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5. Breathe

Due giorni dopo, all'alba, Katsuki era già in piedi, l'aria fresca del mattino che gli accarezzava il viso mentre sistemava la tavola da surf nel bagagliaio del furgone. Il cielo cominciava appena a tingersi di sfumature rosate e arancioni, preannunciando l'arrivo del sole. C'era calma nell'aria, un silenzio che sembrava carico di aspettativa, come se anche la natura stesse trattenendo il fiato in attesa di qualcosa di speciale.

Il tragitto fino alla spiaggia fu breve, ma sufficiente a far crescere l'ansia in Katsuki. Non smetteva di pensare all'incontro che lo aspettava, alle emozioni che lo avevano attraversato quando era riuscito a toccare quella creatura per la prima volta. Nonostante tutto, però, c'era ancora una parte di lui che non riusciva a credere a ciò che aveva visto, ma l'altra parte, quella più istintiva, sapeva che non era un sogno. Che non poteva esserlo.

Quando arrivò alla spiaggia, la trovò deserta. Il mare si estendeva davanti a lui, calmo e invitante, con piccole onde che si infrangevano delicatamente sulla riva. Prese la tavola da surf e la sistemò sotto il braccio, avvicinandosi all'acqua con passo deciso. Il sole non era ancora sorto completamente, e l'orizzonte era velato da una leggera foschia che rendeva tutto più etereo, quasi magico.

Il biondino si immerse nell'acqua senza esitazione, il fresco liquido che gli lambiva la pelle e lo risvegliava completamente. Iniziò a muovere le gambe e nuotare verso il largo, aggrappato alla tavola, spingendosi lontano dalla costa, fino a quando la spiaggia divenne solo una striscia sottile alle sue spalle. Il respiro era regolare, controllato, ma il cuore batteva forte nel petto, l'attesa che si trasformava in tensione.

Finalmente, raggiunto un punto sufficientemente distante, si fermò e si sedette sulla tavola, lasciandosi cullare dalle onde. Lo sguardo scrutava l'orizzonte, cercando quell'ombra, quel riflesso che ormai conosceva così bene. Per qualche minuto non ci fu nulla, solo il suono del mare e lo stridio lontano dei gabbiani. Ma Katsuki non perse la speranza e rimase ad aspettare, sicuro che Izuku sarebbe arrivato.

E poi, proprio quando cominciava a chiedersi se avesse capito male i gesti della creatura, vide un movimento nell'acqua poco distante da lui. Un sorriso gli si dipinse sul volto mentre riconosceva la figura familiare del tritone emergere dalle profondità. I capelli verdi di Izuku ondeggiavano nell'acqua, brillando alla luce fioca del mattino, e i suoi occhi scintillavano di un'intensità che fece battere forte il cuore nel petto dell'umano.

Izuku lo osservava con un'espressione quasi giocosa, e con un gesto della mano gli fece cenno di avvicinarsi. Katsuki capì subito cosa voleva, e senza esitazione si tuffò dalla tavola, immergendosi nell'acqua. Sentì il mondo sopra di lui svanire mentre il mare lo avvolgeva, i suoni esterni che si attutivano fino a diventare un sussurro lontano.

Nuotò verso Izuku, che lo aspettava poco più in là, il suo corpo che fluttuava con una grazia naturale, quasi sovrumana. Katsuki si avvicinò lentamente, lasciando che la corrente lo guidasse, e quando finalmente lo raggiunse, si fermò a un paio di bracciate da lui, galleggiando a mezz'acqua.

Izuku gli sorrise, e quel suo sorriso era praticamente un invito. Gli fece cenno con il capo di seguirlo, mentre con una mano indicava l'acqua, tuffandola oltre la superficie, suggerendogli di immergersi più in profondità.

Katsuki lo scrutò, occhi negli occhi, leggendo in quelli color smeraldo una determinazione che lo fece sentire sicuro, al riparo. Poi annuì, lasciando che l'aria entrasse e uscisse lentamente dai polmoni mentre si preparava a immergersi completamente.

