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Il patto

Il presidente è immobile nella sua fiera posizione d'innanzi a noi e io non riesco a crederci. Una miriade di domande differenti mi affollano la testa scombussolando tutte le mie priorità.

Osservo il vetro appannato della stanza e la condensa sembra riflettere i miei offuscati pensieri donandomi un'immagine di me stesso quanto mai sfocata, ma purtroppo simile alla mia realtà interiore.

Arache entra nel salotto non mutando nemmeno per un istante l'espressione di densa soddisfazione che gli si è disegnata sul volto non appena ha oltrepassato la porta d'ingresso.

"Allora ragazzi." Esclama il presidente con la caratteristica sfumatura di corruzione nella voce. "Vi piace la piccola sistemazione che ho trovato per voi?".

Le sue parole sono così zuccherate che sento salire irrimediabilmente la glicemia nel mio sangue, insieme alla rabbia repressa per gli ultimi avvenimenti che non fanno altro che privarci, ancora una volta, della nostra inviolabile libertà.

Non posso più trattenermi, ho assopito troppo volte il mio istinto e adesso faccio l'unica cosa che un buon cittadino non dovrebbe nemmeno pensare d'attuare: urlo in faccia al nostro presidente la scomoda verità senza tralasciare nemmeno un piccolo particolare.

"Le sembra questa, una domanda da porci in una situazione del genere? Siamo reduci da giorni di tensione e paura, e l'ultima cosa che potrebbe interessarci è questo stupido appartamento. Senza contare che siamo qui solamente perché lei ha rapito non solo noi, ma anche i nostri genitori. Questa, mi scusi, non mi sembra l'essenza della democrazia, non le pare?"

Mi rendo conto di poter avere esagerato in particolar modo con l'ultima parte dello sproloquio, ma il mio corpo ha raggiunto il limite massimo di sopportazione e a questo punto non c'è nulla che possa calmarmi. Sembra proprio che Arache non ami questo lato battagliero del mio carattere perché la sua espressione affabile si tramuta in una smorfia che fa trapelare dal suo cereo viso tutta la cattiveria che in questi anni si è sedimentata dentro di lui.

"Penso proprio Jay, che tu non abbia ancora compreso quali sono i tuoi veri nemici, e questa è una cosa profondamente sbagliata che potrà mettervi in pericolo." Fa una pausa ad effetto sorseggiando un cocktail prima di continuare. "Io sono venuto da voi con una proposta in serbo, ma mio malgrado percepisco dell'astio. Se siete così ingenui da tenere ancora ai vostri genitori, per me non c'è problema, oggi stesso lascerò liberi sia voi che loro e potrete ritornare alle vostre tranquille vite ... ma se avete ancora qualche conto in sospeso vi consiglierei di non lasciarmi andare via da quella porta senza avermi pregato di esporvi la mia idea, perché ho l'abitudine di non mutare mai le mie decisioni."

Arache con un gesto teatrale che mi dà il voltastomaco appoggia il bicchiere di vetro sul tavolino smerigliato e lanciandoci un lungo sguardo penetrante si volta, per lasciare, finalmente la nostra vita, forse per sempre. Ma prima che possa eclissarsi dalla mia vista una voce mi sorprende investendomi e facendo vacillare ancora di più le mie certezze.

"Aspetti, la prego, aspetti. Se avesse ancora qualche minuto da dedicarci potrebbe, per favore, esporci la sua idea?"

Non avrei mai pensato che mia sorella avrebbe potuto anche solamente immaginare di poter trovare un accordo con questa sottospecie di Rominiano. Sono spaventato da questa sua nuova oscura determinazione perché non so dove potrebbe portarci.

"Bene, sembra che almeno una in famiglia abbia ritrovato la ragione."

Esclama Arache ridisegnandosi un sorrisetto fastidioso sul volto.

"Non ho bisogno di complimenti, desidero solamente che lei ci esponga il suo piano."

Questa è la Cloe che conosco, pungente e caparbia, il mio cuore riesce a tranquillarsi un po' anche se i battiti non decelerano.

"D'accordo, visto che sono un uomo d'affari, non mi dilungherò ulteriormente. Sapete perfettamente che io e i vostri genitori siamo avversari nelle elezioni di Exanta. Ebbene, per poter avere una vittoria sicura e schiacciante ho bisogno del vostro aiuto gemelli per annientare l'immagine di Rayan e Joanne. Lo scontro che questa notte è avvenuto nel giardino della Curia è stato ripreso dalle mie telecamere e in giornata mi adopererò per trasmetterlo su tutte le maggiori reti televisive. Oltretutto i vostri genitori adesso sono stati sbattuti in prigione per aggressione e tentato omicidio nei vostri confronti. Fra due giorni ci sarà il processo e se voi non testimonierete a mio favore e a beneficio della nazione condannando i vostri parenti, loro potrebbero venire scagionati, ricominciando a tormentare voi e il loro futuro popolo. È questo che vi chiedo, di presentarvi all'udienza decidendo di schierarvi dalla mia parte, quella della ragione. In cambio io mi attiverò per crearvi una vita normale e tranquilla, quella che da parecchio tempo sognate. Un anticipo della veridicità delle mie parole è questo appartamento."

Esclama avvicinandosi a Cloe e consegnando le chiavi della casa nelle sue mani. Vedo gli occhi di mia sorella brillare e ho seriamente paura che stia valutando la proposta del presidente.

"Avete ventiquattro ore per decidere, nelle quali vi sarà impossibile lasciare questa struttura e non dovrete in alcun modo fare parola con nessuno del nostro piccolo colloquio. Sono una persona vendicativa e vi avverto di non provare a fregarmi, non c'è mai riuscito nessuno e penso proprio che i primi non potranno essere dei ragazzini."

Non abbiamo nemmeno il tempo di replicare perché con un –Aspetto domani la vostra decisione- il presidente se ne va, lasciandoci soli con i dubbi e le incertezze che si annidano nei nostri cervelli, logorandoli.

Come capire questa volta chi è dalla parte del bene e chi del male? Sono tutti così corrotti che ho paura di dover diventare uno di loro.

Mia sorella ha lo sguardo perso nel vuoto e Chendal e Meredith non osano proferire parola, perché sanno che questa decisione può essere presa solo da noi due.

Il mal di testa, conseguenza del prolungato svenimento di questa mattina, bussa alle tempie facendomi accasciare pesantemente sul divano.

"Fratellino, cosa facciamo?"

Mi chiede Cloe in un soffio con lo sguardo che tradisce tutta la sua indecisione.

"Non lo so, ho bisogno di un po' di riposo."

A questo punto chiudo gli occhi sprofondando in sogni tormentati da strade senza uscita e itinerari già tracciati.

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