Capitolo 28
All'udire quella domanda avrei voluto riavvolgere il nastro del tempo e tornare esattamente al momento in cui Lydia aveva esternato la sua malinconia. A quel punto, piuttosto che sviscerare la sua sensazione, avrei glissato o ignorato del tutto la sua frase, per continuare il lavoro per il quale le avevo offerto la mia disponibilità.
Una risposta a quella domanda c'era, forse c'era sempre stata o magari si trattava di un semplice capriccio o di una mera illusione che aveva contribuito, fino a quel momento, a rendere le mie giornate più spensierate. Poteva trattarsi di un innocuo desiderio per una ragazza di diciotto anni, ancora giovane per permettersi di sognare, troppo vecchia per dargli eccessivo adito.
«Allora? Non volete rispondere?» Lydia incalzò e la sua espressione si fece sempre più incuriosita.
«Io? Beh non so...vedi...» tremavo e se avessi trovato un posto in cui rifugiarmi lo avrei colto al volo.
Assunse un'espressione incredula «Che tu non abbia nessuno per la testa posso anche accettarlo, ma non venirmi a dire che nessun'
anima viva si sia mai fatta avanti con te.»
Mi insospettii «Che vuoi insinuare?»
«Che se secondo le tue supposizioni io debba avere lo stuolo di pretendenti alle calcagna, tu dovresti avere un vero reggimento! Chi potrebbe passarti vicino e non buttarti un'occhiata...anche maliziosa?»
Le mie guance divennero purpuree. Apprezzai molto i complimenti della mia compagna, soprattutto perché, provenendo da una donna, avevano impresso il sigillo dell'onestà.
«Arrossisco!»
Ridacchiò «Lo vedo bene!»
Mi passò il lenzuolo e lo tirammo da entrambe i lembi, lo aggrappammo al materasso e infine vi posizionammo la coperta.
«Ancora non mi hai risposto però.»
Chi ha inventato il detto che la curiosità era donna non aveva tutti i torti in fin dei conti.
Cercai di assumere un'espressione sicura ma il mio tono tradì quel tentativo «Non ti ho ancora risposto forse perché non ho nulla da dire... ?»
Fallii miseramente. Lydia storse la bocca e alzò un sopracciglio.
«Credi di poter mentire a me?»
Sospirai «Magari hai ragione.»
«Sono sicura di avere ragione!» strizzò gli occhi.
Mi sentii come una peccatrice in procinto di confessare a un parroco i suoi peccati. Colpe indicibili e nascoste. Nessuno mi avrebbe mai potuto obbligare, eppure sentivo il bisogno di esternarle.
Cominciai «Effettivamente c'è qualcuno.» vidi all'improvviso i suoi occhi mare e i suoi ricci perfettamente definiti materializzarsi davanti a me. Vidi le vene del suo collo pulsare sangue e, come per magia, assaporai di nuovo il suo odore inconfondibile.
«Sapevo tutto!» esclamò battendo le mani.
Trasalii di colpo. «Come sai tutto?»
Prese piede in me l'idea che Lydia avesse assistito all'episodio di qualche settimana fa e che io non mi fossi accorta della sua presenza: nascosta dietro a un cespuglio, dietro a un tronco, dietro di me. Avevo vissuto fino a quel momento nell'illusione che quel nostalgico avvenimento fosse destinato a rimanere tra di noi? Tra me e il principe?
«Certo, i tuoi occhi parlano chiaro!»
Presi un profondo respiro e i miei timori vennero spazzati via dal vento burrascoso proveniente dall'esterno «C'è in realtà qualcuno...» continuai da dove ero rimasta.
«Vuoi parlarmene?»
«Non saprei cosa dirti in realtà.» la mia voce si abbassò.
«Perché dici così? Non sei corrisposta?»
«Questo non lo so, quasi sicuramente no, e se ci sono stati segnali che potessero farmi credere il contrario, erano solo illusioni. Il problema è che si tratta di una storia impossibile, che è terminata prima ancora del nascere.»
