Epilogo.
Pov's Omar
"Quei giuramenti, quei profumi, quei baci infiniti, rinasceranno"
Baudelaire.
Sospirai per poi chiudere con forza lo sportello della macchina e avvicinarmi al grande edificio, ero incazzato all'idea che un uomo qualsiasi, che non conosceva la mia storia, doveva decidere se togliermi per sempre mio figlio o concedermi la possibilità di vederlo almeno una volta al mese.
Presi un caffè al distributore automatico, avevo bisogno di essere lucido, mandai giù tutto in un sorso il contenuto del bicchierino per poi raggiungere il mio avvocato al piano superiore, lei era già lì, seduta su una delle sedie disposte lungo il corridoio, salutai con una pacca Marco, ero pronto ad ascoltarlo.
"Siamo noi ad avere la meglio, il bambino ha detto che con te sta bene, ha parlato addirittura di te in un tema, questa volta la mettiamo alle strette e ci portiamo a casa la vittoria, credimi"
"Non riesci a vestirti in modo decente nemmeno in occasioni importanti come queste" Sussurrò senza degnarmi di uno sguardo.
"Non pensavo che il mio abbigliamento fosse rilevante" Stava giocando sporco, dovevo mantenere la calma se volevo vincere, dovevo farlo per mio figlio, avevo bisogno di stare con lui.
"Allora, signorina Ferrari, qui leggo che è stata lei a chiedere il divorzio e che qualche mese fa ha fatto richiesta per l'affidamento esclusivo, dico bene?"
"Si, dice bene"
"Come mai questa scelta? Cos'è successo per portarla a prendere una decisione di questo tipo?"
"Vede signor giudice in questi mesi ci eravamo accordati tramite i nostri giudici per stabilire dei giorni in cui stare con nostro figlio, questo perché volevano permettergli di vivere al meglio la separazione, senza stressarlo inutilmente, non ho mai voluto immischiarlo nei nostri problemi, fatto sta che il mio ex marito non ha rispettato i patti, si è sempre fatto le sue regole"
"Volevo semplicemente stare con mio figlio e anche lui visto che era d'accordo con me, con te non ci vuole stare, lo opprimi"
"Ti sbagli, io non lo opprimo, cerco solo di fare quello che è meglio per lui, con te ci vuole stare solo perché non gli dici mai di no, e poi sto parlando io, preferirei che non mi interrompessi"
"Se parli e dici cazzate è ovvio che ti interrompo, mi scusi signor giudice potrebbe lasciarci un secondo soli? Si può fare?"
"Certo certo, vi concedo cinque minuti"
"Smettila di dare spettacolo e di farmi passare per il pazzo della storia" Affermai alzandomi, cercando di sbollire la rabbia, avevo voglia di spaccare tutto.
"Sto raccontando semplicemente quello che è successo"
"No, stai raccontando il cazzo che ti pare Charlotte, se vuoi raccontare quello che è successo perché non gli racconti anche della nostra scopata eh?"
"Abbassa la voce"
"Ah adesso vuoi che abbasso la voce? Ma certo, non puoi rovinarti la reputazione, infondo sono un'avanzo di galera se qualcuno ti vede ancora con me per l' immagine del cazzo che ti sei costruita è finita"
"Meglio la mia immagine costruita in confronto a te che hai ripreso a spacciare, pensi che non ti ho visto? È anche per questo che siamo qui, quindi non ti meravigliare se non voglio che mio figlio ti veda e ringrazia che non lo sto utilizzando come prova contro di te"
"Non sai un cazzo di me, stai toccando il limite, ti avverto"
"Dove vai adesso?"
"Me ne vado, tanto avresti vinto tu, evito di far perdere tempo a tutti"
"Omar ma che sta succedendo? È vero quello che ho sentito?" Mi guardó stupito, sembrava deluso.
"No, facevo solo un favore ad un'amico, lo sai come vanno queste cose.
Mi dispiace, ho rovinato tutto un'altra volta, ma conviene a tutti che vince lei, non sono bravo a fare il padre, lo pensi anche tu infondo, ci si vede in giro Mà"
"Che cazzo ci fai qui? Hai vinto la causa, non ti basta? Cosa vuoi ancora da me?"
"Io non ho vinto un bel niente Omar, me la dai una sigaretta?"
"Non tratto con i nemici, dovresti saperlo"
"Ho parlato con il giudice, ho ritirato la richiesta di affido esclusivo, puoi vedere Brayan tutte le volte che vuoi" Affermó girando i tacchi e abbassando la maniglia della porta, ma prima di permetterle di uscire dalla stanza la bloccai.
