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IN YOUR BODY

Ti voglio

Se pensava che il suo profumo fosse la chiave della perdizione, ora nella confortevole oscurità del taxi, Levi non poteva che darsi dell'idiota. Le ultime parole di Eren, quel lamento languido confessato peccaminosamente, avevano bruciato gli ultimi circuiti attivi nel suo cervello già corrotto dall'alcol. Motivo per cui, al momento, era totalmente succube dei propri istinti. Istinti che avevano ordinato alla sua mano sinistra di avviluppare l'erezione del castano e di insistere sulla stoffa dei jeans per godere dei suoi gemiti trattenuti. Eren aveva le labbra pressate, gli occhi smeraldini strizzati e le gambe lunghe schiacciate tra di loro. Una posa rigida, innaturale. Un mero tentativo di non farsi sconvolgere dai tocchi avidi di Levi che invece non poteva essere più assuefatto della postura indecente dell'amico. Poco importava se lo sguardo scioccato dell'autista li puntava ogni cinque minuti in quel veicolo insozzato di deodorante scadente. Ogni nervo del corvino era sollecitato dai suoni bloccati in quella gola olivastra che avrebbe marchiato violentemente, appena giunti nella segretezza della loro casa. Domato da quelle fantasie, Levi rinsavì, si fa per dire, quando una mano che conosceva quasi quanto la propria imitò i suoi gesti. Presto si ritrovò nelle stesse condizioni del suo vicino, se non peggiori. La mano di Eren era calda e morbida mentre oltrepassava la stoffa dei boxer per un contatto diretto con il suo membro.

Eren era stato sul punto di rimangiarsi la spaventosa confessione che lo sguardo tentatore di Levi gli aveva rubato. Per una volta però, il pentimento non era durato troppo. A quelle semplici parole, Levi era scattato. Con gli occhi liquidi e un'espressione agognante si era avventato tra le sue gambe, toccandolo come Eren aveva immaginato tante volte. Con l'unica eccezione dei pantaloni a salvarlo da un orgasmo certo. Si conteneva come poteva, ma lo sguardo infervorato di Levi sul proprio viso sofferente non aiutava. E così, allettato da quelle attenzioni libidinose, Eren diede sfogo alla propria di lussuria. Superò facilmente il cotone nero dei pantaloni e l'elastico dei boxer al di sotto. L'erezione turgida di Levi sembrava fatta apposta per la sua mano. Doveva pensare lo stesso anche il corvino che si agitava sul posto ed espirava forte del naso ogni volta che il palmo di Eren scorreva su e giù sulla pelle sensibile.

Si avvolsero l'uno con l'altro per tutta la durata di quel viaggio agrodolce, fatto di tocchi sensuali e piacere represso. Furono più volte sul punto di guardarsi disperati e decidere di spogliarsi lì, su quei sedili sporchi di un mezzo pubblico per porre fine alle loro sofferenze. Quando anche i riguardi per l'autista sbalordito iniziarono a lasciare la coscienza di entrambi, una brusca frenata li sottrasse dal baratro della perdizione. Al fischio stridulo dei freni, Levi lanciò qualche banconota sul sedile davanti. Non si curò del resto mentre scappava giù dall'auto con la mano rovente di Eren agganciata alla propria. L'attenzione al risparmio era stata di gran lunga superata dalla necessità imperante di liberarsi dalle trappole
di cotone che imprigionavano i loro corpi frementi. In un intontimento alcolico e sessuale, i due barcollarono tra le pareti familiari della loro camera. Il tempo di studiarsi era finito da un pezzo. Tra sospiri sempre più forti, si strapparono i vestiti di dosso per mischiare le loro carnagioni. Chiaro e scuro in un'unione testimone dei loro ansimi incessanti, dovuti alle erezioni ormai libere che si avvinghiavano come i corpi stretti in un abbraccio. Eren gettò il capo all'indietro. Il bacino inclinato per premersi sul membro del più grande che torturava il suo con movimenti decisi. Ancorò le dita lunghe e sottili al sedere tonico del corvino quasi a volersi assicurare che fosse davvero lì, a mordere e succhiare il suo collo esposto.