«Impossibile?» si angustiò.
«Impossibile» con quell'affermazione cercai prima di convincere lei, poi me stessa.
«E perché?» immerse lo straccio nell'acqua saponata e poi cominciò a passarlo per tutta la stanza.
«Perché non si realizzerà mai.»
Lasciò il bastone in un angolo e si cinse i fianchi «Questo lo hai già detto, è solo un sinonimo di impossibile.» aprii allora l'armadio e gettai per terra il mucchio di coperte puzzolenti che erano rimaste lì forse dallo scorso Natale «Santo Dio Anthea! Devo cacciarti le parole con un uncino?»
«È sposato!» gridai, e quella fu la prima volta che presi coscienza dell'inconveniente.
Ed è il nostro principe, avrei voluto aggiungere.
Sgranò gli occhi «Sposato? Beh, allora sì che è impossibile. O meglio, dipende da quanto sia innamorato della moglie. Magari ti dice fortuna, gli uomini a una certa età sentono il bisogno di cambiare...aria.»
«Di questo non saprei cosa dirti, immagino sia innamorato e che si farebbe infilzare da una spada piuttosto che rinunciare a sua moglie. A ogni modo è pur sempre sposato!» risi nervosamente. Sapevo effettivamente poco della relazione tra i due Kynaston e mai mi ero permessa di addentrarmi troppo nella questione.
«Brutta storia innamorarsi di uomini già occupati!»
Feci una smorfia «Parlare di innamoramento mi sembra un po' eccessivo. A malapena ci siamo scambiati qualche parola.»
«Forse hai ragione, ma hai avuto quello che si chiama colpo di fulmine, sbaglio?»
No, non sbagliava. Da Margot's, come dimenticarlo: era stata quella la prima volta in cui lo avevo visto. E quella volta mi era bastata.
«Devo concordare con te.» scrollai le spalle.
«Non disperare, magari hai fortuna, immagina se a un tratto si rendesse conto di amarti!» congiunse le mani davanti la bocca e mi trovai costretta a bloccare il suo divagare.
«Sogni al posto mio?» come mi sembrava buffa in quel momento.
Tornò solenne «Ci provo. Sei troppo seria Anthea per i miei gusti, credo tu debba lasciarti un po' andare.»
«E come?» domandai borbottando «gettandomi tra le braccia dell'uomo di cui stiamo parlando?»
«No, affatto! Ma credo devi essere un po' più intraprendente. Non puoi mica rimanere fossilizzata sul tuo moroso! Immagino non abbia fatto mai passi verso di te, neanche prima di sposarsi, corretto?»
Feci finta di nulla e annuii, per lasciarle credere ciò che voleva credere.
«Come era facile immaginare. Se dunque non ci sono i presupposti per questa storia vai oltre. Avere una storia con un uomo sposato ti condanna poi a vivere il resto della tua vita nella penombra. E immagina poi venir scoperti! Piuttosto trovati qualcuno che possa renderti davvero felice! Vuoi per caso fare la fine del principe Carlyle e di sua moglie?»
Se quello non era uno scherzo del destino, allora, non sapevo cosa fosse. Assunsi un'espressione disinvolta, facendo finta che, inconsapevolmente, non stessimo parlando della stessa persona.
«Che succede ai principi?» chiesi con scioltezza e per rendere ancora di più l'idea che fossi totalmente disinteressata, presi a pulire i vetri delle finestre con maggior vigore.
«Che succede? Diciamo che il matrimonio tra i principi è annoverato tra quelli più tristi che conosca.»
«Dici che il loro non sia l'immagine tipica di un matrimonio reale?»
«Oh no affatto! I genitori della principessa, sulla base delle voci che mi sono giunte, si sono innamorati nel momento stesso in cui si sono visti per la prima volta. Sorvoliamo ora il fatto che Re Giorgio è in preda alla pazzia, ma non significa che la regina non lo ami ancora come un tempo.»
