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Un fidanzato sotto l'albero - Carlos Sainz

Per Carlos il Natale è uno dei periodi più belli dell'anno. Anche se significa una pausa dalla sua monoposto e dalle piste, è l'unico momento in cui tutta la sua famiglia è riunita. Lo aspetta ansiosamente, organizzando tutto nei minimi dettagli, dai regali da recapitare ad ogni suo parente, fino al menù che dovranno consumare. Di certo non si sarebbe mai aspettato di rischiare di perdere quel Natale per colpa di Lea.

Lea Alonso Murillo è uno terremoto di massima magnitudo, capace di sconvolgergli i piani in tutti i modi possibili e immaginabili. E non sa come sia possibile, ma in qualche modo riesce sempre a trascinarlo nei suoi guai.

Sbuffa sonoramente e sbatte le mani lungo i fianchi, mentre sul tabellone delle partenze dell'aeroporto legge cancellato accanto al suo volo per Madrid. Il pomeriggio del ventiquattro dicembre. Non saprebbe nemmeno spiegare come ci è finito ad Oviedo il giorno della Vigilia di Natale, ricorda solo di quando due sere prima era seduto al tavolo del ristorante nella sua Città e si è lasciato prendere un po' troppo la mano con i bicchieri di vino. 

«Avevi detto che sarebbe stata una breve deviazione» protesta, voltandosi contro Lea, che ha ancora il naso all'insù e l'espressione colpevole di chi sa di aver appena trascinato la persona sbagliata nei suoi pasticci.

Nel DNA degli Alonso però non deve essere stato trascritto il gene che permette di prendersi le proprie responsabilità e Lea, forse più del suo fratellastro, è la campionessa mondiale del rovescio della frittata. Si volta verso il pilota a muso duro, gli punta un dito contro e assottiglia lo sguardo, per assumere l'espressione più minacciosa del suo repertorio.

«Ti ricordo che per colpa tua ho perso il lavoro!» lo accusa, martellandogli il dito sul petto.

Carlos sbuffa spazientito per l'ennesima volta, ha perso il conto di quanta aria sia uscita dai suoi polmoni nel giro di qualche ora. Vorrebbe solo non essersi lasciato trascinare in quella maledetta situazione.

«Lea non hai alcun bisogno di lavorare a Natale!» le ricorda con un tono di voce esasperato.

Sono mesi oramai che nella sua testa c'è un solo pensiero: non deve più dipendere da nessuno della sua famiglia, specialmente dalla persona con cui vive quando non studia a Madrid, suo fratello.!

«Come te lo devo dire che non voglio che mio fratello mi mantenga?» spiega per l'ennesima volta, sperando che sia l'ultima.

Carlos alza gli occhi al cielo e sbuffa ancora, trattenendosi dal mettersi ad urlare in mezzo all'aeroporto. Si allontana di qualche passo, per poi ritornare indietro e strozzare le sue grida in un sussurro.

«Per la tua testardaggine ora sono bloccato nelle Asturie, come pensi che possa tornare a casa?» sbotta, oramai sull'orlo di una crisi di nervi.

«Ma che colpa devo averne io se si mette a nevicare così forte?» Lea cerca di scaricare la responsabilità sulla bufera di neve che ha investito la regione a nord della Spagna e che ora impedisce ai velivoli di decollare, ma il pilota spagnolo non sembra essere d'accordo. Alza le sopracciglia in un'espressione sorpresa e tira indietro il collo assumendo una postura impettita.

«Hai ragione, è colpa mia, avrei dovuto immaginarlo» esordisce retorico, sospirando amaramente.

«Carlos, tu mi hai messo nei guai. Era il minimo che potessi fare venire a rimediare» contrattacca la bruna, puntandogli nuovamente un dito contro il petto, a muso duro, con una convinzione impressionante.

«Il tuo fidanzato è un idiota ed io ti metto nei guai?» si difende il madrileno, puntandosi le mani contro la cassa toracica.

«Ex fidanzato» precisa immediatamente lei, ritornando con le braccia incrociate davanti a lei.

È cominciato tutto quello mattina, con una chiamata improvvisa. Lea e Carlos si conoscono da quando erano bambini, non si definiscono migliori amici, ma le loro vite si sono sempre intrecciate in qualche modo. Non solo perché il pilota spagnolo è sempre stato un grande fan del fratellastro di Lea o perché lei è la compagna di corso della più piccola dei Sainz, ma perché stranamente il destino li trascina insieme in strane situazioni.

E proprio il giorno prima di Natale ha deciso di giocare ad entrambi un brutto scherzo. Il padre di Felipe, l'ormai ex fidanzato di Lea, ha pianificato un evento di beneficienza nel Kartodromo di famiglia, incaricando la ragazza di gestire di organizzare il tutto. La raccolta fondi sarebbe stata destinata ad un'associazione che si occupa dei rifugiati di guerra e lei aveva progettato tutto nei minimi dettagli, raccogliendo la partecipazione di molte figure di spicco, compresa quella di suo fratello.