Levi affondò i denti in quel banchetto prelibato, stuzzicando con lingua e denti ogni punto che provocava un sospiro da quella bocca carnosa e umida. Incentivato da quegli apprezzamenti, afferrò il proprio membro e quello del partner per pomparli insieme. Il respiro erratico del ragazzo sotto di lui faceva a gara con il suo mentre si muovevano avanti e indietro. Una danza appena cominciata per incrementare le carezze volitive che il corvino donava ad entrambi.

Eren, i respiri affannati e un corpo sempre più sensibile da assecondare, si sfilò dalle dita pallide che lo stavano masturbando. Vedere Levi dominarlo sessualmente era un meraviglioso sogno ad occhi aperti, ma farsi brandire come una spada, limitandosi a subire gli sconvolgimenti lascivi provocati dalle prestazioni del corvino, non era certo nei piani. Quella era la sua sera. Eren non era arrivato fino a lì per assistere inerme agli eventi. Non se ne parlava di reprimersi come negli anni precedenti. Con un coraggio imbevuto di Vodka, il castano scattò in avanti, costringendo Levi a indietreggiare di fronte alla sua mossa imprevista. Levi, gli occhi argentei colorati dalla lussuria, scandagliò Eren. Dire che fosse confuso e sofferente per il contatto interrotto era riduttivo. Già schiavo delle sue mani su di sé, lo seguì speranzoso e trepidante. Eren gongolò nel sentire il più grande sussultare quando si abbassò sulla sua virilità, beandosi dei suoi lamenti rauchi. Leccò la punta liquida di umori, squisita come il più intossicante degli afrodisiaci. Scorse ogni venatura fino alla base e poi di nuovo su. Su e giù. Ancora e ancora. Un girotondo verticale nel quale Eren avviluppò quel prelibato lembo di carne, custode del piacere del corvino che si liberava dalla bocca schiusa, una volta tanto priva del naturale broncio. Eren lo ospitò, allargando le guance e guidato dalla mano di Levi, ancorata alle sue ciocche spettinate. Ogni verso del corvino era una vittoria per Eren. Erano quei sospiri, i rumori dei cocci della maschera algida di Levi che si frantumavano sotto ai giochi umidi della sua lingua. Mentre godeva di quel sapore unico e dei suoni sfalsati dell'amico, sentì un bruciore sconosciuto nella sua apertura. Dio, era un dolore insopportabile. Il male lo costrinse a fermarsi sull'erezione che stava vezzeggiando con foga, dimentico per un secondo del ragazzo che aveva alla sua mercé.

"Rilassati..."

L'ordine soffuso e premuroso di Levi gli si sciolse nelle orecchie, caldo e rassicurante, nello stesso modo in cui snodò i suoi muscoli tesi e rigidi. Eren allargò le gambe e si protese timidamente su quel dito umido a cui presto se ne aggiunse un secondo. Fu così che cadde completamente vittima del maggiore. Lo ascoltò farsi largo nel suo anello di muscoli immacolato, dilatandolo dolcemente e preparandolo con la dolce promessa di una simbiosi perfetta.

Levi combatté con le palpebre che minacciavano di chiudersi. Sarebbe stato bello gettare all'indietro le ciocche scure, chiudere gli occhi e abbandonarsi ai singulti di Eren che finivano soffocati sul rigonfiamento di cui si stava occupando così minuziosamente. Avrebbe potuto annegare nel calore dei loro corpi nudi, ossigenarsi con quell'aria intonsa del loro sudore dissoluto e fremere per le manovre ardite della sua lingua. Tuttavia, l'esigenza di sapere cosa si provasse a sostituirsi alle tre dita che profanavano l'entrata del più piccolo, lo chiamava a gran voce. Levi liberò quel punto esigente con un'ultima mossa misurata, in contrasto con la voracità con cui avrebbe volentieri divorato il suo partner. Un singhiozzo ambiguo spezzò gli schiocchi umidi delle labbra di Eren, ormai fuse con il suo membro.