La malattia del Re inglese era ancora considerata un argomento tabù a palazzo e lo rimase anche in quelle quatto mura. Da come avevo avuto modo di capire, la principessa non era ancora riuscita ad accettare la condizione di suo padre e ogni volta che usciva fuori il discorso, anche se per sbaglio, lanciava fuoco e fiamme sul malcapitato.
Ci prendemmo una pausa e ci sdraiammo entrambe sul letto che avevamo appena rifatto. Chi ci avrebbe potuto vedere del resto? Rimanemmo a guardare il soffitto per un po', il tempo sufficiente per fare qualche respiro.
«Se i principi non sono innamorati perché secondo te continuano su questa strada?» la mia voce tagliò il silenzio e interruppe la quiete che il lieve ticchettio delle prime gocce di pioggia aveva contribuito a creare.
Lydia alzò il busto e un manto di capelli castani cosparse la sua porzione di cuscino.
«Credi che sia così facile come potrebbe esserlo per noi comuni mortali?» si sdraiò di nuovo, a gambe aperte «A noi gente di periferia basta abbandonare il proprio tetto, e senza che intervenga alcuna autorità, è sufficiente quello per decretare la fine di un matrimonio. Per i membri di una qualsiasi famiglia reale è come sottoscrivere un contratto, la cui violazione non viene mai contemplata»
«Credo che passare la vita accanto a una persona che non si ama è un costante sacrificio. È un prezzo troppo alto da pagare!» osservai con nerbo.
«Se ti stai riferendo ai principi non è proprio così come pensate.»
Mi girai su un fianco e appoggiai i miei fanali verdi sulla sua bocca, in attesa della sua prossima parola.
Dopo essersi resa conto della mia rinnovata attenzione, continuò «Jocelyn pende dalle labbra del principe, farebbe qualsiasi cosa pur di accontentarlo e di renderlo felice. Altrettanto non può dirsi per Carlyle.»
Ripensai al discorso che mi aveva fatto la signora Bell nei mesi precedenti e dovetti constatare che quelle che lei considerava solo chiacchiere da locanda, avevano in realtà un briciolo di fondatezza.
Provai una forte sensazione di dispiacere, come se per la prima volta riuscissi a empatizzare per quella coppia «Non so chi sia più sfortunato tra i due: se Jocelyn, con un uomo dal quale non riceve le attenzioni che vorrebbe; o Carlyle, in un matrimonio non voluto.»
Lydia accartocciò le labbra in una smorfia di compatimento e iniziò ad arrotolarsi le ciocche dei capelli tra le dita «Non voluto, ma dovuto.»
I miei fanali si accesero ancora di più «Immagino il solito matrimonio tra famiglie reali per rafforzare il proprio prestigio in Europa» aggiunsi.
Provenne da fuori il canto malinconico di una civetta e il guaiolo di una volpe solitaria.
«Sì, ma non è tutto. Diciamo che se Sommerseth esiste ancora è soprattutto grazie a questo matrimonio.» unì le mani sotto la nuca e cominciò a muovere un piede in su e in giù.
«Caspita, ragioni politiche di fondo... e non le tipiche ragioni politiche.» mi diedi un colpetto sulla fronte «scusa il gioco di parole, ma hai capito cosa intendo.» mi resi conto che c'erano ancora molti segreti stratificati al di sotto di gorgiere, gonne vaporose e giubbe in raso.
Lydia si schiarì la gola, come se dovesse prepararsi a un lungo e profondo discorso, poi sbuffò «Veniamo al dunque. Re Giorgio aveva minacciato più volte di invadere Sommerseth per annetterla ai propri domini. Re Friederich, per questo motivo, decise di scendere a compromessi per tutelare la propria Corona»
«E i propri territori, suppongo.»
«Ovviamente, ma senza la Corona non ci sarebbe neanche più la famiglia Kynaston. Probabilmente a quest'ora sarebbero stati relegati in chissà quale casa di campagna nelle contee inglesi a vivere di una misera rendita.»