Izuku si tuffò più in profondità, nuotando con movimenti agili e precisi, e Katsuki lo seguì con cautela, nuotando piano verso il fondo. Il mondo sottomarino lo avvolse in un abbraccio silenzioso, e per un momento Katsuki si sentì come se fosse entrato in un altro universo, uno fatto di ombre e luci cangianti, di misteri che solo il mare poteva svelare.

Si inabissarono insieme per qualche metro, poi Izuku, con un colpo poderoso della coda, si spostò poco più avanti, il suo corpo snello che si muoveva con una grazia innata, quasi magica. Katsuki lo seguiva da vicino, i suoi movimenti erano altrettanto potenti, ma ancora un po' goffi rispetto a quelli del tritone. Nel continuare a inabissarsi, a rilasciare poco fiato, si accorse di come la presenza di Izuku lo rendesse parte di quel mondo in modo naturale, come se anche lui appartenesse a quelle profondità. Izuku si fermò improvvisamente, voltandosi verso di lui, e con un gesto gentile gli indicò il fondo del mare, come a mostrargli qualcosa.

Katsuki seguì il suo sguardo e vide sotto di loro una sorta di giardino sottomarino, fatto di coralli colorati e pesci che si muovevano con eleganza tra le alghe ondeggianti. Era uno spettacolo mozzafiato, e Katsuki sentì il cuore gonfiarsi di meraviglia. Trattenne di poco il fiato, guardando di nuovo Izuku, che lo osservava con un'espressione soddisfatta, come se fosse contento di poter condividere quel paesaggio inabissato con lui.

quando poi la creatura si mosse di nuovo, scendendo ancora, Katsuki avvertì i suoi polmoni stringersi, il bisogno di aria che cominciava a farsi sentire, ma la sua determinazione a rimanere con Izuku lo spinse a resistere, a ignorare il crescente disagio.

Tuttavia, sapeva che non avrebbe potuto continuare a lungo. Doveva risalire, e presto.

Fece un segno con la mano, indicando verso l'alto per far capire a Izuku che aveva bisogno di tornare in superficie. Ma prima che potesse cominciare a nuotare verso la luce, sentì una mano fresca avvolgersi attorno al suo polso. Izuku lo tratteneva, i suoi occhi verdi fissi nei suoi, carichi di una strana determinazione. Katsuki lo guardò con un misto di confusione e di timore. Non capiva cosa stesse cercando di fare, perché lo stesse trattenendo.

Il tritone si avvicinò, avvolgendolo in un abbraccio improvviso e inaspettato e il biondo sentì il cuore contrarsi, la gola bruciare mentre scuoteva il capo e sentiva l'urgenza di respirare, di avere aria nuova a riempirgli i polmoni; così iniziò a dimenare le gambe per risalire, provando a gesticolare per far capire al tritone di lasciarlo, di permettergli di tornare in superficie, perchè quell'abbraccio era divenuto troppo saldo e il volto della creatura era fin troppo calmo e vicino e quel suo sorriso, ora, aveva un che di estremamente inquietante.

Preso dal panico crescente, Katsui abbassò il capo, stringendo i denti mentre sentivanel vano tentativo di trattenere l'ultimo fiato disponibile: non aveva più aria, e il bisogno di respirare stava diventando insopportabile. Rilasciò l'ultimo fiato, le bolle che velocemente si disperdevano nell'acqua, la gola riarsa, i polmoni dolenti.

Ma poi, in un attimo di lucidità, si accorse che qualcosa stava cambiando: aria, fredda e limpida, gli riempì il petto, in modo naturale, come se non fosse più necessario risalire.

Aprì gli occhi e l'unica cosa che vide furono le iridi verde smeraldo della creatura, coperte a metà dalle palpebre, e il freddo viscido delle sue mani palmate sul viso, le labbra che premevano contro le sue e il suo fiato freddo che gli scorreva nella trachea e nei polmoni. Non capiva come fosse possibile, ma in quel bacio, Izuku gli stava passando l'ossigeno, permettendogli di respirare sott'acqua.

