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Una porta per la libertà

Dove sono finito?

L'unica cosa che in questo momento percepisco è un dolore alla tempia sinistra che tormentandomi non mi permette di pensare.

Apro gli occhi lentamente perché le fitte alla testa sono troppo forti da sopportare, percepisco una superficie ruvida e fredda sotto di me e capisco di essere sdraiato sull'asfalto. Come diavolo può essere successo?

Mi massaggio il gomito tentando di rialzarmi. Devo averlo battuto durante l'impatto con la strada perché il braccio mi duole tremendamente.

L'equilibrio è precario, e mi ci vuole qualche secondo per riuscire a mettere a fuoco l'edificio che si staglia davanti ai miei occhi, ma quando capisco che è la Curia, riesco addirittura a essere felice. Ce l'abbiamo fatta ... il teletrasporto ha funzionato! Non ci posso credere, finalmente la luce in fondo al tunnel si fa più vivida e io posso permettermi di sperare.

Sto festeggiando quando mi accorgo all'improvviso che Cloe e Chendal non sono accanto a me.

Mi guardo intorno allarmato, l'agitazione inizia ad invadere la mia mente ... e se durante il viaggio si fossero persi?

No Jay, non pensarci neanche; saranno qui da qualche parte, devo pensare positivo, altrimenti rischio d'impazzire, perché se un non traslatore si perde durante un teletrasporto finisce in una terra chiamata Cràcker, un luogo sconosciuto da cui nessuno è mai tornato. Si narra che lo spazio e il tempo siano stati risucchiati da Cràcker e che le persone confinate in questa terra ci rimangano per l'eternità, immobili, dimenticandosi chi sono veramente e scordandosi di tutti gli affetti avuti su Rominia, il nostro pianeta.

Attraverso correndo il giardino curato della Curia con il sudore che m'imperla la fronte: non m'importa se è notte, se fa freddo o se qualcuno possa riconoscermi, in questo momento il mio obbiettivo principale è ritrovarli.

Con mio grande sollievo mentre mi avvicino all'edificio scorgo due ombre familiari stagliarsi dinnanzi a me e il cuore si alleggerisce, perché per un attimo, la paura della terra di Cràcker mi ha invaso veramente.

La gioia percepita però sparisce immediatamente quando mi accorgo che Chendal è accasciato sulle lunghe scalinate di marmo davanti alla porta d'ingresso della Curia e in braccio sostiene Cloe, la mia Cloe, priva di sensi.

"Che cosa è successo, perché è svenuta?"

Bisbiglio allarmato.

"Non lo so." Confessa con la voce carica di tensione. "Forse il problema è che questo per lei è stato il primo teletrasporto: purtroppo per coloro che non sono dei Traslatori ci possono essere degli effetti collaterali e magari, visto che Cloe è una Neminem le conseguenze sono state più pesanti."

La tiene fra le braccia con preoccupazione e non accenna a volerla lasciare andare, i suoi occhi non si staccano nemmeno per un secondo da quelli serrati di Cloe.

Io nonostante tutto però, non riesco a non arrabbiarmi.
"Cosa?? E scusami, vorresti per favore spiegarmi come mai queste cose tu non me le abbia dette prima?"

Quando recepisce la mia domanda provocatoria gli occhi di Chendal si rimpiccioliscono diventando due bracieri ardenti, non l'ho mai visto così alterato.

"Credi che l'abbia fatto apposta?" Mi urla contro e io forse mi sento un po' in colpa.

"Ma certo che no ... penso solamente che avresti potuto avvertirci. E abbassa la voce, se non vuoi che ci scoprano!"

Se vuole fare l'arrabbiato va bene, ma troverà pane per i suoi denti.

"Senti Jay, non te l'ho detto perché nemmeno io sapevo quali potessero essere gli effetti collaterali di un incantesimo su una Neminem e perché, se non sbaglio, io era la vostra unica possibilità di scappare. Cacchio, se permetti sono un Traslatore solo da un giorno."

La sua voce è tenebrosa e gli occhi velati da un pesante strato di preoccupazione. Prima che possa anche solo pensare di ribattere alle affermazioni di Chendal vedo il mio amico sollevare delicatamente Cloe da terra stringendola fra le braccia con una presa sicura e protettiva.

"Stare qui fuori è troppo rischioso." Esclama. "E' meglio portarla dentro la Curia, quando saremo al sicuro decideremo come procedere."

Anche se sono arrabbiato con Chendal mi ritrovo ad accettare la sua proposta.

Spero solo, per la sua incolumità che Cloe si riprenda, altrimenti potrei non riuscire più a controllare le mie azioni.

Cercando di cancellarmi dalla testa il volto di mia sorella privo di sensi mi avvicino alla porta di vetro d'ingresso per fondere la serratura, il trucchetto ha già funzionato una volta, non sarà difficile replicarlo.

Forse però ho parlato troppo presto, perché la serratura è elettronica e non posso permettermi di surriscaldarla perché rischierei di mandare in cortocircuito tutto l'impianto elettrico della Curia facendo scattare l'allarme, il rischio che ci scoprano è troppo alto.

"Chendal ... mi spiace disturbarti, ma abbiamo un problema."

"Ti stai riferendo al fatto che tua sorella mi sta deformando la spina dorsale perché tu ci stai mettendo una vita a sfondare quella maledettissima porta?"

"No, un altro." Ribatto senza però riuscire a trattenere una risata, ripensandoci credo che la mia sia stata pura isteria.

"La serratura è elettronica."
Chendal mi fissa senza rispondere, ma il suo sguardo è il ritratto dell'incredulità.