Peccato che proprio poco prima dell'inizio dell'evento, Fernando le abbia dato buca, non sa precisamente per quale motivo. Lea era furiosa e l'unica soluzione che le è venuta in mente è stata quella di chiamare Carlos e pregarlo di sostituire suo fratello.

Il madrileno non era per niente d'accordo a prendere il primo volo per Oviedo la mattina della vigilia di Natale, ma si è lasciato convincere con la promessa che si sarebbe trattata di una questione di poche ore e poi sarebbe potuto ritornare nella capitale per festeggiare con la sua famiglia. E sarebbe andato tutto bene se solo non si fosse lasciato prendere un po' troppo dal suo spirito competitivo, facendo finire il figlio del proprietario contro le barriere e distruggendo due kart di scarsa qualità, oltre a provocare danni per qualche centinaio di euro, che si è ripromesso di pagare, ma che non hanno potuto salvare Lea dalla rottura con il suo ex troppo orgoglioso e dal licenziamento immediato. Quando Fernando verrà a sapere di quella storia, che coinvolge uno degli amici di famiglia, andrà su tutte le furie.   

«E comunque avresti potuto evitare di attentare alla vita di Felipe. Ora sono senza lavoro e senza fidanzato da presentare alla nonna» aggiunge la ragazza, incrociando le braccia al petto ed emettendo uno sbuffo sonoro.

Un silenzio snervante si frappone tra di loro, almeno fino a che a Lea non balena in mente una delle sue idee. Sgrana gli occhi, come se Carlos potesse realmente vedere la lampadina che le si è accesa in testa e lo osserva con aria implorante, portandosi avanti per il tipo di richiesta che dovrà fargli e che sa che non accetterà volentieri. Il madrileno però capisce immediatamente cosa le sta passando per il cervello e comincia a scuotere la testa

«Assolutamente no, Lea!» la ammonisce, pensando già a come resistere alla sua aria persuasiva ed incredibilmente manipolatrice.

«Carlos, ti prego, è solo per la cena della vigilia» Lea giunge le mani di fronte a se e accavalla un labbro sull'altro, mettendo su l'espressione più implorante del suo repertorio. «Per favore, domani ti trovo un volo, te lo prometto.»

«Non se ne parla!» ribatte Carlos, rimanendo fermo sulla sua decisione. Dalla sua espressione capisce ben presto che ha già perso in partenza, ma non ha davvero intenzione di perdersi quella vigilia con la sua famiglia, quindi passa al contrattacco. «E poi come facciamo con tuo fratello? Mi uccide.»

Sul viso di Lea si dipinge un sorriso trionfante, è già consapevole di avere la vittoria in tasca. Alla fine anche se Carlos volesse non potrebbe rifiutare la proposta. Non c'è altra soluzione se non quella di aspettare fino al giorno seguente.
Muove una mano in aria, come se potesse scacciare quelle parole e lo afferra per le spalle, fissandolo dritto negli occhi.

«Non preoccuparti di Fernando, non so neanche se verrà» cerca di sminuire la situazione, ma il pilota Ferrari sembra irremovibile. «È Natale ed è il mio compleanno, Carlos, ti prego.»

Lea mette su un paio di occhi dolci e sbatte le ciglia con fare civettuolo, giungendo le mani a mo' di preghiera consapevole che quando ci si impegna ottiene sempre tutto ciò che vuole. Persino il madrileno non sa dirle di no.

«Lo so che è Natale, volevo festeggiarlo con la mia famiglia» ribatte lui esasperato, con un tono di voce che fa già presagire che in realtà stia cedendo più in fretta del previsto. La bruna infatti comincia a saltellare sul posto e batte le mani per festeggiare l'imminente vittoria.

«Domani sarai lì, te lo prometto» aggiunge, afferrando il braccio di Carlos, che si lascia trascinare mentre alza gli occhi al cielo, consapevole che per la prima volta nella vita dovrà passare almeno la vigilia di Natale lontano dai suoi cari.

Arrivati fuori dall'aeroporto salgono di nuovo in macchina di Lea, questa volta però, al contrario del viaggio di andata, riesce a convincerla a guidare, facendo leva sul fatto che già sta per trascorrere un Natale da incubo, dove lei lo costringerà in una situazione fin troppo imbarazzante.

In circa una quarantina di minuti arrivano nella casa dove Lea è cresciuta, nelle campagne di Oviedo, lontana dal caos cittadino. Il sole sta già tramontando e proprio mentre il pilota spagnolo parcheggia davanti l'abitazione, tutte le luci che addobbano l'esterno si accendono in modo sincronizzato.

Carlos si sporge sul volante, rimanendo fermo a guardare, attraverso il parabrezza, quell'eccesso di luminosità che farebbe venire un infarto al Grinch.

«Ma quanto pagate di corrente?» chiede con la bocca spalancata, mentre Lea è già con un piede fuori dallo sportello.

«Abbastanza da far arrabbiare mio padre quando arriva la bolletta» risponde, afferrando la sua borsa. «Dai scendi!»

