che indossava una maschera blu a coprirli il volto.
-Signori, io sono il detective Nyras e mi occupo di crimini violenti da diversi anni ormai. Quel che posso dirvi è che il nostro sistema funziona alla grande: coloro che meritano di trovarsi dietro alle sbarre è proprio lì che si trovano, e le nostre strade oggigiorno sono sicure come non lo sono mai state-.
"Certo, come no" pensò la ragazza, scuotendo il capo.
E solo un secondo dopo, sotto al suo sguardo incredulo, accadde una cosa che non si sarebbe mai aspettata di vedere: riconobbe la figura di Doctor Smiley farsi strada tra la folla a spallate, per poi arrampicarsi sul palco con l'agilità di un gatto ancor prima che le guardie potessero fermarlo.
Si voltò poi in direzione del pubblico e spalancò la giacca di pelle sgualcita che stava indossando, mostrando una fila di piccole bombe collegate tra loro con un garbuglio di fili elettrici, saldamente ancorate al suo petto.
-Nessuno si muova o faccio saltare in aria l'intero piazzale!-.
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