Il panico svanì, sostituito da una sensazione di incredulità e stupore. Katsuki chiuse di nuovo gli occhi e le mani strinsero forte le spalle di quella creatura. C'era qualcosa di straordinariamente intimo e sacro in quel gesto, qualcosa che andava oltre il semplice scambio di aria.

E poi, proprio mentre la consapevolezza di quel momento lo travolgeva, sentì una voce. Una voce che non aveva mai sentito prima, ma che sembrava risuonare direttamente nella sua mente, come un eco proveniente da qualche luogo lontano e sconosciuto.

"Puoi... sentirmi?", chiese la voce, timida e incerta.

Katsuki aprì gli occhi di scatto, guardando Izuku che si staccava da lui e gli sorrideva, le guance avevano ora lo stesso riflesso rosato del sole nascente. "Izuku?", chiese, ma le parole non uscirono dalle sue labbra. Stava cercando di mettere insieme i pezzi, ma la sua mente era un caos di emozioni contrastanti. Non aveva mai sperimentato nulla di simile, e per un momento si chiese se stesse immaginando tutto.

Il tritone annuì, il suo sguardo che si addolcì ancora di più: "Sì... sono io.", rispose Izuku, la sua voce ancora un po' tremante. "Non sapevo se avrebbe funzionato... ma volevo provare a parlarti... davvero.", disse di nuovo la voce, dolce e calma, con un leggero tremore che tradiva una certa emozione.

Non era solo un bacio, non era solo un contatto fisico. Izuku gli stava parlando, e Katsuki riusciva a sentirlo, chiaramente, come se quella voce appartenesse a un altro mondo, un mondo a cui ora, per qualche miracolo, lui apparteneva a sua volta.

Si sentiva sopraffatto, la sorpresa che gli faceva stringere il cuore. Non era preparato a una cosa del genere. "Ma... come? Come puoi...?"

"Sapevo solo la teoria...", ammise Izuku, con un lieve imbarazzo che traspariva dalla sua voce. "Dicevano che il legame che si crea quando si condivide l'aria sott'acqua poteva permettere a specie diverse di comunicare.", rispose, la sua voce che fluiva nell'acqua come la creatura, che sembrava ora danzargli attorno, un canto sommesso che avvolgeva il biondo in una sensazione di pace e meraviglia.

Katsuki era senza parole, incapace di comprendere appieno cosa stesse accadendo, ma, allo stesso tempo, non voleva che finisse. C'era qualcosa di assolutamente unico in quel momento, qualcosa che sapeva non avrebbe mai potuto dimenticare.

"Izuku!" pensò, con una certa eccitazione nella voce, mentre lo fermava, sfiorandogli un braccio con i polpastrelli ormai raggrinziti. "Fermati, ti prego. Devo farti un sacco di domande!"

Il tritone sembrava quasi divertito dalla sua impazienza, e annuì con un sorriso, invitandolo a continuare.

"Perchè quando sei fuori dall'acqua non riesci a parlare, neppure con il pensiero?" chiese il biondo, le sue parole si facevano più chiare e dirette nella mente della creatura.

Izuku abbassò lo sguardo, quasi imbarazzato. "Non so esattamente il perché...", rispose, "Ma so che è sempre stato così. Posso comunicare solo sott'acqua... È come se l'acqua fosse il mezzo attraverso cui la mia voce può viaggiare. Fuori... Fuori non posso fare suoni, la mia voce non esce. L'hai visto anche tu."

Katsuki si dispiacque per lui, immaginando quanto dovesse essere frustrante. "Mi dispiace...", pensò, e Izuku avvertì la sincerità nei suoi pensieri.

"Oh, beh... Non ti devi dispiacere.", rispose il tritone con un sorriso gentile. "Ci sono abituato. Ma ora... possiamo parlare, ed è questo che conta, no?", continuò Izuku, il suo tono era come un sussurro portato dalla corrente. "Ed io... Era dall'altra sera che volevo... Ecco... Dirti che anche io ti penso. Come fai tu. Come hai detto tu."