Attende impaziente che lui la segua e si incammina verso la porta di casa, bussando sul campanello per tre volte, mentre dall'altro lato qualcuno si dirige ad aprirle imprecando. Spera di essersi sbagliata e di aver confuso quella voce, ma ha il sospetto che non sia così.

«Buon Nata-»si interrompe non appena i suoi sospetti vengono confermati quando si trova di fronte suo fratello ad accoglierla. «Tu cosa ci fai qui?» gli chiede perplessa, non aspettandosi di vederlo.

Fernando li squadra entrambi con un'espressione confusa, soffermandosi su Carlos, che impallidisce e si stringe nel suo giubbotto, salutando con una mano. Non era previsto che il pilota due volte campione del mondo presenziasse alla consueta cena di Natale. Non ha un buon rapporto con suo padre e la sua nuova compagna e solitamente preferisce sempre trovarsi una scusa piuttosto che farsi vedere a quegli eventi familiari.

«Buon Natale anche a te, Lea» ribatte con la sua tipica espressione, che sua sorella ama definire da schiaffi. «Lui cosa ci fa qui?» sottolinea indicando il madrileno.

«Qualsiasi cosa succeda posso spiegare» Carlos alza le mani in alto e si mette subito sulla difensiva. Non saprebbe esattamente come spiegare cosa, non ha idea neanche di cosa abbia in mente la più piccola degli Alonso, ma sospetta non sia nulla di buono.

«Non farti venire un infarto, da oggi non sei più l'unico pilota spagnolo del mio cuore» interviene lei, battendogli una mano sulla spalla e spostandolo di forza per superarlo ed entrare in casa, lasciando entrambi i piloti perplessi.

Carlos non era pronto a fare il finto fidanzato e Fernando non si sarebbe mai aspettato di trovarsi come cognato uno dei suoi colleghi. Sua sorella non ha mai mostrato interesse per il suo sport ed anche se lui sospetta che ci sia qualcosa sotto tutta quella situazione, non si risparmia dal riservare un'occhiataccia al pilota Ferrari, che assomiglia più ad un avvertimento. Lui in risposta abbassa lo sguardo, non sapendo cosa dire e si incammina all'interno con la coda tra le gambe, pregando che la situazione non peggiori.

Doveva aspettarselo però che dove c'è Lea le cose non possono che andare sempre peggio. Stare con lei è come vivere costantemente sulle montagne russe, non si sa mai cosa aspettarsi. E quella discesa potrebbe essere più ripida del previsto.

Appena entra in salone, Carlos si ritrova la famiglia Alonso-Diaz-Murillo al completo e tra tutte quelle persone riconosce solo il capofamiglia, che ha unito le due stirpi e la sorella maggiore, che ha visto solo qualche volta in qualche passato gran premio. Si presenta ai volti a lui sconosciuti, il tutto sotto l'attento sguardo di Fernando, mentre Lea si muove come una trottola tra i suoi parenti, travolgendo tutti con il suo spirito esaltato. Quasi rischia di tirarsi l'albero appresso quando saluta suo cognato e fortunatamente, grazie ai riflessi pronti dei due piloti presenti in casa, per un pelo viene evitato il disastro.

Tutti tirano un sospiro di sollievo, mentre la diretta interessata si precipita, noncurante, accanto alla signora anziana seduta ad un capo del tavolo.

«Hola abuelita!» esclama salutando sua nonna con due baci sulle guance. «Lui è Carlos, il mio fidanzato.»

In quel momento, il madrileno rischia di strozzarsi con il sorso di prosecco che ha appena ingerito per aiutarsi ad affrontare la serata. Lo sapeva che non avrebbe dovuto accettare di seguire la persona più folle che esista sulla faccia della terra ed ora si trova bloccato nella situazione più scomoda che potesse attraversare, con gli occhi di tutti i presenti puntati addosso e la totale incapacità di controllare la sudorazione che gli scorre addosso a causa dell'ansia.

«Mi ricordo quando eri piccolo, Carlos, chi lo avrebbe mai detto che saresti finito con mia figlia» esordisce il padre di Lea, smorzando l'imbarazzo che ha travolto tutta la famiglia di fronte all'annuncio improvviso.

Il pilota Ferrari si avvicina alla nonna, presentandosi e salutandola. Cerca di rimanere calmo mentre finge di essere innamorato della più piccola di casa ed è costretto a sorbirsi le domande dei familiari curiosi.

«Già, chi lo avrebbe mai detto» esordisce Fernando, con tono ironico, mentre se ne sta a braccia conserte in un angolo della stanza e osserva la situazione. «Magari qualcuno penserà che ti sei avvicinato a me solo per farti mia sorella.»

«Nando!» lo riprende immediatamente Lea, mentre le guance di Carlos si tingono di rosso, in un misto di colpevolezza non giustificata e imbarazzo. Avrebbe di gran lunga preferito sopportare le domande scomode dei suoi nonni che insistono sul volere un pronipote proprio da lui, che affrontare la furia di Fernando Alonso che lo guarda con sospetto e vorrebbe ucciderlo con lo sguardo.