«E un matrimonio è bastato ad acquietare le pretese di re Giorgio? Non so, magari voleva fare contenta sua figlia... che è anche la sua ultimogenita se non sbaglio.»
«Sei ingenua ma te lo concedo» mi strizzò l'occhio «il matrimonio tra Carlyle Kynaston e Jocelyn di Hannover non è servito ad accontentare nessuno, se non le rispettive famiglie degli allegri sposini. Facendo sposare sua figlia con il principe, il re inglese ha in questo modo esteso i suoi controlli anche sul nostro povero principato»
Sobbalzai e mi appoggiai sul gomito «Dunque non c'è stata una vera annessione ma di fatto l'Inghilterra ci controlla!»
«Beh sì, è più o meno così.»
«E io che avevo sempre pensato di vivere nel posto perfetto.» piagnucolai e lasciai cadere il mio manto dorato sul cuscino.
«C'è dell'altro!» disse con tono beffardo. Sapeva di conoscere molte cose e questo per lei era quasi un vanto.
«Cos'altro ancora?» risposi intimorita.
«Ti sei chiesta perché Carlyle è un principe e non... un Re come suo padre?» i suoi occhi brillarono di una luce diversa.
«No. Non me lo sono mai chiesto.» nascosi la coda tra le gambe come un cagnolino.
«Immaginavo anche questo. Nel patto viene richiesto anche che il principe Carlyle rinunci al suo titolo reale e accetti di rimanere per sempre un principe, come prezzo da pagare per non dover assistere alla scomparsa di Sommerseth dalle cartine geografiche.»
Trasalii «Anche se questo implica che neanche sua figlia sarà mai incoronata regina?»
Lydia disapprovò «Credi che a Re Giorgio interessi del titolo della sua ultima figlia? Ha già avuto ciò che voleva, forse anche più di quello che si sarebbe mai aspettato.»
«E il principe come l'ha presa?» sentii un forte senso di angoscia pervadermi il petto.
«Malissimo, come del resto doveva prenderla. Suo fratello per lo sdegno non gli ha rivolto la parola per anni. In realtà non so se hanno ripreso i...»
La interruppi.
«Suo fratello?»
«Ebbene sì, Anthea. Il nostro bellissimo principe ha un fratello» mandò giù la saliva che le si era accumulata per il troppo parlare «più grande, prima che tu me lo chieda.»
Risi di gusto «Mi hai anticipata.»
«Credo di iniziare a conoscerti molto bene.»
«Lo credo anche io. E dimmi, dove si trova?»
«Da ciò che so, si trova a Beaufort. Il principe gli ha commissionato di occuparsi dei suoi possedimenti in Francia, successivamente al suo ritorno dalla leva militare.»
«Perdona la domanda, magari è sciocca, tuttavia la Francia non si sarebbe potuta opporre all'annessione da parte dell'Inghilterra? Si sarebbe potuto risparmiare un patto iniquo e tanta disapprovazione.»
«Credi che da oltre la Manica sarebbero partite navi cariche di soldati per difendere le mura di un principato di qualche migliaia di abitanti? Una spedizione troppo costosa e di scarso interesse.»
«Anche questa volta mi trovo a dover concordare con te, non sarebbe mai successo» mi stropicciai gli occhi e poi una domanda mi venne spontanea «come si chiama il fratello del principe?»
«Godwin.» rispose secca.
«Magari, in futuro, potrà avere un ascendente positivo sui francesi.»
«Oh no, tu ancora non lo conosci. Non so se augurarti di conoscerlo mai, ma il mio istinto mi spinge a dirti di no.»
Difficile immaginare qualcuno simile a Jocelyn, ma sulla base di quelle parole non doveva essere così impossibile.
«Mi stavi raccontando del matrimonio dei principi. Come si è evoluto dal momento della sua celebrazione?»
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