IN YOUR EYES
"Quella?"
Eren ottenne in risposta il solito mugugno indifferente dal corvino al suo fianco. Non era nuovo alle reazioni annoiate di Levi e anzi, dopo otto anni di amicizia, sapeva bene come interpretare i vari grugniti con cui esprimeva le sue opinioni. Lasciò perdere la bionda al bancone del bar, acuendo la vista per individuare qualche chioma castana in mezzo alla luce soffusa. Levi era precisino, schizzinoso e terribilmente esigente. Fosse stato per Eren, le loro notti al Mitras si sarebbero risolte in fretta. Avrebbe scelto il primo visino carino tra le frequentatrici del club, se lo sarebbero portati a casa e poi tanti saluti. Ma l'altro rifiutava qualsiasi cosa che non fosse una ragazza alta, magra e dai capelli castani. L'unica cosa su cui il corvino non aveva pretese erano gli occhi che, a detta sua, non lo interessavano. Queste regole Eren le aveva fatte proprie, ma, testardo e impaziente per natura, non c'era serata in cui non provasse a corrompere il maggiore, proponendogli una portata diversa dal solito e fallendo miseramente.
Eren aveva conosciuto Levi al terzo anno del Liceo di Shiganshina. Il giorno dopo la festa di Halloween aveva scoperto che il suo primo bacio, Petra del quinto, era niente poco di meno che l' ex ragazza del temuto Levi Ackerman, il capitano della squadra di Football. Quando se l'era ritrovato seduto a gambe accavallate sul proprio banco, si era preparato a fare a botte e magari a spiegargli, tra un cazzotto e l'altro, che era stato solo uno stupido bacio guidato dall'alcol e che, se ci teneva tanto, la sua fidanzata poteva tenersela. Di certo non aveva previsto la piega inaspettata che le cose avrebbero poi preso in realtà. Levi quel giorno gli aveva riferito, con un tono innaturalmente calmo e misurato, che di Petra non gliene poteva fregare di meno. Che era stanco di uscirci solo perché come capo delle cheerleader formavano un'ottima coppia e che non era mai stato più sicuro della scelta di rompere con lei in vita sua. A quel punto, Eren non sapeva più giustificare il viso imbronciato del ragazzo che conosceva solo di fama, ma Levi non aveva perso tempo a risolvere la sua espressione confusa. Eren aveva così scoperto che, avendo rifiutato di uscire con Petra, questa era di nuovo corsa tra le braccia di Levi, pregandolo di tornare insieme e causando al corvino un pericoloso malumore. Ancora prima che Eren potesse pensare a come tirarsi fuori dalla situazione, si era ritrovato la sera stessa a girare per il quartiere povero di Shiganshina. Superato lo stupore nel non vedere il più popolare della scuola in una villa a tre piani, entrò in quel bilocale dove poi sarebbe andato a vivere. Lo stesso dove quella sera perse la verginità in un rapporto a tre, in cui Petra si era preoccupata di soddisfare sia le voglie familiari del suo ex ragazzo che quelle nuove e sconosciute di uno studente del terzo. Come previsto da Levi, una volta avute le dovute attenzioni, la cheerleader si era tranquillizzata e qualche giorno dopo aveva ricambiato il saluto di entrambi, avvinghiata al braccio di Oruo, un compagno della squadra di Ackerman. Ciò che neanche la lungimiranza di Levi aveva previsto però, era il legame spontaneo che si era creato tra due ragazzi fino a quel momento sconosciuti. Quel filo invisibile non aveva fatto altro che crescere con gli anni, rendendoli inseparabili e sempre più complici, fino a mischiarli persino nelle avventure di una notte.
"Okay, quella. Ultima offerta, Lev."
Levi seguì il dito affusolato dell'amico verso una silhouette alta e longilinea con delle lisce ciocche castane a coprirne le spalle.
"Mh, non male."