Se solo non si fosse lasciato trascinare.

«La delicatezza è sempre stata il tuo forte» ribatte rimettendosi in piedi e rivolgendosi all'asturiano, consapevole che oramai è in ballo e se non può uscire da quella situazione, di certo non si farà mettere i piedi in testa.

«La faccia da schiaffi il tuo» risponde però Fernando, avanzando di qualche passo verso di lui.

La tensione che c'è nell'aria si potrebbe tagliare con la punta di un coltello e Lea teme sul serio di non poter gestire le cose. Non che abbia mai pensato di poterlo fare, ma fa affidamento sul buon senso di Carlos.

«Non te la ruberei mai» il madrileno non molla il colpo e risponde con aria di sfida, mentre i presenti assistono con una certa goduria allo spettacolo che i due piloti stanno mettendo in piedi.

Ad evitare che scoppi la bomba ci pensa il timer che avverte che l'arrosto è pronto e Candela, la madre di Lea, invita tutti a sedersi, prima che dal festeggiare il Natale si passi a coprire un omicidio.

«Questa me la paghi» sussurra il pilota Ferrari, sedendosi accanto alla sua fidanzata per quella sera, ricevendo da parte sua un sorriso colpevole.

Mentre cerca di schivare domande troppo scomode e gli sguardi minacciosi di Fernando, deve anche pensare a rispondere ai numerosi messaggi che gli stanno arrivando da parte della sua famiglia, dove sono tutti preoccupati che non riesca a raggiungerli neanche per la giornata successiva.

«Come vi siete innamorati? Raccontateci» esordisce improvvisamente Candela, attirando l'attenzione di Carlos, che subito scatta sull'attenti, riportando l'attenzione sulla conversazione.

«Sì, Lea, raccontaci» la incalza Fernando, con un ghigno divertito.

Lei sorride imbarazzata, rivolgendo un'occhiataccia a suo fratello, che non la sta aiutando per niente quella sera. Vorrebbe scappare da quella situazione e portare via anche Carlos, consapevole che ha davvero esagerato quella volta, ma non può fare altro se non inventarsi una scusa al momento, qualcosa che risulti credibile.

«È successo all'improvviso» si giustifica, sorridendo nervosamente, mentre comincia a sudare ed è costretta a sfilarsi il maglioncino natalizio che indossa.

La sua famiglia aspetta dei dettagli in più, un racconto romantico, ma nient'altro esce dalla bocca della più piccola di casa, né da quella del madrileno, che abbassa lo sguardo sperando che nessuno chieda a lui.

«Così improvviso che l'altro ieri quasi veniva arrestata per atti osceni in luogo pubblico con Felipe e oggi porta Carlos dalla nonna» sussurra Fernando, con tono canzonatorio, non abbastanza da non farsi sentire.

Se avesse voluto evitare di far arrivare quell'informazione alle orecchie dei presenti lo avrebbe fatto, ma il suo intento era proprio quello di schernire sua sorella, che gli tira un calcio da sotto al tavolo, assottigliando gli occhi per rivolgergli uno sguardo minaccioso. Vorrebbe strozzarlo in quel momento.

«Chi è Felipe? Non si chiama Carlos?» esordisce sua nonna, risvegliandosi momentaneamente dal silenzio in cui si è rinchiusa per tutta la serata.

«Carlos Felipe, nonna» risponde Fernando, anticipando il diretto interessato, che arrossisce violentemente e facendo scoppiare a ridere Lea, che deve trattenersi per non dargliela vinta.

La serata sta cominciando a prendere una brutta piega e la tensione tra i due fratelli non fa che peggiorare la cosa. Per fortuna ci pensa papà José a distogliere l'attenzione, intrattenendo una conversazione con il madrileno, che rievoca tutti i ricordi del passato.

Il vero momento tragico arriva quando proprio Fernando, la persona più intollerante verso i giochi da tavolo, propone una tombolata di famiglia. Sembrano voler partecipare tutti con entusiasmo, almeno fino a quando il pilota asturiano consegna a carlos il tabellone dei numeri, da sempre compito di Lea, la più paziente della famiglia. Quella è la mossa che scatena il caos e la più subdola che suo fatelo potesse compiere. Carlos accetta di buon grado per pura cortesia, ma ancora non sa che dirigere il tabellone in una famiglia di matti non è la scelta più giusta.

Mentre il madrileno estrae con pazienza i numerini, Fernando ogni volta gli chiede di ripeterli da capo, per il puro gusto di fargli perdere la pazienza. Ma il peggio arriva quando la nonna crede di aver fatto un terno sulla cartella del nipote e lui comincia a scambiarle i numeri, facendola innervosire. Magdalena, non è mai stata paziente quando era giovane e di certo non ha imparato quell'arte in vecchiaia, nemmeno con i suoi nipoti. In più tutti sono convinti che lo spirito competitivo sia partito proprio da lei e quando comincia ad urlare con Fernando, convinta di aver ragione, quei rumori svegliano Ares, il Labrador di famiglia, che preso dall'euforia comincia ad abbaiare, trascinandosi dietro BonBon, il barboncino marrone che Lea ha portato a casa due anni prima, che salta sul tavolo, rovesciando metà della cena sul pavimento e finendo per buttare all'aria le cartelle della tombola.

