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ℙ𝕒𝕣𝕥𝕖 30 - Amabile

Il volto del killer era attraversato ad una tristezza palpabile, che si palesava nel suo sguardo e nelle sue labbra socchiuse. Nonostante ciò, appariva allo stesso tempo incredibilmente freddo e distaccato.
-Jeff- esclamò la ragazza, avvicinandosi a lui a passo svelto. Ma lo vide portarsi una mano davanti alla bocca indicandole di fare silenzio, per poi farle cenno di seguirlo mentre si addentrava in un vicolo; a causa del caos generale conseguito al terribile evento appena accaduto le strade si erano svuotate, ma diverse persone attirate dal baccano si erano affacciate alle finestre. L'ambiente attorno era caduto in un silenzio innaturale, rotto soltanto dal suono squillante delle sirene di diverse auto della polizia che erano state chiamate ad intervenire con la massima urgenza sul posto.
-Dove stai andando?- gli disse lei con la voce che tremava, continuando a seguire ogni suo passo come se in quel momento la sua presenza fosse l'unica cosa che riuscisse a calmarla. Perché si sentiva proprio così: consolata e rassicurata dalla sua presenza.
Jeff proseguì fino a raggiungere il fondo di una stretta intercapedine che si allungava ai piedi di due palazzi, poi si voltò finalmente indietro verso di lei. Ma restò in silenzio.
-Ma che cazzo avete fatto, perché!- esclamò lei, annaspando. -Perché?- ripeté ancora.
Il moro strinse le spalle e abbassò lo sguardo, per poi scuotere lievemente il capo. Sembrava scosso almeno quanto lei, anche se non era bravo a dimostrarlo. -Mi dispiace, non...-.
-Tu lo sapevi?- lo interruppe subito, gesticolando con entrambe le mani. -Sapevi che aveva intenzione di farlo?-.
A quel punto il moro scosse ancora la testa. Anche se era visibilmente deluso da quell'affermazione non poteva certo biasimarla, dopotutto Jane non aveva alcun motivo di fidarsi di lui o di credere che fosse in grado di valutare una scelta folle quando ne vedeva una. -No, certo che no- rispose.
La mora deglutí a vuoto, travolta da un'angosciante sensazione di impotenza. Seppur non avesse mai avuto grande stima nella persona di Smiley non avrebbe mai voluto che le cose finissero in modo così drammatico e si sentiva responsabile, poiché non era intervenuta in tempo per impedirgli di compiere quel gesto. Ma tutto era accaduto così in fretta...
-Io ho...- balbettò, estraendo il proprio cellulare dalla tasca per poi mostrarglielo. -Ho ricevuto questo messaggio ma non so chi sia stato a inviarlo. Sono venuta per avvisare Smiley ma...- sì interruppe, mentre il killer faceva scorrere uno sguardo pensieroso su quelle poche righe.
-Cristo- aggiunse poi, tornando a riporre il telefono in tasca. Portò entrambe le mani alla testa e strinse le mandibole, cercando di riprendere il controllo sulle sue emozioni. -Sai chi può averlo mandato?- chiese poi.
Jeff la osservò in silenzio per alcuni secondi. -Non ne ho idea- esordì, intrecciando le braccia sul petto. Quella era la pura e semplice verità, seppur lei avrebbe fatto fatica a crederci: il piano di Smiley era sempre stato recarsi all'evento e trovare un buon momento per liberare Toby se ci fossero stati i presupposti per farlo, e non era mai stato informato da lui su eventuali cambiamenti. Tuttavia, non aveva più avuto alcun contatto con il suo "socio" fin dal giorno precedente.
Jane sospirò, guardandosi intorno con nervosismo. -Cambierò il numero e butterò via la sim. Io... Non voglio più avere niente a che fare con questo-.
Lui si limitò ad annuire, restandola a guardare. Ancora una volta, non poté biasimarla.
La mora fece un passo indietro, scrutando il passaggio di alcune persone sul fondo del vicolo. Adesso voleva solo tornare a casa e dimenticare tutto questo, anche se già sapeva che le sarebbe stato impossibile.
Senza più dire una parola si voltò indietro e iniziò ad allontanarsi, pregando che Jeff non la seguisse; e così fu, perché non riuscì a sentire il suono dei suoi passi. Poco prima di raggiungere il marciapiede però si voltò nuovamente indietro, trovandolo ancora immobile ad osservarla.
-Lo dirai alla polizia?- le chiese il ragazzo, con un filo di voce. Non sembrava preoccupato o spaventato, quella domanda fu posta con una tranquillità che parve del tutto fuori luogo in quella circostanza.
Lei ricambiò lo sguardo, ritardando nel fornire una risposta. -Dire cosa?- fece poi.
Jeff allargò un sorriso carico di stanchezza. -Di me. Del fatto che ci siamo incontrati- rispose.
-Non parlerò, se è questo che ti preoccupa- gli rispose prontamente. E poi, con un tono severo, aggiunse: -Ma vedi di sparire per sempre. Non voglio doverti incontrare mai più-.
Pronunciando quelle parole Jane tornò sulla strada, incamminandosi a passo svelto in direzione del centro. Il suo corpo era scosso da continui tremori e faticava ancora a capacitarsi di ciò a cui aveva assistito poco prima; c'erano pattuglie ovunque, i passanti vociferavano e anche alcuni giornalisti si stavano affrettando a raggiungere il luogo del disastro.
Proseguì con lo sguardo fisso a terra, senza incrociare lo sguardo di nessuno.
Si sentiva come se fosse la superstite di una guerra.
Iniziò a giocherellare con le dita sudate per allentare la pressione dentro di se, mentre attraversava le strisce della statale affollata dalle automobili di passaggio.
Quel giorno chiuse un capitolo della sua vita che avrebbe ricordato per sempre come uno dei più sconcertanti.

Una settimana dopo.

"Un atto che ha sconvolto l'opinione del popolo e che acquisirà in un prossimo futuro un'importanza cruciale, nella modifica delle leggi attualmente in vigore.
Il suicidio compiuto dall'ergastolano conosciuto con lo pseudonimo di Doctor Smiley, consumatosi durante il più recente evento organizzato con la collaborazione del carcere locale, ha gettato le basi per la formazione di diverse nuove linee di pensiero politico che potrebbero portare ad una significativa modifica delle regolamentazioni in merito di tutela dei diritti dei detenuti, nonché a una revisione del sistema giudiziario in generale. Un atto tanto folle quanto coraggioso, che critica aspramente la società in cui viviamo esaltandone i difetti.
Quello a cui si mira è un futuro in cui siano garantiti ad ogni individuo diritti fondamentali imprescindibili, in cui la funzione dei penitenziari non sarà più esclusivamente quella di applicare le pene, in cui saranno previsti percorsi di rieducazione e laddove possibile reinserimento all'interno della società, in cui verrà finalmente presa in seria considerazione la questione della sanità mentale di chi commette crimini di qualsivoglia genere.
Nel corso dei prossimi giorni sarà discussa l'approvazione di nuove leggi a tutela dei detenuti e sarà vietato qualsiasi tipo di violenza ai loro danni, inclusa quella psicologica. A questo proposito, gli organi preposti dovranno farsi carico dell'impegno, o meglio dell'obbligo, di garantire migliori condizioni di vita all'interno dei penitenziari.
Sono già molti i movimenti politici che si stanno schierando contro l'approvazione di tali modifiche, mentre l'opinione pubblica si è rivelata a favore".

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