Alzò il sopracciglio insieme alle gambe e, seguito a ruota dal castano, palesemente contento di averlo soddisfatto anche stavolta, si avvicinò alla ragazza. Bastarono come sempre un paio di parole ben sussurrate e il solito sguardo intimidatorio a farle accettare la loro proposta. Una volta nel loro appartamento, i due coinquilini si attennero alla solita procedura. Nel buio della stanza i gemiti suadenti di Eren si mischiavano con gli apprezzamenti rochi di Levi. Quest'ultimo era sotto sforzo per le spinte cadenzate con cui dava piacere alla sconosciuta, china sull'erezione pulsante del castano che, steso sul letto a gambe aperte, aveva piantato gli occhi languidi in quelli argentei del corvino.
Levi non era solito soffermarsi sulle curve più o meno attraenti delle loro ospiti. Si limitava ad aggrapparsi a quei corpi per guidare i propri movimenti atletici. Il modo migliore perché le
suddette potessero concentrarsi sul suo amico, senza lasciarlo insoddisfatto. E forse, come ringraziamento per le sue premure, Levi si ritrovava sempre lo sguardo di Eren addosso. Ormai il corvino si era abituato a quei pozzi smeraldini che vagavano sul suo corpo cesellato ad ogni notte di sesso spicciolo. Anzi, a dirla tutta, quegli occhioni dolci e assorti erano l'unica cosa ancora in grado di suscitargli una sensazione che andasse oltre all'indifferenza. Levi li fissava così tanto a sua volta che li conosceva meglio di tutte le ragazze insignificanti che avevano vagabondato nel suo letto. Per questo, quando li vide sciogliersi in una luce liquida accompagnata da un eccesso di rossore sulle guance, capì subito cosa doveva fare.
"Levi, voglio venire."
Eren sapeva che ogni parola con Levi era più che superflua. Era stato facile e spontaneo coordinare le reazioni dei loro corpi. Negli anni avevano affinato la tecnica perfetta per calibrare il loro piacere affinché andassero di pari passo fino alla fine. Per questo negli occhi profondi e concentrati del corvino, Eren aveva visto la scintilla d' intesa con cui sicuramente aveva capito che era ora di venire, insieme. Eppure non poteva proprio fare a meno di esprimere a gran voce le sue esigenze. Forse perché aveva l'impressione che Levi gradisse particolarmente sentirlo ansimare i propri bisogni. Gli veniva il dubbio, dato che a quel punto il corvino si animava e spingeva con più foga all'interno della ragazza di turno. Anche adesso, infilò le mani nelle ciocche brune della loro conquista, spingendola più a fondo sull'intimità di Eren che non si risparmiò gli ultimi gemiti acuti.
Levi venne dentro di lei con un ringhio basso. Tutta l'attenzione rivolta sempre e solo all'amico, accaldato e soddisfatto. Una volta concluso, Levi non ci mise molto ad accompagnare la ragazza alla porta, assicurandosi con la sua espressione glaciale che questa non osasse neanche chiedere un secondo incontro. Gettò il preservativo nel bidone e raggiunse la propria camera, dove Eren aveva già sfilato le lenzuola umide e si apprestava ad andare in bagno. Il castano lo osservò di sottecchi prima di avviarsi nella stanza accanto, intimando a Levi di seguire il suo volto, ancora rosso di imbarazzo.
Piccole onde si formarono intorno alle gambe nivee e muscolose di Levi, quando prese posto di fronte ad Eren nella vasca in cui si ripulivano dopo aver sudato nel letto. Il bagno insieme era stata un'ottima pensata per due universitari sempre al verde. Fare il cameriere alla pasticceria Wall Maria non era certo redditizio. Per non parlare della borsa di studio di Levi che copriva solo gli studi all'università sportiva e qualche bolletta da poco. Per questo il corvino non si era opposto quando Eren aveva bocciato l'idea di fare la doccia separati, tagliando sul consumo d'acqua. Con tutti i momenti intimi che condividevano, non era strano rilassarsi nella stessa nuvola acquea. Ogni sera si scambiavano qualche chiacchiera nello spazio in cui Eren doveva piegare le gambe lunghe, invidiando il compagno che stendeva le sue più corte, ma toniche e perfette. In realtà, c'era ben poco di Levi che non fosse stupendo. La sua bravura nel gioco aveva contribuito a renderlo famoso insieme all'aspetto ammaliante. La pelle nivea, liscia al punto da non dimostrare i suoi ventisei anni, il corpo muscoloso e fine al tempo stesso. E Dio, quegli occhi magnetici che ti spogliavano in un battito di ciglia erano il mix più pericoloso e intrigante che Eren avesse mai conosciuto. Difficile poi non soffermarsi a rimirarlo nei momenti in cui quel viso duro si distendeva sotto agli effetti del vapore, rivelando la dolcezza segreta che il più piccolo aveva avuto l'onore di scoprire negli anni di convivenza.