La nonna diventa ancora più nervosa e nel caos generale sbatte una mano sul tavolo per riprendere Fernando e alla fine perde la dentiera, che vola dritta sulle gambe di Carlos.

Quello è il momento in cui tutti si fermano per un momento, guardano il madrileno che ha lo sguardo fisso sulla dentiera insalivata, mentre Lea si copre la bocca per trattenere una risata. Candela si precipita sul primo tovagliolo che vede e subito risolve la situazione, scusandosi con il madrileno, che respira profondamente per non mettersi ad urlare. Gli unici rumori che riempiono l'atmosfera sono i versi dei cani che abbaiano, che vengono ripresi da José finché non smettono.

«La nonna ti ha fatto il regalo di Natale, ora sei ufficialmente parte della famiglia» esordisce Fernando in tono canzonatorio, ridendo di proposito in faccia a Carlos, che gli rivolge un'occhiataccia.

Lea alza gli occhi al cielo e si stringe l'attaccatura del naso, respirando profondamente per evitare di perdere la calma. Crede di non aver mai trascorso una vigilia peggiore di quella, anche se non ha bei ricordi di quelle precedenti, le dispiace solo aver trascinato il madrileno con lei.

«Perché non mi accompagni a prendere altro vino?» esordisce, rivolgendosi a suo fratello, mentre scatta in piedi. Lui la imita, strisciando la sedia sul pavimento.

«Ma certo! Carlos, accompagnaci anche tu» ribatte, battendo la mano sulle spalle del madrileno, che li segue silenziosamente senza aggiungere niente.

Mentre scendono in cantina nessuno osa parlare, temono tutti e tre di far esplodere una guerra senza possibilità di resa, Fernando più di tutti, consapevole che è andato troppo oltre, anche se non lo ammetterà mai. Mentre afferrano qualche bottiglia di vino, guarda di sfuggita sua sorella, che sposta nervosamente gli oggetti dagli scaffali, sbuffando ripetutamente.

«La potresti smettere di metterlo in imbarazzo?» esordisce improvvisamente, indicando Carlos, che tiene la torcia dietro di loro.

«Sei tu ad essere imbarazzante!» ribatte Fernando, scrollando le spalle con aria di superiorità. È snervante quella sua tranquillità che usa come scudo. Lo rende irritante. «Credi che tua madre non ti chiederà di lui in continuazione, adesso?»

«Con mamma e papà troverò una scusa» sbotta Lea, posando le bottiglie di vino ai suoi piedi, stanca di essere giudicata. «Io e Felipe ci siamo lasciati.»

Non ha avuto il tempo di spiegare la situazione a nessuno, ma sperava di avere almeno l'appoggio di suo fratello, che nonostante ami infastidirla, l'ha sempre aiutata nelle situazioni più critiche.
Fernando si ferma a guardarla con un'aria di supponenza, squadrandola dalla testa ai piedi.

«Lo so» risponde secco, con tono autoritario.«So anche che cosa avete combinato alla pista di Kart, potevi evitare di portarlo qui.»

In quel momento a Lea appare chiaro il motivo per cui si sta comportando in quel modo da tutta la sera. Se c'è una cosa che infastidisce Fernando più di tutte è essere rimproverato per cose che sfuggono al suo controllo, specie per i guai che lei combina. Non deve aver gradito la chiamata del padre di Felipe e sta cercando di farla pagare a sua sorella in tutti i modi che conosce, peccato che ci sia di mezzo anche Carlos.

Il madrileno comincia a seccarsi di sentirsi il protagonista che guarda dall'esterno e sbuffa sonoramente, prima di fare qualche passo avanti per rimarcare la sua presenza.

«Per la cronaca, se non fossi tu ti avrei già tirato un pugno in faccia» esordisce, rivolgendosi a Fernando, che solo allora si volta verso di lui.

«Ma come? Non sei contento che sono passato dall'essere il tuo idolo ad essere tuo cognato?» lo schernisce, assumendo un'espressione teatrale.

«Fernando, non stiamo davvero insieme!» sbotta Lea, riprendendolo mentre si strofina una mano sulla faccia. Non è mai stata brava a mantenere la calma e di certo lui non la sta aiutando quella sera.

«Non mi dire! Non lo avevo capito» ribatte lui, con tono ironico, sbattendosi le mani sui fianchi.

Lea sospira, chiude gli occhi per qualche secondo, focalizzandosi su se stessa. Non vuole passare le ultime ore da venticinquenne a sbraitare contro suo fratello, ma non ha neanche intenzione di dargliela vinta. Tipica competitività degli Alonso.