"Stai scherzando ... e no ... ma questa è proprio sfiga!"

"Cosa facciamo adesso? Noi non possiamo rimanere qui fuori, Cloe è ancora svenuta e fra poche ore nemmeno le tenebre saranno più dalla nostra parte per proteggerci con il loro scuro manto ."

"Ti sembra il momento di fare tutti questi giri di parole? Cosa sei, un poeta maledetto? Dobbiamo trovare una soluzione e anche in fretta."

Il suo tono è agitato mentre mette delicatamente a sedere Cloe sul freddo marmo davanti all'impenetrabile porta d'ingresso.

"Rifletti Jay, ce la puoi fare ..." mi ripeto anche se non è facile per me attivare i neuroni nei momenti di stress intenso, di solito è mia sorella la più brava in queste cose. Sto cercando disperatamente una soluzione quando scorgo con la coda dell'occhio Chendal avvicinarsi a Cloe per scostarle una ciocca ribelle di capelli dalla fronte.

Mi chiedo ... Cosa mi sono perso?

Forse dovrei fare un discorsetto al mio migliore amico, in questi giorni sta mettendo a dura prova la mia pazienza ... lo so che è solo grazie a lui se siamo riusciti a scappare, però non sarò tranquillo fino a che mia sorella non riaprirà gli occhi. All'improvviso, come se qualcuno avesse ascoltato le mie preghiere decidendo di esaudirle, sento una voce femminile provenire dalle mie spalle.

"Sai Chendal ..." Dice guardandolo negli occhi "Sei un vero maleducato! Non puoi dire a una ragazza che ti deforma la spina dorsale, non è carino." Esclama sorridendo e spingendolo via.

Questa volta ho avuto paura, ho avuto veramente paura di perderla e adesso, senza pensarci nemmeno un secondo corro verso mia sorella e l'abbraccio, per assicurarmi che sia ancora qui tra noi, che non ci abbia lasciato.

"Ehi cos'è tutto questo affetto gratuito. Prima Chendal che mi prende la mano, poi tu ..." Esclama lei ridendo.

"Chendal cosa?" Dico voltandomi verso il mio amico che diventa dello stesso colore dei suoi pantaloni amaranto.

"Niente." Esclama schiarendosi la gola. "Non avevamo un problema da risolvere noi?"

Molto furbo, cerca di cambiare discorso ... ma appena questo casino sarà finito ritirerò fuori l'argomento e allora, nessuno potrà salvarlo, d'ora in avanti deve stare molto, molto attento.

"Che problema?" Esclama Cloe allarmata alzandosi in piedi, si regge la fronte e traballa, vorrebbe essere forte, ma lo shock per lo svenimento è ancora presente nelle sue membra rendendola più vulnerabile. Io mi avvicino tentando di tranquillizzarla, ma sono consapevole della mia voce agitata.

"Niente di che ... diciamo solo che non possiamo entrare nella Curia perché la serratura è, indovina? Elettronica e né i miei poteri né quelli di Chendal possono disattivarla."

Non so proprio cosa fare, questa volta siamo nei pasticci, ci vorrebbe un'idea e anche in fretta.

"Se solo ci fosse Meredith ... " Sussurra Cloe.

"Perché?" Esclamo allarmato, cosa centra lei adesso?

"Come perché?" Domanda sorpresa. "Non sai che Meredith è un'Elettride? Non hai visto la sua iniziazione?"

Oh mamma ... non le ho nemmeno chiesto com'è andata la cerimonia d'Escelta. Complimenti Jay, comportamento da vero gentiluomo.

"Ben detto Cloe, per lei sarebbe un gioco da ragazzi disattivare la serratura: le basterebbe canalizzare un po' dell'energia elettrica che le scorre nelle vene attraverso la porta per scollegarla."

"Hai ragione Chendal ... ma il problema rimane, perché Meredith non è qui."

Già, non c'è! E mai come adesso ne percepisco l'assenza. Mi manca tutto di lei: i suoi occhi, il suo sorriso, il profumo di pesca emanato dai suoi capelli. Ok, adesso basta, sto diventando patetico.

"Se è solo questo il problema si può sistemare."

Esclama Chendal con decisione facendo l'occhiolino a Cloe e interrompendo i miei dolci pensieri.

Il mio amico chiude gli occhi ed è in questo preciso momento che capisco il suo piano. Un turbinio d'aria e polvere spira attraverso le vie concentrandosi intorno alla figura di Chendal, i capelli e i vestiti vengono scompigliati dal vento, ma lui sembra non accorgersene, sembra non percepire più nulla del mondo esterno concentrandosi solamente sul suo potere interiore.

Mia sorella grida il suo nome allarmata, mi chiedo se abbia capito che Chendal si sta teletrasportando. L'unica cosa che posso fare è avvicinarmi a lei e tranquillizzarla, assicurandole che andrà tutto bene.

O almeno, spero.

Pensarlo però mi aiuta a renderlo più vero.

In fondo, solo una maledettissima porta ci separa dalla tranquillità agognata, abbiamo fatto così tanto e non possiamo, non dobbiamo arrenderci adesso.

Quando Chendal scompare dalla nostra vista in un bagliore biancastro, comprendo che l'unica cosa che possiamo fare è aspettare, sperando che nessuno decida di farsi una passeggiati notturna davanti alla Curia stasera e che i nostri genitori non ci trovino.

Tento di riempirmi la mente di pensieri positivi, ma è proprio l'incertezza la cosa che più al mondo mi fa paura.

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