Eren seguì la mano diafana che comandava i capelli ribelli. Si era arreso senza proteste al proprio lamento distorto quando l'altra mano l'aveva lasciato bruscamente vuoto lì, dove un bisogno ancora ignoto pulsava per essere soddisfatto. Ingoiò una boccata d'aria densa, nell'istante in cui gli occhi di Levi si incatenarono ai suoi.

"Dimmi cosa vuoi."

Quelle pupille nere di desiderio, non oscurate dalle solite palpebre pigre, si affilarono. Parlavano in silenzio, ordinandogli di essere la sua preda. Nessuno meglio di Eren capiva le voglie di quel volto rigido, ammorbidito dalla stessa cupidigia che distorceva il suo. Eren si scontrò ancora con quella bocca socchiusa, accarezzandone la lingua lentamente. Ogni carezza umida era un'esperienza di cui far tesoro. La goccia di un nettare prezioso da non sprecare. Le braccia di Levi lo avvolsero in vita, confortandolo in una morsa possessiva. L'intensità con cui quelle iridi in tempesta gli pungevano la pelle, passandovi sopra voluttuose, influenzarono le azioni di Eren, tanto incerte quanto impellenti. Il cuore prese a battere a mille in un misto di eccitazione e paura, quando si puntellò sulle ginocchia, dando la schiena al corvino. Sul sedere ben esposto finirono i palmi del più grande che non si risparmiò un grugnito gutturale.

"Cosa vuoi Eren? Dimmelo."

Levi vacillò nel sentire la sua richiesta suonare più disperata di quanto non volesse. D'altronde, l'espressione timida e gli occhi seducenti del più piccolo avevano lasciato il segno. Ma Levi non poteva certo accontentarsi. Si era abituato troppo bene a sentire Eren ansimare le proprie voglie con quella bocca sensuale. Troppe volte le sue suppliche arrapanti l'avevano portato a masturbarsi fino a venire, strozzandosi con i suoi stessi gemiti. Lo voleva, Levi. Voleva tutto di lui. Voleva entrargli dentro e sentirlo urlare come nessuna ragazza era mai stata in grado di fargli fare, ma prima di tutto voleva sentirlo invocare il suo nome. Appoggiò la punta del membro rigido sulla carne cedevole che lo stava aspettando, venendo quasi al sobbalzo di Eren che istintivamente si protese verso di lui. Il castano sospirò. Sofferenza e piacere a mescolarsi nel fiato che sfuggiva dalla sua bocca. Era al limite della sopportazione.

"Se non me lo dici chiaramente non farò nulla, Eren."

Eren serrò i pugni, frustrato da quella dolce tortura a cui Levi lo stava sottoponendo. Voleva solo scivolare sull'erezione con cui il corvino lo massaggiava e perdersi in una notte di peccato. E invece si ritrovò a inarcare di più la schiena, per affondare il viso rosso di vergogna nelle coperte. L'aroma di colonia a istigare le viscere accartocciate. Eren strizzò le palpebre dall'imbarazzo mentre soddisfaceva i capricci del suo carnefice. Con più coraggio di quanto ne avesse e una voglia primordiale a distruggere il pudore, Eren lasciò correre sulla lingua le sillabe ansimate dei suoi pensieri proibiti.

"Scopami... Ti prego, Levi, scopami."

Dolore. Due mani forti gli avevano artigliato le anche. Uno e due. Poche rapide mosse l'avevano fatto ruotare fino a metterlo con la schiena sul materasso madido. Poi il corvino, il volto completamente sfigurato da un piacere malsano, gli aveva aperto le gambe con una presa salda sulle cosce scure. E poi nient'altro se non quello. Un male insopportabile a cui Levi l'aveva sottoposto con una spinta secca e decisa. Eren aveva l'impressione che stesse per aprirsi in due. La vergogna dimenticata sotto ad una valanga di aghi che lo penetravano insieme all'erezione dell'amico, sulle cui spalle aveva adagiato le gambe molli e formicolanti. Eren chiuse gli occhi, frastornato. Intorno a sé solo una sofferenza che non sapeva risolvere. Il petto sollevato in ansimi che tentavano di alleviare la sensazione dei muscoli in procinto di strapparsi. Proprio quando credeva che tutta l'eccitazione fosse scomparsa, la voce inaspettatamente dolce di Levi gli accarezzò le orecchie. I suoi occhi erano seri e profondi. Lo guardò come se non esistesse nient'altro al mondo. Nient'altro se non loro.