«E allora perché sei così infastidito?» lo provoca, alzando un sopracciglio mentre fa su e giù con la gamba, nel tentativo di scaricare il nervosismo. «Carlos mi sta solo aiutando, invece di stare con la sua famiglia. Gli hanno cancellato il volo, di sicuro sarebbe stato meglio a casa sua.»

«Perché devi sempre fare guai!» esclama Fernando, scrollando le spalle con strafottenza. È stanco di dover combattere con il terremoto provocato da sua sorella. «E perché devi trascinare tutti con te e adesso devi rovinare anche questo Natale-»

Si ferma improvvisamente, prima di poter dire cose che non pensa realmente, ma oramai è troppo tardi perché lei non possa travisare il senso delle sue parole. Glielo legge in faccia che l'ha ferita e sa anche di non poter tornare indietro. Anche in quello sono spaventosamente simili, l'orgoglio ferito li fa uscire di testa.

«Come ti ho rovinato il natale di venticinque anni fa, vero?» completa la frase lei, con le braccia tese e i pugni serrati. Rivolge un'occhiata di scuse a Carlos e lascia tutto lì per terra, scappando fuori dalla cantina, a rifugiarsi nella sua solitudine.

«Non volevo dire questo, lo sai!» Fernando tenta di fermarla, sospirando pesantemente, ma alla fine neanche si scomoda a ricorrerla, prova solo a chiamarla un'ultima volta. «Lea!»

Le sue grida non ricevono risposta e alla fine è costretto a fare i conti con i suoi sbagli dettati dall'impulsività.
Lea è realmente l'unica persona di cui si preoccupa oltre se stesso. Quando suo padre gli disse di essersi rifatto una vita dopo il divorzio e di aspettare un'altra figlia, Fernando la prese malissimo. Allora aveva solo quindici anni, i suoi si erano separati da poco e lui lottava per emergere nei campionati minori. Era convinto che l'arrivo di una bambina avrebbe rubato le attenzioni di suo padre. Gli è bastato vedere Lea per la prima volta per capire il significato dell'amore e da allora è sempre stato attento a lei, forse nel modo sbagliato, ma con nobili intenti.

Sapere di averla ferita, ferisce anche lui. Non desidererebbe mai essere la causa dei suoi malesseri, sopratutto perché sa quando ha sofferto a causa sua, per il cognome che condividono.

«Allora non sei così solo nelle interviste!» esclama Carlos, riportandolo alla realtà.

Guardandolo si sente in colpa anche per averlo trascinato in quella situazione, non aveva intenzione di essere così duro con lui, ma non gli chiederà mai scusa.

«Smettila! Lo sai che è l'unica persona che io ami oltre me stesso» ribatte, roteando lo sguardo.

«E l'hai appena ferita» lo punzecchia Carlos, rigirando il dito nella piaga, per sottolineare quanto sia stato scorretto il suo atteggiamento.

«Va' da lei» lo incalza Fernando, spingendolo a fare qualcosa che il madrileno aveva già intenzione di fare.

Annuisce e gli rifila una pacca sulla spalla, lasciandolo lì da solo, mentre si dirige all'esterno per cercare Lea. Il freddo di Dicembre lo investe facendolo rabbrividire, ma non gli ci vuole molto per sentire i singhiozzi della bruna, che provengono dal retro della villa. La trova rannicchiata accanto al suo barboncino, che ha indosso un buffo papillon in stile natalizio. Sorride rumorosamente alla vista di quella scena, facendo voltare Lea, che subito si asciuga il volto, preoccupata di farsi vedere in quelle condizioni.

«Ti sembrerò un'idiota» esordisce, passandosi le mani sul viso.

Carlos si siede accanto a lei, stringendosi nel maglione che ha indosso, mentre prega di non prendersi nessun malanno. Preferirebbe rientrare al caldo, ma in quel momento Lea ha solo bisogno di conforto.

«In realtà mi sembri solo una ragazza che cerca di fare di tutto per passare un bel Natale» ribatte, scrollando le spalle.

Ha riconosciuto da subito il suo atteggiamento, tipico di chi sente un vuoto dentro ed ha bisogno di riempirlo con il consumismo natalizio. Lea ama le luci, l'albero, le decorazioni, il natale, i giochi perché le donano un po' di quella magia di chi vorrebbe l'ingenuità tipica dei sognatori e invece è costretto a fare i conti con la vita cruda che lo aspetta. Pagherebbe oro per avere la testa leggera e rilassata come quando i suoi occhi si perdono nelle luminarie del periodo natalizio, è l'unico momento di spensieratezza che le rimane. Per questo ingigantisce il periodo delle feste, cominciando ad addobbare qualsiasi cosa le capiti sotto tiro. È il suo modo per ritornare bambina, anche se bambina non lo è mai stata.

