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Capitolo 6

"Pronto?" Una voce maschile ed acuta rispose. Era acuta, ma si trattava sicuramente di un uomo.

"Um. . ." Esitò Elsah, guardando Harry. Mentre stava per passargli il telefono, realizzò che lui si fosse addormentato, e quindi andò nel panico.

"Pronto?" Disse nuovamente la voce. Si udirono dei rumori dall'altro capo della linea, e poi la voce dell'uomo divenne più chiara. "Harry?"

"Uh, sono un'amica di. . . Harry." Iniziò a parlare, non sapendo cos'altro dire. Non sapeva perché Harry avesse voluto chiamarlo, e non si sentiva a suo agio a parlare con uno sconosciuto.

"Beh, ciao? Perché stai chiamando dal suo telefono?"

"Non lo so, a dir la verità. Harry mi ha detto di chiamarti. Sta male, e non so come aiutarlo! Continua a peggiorare, ed io - " Elsah continuò a dilungarsi, il fatto di parlare con uno sconosciuto e le condizioni di Harry che si stavano aggravando, non erano di aiuto.

"Aspetta, aspetta, aspetta! Rallenta un secondo. Harry è malato?"

Elsah annuì, anche se ovviamente l'uomo non avrebbe potuto vederla. "Sì."

"Okay, gli passerà."

"No, è quasi morto la scorsa notte! Ho dovuto usare -" Elsah si fermò immediatamente prima di aggiungere altro.

"Usare cosa?" Il suo tono divenne curioso. "E come facevi a sapere che stesse morendo? Sta semplicemente male, capita."

Ignorò la prima domanda, ma rispose alle altre. "Lo sapevo e basta. La sua temperatura continua ad aumentare ed io -"

Louis la interruppe. "Senti, uh - come ti chiami tu? Non so nemmeno il tuo nome."

"Ella." Elsah mentì velocemente. Lei non conosceva quell'uomo e non le sembrava giusto rivelare il suo vero nome. Lui sarebbe potuto essere un serial killer. Ma se ne pentì immediatamente, perché lei odiava mentire.

"D'accordo, Ella. Sarò lì tra qualche minuto per vedere cosa sta succedendo. Ovviamente, se sei così turbata, deve essere qualcosa di serio. Okay?"

Ancora una volta, anche se Louis non poteva vederla, annuì. "Okay. Per favore, vieni subito." Lo supplicò.

"Lo farò."



- -


Passarono esattamente quattro minuti e quarantanove secondi prima che Elsah sentisse bussare alla porta.

Ma ovviamente, ciò che lei non sapeva, era che Louis fosse arrivato lì un minuto dopo la chiamata, dopo che lei gli aveva dato l'indirizzo. Ma non aveva voluto spaventarla per essere arrivato così presto, così aveva aspettato silenziosamente davanti la porta.

Lentamente, lei aprì il portone.

L'uomo in piedi davanti aveva un'aura indifferente, era circondato da una sorta di nonchalance. Aveva uno stile macabro, della barba trascurata, da qualche settimana probabilmente, ricopriva la sua mandibola. La sua presenza era oscura - il suo abbigliamento, la sua aura, persino le sue scarpe. L'unica cosa che spiccava dal suo aspetto macabro erano i suoi capelli castani e gli occhi azzurri.

Questi suoi occhi azzurri si spalancarono non appena vide l'aspetto di Elsah, ma non disse nulla. Annuì soltanto, e la sorpassò per andare da Harry.

"È qui." Elsah disse a bassa voce, conducendo l'uomo misterioso verso il salotto, dove Harry giaceva addormentato sul divano.

Louis rimase in silenzio, ed Elsah si sentì immediatamente intimidita dalla sua minacciosa presenza.

Lui si avvicinò al divano in cui giaceva Harry, abbassandosi un po' per dare un'occhiata all'umano malato. "Hai messo degli asciugamani bagnati per raffreddarlo?"

Elsah annuì, e fece un passò indietro. Non sapeva il motivo per cui si stesse impaurendo - Louis non l'aveva nemmeno toccata o minacciata.

"Beh, è una cosa sensata. Ma non pensò che sarà d'aiuto in questa situazione." Disse Louis, allontanandosi da Harry. Si andò a sedere su una poltrona, dando le spalle ad Elsah e iniziando a togliersi il mantello e la giacca, che stava indossando.

"Solitamente, non toglierei i miei rivestimenti e merdate del genere, ma dal momento che tu sei. . .tu, non devo preoccuparmi di nulla." Disse.

Cosa? "Cosa vuoi dire - " Elsah iniziò a parlare, ma rimase in silenzio non appena Louis scoprì ciò che teneva nascosto. Le ali di Louis erano scure, quasi nere, come se fossero fatte da piume di corvo. Erano enormi, ed Elsah si chiese come fosse riuscito a nasconderle così bene, sotto il mantello e la giacca di pelle.

Louis le rivolse un sorriso demoniaco, e annuì.

"Puoi chiamarmi angelo caduto, o demone. Non mi importa." Rise, poggiando la sua giacca sui cuscini. Ora che le sue braccia erano scoperte, Elsah riuscì a vedere l'inchiostro che ricopriva le sue braccia - tatuaggi. Tanti, tanti, tanti tatuaggi.

Ora Elsah capì perché lui le avesse trasmesso una brutta sensazione - era un demone. Lui forse non aveva fatto niente di male, ma non avrebbe potuto fare niente per cambiare ciò che fosse.

