UNA VISITINA INATTESA
CAP.6
UNA VISITINA INATTESA
E’ mattina e finalmente posso dire di esser riuscito a dormire decentemente dopo due giorni di quasi pura insonnia. Oggi è venerdì e non ci sono lezioni, ricominceranno lunedì e così avrò modo di studiare e di passare un week end tranquillo, Erik permettendo.
Mi alzo definitivamente dal letto e inizio a vestirmi, ho intenzione di mettermi una camicia bianca, dei pantaloni comodi e un bel maglione blu che mi ha regalato Raven.
Mentre mi abbottono la camicia il mio sguardo si posa sul mio collo e solo adesso mi accorgo che è completamente ricoperto di segni rossi. I ricordi della scorsa notte mi investono come un camion in corsa. Quella scia rossa non sono altro che i segni dei morsi e dei baci di Erik…Dio mio, io e Erik, ieri notte…cioè stanotte, sì insomma, io e lui…come dire, ecco abbiamo…
Il mio cervello va in tilt e mi sento morire dall’imbarazzo solamente al pensiero di rivederlo adesso! Mi sta bene, me la sono davvero cercata! Come cavolo mi è saltato in mente di fare…quelle cose ieri?!? Eppure mi hanno fatto, beh, diciamo bene. Se oggi sono riuscito a dormire decentemente e mi sento così rilassato è dovuto al fatto che sono riuscito a “sfogami” almeno un pochino…
Nonostante questo, mi sento morire dalla vergogna e dall’imbarazzo. Afferro il primo libro che trovo, deciso più che mai di distrarmi e di evitare di guardare il mio coinquilino durante il tempo che trascorreremo in cucina.
La cucina.
Cazzo, il frigo…
Giuro, non lo guarderò mai più con gli stessi occhi d’ora in avanti!
Perché suona così tanto perverso?
Entro in cucina deciso più che mai a non combinare gaffes come sono solito fare. Noto subito Erik tutto intento a preparare il caffè. E’ girato di spalle, a torso nudo. Porta un paio di jeans a vita bassissima ed è un po’ spettinato. E’ la prima volta che lo vedo così, ma nonostante questo è lo stesso tremendamente bello.
Immediatamente dopo trovo sul tavolo, dove c’è il mio posto, una tazza di latte fumante e una barretta di cioccolata. Mi viene quasi da ridere pensando che Erik abbia potuto preparami la colazione. E’ assolutamente una cosa paradossale!
-Cos’è? Roba avvelenata?- gli chiedo appoggiando una mano sul tavolo. Sono sicuro che dentro a quel latte ci sia tipo un veleno potentissimo o un forte lassativo, come si dice, la prudenza non è mai troppa...
-Tutto commestibile, tranquillo- mi risponde e sono certo che sta sorridendo, almeno spero, mentre è intento a chiudere la caffettiera.
Mi metto a sedere dandogli le spalle, ancora un po’ incerto se fidarmi di lui o meno.
-A cosa devo tutta questa gentilezza?- gli chiedo mentre inizio a sfogliare il libro che mi sono portato “per sicurezza”.
-Diciamo che te lo sei meritato…dopo ieri notte…- a questa frase perdo un battito. –Ma non farci l’abitudine…- ah beh, certo, ti pareva. Devo quindi iniziare a prepararmi per una nuova ondata di terrorismo da parte sua. Gli mando un’occhiataccia che non nota standomi ancora girato di spalle. Sbuffo cercando di controllare il mio sguardo che si sposta velocemente dalla schiena di Erik fino al suo basso ventre. Con uno sforzo sovrumano mi volto portando la mia attenzione al libro e alla mia colazione. Mi lecco le labbra cercando di concentrarmi su qualcosa che non siano i pantaloni di Erik, anche se credetemi, è davvero molto più difficile di quanto possa già sembrare.
-A quando il BIS?- non faccio in tempo a fare niente che me lo ritrovo dietro appoggiato sulla mia sedia con la testa rivolta di fianco alla mia.
“Anche ora, in qualsiasi momento, se sei tu a chiedermelo!” è questo quello che vorrei dirgli ma assolutamente non posso cedere in questa maniera e, quindi, sospirando pesantemente gli rispondo cercando di sembrare il più categorico possibile: -Erik, siamo studenti, non dovremo distrarci con altre…cose…- non continuo la frase perché noto da subito che non mi sta dando per niente retta, intento com’è a giocare con qualche ciocca dei miei capelli castani attorcigliandole lungo il suo indice.
-Non mi sembravi di questo avviso stanotte…- inizia a sussurrarmi all’orecchio, facendo incrinare già la mia debole forza di volontà.
Cazzo.
Penso che oramai Erik sappia che lo desidero, e infatti non perde tempo, iniziando a mordermi l’orecchio per poi prendere con due dita il mio mento per rivolgere il mio viso sul suo in modo tale da potermi baciare.
E infatti…
Mi bacia con una dolcezza e con una lentezza davvero esasperante, vuole farmi perdere completamente la testa e infatti sto già da ora iniziando a mandare all’aria tutti i miei “buoni propositi” buttandogli le braccia al collo. Erik allora mi solleva e abbracciandomi, mi fa arrivare alla sua stessa altezza.
-Cazzo, Erik, come faccio a dirti di no?- gli sussurro a fior di labbra accarezzandole con due dita.
-Non devi dirmi di no.- mi sorride cattivo iniziando a leccare le mie dita. Mi sento come se avessi preso la scossa, e in preda all’imbarazzo cerco di spostare la mano che però viene prontamente afferrata da quella di Erik che inizia a succhiare le mie dita senza distogliere neppure per un secondo lo sguardo dai miei occhi.
Io inizio ad ansimare sentendo l’eccitazione iniziare ad avanzare sempre di più dentro di me, Erik se ne accorge e mi sorride soddisfatto.
-Immagina se al posto delle tue dita ci fosse il tuo…-
DIN DON!
Come se non avessimo mai sentito per tutta una vita il suono di un campanello sussultiamo spaventati. Né io e né lui ci saremmo mai aspettati una visita questa mattina, ma forse per me è un bene, visto che Erik aveva letteralmente voglia di divorarmi, senza neanche aver finito la colazione!
Cerco di divincolarmi dalla sua stretta, anche se risulta la cosa più difficile del mondo. Assieme al campanello che suona insistentemente, ci si mette pure lo squillo della caffettiera creando un baccano incredibile.
-Lascia perdere il campanello, Charles, vieni in camera con me…-
La voce calda e a malapena sussurrata di Erik spegne completamente il mio cervello, annebbiando tutti i miei sensi. Non ce la faccio proprio a rifiutare, anche perché sta riuscendo nel suo intento, trascinandomi verso il suo appartamento.
DIN DON
-Erik, dobbiamo vedere chi è…- gli dico prendendo il suo viso sussurrandogli a fior di labbra.
-Che si fotta, chiunque sia…-
-CHARLES!!!- sussulto al suono di quella voce, riconoscendola immediatamente.
-E’ Raven, devo aprirle!- Erik è visibilmente sorpreso e io ne approfitto della situazione per sfuggirgli dalla sua presa per correre verso l’ingresso tutto trafelato.
Prima di aprire, riesco e sentirlo dire: -Chi cazzo è Raven?-
Sarà una mattinata molto lunga. Me lo sento. Posso dire addio al mio “venerdì tranquillo”
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