"Charlotte, aspetta, io non volevo vedere solo Brayan, perché non lo capisci? Perché non possiamo smetterla di farci la guerra?" Provai a continuare il discorso, lo avevo ripetuto così tante volte nella mia testa in questi giorni che non potevo sbagliare, ma non me ne diede modo visto che si fiondò sulle mie labbra, un bacio che non aveva nulla di dolce e mi sembró quasi di tornare a respirare quando quel profumo e quei capelli biondi mi stuzzicarono le narici, l'afferrai per i glutei sbattendola alla porta, girai la serratura e sussultai quando le sue mani sfiorarono il tessuto dei miei boxer, non avrei resistito a lungo.
Ci ritrovammo nudi, spogli delle nostre armi, ma la battaglia non era ancora finita.
Baciai ogni singolo lembo di quella pelle, bianca, pura e senza imperfezioni che entrava così dannatamente in contrasto con la mia, olivastra, macchiata e piena di ferite.
"Omar, ti prego" Con una spinta decisa, senza mezzi termini, entrai dentro di lei e per la prima volta dopo settimane mi sentii di nuovo completo, tutto stava ritornando al proprio posto.
Venimmo insieme, a distanza di pochi secondi l'uno dall'altra e mentre riprendevamo fiato mi fermai ad osservarla, i suoi capelli erano arruffati, le guance rosse e le labbra gonfie, era dannatamente bella e io mi sentivo così inadatto a starle vicino.
Dopo esserci rivestiti uscimmo da quel bagno, stando attenti a non farci vedere insieme, mentre percorrevo le scale del grande edificio buttai un'occhiata al telefono, Zaccaria mi aveva chiamato, me lo aspettavo, gli avevo mandato una decina di messaggi da vero disperato, gli scrissi che non si doveva preoccupare, che era tutto risolto.
Quando raggiunsi la mia macchina fui felice di trovarla lì, in piedi, ad aspettarmi.
"Allora? Dove andiamo?" Finalmente dopo mesi di musi lunghi, occhiatacce e smorfie rivedevo il suo sorriso.
"Lo scoprirai"
"Dai! Lo sai che non mi piacciono le sorprese"
"Per questo non te lo dico" Sbuffò per poi alzare il volume dello stereo.
"È una canzone nuova?"
"Mi fa piacere che ascolti la mia musica, è uscita mentre ero ancora in carcere"
"Ehi, non mi giudicare, lo sai che mi piacciono canzoni più soft"
"Lo so, lo so"
"Nessuno mi aveva detto niente però non sembra male, come si chiama?"
"Chichi"
"Omar" Sapevo cosa volesse dirmi, la sua voce si stava inclinando e con tutte le sue forze stava cercando di trattenere le lacrime, era il nome che le dava sempre sua madre, non avevamo mai toccato questa questione da quando ci eravamo rivisti, sapevo che per lei era una ferita ancora troppo fresca, ma quando scrissi la canzone, in cella su quel foglio ingiallito, io ci avevo pensato, avevo pensato a tutto quello che avevamo passato, anzi, che lei aveva passato, io ero stato il vigliacco della situazione lei invece aveva lottato, era andata contro tutti, contro le critiche, gli sguardi, i commenti, contro sua sorella e persino contro sua madre, quest'ultima non l'aveva più perdonata, nemmeno in punto di morte, mi incolpavo per non esserci stato in un momento così doloroso, ero convinto che se solo mi fossi fatto coraggio, anni prima, sarei riuscito a farle riconciliare, ma come sempre avevo mandato tutto a puttane e forse, in fondo, sua madre gioiva nel sapermi in galera, finalmente lontano da sua figlia.
Il giorno che la registrai, pioveva, quando ti ritrovi in quella situazione non ti importa del tempo e nemmeno del giorno, ti lasci andare, perché ti sembrano cose futili, quel giorno però ci feci caso, non mi aspettavo visite, i ragazzi erano passati a trovarmi la settimana prima, rimasi sorpreso quando mi trovai quella chioma bionda che tanto amavo dall'altra parte del vetro, ero felice, almeno fino a quando non aveva tirato fuori quelle maledette carte, feci il panico, non volevo crederci, è vero, ci eravamo urlati in faccia tante volte la parola 'divorzio' ma non avevamo mai agito veramente.
Una volta tornato in cella cambiai il testo buttai tutto l'odio che provavo nei suoi confronti sulla carta, ma era anche amore, perché in fondo sapevo che lei mi avrebbe aspettato, che fosse stato a casa su un divano o fuori da un carcere lei ci sarebbe sempre stata, come io per lei.
Fine
Grazie per aver letto fino a qui, ci vediamo presto con qualcosa di nuovo.
-G
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