"C-cosa volevi dire quando hai detto che non devi preoccuparti di me?" Chiese Elsah, curiosa.

Louis si avvicinò ad Elsah, e lei indietreggiò, la sua schiena finì contro il muro. Cercò di allontanarsi il più possibile da lui, spingendo contro la parete. Tutto ciò non passò inosservato agli occhi di Louis, mentre quest'ultimo si faceva ancora più vicino a lei.

"Volevo dire che," boccheggiò, la sua voce bassa.

Elsah trasalì quando la sua mano si posizionò sulla sua schiena, cercando di allontanarsi ulteriormente.

"Volevo dire che," ripeté, "tu sai tutto sulla mia specie. Non sei una semplice umana."

"E come fai a saperlo?" Ringhiò, cercando di svignarsela, ma i suoi tentativi erano inutili. Lei sembrava un piccolo gattino che cercava di essere cattivo e spaventoso. Ma non ci riusciva - appariva soltanto più debole.

"Sei un Half, vero?" La sua mano smise di muoversi al centro della sua schiena, facendo scorrere le sue dita sopra la maglietta che lei stava indossando, come se fosse alla ricerca di qualcosa. Due aree leggermente in rilievo ed indurite.

"Ho ragione, non è così?" Rise Louis, allontanandosi. "Le tue ali non sono mai spuntate, e mai lo faranno."

Elsah fu leggermente sollevata quando si allontanò, e capì immediatamente che le sue intenzioni di toccarla non fossero dovute al desiderio, ma semplicemente per confermare i suoi sospetti - per confermare che lei fosse un Half, un Half senza ali.

Nonostante ciò, si sentiva comunque violata. Soprattuto perché era stato un angelo caduto ad averla toccata, una creatura che era stata maledetta.

Proprio come se lui avesse percepito il suo disagio, Louis si scusò. "Scusa per prima. Non volevo sembrare scontroso, Ella. Dove eravamo rimasti?"

"Elsah," sussurrò, guardando i suoi occhi azzurri, quegli occhi che, Elsah sapeva sarebbero potuti diventare neri in un secondo.

"Cosa?"

"Elsah, io mi chiamo Elsah."

"Elsah? Mi avevi detto che fosse Ella -"

"H-ho mentito." Lo interruppe, abbassando la testa, quasi come se si vergognasse.

"Hai mentito?" Disse Louis incredulo, e poi rise. "Beh, questa è sicuramente una novità per un Half."

Per salvarsi dall'imbarazzo, Elsah distolse l'attenzione via da lei. "Harry."

"Ahhhh, giusto. Devo capire cosa sta succedendo." Louis ritornò vicino al divano, sul quale Harry stava dormendo.

Il suo corpo era arrossato, caldo ed umido. Non appena Louis si chinò per sposate gli asciugamani, Elsah si avvicinò per aiutarlo.

"Oh, Elsah. Cosa hai detto che gli hai dato la scorsa notte?" Chiese curiosamente, rimuovendo l'ultimo asciugamano dal torso di Harry.

Elsah esitò a rispondere e prese i panni dalle mani di Louis, dirigendosi in cucina; Louis la seguì immediatamente.

"Non sapevo cosa fare - non avevo altra scelta! Stava morendo - quindi io. . .io gli ho dato un po' del mio sangue." Strillò, distogliendo lo sguardo.

"Oh," gli occhi di Louis si spalancarono, e si girò per aprire il rubinetto. "Beh, allora hai fatto bene. Forse è l'unica cosa che tu possa fare, se non hai accesso ai medicinali."

Louis prese un'asciugamano dalle mani di Elsah, strizzandolo prima di immergerlo sotto l'acqua fredda del rubinetto, per bagnarlo ancora una volta.

Una volta finito di bagnare tutti gli asciugamani, Louis le chiese di ritornare da Harry e di rimetterli sul suo corpo. Fece come l'era stato detto, e poi lui le fece un'altra domanda.

"Come hai fatto?"

"Come ho fatto cosa?" Le sopracciglia di Elsah si unirono al centro, per la confusione.

"A dare il tuo sangue ad Harry?"

"Oralmente." Disse semplicemente. "Non avevo alternative. Doveva berlo per forza."

Louis scosse la testa. "Ci sono dei modi più facili e veloci per farlo, Elsah."

"Lo so, ma non avevo gli strumenti. E si trattava di una questione di vita o di morte." Si spiegò.

Louis fece una pausa, come se stesse meditando le parole di Elsah. "Sai, l'unica cosa buona che possiamo fare per Harry è dargli ancora il tuo sangue. Il sangue degli angeli guarisce, e questo sangue scorre nella tua metà. Mi sarei preoccupato che il corpo di Harry avesse potuto rifiutarlo per via dei diversi gruppi sanguigni. Ma dal momento che si tratta di sangue angelico, è tutto sotto controllo. Ed io ho gli strumenti per iniettarlo facilmente."

Elsah sospirò, una parte di lei voleva aiutare Harry, l'altra aveva paura perché aveva già perso troppo sangue in così poco tempo.

"Allora, vuoi farlo?" Chiese Louis, impaziente mentre ritornava a guardare Harry. "Non se la sta passando bene."

Dopo alcuni secondi, Elsah annuì in modo riluttante. "Okay, cos'hai?"

Louis sorrise. "Ora vedrai."

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