"Dio, Eren, sei dannatamente perfetto."

E con quelle poche e preziose parole, che significavano tantissimo dette da quel viso incredibilmente dolce e febbricitante, Eren si lasciò andare. Affondò le unghie nelle spalle nude del ragazzo dentro di lui e vi si spinse, sentendo ogni centimetro di Levi muoversi lento e cadenzato nel suo corpo.

Levi si era ridotto ad un ammasso di respiri ansanti e nervi in fiamme. Non era il massimo per il suo proverbiale autocontrollo, ma non poteva fregargliene di meno. Eren l'aveva letteralmente supplicato di prenderlo e non ci aveva visto più. L'aveva girato per guardare quel bellissimo viso trasfigurato dal godimento di cui era l'artefice. Aveva calmato il suo dolore con tenere premure che solo quei lamenti innocenti riuscivano a tirargli fuori e poi si era addentrato in quell'antro caldo. Se all'inizio ci era andato piano, gli ansimi sempre più acuti del ragazzo avevano reso le sue movenze calcolate dei veri e propri colpi incontrollabili.

"Dio, Eren sei così stretto, cazzo... Sei così stretto."

Levi ruggì. La sua intimità risucchiata dalle pareti calde del sedere sodo che stringeva tra le mani. Vi si sfregava contro, inebetito dalle scariche di piacere che gli facevano inarcare il bacino per andare sempre più a fondo. Sempre di più, fino a far scattare la serratura della vera perdizione del suo compagno.

"Ah! Lì! Levi... Ancora, non fermarti. Ti prego, ancora... Più forte!"

Eren urlò. Versi osceni che non aveva mai fatto si librarono dalla gola secca con una naturalezza disarmante. Non credeva che potesse aumentare la lussuria nella quale era sprofondato, guidato dalla fame del corvino che lambiva le sue carni, ma, Dio, quanto si sbagliava. Levi, gli ansimi orgasmatici mischiati con i suoi, gli era sprofondato dentro e aveva toccato un punto particolare. Eren non aveva idea di cosa fosse. Sapeva solo che lo faceva impazzire. Al punto da tirare quel corpo tonico sopra al proprio, stringerlo a costo di smettere di respirare e aggrapparvisi con le gambe incrociate, in cerca di più frizione.

"Vengo... Fammi venire, ti prego, fammi venire."

Eren supplicò, scontrandosi con la pelle sudata del corvino. Si crogiolò nei rumori del suo amplesso mentre stava a guardare la propria virilità rinvigorirsi sotto alle pompate energiche del compagno.

"Ah sì, Eren... Vieni, vieni per me."

E altro non fu necessario. Levi vide bianco. Con un'ultima spinta, tutto il piacere di Eren si riversò sulla sua mano e sui loro ventri, sporcandoli con una traccia temporanea del loro atto. Levi, a sua volta, esplose in quel corpo ammaliante che l'aveva ospitato. Crollò su quei muscoli estenuati, nel turbine di emozioni che avevano reso i suoi cedevoli come sdrucciolato. Si abbandonò sull'amico di una vita, prendendo generose boccate della sua essenza contaminata dal sudore.

Restarono così, l'uno sull'altro. Esausti, appagati, confusi. Per niente consci di quanto accaduto davvero e impreparati ad affrontarlo razionalmente. Ma, senza dirsi una parola, un tacito accordo fu stabilito dal silenzio in cui Levi ed Eren si accarezzavano i nervi ancora sensibili. Chiusero gli occhi, coccolati dalla reciproca presenza e dalla decisione presa. Non avrebbero detto nulla quella sera. Non avrebbero sporcato la loro unione con riflessioni spaventose e paure inespresse. Non era poi così necessario un imminente confronto diretto. Quando avessero voluto, avrebbero parlato, pensarono i due amici. D'altronde, perché avrebbe dovuto essere un problema dar voce ai loro sentimenti?

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