A scuola la professoressa di italiano ci ha letto la poesia "girovago" di Ungaretti e ci ha fatto una domanda: voi vi sentite un po' girovaghi?

Inizialmente non sapevo come rispondere, ma appena sono arrivata a casa ho capito tutto. È facile parlare di una persona che non ha un posto nel mondo quando te sei quella persona. E così ho scritto.

Se talvolta mi sento un po' girovaga? Credo di sì.
Non fraintendete, amo la mia vita e non posso lamentarmi di certo perché so di essere molto più fortunata di altri ad avere una famiglia amorevole, una casa accogliente e tanti amici stupendi in una scuola fantastica;
solo che spesso tutto questo mi sembra sbagliato. Come se dentro di me sapessi che questo non è il mio posto. Come se non mi incastrassi alla perfezione nel puzzle a cui sono stata destinata e sto qui con un angolo sfalsato aspettando di crescere per poter cercare il mio posto.
Da tutta la vita sogno di essere cresciuta in un piccolo paese dove tutti conoscono tutti, dove i giovani escono tutti i pomeriggi e tornano alle loro case all'ora di cena per incontrarsi la mattina a scuola, una scuola piccola al centro del paesino. Vorrei tanto vivere in un posto senza centri commerciali, ma con un mercato, tante botteghe di ogni tipo e una panetteria gestita da un panettiere dalle mani possenti e il cuore caldo.
Ma non è così. Io sono qui. E questo mi fa stare male perché la mia vita,per quanto bella, non mi si addice e mi ritrovo spesso a sentirmi sbagliata.
Sapendo quindi di non poter vivere in un posto del genere io scrivo. Scrivo storie (o almeno ci provo) ambientate in questi luoghi così belli che mi fanno essere giusta, con la speranza che un giorno altri girovaghi possano trovare rifugio tra le mie parole e sentirsi giusti insieme.

Non so se fosse ciò che intendeva Ungaretti, ma come lui non riusciva più a trovare il suo posto nel mondo, io non ho trovato il mio.
E forse è giusto così.

Con ciò io ora vi chiedo: e voi siete girovaghi?