«Io amo il Natale, è anche il giorno del mio compleanno, ma sembro essere sempre circondata da tanti piccoli Grinch» spiega, stringendosi anche lei nelle sue stesse braccia, mentre tira su con il naso. Sembra inconsolabile mentre ripensa a tutti i natali che ha trascorso con l'illusione di poter toccare la felicità con mano e la realtà di essere sempre il centro dei terremoti della sua famiglia.«Fernando è il primo.»

Carlos emette una lievissima risata, perché in qualche modo riesce a percepire bene quella sensazione. Ha sempre usato il Natale come il pretesto per essere felice, se lo è quasi imposto, per poi svegliarsi il ventisei di dicembre di ogni anno realizzando di essere più vuoto di prima.

«Lo trovo un segno del destino quello di essere nata a Natale, ma puntualmente, ogni anno, qualcuno prova a ricordarmi di quanto il mio arrivo abbia scombussolato l'equilibrio del mondo» continua Lea, in uno sfogo che non sembra avere un senso ben preciso, ma che la aiuta a liberarsi da pesi che non ha mai scaricato su nessuno.

Nessuno prima di Carlos. Per quanto poco si conoscano, parlare con lui sembra semplice. si sente libera di dire le cose come stanno, senza la paura di essere fraintesa o giudicata, mentre lui la ascolta in silenzio e sembra persino capirla.

«Il mondo non ha equilibri» le risponde lui, sospirando mentre le rivolge uno sguardo di conforto. «E la tua famiglia ti vuole bene, sopratutto Fernando.»

Lea lo guarda e nei suoi occhi ci legge sincerità. Non lo sta dicendo solo per farla stare meglio. È come se avesse la certezza di quell'affermazione. E lei lo sa che suo fratello la ama più di ogni altra cosa al mondo, ma a volte vorrebbe che lui fosse un po' meno duro e più comprensivo.

«Non c'è un solo Natale che io abbia passato bene» si sfoga ancora. Approfitta di quel momento in cui si sente capita e getta fuori tutto quello che si tiene dentro da anni.

«Ma se quest'anno hai anche trovato il fidanzato!» la schernisce Carlos, rifilandole una spallata scherzosa.

Lea ride lievemente e gli rivolge un'occhiata colpevole, capendo che ha realmente esagerato a trascinarlo in quella situazione. E gli è grata per non averglielo fatto pesare, nonostante sa quanto lui desiderasse passare le feste con la sua famiglia.

«Scusami» esordisce sincera.«Fernando ha ragione, non avrei dovuto trascinarti in questa situazione.»

Carlos non sembra essere arrabbiato. Le rivolge un'espressione calorosa e confortante, annuendo mentre scrolla le spalle. Di sicuro preferirebbe essere nella sua Madrid a discutere con suo padre su tutto ciò che non condividono o ad infastidire le sue sorelle e non può dirsi felice di come ha trascorso quella vigilia, ma almeno può dire di aver passato un anno diverso dal solito.

«Quando ero piccolo amavo il Natale perché era l'unico periodo dell'anno in cui ero sicuro che mio padre fosse a casa e la nostra famiglia potesse essere riunita» si lascia andare anche lui ad un sfogo che da troppo tempo nasconde dentro. «Fingevo di essere felice anche quando non lo ero, ma non mi ha portato ad avere dei ricordi bellissimi delle festività, sono sempre state vuote

Lea è colpita da quella confessione. Non pensava che lui potesse capirla così profondamente, potesse aver provato le sue stesse sensazioni. E invece in quel discorso ci legge tutto ciò che lei non è mai riuscita a spiegare a parole.

«Questo Natale di sicuro rimarrà nei tuoi ricordi come l'incubo peggiore!» scherza, ridendo della sua stessa affermazione.

«In realtà è stato divertente quando tua nonna ha sputato la dentiera per chiamare il terno sulla cartella di tuo fratello» ribatte lui, scoppiando a ridere a sua volta.

«Grazie per non rinfacciarmi di essere la persona peggiore del mondo» esordisce Lea, sorridendogli con sincerità e profonda gratitudine. Non avrebbe sopportato di sentirsi ancora di più un errore.

«Non lo sei» risponde prontamente Carlos. «Sei solo un po' svitata e hai paura di amare» aggiunge, rifilandole un leggerissimo pugno scherzoso sul braccio.

Lea non è in grado di replicare nulla. Gli rivolge un'occhiata scioccata, non si aspettava che lui potesse leggerle dentro in quel modo, è come se fosse in grado di guardare cosa nasconde nella sua anima, pronunciarlo al posto suo.

«So riconoscerla, è la paura di chi ha vissuto una vita a temere l'abbandono» le spiega Carlos, prima che lei possa domandare, togliendole ogni dubbio.

La conosce bene anche lui la paura di amare, quella sensazione che deriva dal sentirsi inadeguato in qualsiasi situazione. Nessuno potrebbe capirla più di lui.

«Non ci sarà nessun aereo neanche domani» Fernando irrompe nella loro discussione, facendo sobbalzare entrambi.
Carlos ci mette qualche secondo a recepire l'informazione, ma appena capisce scatta in piedi con un'espressione sconvolta.