"Oi cosa c'è? Ti scappa?"
Levi fece ricorso al suo proverbiale sarcasmo per mettere Eren abbastanza in imbarazzo da costringerlo a distogliere lo sguardo. Tirò un sospiro di sollievo quando lo vide sgranare gli occhi in sorpresa per poi coprirsi la bocca aperta con le mani, bofonchiando un "Levi ma cosa dici?!" che strappò all'interessato un finto ghigno malefico. In realtà, sotto all' apparente divertimento, il più grande combatteva con le pulsazioni fuori tracciato del proprio cuore. Era sempre così con Eren. In otto anni di simbiosi, gli sguardi intensi di quel moccioso troppo cresciuto bruciavano sulla pelle peggio del sole in estate. Senza contare che, nonostante non gli mancassero gli sfoghi, le sfumature caraibiche dell'ex compagno di scuola riuscivano sempre a suscitare certi brividi al basso ventre e di conseguenza un'erezione indesiderata. Era normale in fondo, pensava Levi. Era sempre stato un tipo pratico e razionale e si era già ampiamente giustificato per le inusuali reazioni in presenza di Eren. D'altronde, i suoi occhi fissi nei propri dominavano le loro notti di fuoco. Non c'era nulla di strano nell'associarli al sesso e da qui era più che facile arrivare al punto di dover stringere le gambe e fare qualche battuta stupida per nascondere il membro pulsante. Si era comunque deciso a non dire nulla al più piccolo. Nonostante i suoi ventiquattro anni, restava pur sempre un ragazzino con un lato dolce e tenero che Levi voleva preservare. Era meglio non dirgli certe cose o ci avrebbe ricamato troppo su, giungendo a chissà quali conclusioni strampalate.
"Nulla. Te ne stavi lì imbambolato a fissarmi con l'aria di uno che non va in bagno da una settimana."
Rincarò la dose, rilassandosi contro al bordo in ceramica, ma inevitabilmente portato a incrociare lo sguardo, adesso spazientito, dell'altro.
"Ah... Stavo solo pensando. Tutto qui."
Eren roteò gli occhi, sfuggendo all'ennesima frecciatina del suo interlocutore che, nonostante le frasi superficiali, lo scrutava intensamente. Niente di peggio per sentirsi come un animale davanti ai fari di un'auto in corsa.
"E a cosa pensavi?"
Insistette il corvino, assottigliando lo sguardo indagatore insieme a quella sua voce roca e risvegliando nello stomaco di Eren un subbuglio di farfalle fastidiosamente svolazzanti.
"Me lo chiedi sempre e la risposta è sempre la stessa: nulla in particolare."
Era vero. Levi gli poneva quella domanda ogni qualvolta lo scoprisse ad osservarlo, cosa che purtroppo accadeva spesso. Quanti e quanto inutili i tentativi di Eren di darsi un freno. Ma calibrare l'uso di luce e gas era più facile che ridurre i momenti in cui cadeva vittima della presenza del corvino. Impossibile non immaginare la propria lingua a ricalcare quelle venature in evidenza, finendo inevitabilmente a ciondolare a bocca aperta come un adolescente in preda ad una tempesta ormonale.
"E continuerò a chiedertelo finché non smetterai di prendermi per il culo. Quella non è una faccia da nulla in particolare."