Quelle parole si annidarono nel cuore di Katsuki, riempiendolo di un calore che non aveva mai sentito prima. Era una dichiarazione che lo toccava nel profondo.

Perchè Izuku era lì, con lui, lo aveva salvato, fatto respirare. Gli aveva parlato e, in quel momento, nulla sembrava più impossibile.

Lentamente, come per non rompere l'incanto di quel momento, Katsuki annuì. "Non lo dimenticherò mai.", pensò, sapendo che Izuku avrebbe potuto sentirlo. E il tritone sorrise di nuovo, un sorriso che parlava di affetto e di una comprensione silenziosa, che andava oltre le parole, oltre il linguaggio.

Ma era consapevole che non potevano restare lì per sempre.

Così, preso dalla voglia di prolungare quella conversazione, di sentire ancora quella voce nella sua testa, prima di essere di nuovo a corto d'aria e di dover risalire, spezzando quel momento così magico, Katsuki azzardò: "E se domani ci immergessimo insieme? Io posso portarmi una bombola d'ossigeno. Così potresti mostrarmi dove vivi. Potresti farmi vedere il tuo mondo!"

Izuku sembrò colpito dalla proposta, ma subito dopo il suo sguardo si fece preoccupato. Fece un gesto con la mano, indicando il fondale marino e scuotendo la testa. "Non è sicuro.", spiegò. "Dove vivo io... Non tutti amano gli umani. Potrebbe essere molto pericoloso per te."

Katsuki lo osservò attentamente, cercando di capire meglio. "Ma allora perché ti sei avvicinato così tanto e mi hai salvato quel giorno?".

Izuku esitò, il suo sguardo che si perdeva per un momento, come se stesse cercando le parole giuste. Poi, con un gesto delicato della mano, indicò se stesso e poi il cuore, come per dire che non lo sapeva, ma che sentiva qualcosa dentro di lui che lo spingeva a farlo. "Non so spiegartelo." disse infine. "È come... Come se qualcosa di più grande di me mi avesse spinto a farlo. Non potevo semplicemente restare a guardare il mare prendersi un'altra vita."

Katsuki fu colpito da quella risposta. C'era una sincerità disarmante in Izuku, una purezza che lo affascinava. "Capisco.", pensò, anche se non era certo di comprendere del tutto. "Però domani possiamo comunque rivederci qui, all'alba. E restiamo in una zona sicura."

Izuku sorrise, sollevato. "Sì, domani all'alba.", confermò, annuendo con entusiasmo, prima di afferrare l'umano per un braccio e, con un paio di poderosi colpi di coda, farlo tornare in superficie.

Gli sorrise ancora, allungando la mano palmata a carezzargli la guancia impallidita e le labbra livide per il freddo. La sua espressione divenne più seria, ma Katsuki non si azzardò a dire nulla, neppure quando la mano della creatura si appoggiò, aperta, sul suo petto ansante, per percepire il battito forsennato di quel cuore umano non abituato alle profondità marine.

Si allontanò, nuotando velocemente verso gli scogli, dove la corrente e le onde avevano sospinto la tavola variopinta del ragazzo, riportandogliela in fretta, una strana sensazione nel petto: non voleva che quel ragazzo si sentisse abbandonato.

Poi però, all'improvviso, i suoi occhi verdi si allargarono leggermente a osservare oltre le spalle di Katsuki, le orecchie appuntite che avvertivano in lontananza le voci dei primi bagnanti arrivare sulla spiaggia.

Il tritone fece un ultimo cenno d'addio, il suo sorriso era tornato ancora una volta dolce e affettuoso, prima di scivolare sotto la superficie dell'acqua. Katsuki lo osservò scomparire nelle profondità, il suo cuore che batteva ancora forte nel petto.

Mentre tornava a riva aggrappato alla tavola, il biondo si sentì improvvisamente solo, ma allo stesso tempo pieno di una nuova determinazione: si sarebbero rivisti l'indomani e avrebbe scoperto di più sul mondo di Izuku.

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