«Ed io come ci torno a casa?» chiede con un tono disperato, mentre si strofina una mano sul volto.

Lea lo guarda dispiaciuta, passandosi una mano dietro la nuca mentre il suo cervello si attiva alla ricerca di soluzioni, che però non riesce a trovare. Si sente tremendamente in colpa, ma non sa come rimediare.

«Direi che mia sorella ha già fatto abbastanza danni» esordisce Fernando. «Ti porto in macchina, in cinque ore saremo lì e domattina sarò di nuovo a casa per festeggiare il Natale.»

Carlos prova a protestare, ma il pilota asturiano non sembra voler sentire ragioni. Quello deve essere il suo modo per scusarsi per come si è comportato. Non gli da neanche modo di replicare, semplicemente si limita a rientrare in casa per organizzare il viaggio alla svelta e avvertire la sua famiglia.

«Mi dispiace, non avrei dovuto trascinarti in tutto questo» afferma Lea, incrociando le braccia al petto.

Carlos sorride intenerito, lo sa che che non era sua intenzione scatenare tutta quella situazione. Combinare danni è il talento naturale di Lea, ma di sicuro chi la conosce non si annoia mai. Si guarda il polso e nota l'orario sul suo orologio.

«È mezzanotte» esordisce.

«Spero accetterai i miei auguri di buon Natale» risponde lei con un'espressione imbarazzata.

«C'è qualcosa di più importante del Natale» ribatte lui con il volto rilassato, quasi felice. Lei lo osserva confusa, corrugando la fronte in cerca di spiegazioni. «Buon compleanno, Lea» le augura lui, sorridendo.

Si infila una mano in tasca ed estrae un piccolo pacchetto, incartato in modo pessimo, con un piccolo biglietto attaccato. Lea riconosce immediatamente la calligrafia pulita e ordinata di Carlos e gli rivolge un'occhiata sorpresa, quasi imbarazzata.

«Ma io non ti ho fatto nessun regalo!» esclama, sentendosi nuovamente in colpa.

«È una cosa da niente, sta' tranquilla» risponde lui, scrollando le spalle.

Lei scatta con delicatezza il pacchetto, conservando il bigliettino per leggerlo in seguito. Si rigira tra le mani la buffa moneta enorme e la riconosce immediatamente. Quello è stato l'oggetto che li ha fatti incontrare la prima volta in quel gran premio di Spagna in cui erano due bambini smarriti. Da allora hanno condiviso tanti strani ricordi e per qualche motivo quell'oggetto insignificante era sempre presente.

«È quello che penso?» gli chiede incredula.

Sa perfettamente quanto Carlos ci tenga, è un po' il suo porta fortuna, per quanto non sia scaramantico. Difficilmente se ne separa e Lea non può credere che lo stia donando proprio a lei, dopo tutto quello che gli ha fatto passare.

«Proprio lei» conferma il madrileno, sorridendo di fronte alla sua espressione sconvolta.

Lea non sa che dire e non ne ha nemmeno il tempo. Fernando esce di nuovo all'esterno per avvertire Carlos che è pronto alla partenza e lo incalza a muoversi a raccogliere le sue cose. Il madrileno rientra per salutare tutta la famiglia e lascia all'ultimo la più piccola di casa, senza sapere bene come salutarla dopo quella buffa giornata.

«Aspettami qui» lo blocca lei, correndo in camera sua.

Non può lasciarlo partire a mani vuote, non senza ringraziarlo nel modo più sincero che conosca. Strappa un pezzo di carta dal quaderno gettato sulla scrivania e in fretta scrive poche righe spontanee, la traduzione perfetta della sua gratitudine. Ritorna al piano di sotto, dove Carlos la aspetta fuori dalla porta, al gelo della notte asturiana. Gli infila il pezzo di carta tra le dita e lo invita con lo sguardo a leggerlo più tardi.

«Non è niente lo so, ma spero lo conserverai per ricordare questo Natale» gli spiega. «Buon viaggio» aggiunge, stampandogli un tenero bacio sulla guancia.

Carlos le sorride e la saluta con la mano, rientrando in macchina, al fianco di Fernando che mette in moto e sfreccia via.

Un senso di vuoto si impossessa di Lea, come se un pezzo di lei stesse andando via insieme al madrileno.

Per riempire quella malinconia apre il biglietto che lui le ha lasciato e sente un colpo al cuore quando legge quelle parole che aveva bisogno di sentirsi da una vita.

Per i momenti in cui perdi la luce, ricordati che ne hai abbastanza da illuminare anche gli altri.

Anche Carlos nel frattempo, mentre imboccano l'autostrada, preso dalla curiosità, legge il biglietto che lei le ha scritto poco prima ed ha la sensazione che si vedranno molto presto.

Allo spagnolo più brontolone che esista, dopo mio fratello.
Al destino che ci ha fatti incontrare.
Alla paura di amare che ci accomuna.
Il tuo tempo è il regalo più prezioso che potessi farmi, ti devo un Natale.

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