Levi lo provocò, mettendosi a sedere a schiena dritta per fissare ed intimorire meglio l'indagato. La curiosità dei primi interrogatori si era ufficialmente trasformata in un bisogno viscerale per il corvino di sapere cosa passasse in quella zazzera castana e spettinata. Cosa avrebbe voluto sentire, era un'ipotesi che Levi teneva chiusa nei cassetti privati della propria mente. Cos'avrebbe provato a riguardo? Beh, quella era una zona del tutto sconosciuta. Tuttavia, Levi non poteva fare a meno di sconfinare sempre in quei territori stranieri, beandosi della suscettibilità del minore e delle sue tenere reazioni impacciate. Magra soddisfazione rispetto al fastidio di non saper resistere a quelle minacce verde oceano.
"E allora, Signor So tutto io, sentiamo, che faccia sarebbe?"
Se non fosse stato per il calore della vasca, Eren non avrebbe saputo giustificare il sudore che gli imperlava la fronte. Ringraziò che anche il petto sconvolto dai respiri affannati fosse coperto dall'acqua. Camuffò con l'impulsività, l'ansia per i suoi desideri a un passo dall'essere scoperti. Il viso di Levi non tradì emozioni particolari alla sua domanda acida, ma il tempo che si prese per rispondere fu ciò che gettò Eren nel panico più totale. Raramente il più grande se ne stava così assorto a rimuginare sulle proprie parole, rinunciando allo stile diretto e informale che lo personalizzava. Eppure, sembrò un'eternità la parentesi in cui Levi inchiodò gli occhi in tempesta sul suo viso paonazzo, stringendo il labbro tra i denti. Ad Eren si mozzò il respiro in gola, troppo pauroso che ne sarebbe uscito un sospiro tutt'altro che innocente. In una dolorosa immobilità lo guardò avvicinarsi, smettendo solo quando le sue lune argentee gli finirono sulla bocca carnosa. Poi Levi, lo sguardo di nuovo fisso nel suo, parlò.
"La stessa che hai quando godi."
Un sussurro, niente di più. Un sussurro roco e peccaminoso spezzò tutte le sinapsi di Eren. Succube del violento imbarazzo, schizzò in piedi, nudo fisicamente quanto interiormente ora che il volto contorto dall'umiliazione era alla mercé del suo carnefice. Uscì in fretta, avvolgendosi nell' accappatoio sotto allo sguardo vigile e leggermente attonito di Levi. Assurdo anche solo sperare che al corvino fosse sfuggita l'erezione che l'acqua aveva nascosto così bene. Eren non si curò di sgocciolare sul pavimento né di dissimulare le lacrime agli occhi per un'offesa che incrinò e rafforzò l'insulto al maggiore in egual misura.
"Sei uno stronzo."
Levi guardò immobile la porta del bagno sbattere con violenza sotto alla spinta arrabbiata di Eren. Con un peso nel petto, accettò di aver già oltrepassato troppo quella linea invisibile che delineava il loro rapporto. Eren doveva essersi sentito preso in giro nel vedere i propri sentimenti finire scherno della sua ironia malevola. Levi sapeva che, come le altre discussioni, anche questa avrebbe richiesto qualche giorno di broncio perenne e una colazione preparata ad hoc. Eren era il migliore amico che avesse mai avuto, anzi era la persona più importante della sua vita e manovrava con destrezza le sue reazioni. Dagli sguardi sorpresi per qualche regalo improvvisato alle litigate frequenti che i loro caratteri così differenti provocavano. Sì, Eren era la sua persona speciale e Levi non lo avrebbe mai messo al pari di quei senza volto che usava per svuotarsi i testicoli. Poco importava se qualche effetto collaterale lo spingeva ad avvolgersi il membro dolente nella mano e a pomparlo con l'immagine di quegli occhi trasognati e del caldo corpo nudo in testa fino a venire, scosso da tremiti violenti e gemiti trattenuti. Al mondo esistevano solo sesso e amicizia ed Eren era decisamente parte della seconda. Levi ne era convinto e niente avrebbe potuto fargli cambiare idea. D'altronde, Levi non era di certo uno che tornava sui propri passi.
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